Quante volte ci è capitato di sentire le frasi “…non sei in isofrequenza…” e “…sei spostato di frequenza…”?
Può capitare di sentire entrambe le frasi quando si partecipa attivamente o col solo ascolto in alcuni QSO in Banda Laterale Unica (in inglese: Single Side Band = SSB) fra tre o più operatori e nello specifico, accade di ascoltarle quando le apparecchiature radio utilizzate dagli operatori non sono tutte allineate fra loro.
C’è da dire che queste frasi, le quali hanno due significati leggermente diversi fra loro, ultimamente sono spesso utilizzate in contesti completamente errati e questo, per chi è un operatore con un buon bagaglio di esperienza radio alle spalle, diventa un argomento assai controverso, mentre diventa un ottimo motivo di confusione per chi si è affacciato al mondo delle radiocomunicazioni amatoriali da poco tempo o comunque non ha avuto modo di maturare sufficiente esperienza.
Queste due frasi sono diventate “un classico” dell’attività amatoriale, ma praticamente sono nate da quando sono incominciate le prime radiocomunicazioni “punto-punto” (amatoriali, civili e militari), tanto da far pensare ai creatori del codice Q, di dedicare alcuni termini con significati ben precisi, come: QJE (scostamento di frequenza), QRG (frequenza esatta), QRH (frequenza che varia).
Per comprendere il reale significato delle due frasi bisogna risalire alle origini di questa problematica nelle radiocomunicazioni “punto-punto”, sia radioamatoriali, sia militari e sia civili, la quale era dovuta al basso livello di tecnologia nelle costruzioni elettroniche dell’epoca, dove gli scostamenti di frequenza fra la stazione trasmittente e quella ricevente dovuti a oscillatori liberi, poteva compromettere la riuscita delle radiocomunicazioni anche in Ampiezza Modulata (AM).
Quando col tempo e con gli sviluppi della tecnologia si è cominciato a utilizzare la trasmissione in SSB per le radiocomunicazioni “punto-punto”, il fatto di avere i trasmettitori e i ricevitori perfettamente allineati è diventata una necessità imprescindibile, pena la distorsione del contenuto dei messaggi, per cui una soluzione valida che è stata adottata per i ricevitori, è stata quella di praticare una correzione di frequenza nell’oscillatore locale del convertitore supereterodina, cioè un comando chiamato “clarifier” (chiarificatore), con il quale era possibile allineare “virtualmente” il ricevitore al trasmettitore del corrispondente.
Questa scelta rappresentava una soluzione valida quando le radiocomunicazioni in SSB comprendevano solo due stazioni radio, poiché il comando “clarifier” consentiva di “compensare” lo scostamento di frequenza fra due stazioni, in altre parole compensare la frequenza di ricezione di un ricetrasmettitore alla frequenza di trasmissione del ricetrasmettitore del corrispondente, che però in realtà non significava che la frequenza di trasmissione fosse la stessa per entrambi i ricetrasmettitori, perciò diventava assai macchinoso quando le stazioni radio corrispondenti diventavano tre o più.
Oltretutto il problema di operare via radio con molte stazioni corrispondenti era meno pesante quando le stazioni corrispondenti utilizzavano ricetrasmettitori dotati di oscillatori al quarzo e venivano anche sottoposte a frequenti riallineamenti, mentre nel caso di ricetrasmettitori con oscillatori liberi, il problema complicava non poco le operazioni di radiocomunicazione.
Vista e comprovata la notevole efficienza delle radiocomunicazioni in SSB rispetto quelle in AM, per i settori civile e militare sono stati presto adottati ricetrasmettitori canalizzati con oscillatori al quarzo, quindi abbastanza facili da gestire, mentre per il settore delle comunicazioni radioamatoriali dove l’operatività è da sempre stata affidata alle capacità dell’operatore e alla necessità di operare liberamente all’interno dei segmenti di frequenze assegnate, questo però ha implicato la ricerca di nuove tecnologie per ottenere oscillatori a frequenza variabile (sintonia continua) con livelli di precisione e di stabilità successivamente più elevati (PLL e DDS) per permettere la possibilità di operare agevolmente utilizzando le radiocomunicazioni in SSB.
Da qui è facile costatare che le radiocomunicazioni civili/militari, con l’impiego di ricetrasmettitori canalizzati, hanno assunto una tipologia di utilizzo ben diversa da quella delle radiocomunicazioni amatoriali.
