09.10.24
LA LUNGA CRISI DELL’OTTOCENTO: RICERCHE E INNOVAZIONI TRA ARCHITETTURA, INGEGNERIA E ARTE
Ci occupiamo di studiare quanto tempo sia necessario in architettura affinché un nuovo paradigma si affermi completamente.
In questo caso, non abbiamo certezze, poiché ci troviamo all'interno del meccanismo stesso. Per comprendere meglio ciò che sta accadendo, è necessario ricorrere alla storia, che ci consente di avere un'idea dei tempi impiegati dall'architettura per creare un nuovo paradigma; ad esempio, l'architettura ha impiegato circa 120 anni per abbandonare il paradigma umanistico, creato nel Quattrocento, e approdare a quello industriale.
A partire dalla Rivoluzione Francese emergono nuovi architetti nello scenario francese, caratterizzati da un'espressività e una visione architettonica completamente diverse rispetto agli artisti loro contemporanei. Si tratta degli architetti rivoluzionari, come Boullée e Ledoux, che introdussero un azzeramento geometrico, rendendo percepibile una forte presenza della razionalità e del mondo scientifico, di cui l'architettura diventava manifestazione. A questi si aggiunge Durand, che si occupò di sistematizzare l'architettura, avvicinandola all'ingegneria, grazie anche all'inserimento dell'insegnamento dell'architettura nei politecnici da parte di Napoleone.
Questa razionalizzazione dell'architettura adottò un approccio tipologico, basato su una serie di regole e variazioni che la avvicinavano maggiormente alle scienze esatte. L'importante forza innovativa che caratterizzò l'Ottocento portò a un salto tecnologico significativo, determinato nel caso dell'architettura dall'uso del ferro all'interno della nuova civiltà industriale.
Alla fine del Settecento, con l'avvento della macchina a vapore, si verificò un cambiamento radicale, in cui il ferro giocò un ruolo centrale; gli ingegneri iniziarono a codificare nuove regole per rispondere alle esigenze costruttive emergenti. Durante questi anni, nacquero due grandi invenzioni, entrambe attribuite a un giardiniere: il cemento armato (che troverà largo impiego solo nel Novecento) e il ferro, impiegato inizialmente per edifici tipo serre, tra cui il celebre Crystal Palace. Queste innovazioni diedero vita a un "processo randomico" che contribuì alla creazione di un nuovo paradigma architettonico, attraverso una serie di esperienze che hanno modellato una nuova architettura.
Un ulteriore passo in avanti si verificò a seguito della crisi generata dall'incendio di Chicago, che spinse a ripensare il modo di costruire. Nacque così il "frame system", basato sull'uso di elementi modulari in ferro per creare strutture scatolari; questo approccio consentiva di raggiungere altezze elevate con un numero ridotto di punti di massa, dando vita alla tipologia del grattacielo. In questo contesto, l'architettura veniva spesso ridotta a una semplice "pelle" applicata al telaio.
Negli stessi anni, alcuni architetti iniziarono a interrogarsi su come rendere organica la decorazione rispetto alla costruzione. In Inghilterra, invece, si assistette a un revival del Medioevo, particolarmente evidente nella pittura, ispirato da un sentimento di rifiuto dello spirito industriale e dalla riscoperta idealizzata del periodo preraffaellita. Questo approccio influenzò l'architettura, portando alla nascita del movimento delle Arts and Crafts.
Verso la fine del secolo, l'architettura si allontanò dall'eclettismo per avviarsi verso uno stile uniforme a livello globale. In Italia, questo stile prese il nome di Liberty, caratterizzato da un ampio utilizzo di ferro e vetro, spesso con motivi floreali.
Le stazioni ferroviarie rappresentano bene le contraddizioni dell'architettura di quel periodo, una contraddizione evidente, data dalla dissonanza tra la porzione dedicata all'arrivo dei treni, realizzata con tecniche ingegneristiche moderne, e la facciata cittadina, spesso progettata con stili storici. Un caso particolare è, invece, quello della stazione di Firenze, che si caratterizza per un approccio contemporaneo uniforme.