1. Le filastrocche
di Spazioliberina.
La scoperta del disordine del vivere
L'immagine metaforica del nuovo paradigma, il tempo 0 da cui ha preso storia tutta la cresta di Biostoria Scienza & metodo dello sguardo multi-proiettivo.
Antonia Colamonico, 1992
la Raccolta giunge alla riscoperta della semplicità quasi fanciulla dei detti, dei sentimenti e dei comportamenti.
Semplicità che è impersonata dalla protagonista, Spazioliberina, non a caso donna e custode della maternità e continuità della vita.
Saper vedere la Semplicità nella Complessità
Gli ordini naturali sono disordini, quali ordini complessi di strutture, in strutture pluridimensionali, a multi strato. L'Ordine, nel senso comune, è una riduzione della Realtà; è un punto di vista soggettivo che è vincolato all'apertura logico- mentale dell mdesimo osservatore storico.
La scoperta del disordine del vivere
Le filastrocche sono un esempio di costruzione di un codice nuovo più idoneo alla velocità della Società delle Informazioni che, attraverso il potenziamento dell’occhio, giunge alla scoperta della dimensione spaziale, quale sviluppo di una Coscienza duale, relazionale, dall'apertura logica sistemica:
L’occhio che legge lo spazio essendo nodale, aiuta a superare la dimensione lineare ed univoca del pensiero temporale che a lungo andare ha determinato gli irrigidimenti ideologici.
L’occhio che legge lo spazio è libero di andare in più direzioni e tale libertà si traduce in una maggiore accettazione del diverso inteso come altra angolazione di lettura.
l'Occhio Eco-Biostorico apre la mente alla Complessità, come modo naturale della vita a struttura di uno/Tutto.
La nascita della nuova Società a Villaggio Globale, sarà il risultato di una nuova organizzazione del pensiero che si porrà come un occhio-mente a campo profondo, in grado di leggere e costruire Visioni Pluridimensionali.
Gli Ordini sono semplici strumenti tecnici d'esplorazione della Realtà che, in sé, è disordinata (di-s-ordinata = 2 volte ordinata).
L'ordine è intrinseco al processo di conoscenza:
l'uomo per apprendere, impara a leggere gli ordini informativi. scomponendo la realtà in nicchie-campi di significati.
Dare il significato è il compito storico di ogni uomo che per vivere dovrà imparare a rispondere alle perturbazioni del campo-habitat.
La natura-vita non è né ordinata, né disordinata, è l'osservatore (ogni uomo) che assumendo una posizione di lettura, legge gli ordini e i disordini in relazione alla sua capacità a saper apprendere.
Il dare un significato di ordine o di disordine, non dimostra la Natura nel suo manifestarsi, ma lo stato mentale-orientativo dello stesso osservatore che sta esplorando e estraendo il significato, si può ben comprendere, così cosa sia il soggettivismo dell'azione di lettura, che fa di ogni osservazione una riduzione di complessità della vita.
Se le letture sono soggettive, legate a dei vincoli posizionali e paradigmatici, anche gli ordini lo saranno; in ciò si spiega come possano nascere dei contrati e delle conflittualità, quando non si ammetta che ogni geografia mentale sviluppa un suo particolare modo nell'ordinare.
SABATO 2 LUGLIO 2011
Antonia Colamonico
"... Avendo già messo a fuoco la quinta dimensione di lettura con il processo dello sdoppiamento delle linee del pensiero e riuscivo a visualizzare dei costrutti multipli, come in Le filastrocche di Spazioliberina, che mi permettevano di lavorare in simultaneità su più registri di memoria, come in un ricamo del sapere. Avevo ... scritto Fatto Tempo Spazio utilizzando tre quaderni che corrispondevano alle tre parti del lavoro: 1. L'interazione tra storia-vita e storiografia-lettura come un gioco di disordine/ordine. 2. La rete storica e la finestra storiografica come rapporto osservato-osservatore. 3. L'ipotesi di una struttura chiave di periodizzazione ad albero del sapere storiografico. L'aspetto interessante del modo di procedere nell'elaborazione del testo fu che non seguii la successione temporale, scrivendo un capitolo dopo l'altro, ma con i tre quaderni procedevo in parallelo sui tre piani e li concatenavo utilizzando il “vuoto di parola” come elemento costitutivo della stesura, fatta con voli di visioni analogiche (come spiego nella premessa) che si annodavano, sui 3 piani, come echi di parole-chiavi che mi permettevano di spaziare dalle poesie, alle narrazioni, alle visualizzazioni, alle spiegazioni... "