Con l’arrivo delle concessioni per l’utilizzo della banda cittadina negli anni ’70 e con l’impiego del modo di emissione SSB anche in questo settore, si è assistito allo sviluppo di una discreta attività amatoriale di base su questa banda, dovuto anche alle aperture di propagazione molto generose di quel periodo, le quali hanno suscitato non poca curiosità nei vari radioperatori CB dell’epoca, facendo così nascere rapidamente la passione per l’attività DX.
Ma si sa che, dove c’è la vera passione per la radio, che sia accompagnata da licenza o no, c’è sempre al seguito un giro di sperimentatori pronti a sviluppare nuovi sistemi per implementare le prestazioni delle proprie apparecchiature radio, così in breve tempo furono velocemente adattati degli oscillatori liberi (VFO) al posto degli oscillatori al quarzo e trasformare i ricetrasmettitori per la CB da apparati canalizzati in apparati in sintonia continua con molte più frequenze a disposizione, cioè non legati al passo di canalizzazione e a frequenze fisse, consentendo così di ottenere ottimi risultati nell’attività DX.
Ovviamente col tempo c’è stata una notevole evoluzione della tecnologia per la costruzione degli apparati ricetrasmittenti, sia per le apparecchiature dedicate agli OM con licenza e sia per le apparecchiature per gli appassionati dell’attività DX sulla CB, ma una cosa non è cambiata col tempo, cioè la modalità di utilizzo delle frequenze radio, rispettivamente: canalizzazione per la CB (secondo l’utilizzo legale) e frequenze libere per gli OM con licenza.
Come sempre accade però, dove subentra la passione amatoriale, in questo caso legata all’attività sulla banda cittadina, c’è sempre chi vuole ottenere risultati migliori dalle proprie apparecchiature e trarne soddisfazione, quindi c’è chi al classico “baracchino” affianca un bel ricetrasmettitore HF da utilizzare nell’attività DX, per questo (piratescamente) la stazione che opera sulle frequenze della CB assume le stesse caratteristiche di una stazione che opera sulle bande radioamatoriali.
E proprio questo è il primo passo verso la confusione circa il concetto di “isofrequenza” e “fuori frequenza”, perché un apparato a sintonia continua come è appunto un apparato HF, non è legato a frequenze fisse, mentre la mente del radioperatore che ha militato per un certo periodo di tempo sulla CB, resta saldamente ancorata al concetto di canalizzazione e frequenze fisse.
A questo punto ritornando all’oggetto di questa disquisizione tecnica, si può facilmente capire perché le due frasi menzionate all’inizio, diventano un argomento controverso per chi è “in aria” da una vita, essendo decollato dalla banda cittadina passando dai canali al VFO, per poi approdare sulle bande radioamatoriali seguendo tutta l’evoluzione del mondo della radio e diventano poi un argomento di confusione per chi ha accumulato insufficiente esperienza di attività radiantistica.
Di fatto, analizzando il significato della frase “…non sei in isofrequenza…”, dal momento che la parola “isofrequenza” è composta da due parole, cioè: “iso” e “frequenza”, dove il prefisso “iso” è una parola derivata dal greco che significa “lo stesso”, significa quindi “non sei sulla mia stessa frequenza”.
Il significato della frase indica quindi che i due corrispondenti non sono allineati sulla stessa frequenza, ma non significa assolutamente che entrambi debbano allinearsi a una frequenza specifica di una canalizzazione.
Bisogna anche sottolineare che il termine “isofrequenza” è stato coniato proprio in ambito radioamatoriale, quando cioè si è cominciato ad adottare la SSB per le radiocomunicazioni e per sintonizzare gli apparati si usavano oscillatori liberi (VFO), per cui succedeva spesso di essere in presenza di corrispondenti sensibilmente non allineati in frequenza.
Diversamente invece il significato della frase “…sei spostato di frequenza…” può assumere due significati distinti, dove il primo potrebbe essere “…sei spostato rispetto alla frequenza del canale…“, mentre il secondo significato potrebbe essere “…sei spostato rispetto alla mia frequenza…”, cioè lo stesso significato della frase “…non sei in isofrequenza…”.
Da quanto esposto è comprensibile quindi che il primo significato attribuibile a questa frase deve essere legato per forza di cose al concetto di frequenze canalizzate, mentre il secondo significato è esattamente quello vuol dire la frase stessa, cioè semplicemente “…non sei allineato alla mia frequenza…”.
