25.09.2024
UNA DEFINIZIONE DI INFORMAZIONE: IL MISTERO DELLO 0
Prendiamo un punto.
Come possiamo misurarlo e capire quanto è grande?
Il punto non ha parti e quindi non possiamo misurarlo. Se lo ingrandiamo con un microscopio attraverso i principi euclidei, lo rasterizziamo e lo dividiamo in triangoli, allora possiamo misurarlo.
Per risolvere questa contraddizione dobbiamo passare attraverso la formulazione di più punti:
DATUM
· chiamo “dato” il minimo elemento di modifica di una situazione precedente, qualcosa che prima non c’era e adesso si;
· questi dati sono soggetti a molteplici convenzioni;
· l’informazione è l’applicazione di una convenzione ad un dato.
Disegno un ovale (0), cos’è? Possiamo associarlo a diversi significati:
· un ovale;
· una lettera;
· un numero;
· un uovo.
Può avere quindi diverse convenzioni:
· numeriche;
· semantiche.
· geometriche;
In informatica non esistono dati, ma sempre e solo informazioni → alla base dei sistemi informatici c’è il fatto che, in un punto del sistema, ci sia un evento o non ci sia: 0 o 1; questo si traduce, ad esempio, nella presenza o meno di elettricità (struttura hardware primaria).
Se in informatica non esistono dati, ma sempre e solo informazioni, allora in informatica tutto è in formazione: l’informazione è veramente “in formazione”, in costante e dinamico divenire. Per definizione l’informazione è una massa fluida che deve ancora pendere forma.
In – formazione: “modellare secondo una forma”, modellazione. La parola modellazione in architettura fa riferimento al BIM. Il modello è la forma che assumono le informazioni, cioè la forma in cui vengono modellate.
LA NASCITA DELLO ZERO
La capacità di contare nell’uomo p senza alcun dubbio nata dalle dita; le dita sono dieci e di conseguenza è facile pensare che questo sistema abbia una qualche forma di “naturale” attinenza con la sua evoluzione.
Circa 25.000 anni fa gli uomini contavano con le dita; le donne inventarono, successivamente, il sistema delle tacche sugli alberi (ogni tacca corrispondeva a un’unità), ma gli alberi da incidere stavano terminando quindi una donna escogitò un nuovo modo di contare utilizzando dei sassolini.
Negli anni successivi, un’altra donna iniziò a scavare delle canalette nel terreno, così facendo, poté allineare i sassolini e vedere con più facilità quanti erano. L’idea verrà ulteriormente perfezionata con l’aggiunta di apposite buchette per ciascun sassolino (→ possiamo dire che l’oggetto diventa aperto a infiniti usi)
Passano i secoli e un’altra donna ebbe l’idea di infilare in dei ramoscelli dritti delle conchiglie bucate, dando vita a un sistema di dieci file con dieci conchiglie ciascuna (= forma semplificata di abaco).
Dopo qualche secolo, i greci decisero di dare un nome a questi sassolini, utilizzando le lettere dell’alfabeto; a questo punto, si ebbe un passo avanti quando si passò dalle lettere ai segni astratti: i numeri arabi.
Furono però gli indiani ad inventare lo zero, partendo dall’idea di avere sempre dieci numeri, ma non a partire da 1 per arrivare a 10, bensì, partendo dal “non avere” (= nulla, nihil) → il “cerchietto” (zero) diventa simbolo di niente, ma anche di azzeramento, del ricominciare.
In realtà, lo zero vuol dire contemporaneamente niente e aver terminato la colonna, quindi essere arrivato a 9 e dover ricominciare da quella accanto, azzerando il conto delle unità per passare alle decine (1 – 0 vuol dire dieci).