Il Poeta si muove in uno Spazio più Complesso di Pensiero.
Non è attratto dal semplice mostrarsi della realtà, dal semplice agire nella storia; ma dal cosa si celi dietro il mostrarsi di quel particolare:
oggetto o azione o movimento o sentimento...
Il poeta indaga i tempi dell’anima con gli stati d’inquietudine o di gioia.
L’area della sua azione è proprio quella zona d’ombra che sfuma i significati, annulla le certezze e apre la mente al silenzio dell’infinito.
In tale mare di quiete egli come inebriato, folle, cattura la parola più pura, più preziosa da incastonare nella strofa.
La parola, come particella topologica, rientra nel processo di naturalizzazione dello Spazio-Tempo. Emerge come una bolla di significato da un vuoto quantistico e ne rivela il fluttuante mistero.
Nell’azione poetica l’osservatore coglie brandelli di verità che con un gioco di ombre/luci danno forma al frattale poetico, quale struttura a spugna con nicchie-stanze di significati che possono essere visualizzati sotto molteplici prospettive.
La poesia, come forma geometrica, intreccia in un tempo di presente i piani di passato-futuro, racchiudendo l’anima profonda della dialogica vitale. In tale capacità a leggere in simultaneità la vita, come un entanglement, la Poesia si fa immagine, ricamo.
tra quanti storici e quanti informativi
La mente è in grado di tessere fili con ritmi discreti che si fanno un tutto, nell'azione di lettura. Per questo si può parlare di un soggettivismo cognitivo, funzionale a letture e azioni storiche circoscritte. ... è una "folata di pensieri in forma scomposta", così come è scomposta la mente. Tanti echi, in echi di immagini che come bolle impalpabili emergono da un vuoto e si addensano e si diradano, si accoppiano e si lasciano, in un girotondo di ritmi lenti e veloci che rendono coesa la coscienza. Altrimenti sarebbe scavata come quel vuoto di spugna che apre al nulla della vita, a "quel“non essere che avrebbe potuto essere, al non più o al non ancora”. Da A. Colamonico. Il Grido. © 2011
La realtà prende la forma dello sguardo-mente dell'osservatore che da piccoli appigli-echi informativi, gli avvistati storici, con un esercizio di volo è in grado di filare e tessere la rete dei significati topologici del suo stesso osservare e immaginare. Una teoria scientifica altro non è, se non la topologia mentale dello stesso scienziato che per primo l'ha apostrofata e spiegata; così pure, ad esempio, un'opera d'arte altro non è, se non lo spettro dell'architettura a spugna, mentale ed emozionale, del particolare pittore o scultore o poeta che l'ha avvistata e rappresentata. Antonia Colamonico