08 Re Laurino

Qui sotto la lettura della leggenda da parte di Gianluca, Arianna, Carlotta e Andrea che ringrazio per aver donato la loro voce.

L'idea è nata quasi per caso: un pomeriggio si sono presentati a scuola quattro alunni col desiderio di leggere qualcosa: il prof ha colto la palla al balzo, anche se intimorito dalla novità di un testo recitato da quattro diversi narratori; il risultato a me sembra egregio.

Una delle più suggestive leggende delle Dolomiti spiega perché queste montagne al tramonto si tingono di rosa.

Secondo questa leggenda, sul Catinaccio, laddove oggi si intravvede fino a primavera inoltrata una grande chiazza di neve racchiusa in una sorta di catino, si adagiava una volta il giardino di rose di Re Laurino. Ecco perchè in tedesco il Catinaccio si chiama Rosengarten, cioè Giardino delle Rose appunto. Questo bellissimo roseto, che fioriva di fronte al suo castello incastonato nella roccia, era recintato con fili d'oro: guai a colui che osava entrare nel giardino o cogliere una delle magnifiche rose!

Re Laurino regnava su un popolo di nani che scavava nelle viscere della montagna alla ricerca di cristalli, argento ed oro e possedeva altresì due armi magiche: una cintura che gli forniva una forza pari a quella di dodici uomini ed una cappa che lo rendeva invisibile.

Un giorno il re dell'Adige decise di maritare la bellissima figlia Similde e per questo motivo invitò tutti i nobili del circondario ad una gita di maggio, tutti tranne Re Laurino. Questi decise allora di partecipare comunque, ma come ospite invisibile. Quando sul campo del torneo cavalleresco ebbe modo di vedere Similde, colpito dalla sua stupenda figura, se ne innamorò all'istante, la caricò in groppa al suo cavallo e fuggì a spron battuto. Laurino la portò nel suo regno sotterraneo colmandola di tesori inestimabili, tuttavia i giorni di Simile rimasero tristi e pieni di nostalgia.

Dietlib, il fratello della principessa, afflitto e in pena per lei chiese aiuto a Teodorico di Berna, il re dei Goti. Teodorico ed i suoi guerrieri salirono sul Catinaccio, tagliarono il filo che circondava il giardino e mozzarono le rose. Re Laurino, tremante dall'ira, indossò la cintura, che gli dava la forza di dodici uomini e si gettò nella lotta.

Quando si rese conto che nonostante tutto stava per soccombere, indossò la cappa e si mise a saltellare qua e là nel giardino, convinto di non essere visto. Ma i cavalieri riuscirono ad individuarlo osservando il movimento delle rose sotto le quali Laurino cercava di nascondersi. Re Teodorico riuscì a tagliargli la cintura e a strappargli la cappa, lo imprigionò e liberò Similde.

Laurino irritato per il destino avverso, si girò verso il Rosengarten, che lo aveva tradito e gli lanciò una maledizione: nè di giorno, nè di notte alcun occhio umano avrebbe potuto più ammirarlo. Laurino però dimenticò il tramonto e così da allora accade che il Catinaccio, sia al tramonto sia all'alba, si colori come un giardino di ineguagliabile bellezza.

testo tratto da Internet

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