Agganci ad altre leggende

Data pubblicazione: 3-giu-2011 6.34.13

Dindia in veneto significa "tacchina" e nasce da "gallina d'India" per quegli strani giochi d'ignoranza geografica che affliggono questo pennuto originario delle Americhe o Indie occidentali e che risulta ancora più grave nel mondo anglosassone dove il tacchino è chiamato "turkey" < Turchia. In realtà, dalla descrizione della leggende ella sarebbe un'orientale, una donna d'India, bruna, vestita di seta e con grandi anelli d'oro alle braccia. In questo caso un errore di trascrizione di Wolff o la perdita del reale significato del termine da parte della tradizione orale della leggenda.

La trame della leggenda risulta inserita in una cornice di tipo medievale e feudale. Wolff registrò il testo, in un ambiente, o da una persona, o da una tradizione molto colta che riesce a inserire vasti riferimenti temporali tipici del mondo delle leggende ladine e non solo:

Si parte da un castello in val Badia ed esiste ancora un piccolo gruppo di case chiamato Castèl a nordi di Pedraces, sulla riva destra del Gàdara. Appare la figura del giovane e puro cantore che, come Pàrsifal segue il sogno del Santo Graal.

Appaiono altri castelli e sali con spettrali cavalieri; c'è la storia fosca del marito di Donna Dindia, potenziale traditore della sua dama, punito con l'incendio del suo castello e che per il dolore si uccide.

Compare in scena anche il Drago, figura estranea al mondo ladino, che custodisce la grotta con il tesoro.

Lo specchio incantato che svela verità nascoste sembra discendere dall'archetipo da cui si origina lo specchio della regina cattiva di Biancaneve.

Appare il mago con i suoi incantesimi.

Nell'ambito Medievale, oltre all'asse portante della tradizione classica, che ritornerà in piena luce solo con l'Umanesimo, brulica la vitalità della cultura dei popoli barbarici e la presenza non ignorabile del Cristianesimo: un'osmosi fruttuosa

Presenza arcaica: nell'ordito della leggenda appaiono frequenti riferimenti alle leggende del passato con la citazione del popolo dei Fanes e dei lastojères, con la localizzazione del castello di Donna Dindia nel bosco lamarida, alle pendici del Formìn e quando entra in scena il mago non possiamo pensare ad altro se non a Spina de Mul, antico signore di quei luoghi.

Infiltrazione di elementi esotici: Donna Dindia, dall'aspetto tanto orientale. Forse questa figura arriva dal fulgore di Venezia, dalla sua lunga frequentazione degli empori dell'Oriente, ma può essere anche meditata attraverso fonti letterarie medievali o rinascimentali: Boiardo, Ariosto, Tasso, Guerìn Meschino. Il fatto di vivere in montagna, lontano dai grandi e dinamici centri della pianura, non è un motivo sufficiente per pensare che queste piccole comunità fossero prive di cultura.La presenza limitata di informazioni favoriva la trasmissione orale delle storie influenzando tramite nuovi apporti anche il continuo modificarsi delle leggende. Tale coloritura sembra avere anche il personaggio di Donna Dindia.

Posizione del castello di Donna Dindia: aspetto fisico del castello di Andraz.