12.11.2024
PETER VECTOR. LE RICERCHE DI PETER EISENMAN NELLA SUPERFICIE
Perché “Peter Vector”?
Peter Eisenman ha trasformato il panorama architettonico introducendo un approccio formale e vettoriale, in cui il disegno diventa un linguaggio autonomo e innovativo. Analizzando i suoi progetti e il contesto teorico che li sostiene, possiamo comprendere il motivo per cui il suo lavoro rappresenta una svolta nell’architettura contemporanea.
Il concetto di “campo”
Uno dei principi chiave nel lavoro di Eisenman è il concetto di campo, un'idea che trova riscontro in diverse discipline, dalla fisica ai fenomeni naturali. Proprio come nei campi elettromagnetici, esemplificati nelle installazioni di Walter De Maria, come i parafulmini nel deserto, Eisenman non si limita a tracciare linee o creare strutture statiche, ma genera campi di forze architettoniche che interagiscono tra loro, dando vita a un linguaggio spaziale fluido e dinamico.
L’influenza italiana e il Dialogo con il Passato
Eisenman durante gli anni che seguiranno gli studi, si immergerà nello studio dell'architettura italiana storica, in particolare su figure come Giuseppe Pagano e Giuseppe Terragni.
Queste due figure sono opposte e lineari, ma è proprio Eisenman a trasformarle in un “campo”. Analizzando con Colin Rowe, Eisenman si concentra su due opere di Terragni:
· Casa del Fascio a Como (1932-1936): un semicubo bianco, dinamicamente scavato. Eisenman ne evidenzia il tema di erosione.
· Palazzina Giuliani Frigerio (1939-1943): frammenti spinti verso l’esterno, rappresentando un’esplosione.
Questi due elementi caratterizzanti trovano sintesi nel progetto House II di Eisenman, una critica e un approfondimento linguistico delle opere di Terragni. Qui Eisenman introduce un terzo elemento: l’implosione.
L'Architettura come Linguaggio
Eisenman rivoluziona il modo di rappresentare l'architettura. Attraverso assonometrie vettoriali, rende il disegno un mezzo autonomo di valore. L'architettura diventa un testo, basato sullo strutturalismo e su una logica formale, che dialoga con sé stessa.
Il Movimento del NY Five
Nel 1967, Eisenman fonda il gruppo The New York Five, insieme a Michael Graves, Charles Gwathmey, John Hejduk e Richard Meier.
La loro mostra diventa un simbolo del modernismo, con un approccio formale che dialoga anche con la filosofia, come evidenziato nel libro Notes on Conceptual Architecture.
Le "Houses"
Eisenman sviluppa una serie di case numerate, tra cui:
· House II: espressione critica di Terragni.
· House VI: segna un cambiamento verso un focus sui volumi.
· House X: introduce il concetto di sito, con la casa divisa in quattro quadranti funzionali: studio, zona living, ospiti e matrimoniale.
CRISI DEL MODERNISMO E PSICOANALISI
Negli anni ’70, Peter Eisenman affronta una crisi personale e professionale, coincidente con l’ascesa del postmodernismo. Questo periodo si riflette chiaramente nelle sue sperimentazioni architettoniche, in cui la forma si ripiega su sé stessa, cercando nuove logiche di costruzione e significato.
House III
La struttura si fa sovrabbondante, moltiplicata, doppia, tripla, ma non per esprimere una tensione o una dialettica spaziale, come accadeva in House II. Qui, la sovrapposizione diventa un meccanismo autoreferenziale, una ripetizione della scelta che ha generato la forma, senza una risoluzione dinamica.
House IV
In House IV, l’implosione spaziale trova una soluzione più naturale: un nucleo centrale quadrato accoglie gli ambienti principali, distribuiti su livelli sfalsati. Tutt’attorno, un secondo diaframma circonda lo spazio interno, aprendosi, chiudendosi o svuotandosi per rivelare la profondità architettonica. Il risultato è un’opera ben congegnata, didattica nella sua chiarezza, ma che rischia di diventare uno stile ripetitivo, una possibilità che Eisenman, sempre inquieto e sperimentale, rifiuta.
