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Data pubblicazione: 25-mar-2011 7.19.57

Quali cicli di leggende o poemi epici conosci?

“Il Regno dei Fanes” rappresenta di certo una delle leggende più ricche e complesse della tradizione ladina dolomitica. Si tratta dell’unica saga nata sul territorio italiano che sia vagamente paragonabile ai grandi cicli leggendari europei, come quello arturiano o quello nibelungico, o ai grandi poemi epici, come quello omerico.

Chi è stato il più importante studioso a raccogliere e trascrivere queste leggende raccogliendo le testimonianze orali?

La conservazione del materiale riguardante le leggende intorno ai Fanes si deve principalmente all'opera di Karl Felix Wolff, giornalista ed antropologo austriaco. La passione per i racconti popolari e le tradizioni orali degli abitanti delle Dolomiti nacque grazie alla badante originaria della Val di Fiemme, che usava cantargliene spezzoni. Dedicó gran parte della sua vita ad esplorare le valli dolomitiche, raccogliendo racconti, fiabe, leggende e testimonianze, con l'intento di trascriverle e pubblicarle. Si imbatté nel nucleo dei Fanes per la prima volta in Val di Fassa, ma lo incontrò anche successivamente in forme diverse nelle altri valli ladine. Wolff era convinto di avere di fronte a sé un materiale che si discostava dalle altre leggende e fiabe, spesso riconducibili alla tradizione fiabesca germanica. Scorse infatti motivi più vicini al mito e probabilmente riconducibili ad epoche più antiche, come la presenza di animali totemici o personificazioni di sole, luna e morte. La ricostruzione del materiale, estremamente frammentato e a tratti confuso lo impegnò per un lungo periodo della sua carriera. I primi accenni appaiono sotto forma di appunti nel 1907, la prima versione ufficiale è del 1932, mentre è del 1941 l'edizione definitiva.

Prova a riassumere gli avvenimenti principali della saga dei Fanes.

La leggenda narra dell'espansione e del declino del Regno dei Fanes, in origine un popolo mite, caratterizzato dall'alleanza con le marmotte dell'omonimo altipiano: quando però la Regina sposó un Re straniero avido e bellicoso che arrivò a sostituire con un'aquila lo stemma dei Fanes, raffigurante da sempre una marmotta, il clima cambiò. Ben presto fece della figlia Dolasilla un'amazzone imbattibile, aiutata dalle frecce infallibili e dalla corazza impenetrabile donatele dai nani. Con Dolasilla al suo comando il Regno si espanse fino al fatale incontro della principessa col guerriero nemico Ey de Net. I due, in realtà già incontratisi anni prima, si innamorarono e decisero di sposarsi. Il Re si oppose duramente fino alla fine, in quanto i nani gli avevano predetto che l'invincibilità di Dolasilla sarebbe durata solo fino a quando non si sarebbe sposata. Prevedendo la fine del suo regno, il Re vendette Dolasilla e il suo popolo, mandandoli allo sbaraglio nell'ultima battaglia, nella quale Dolasilla morì, uccisa dalle sue stesse frecce, rubatele con l'inganno dallo stregone Spina de Mul. Il Re traditore venne tramutato in pietra e i pochi supersititi del Regno dei Fanes si recarono con le marmotte in un antro sotto le rocce del loro regno, dal quale aspettano che suonino le trombe argentate che ne segnaleranno la rinascita.