Questo è di fatto il secondo passo per creare confusione fra gli operatori con poca esperienza.
Infine il colpo di grazia per creare definitivamente confusione fra i radioperatori, è il modo assolutistico di intendere la frequenza di trasmissione.
Siccome la maggior parte dei radioperatori proviene da un periodo di “tirocinio” nella banda cittadina, si può risalire al fatto che il concetto assolutistico di frequenza di trasmissione deriva proprio dal modo di intendere le frequenze della canalizzazione CB, cioè dove un canale dovrebbe corrispondere ad una frequenza ben precisa.
Nella realtà però questo non avviene in sostanza mai, perché è matematicamente e fisicamente impossibile per un apparato CB essere perfettamente allineato ad una frequenza ben precisa, per una serie di fattori di natura tecnica e costruttiva.
E’ possibile allinearlo con un’approssimazione di una decina di Hz alla frequenza voluta, ma una volta richiuso il coperchio quell’allineamento è già andato a farsi benedire.
Allo stesso modo si va a disallineare successivamente: con le variazioni di temperatura, con le variazioni di umidità dell’aria, con gli urti, con le vibrazioni, con l’uso, con l’obsolescenza dei componenti, ecc.
A questo punto qualcuno potrebbe pensare che utilizzando a un apparato ricetrasmittente per le HF con tanto di “frequenzimetro” si possa superare il problema degli errori di frequenza.
NIENTE DI PIU’ SBAGLIATO!!!
E perché è sbagliato???
Perché anche se è vero che un apparato ricetrasmittente nato per l’uso radioamatoriale è di gran lunga più curato rispetto nella costruzione rispetto a un apparato ricetrasmittente per la CB, cioè dotato di opportune schermature, sezioni separate, oscillatori al quarzo termostatati e componentistica con derive termiche compensate, ciò non toglie che questi non siano insensibili all’umidità ambientale, agli urti e alle vibrazioni, cioè quelle prodotte anche dall’altoparlante e dalla rotazione delle ventole, non sono infine insensibili all’obsolescenza dei componenti dovuta all’uso e ai periodi di “non uso”.
Con queste premesse si può comprendere che NON ESISTE un apparato radio ricetrasmittente in grado di garantire perfettamente e in maniera assoluta la frequenza indicata da quel display che tra l’altro non è nemmeno un vero frequenzimetro, perché ammesso che durante le fasi di taratura in fabbrica il tecnico preposto abbia “spaccato” l’Hertz, una volta uscito dalla fabbrica e spedito al rivenditore, l’apparato ha già subito una serie di eventi capaci di cambiarne diversi parametri, fra i quali uno è proprio la precisione di frequenza.
Si può però tranquillamente dire che le apparecchiature radio ricetrasmittenti di questo periodo sono sicuramente molto più stabili agli slittamenti in frequenza, per cui non c’è il rischio di incominciare un QSO su una frequenza e finirlo poi su un’altra, come succedeva sugli apparati dei primi anni ’70.
Adesso, ritornando alle nostre due frasi “…non sei in isofrequenza…” e “…sei spostato di frequenza…” e avendo dipanato alcuni aspetti tecnici della problematica che le fa pronunciare ai radioperatori, sorge spontanea una domanda:
“A che serve tirare fuori una delle due frasi se nessuno può essere certo di essere su una frequenza ben precisa?”
Infatti avrebbe ancora senso se si operasse con apparecchiature vecchissime che se ne vanno a spasso per lo spettro delle frequenze, ma non ha alcun senso se si utilizzano apparecchiature successive all’epoca dell’impiego dei circuiti PLL e DDS, quindi perché non allinearsi al corrispondente e basta?
Ma ha ancora meno senso quando si opera con apparati ricetrasmittenti a sintonia continua, visto che non si è legati a canalizzazioni o frequenze fisse e visto che ormai tutti gli apparati CB sono dotati del comando “Coarse”.
E non serve nemmeno stare a fissarsi se l’apparato è allineato perfettamente con le stazioni di tempo e frequenza campione, perché anche se si andrà a controllare lo scostamento di frequenza ogni giorno, sistematicamente si otterranno parametri diversi.
Un altro consiglio che mi sento di dare ai radioperatori alle prese con il miraggio dell’allineamento perfetto, è quello di lasciar perdere l’allineamento con il finale “xx.xxx,00”, perché il vostro ricetrasmettitore difficilmente sarà in grado indicare la corretta frequenza operativa tutti i giorni.