House VI
In House VI, compaiono le scatole-volume, sovrapposte o sfalsate, svuotate nella parte superiore o inferiore. Non si tratta più di piani ma di volumi autonomi, in dialogo con travi aggettanti e setti liberi, elementi che sembrano non integrarsi del tutto nella logica dell’insieme. L’architetto non porta questa sperimentazione alle estreme conseguenze, lasciando convivere frammenti di un linguaggio ancora in evoluzione.
House IX
La casa assume una forma a "L", espressione di un approccio formalista che riflette la crisi architettonica del periodo. L’esplorazione della forma è più evidente che mai, ma il progetto sembra registrare una tensione irrisolta.
House X
Mai costruita, House X viene deformata da Eisenman in modelli assonometrici, trasformandosi in un’opera psicoanalitica, un’architettura che non si limita a essere abitata ma che analizza sé stessa.
Questa poetica di volumi esplosi si basa su un percorso anulare, che lega le diverse situazioni del lotto attraversando l’edificio in discesa e dividendolo in due parti. Nel punto di incontro tra il percorso e la casa, lo spazio si trasforma in una scala, i cui pianerottoli generano altri due blocchi distinti per lato.
Questa soluzione è particolarmente riuscita perché:
Funzionalmente, suddivide la casa in quattro quadranti altamente fruibili (zona giorno, studio, servizi, camere per gli ospiti), mantenendo un sistema di connessione dinamico ma garantendo l’autonomia di ciascun settore.
Strutturalmente, ogni quadrante ha scale indipendenti che conducono ai livelli superiori, con stanze o terrazze su diverse porzioni della copertura.
Materialmente, Eisenman introduce elementi che anticipano soluzioni di altri architetti: reti metalliche (successivamente riprese da Gehry), rivestimenti in pannelli di alluminio (che troveremo in Meier) e gabbie modulari vetrate, che emergono lateralmente lungo il percorso interno.
Eisenman continua così a spingere i confini del linguaggio architettonico, trasformando la sua crisi in una costante ricerca di nuove possibilità spaziali e teoriche.
Eisenman Architects: un laboratorio di innovazione
Nel 1983, Peter Eisenman fonda Eisenman Architects, concepito come un laboratorio di ricerca in cui ogni progetto diventa un esperimento di layering e campi relazionali. Lo studio adotta un approccio collaborativo, esplorando la stratificazione fisica e culturale dei siti, oltre ai vincoli contestuali e programmatici di ciascun edificio.
Piuttosto che concentrarsi su una tipologia specifica di costruzione, Eisenman Architects affronta sfide progettuali complesse, caratterizzate da vincoli di collocazione, limitazioni di budget e rilevanza strategica per il contesto urbano. Il portfolio dello studio include abitazioni, pianificazione urbana e strutture per l’istruzione, la cultura e il commercio, molte delle quali hanno ricevuto riconoscimenti internazionali.
Tra le opere più significative dello studio figurano:
Città della Cultura della Galizia (Santiago di Compostela, Spagna): un complesso di sei edifici, tra cui biblioteca, archivio, centri artistici e museali;
Residenze a Milano e piano urbanistico per Pozzuoli: progetti che integrano innovazione e riqualificazione urbana;
Stazione ferroviaria di Pompei: infrastruttura per pendolari in un contesto archeologico unico;
University of Phoenix Stadium (Arizona): inaugurato nel 2006, ha ospitato il Super Bowl XLII nel 2008.
IL DECOSTRUTTIVISMO
Eisenman abbraccia negli anni a seguire il decostruttivismo:
· Guardiola House: con linee dondolanti e virtuali;
· Ampliamento della facoltà di architettura di Cincinnati: sperimenta con nuove tessiture di campo;
· Greater Convention Center di Columbus: con masse deformate planari.