Michele Fazio

12 Luglio 2001, Bari. 15 anni

Michele è un ragazzo di 15 anni ed è alto 1.90 m. Contribuisce all'economia della famiglia studiando e lavorando perché il padre, Pinuccio fa il manovratore ferroviere e, da tredici anni lavora lontano da casa ma, appena può, prende un treno per stare con la sua famiglia. La famiglia Fazio abita a Bari vecchia e Michele lavora al "Barium", un noto bar del centro storico e frequenta la scuola serale per prendere il diploma. Il centro storico, con le sue viuzze strette, è abitato da brava gente che lavora ma è anche il fortino dei clan Strisciuglio e Capriati, in continua lotta per il controllo dei traffici illeciti di Bari. La sera del 12 luglio fa molto caldo, Michele ha finito di lavorare e passeggia con gli amici che lo invitano a rimanere fuori per cena. Il ragazzo rifiuta perché preferisce cenare a casa con il padre tornato per le ferie estive, così chiama la madre per farsi riscaldare la focaccia. Mentre si avvia verso casa, i Capriati che devono vendicarsi degli Strisciuglio per la morte di un loro familiare, sfrecciano a bordo di due grosse moto in via Amendoni, a pochi metri dalla casa di Fazio, e cominciano a sparare colpi di pistola. I proiettili colpiscono Michele con due colpi alla fronte e alla nuca.

Nicola, il fratello maggiore è uno dei primi ad arrivare sul luogo dell'agguato, carica il fratello in macchina per condurlo al Policlinico, dove muore poco dopo, al reparto rianimazione.

Secondo gli inquirenti, l'assassino di Michele è Leonardo Ungredda, che verrà ucciso in un agguato il 19 agosto 2003. Il vero obiettivo dei Capriati era Vito De Felice e per l'omicidio furono condannati altri tre giovani componenti del clan.

Annoscia, uno degli assassini, durante il carcere ha il coraggio di scrivere una lettera a Lella e Pino Fazio che cominciava così:

"Per me non è stato facile trovare il coraggio di scrivere questa lettera ma da tanti anni un macigno sullo stomaco che probabilmente non andrà mai via".

Parole e frasi che non hanno lasciato indifferenti i genitori di Michele. Così, due mesi più tardi, in carcere arriva la risposta. Poche righe che emozionano Annoscia:

"Abbiamo letto più volte la lettera che ci ha inviato qualche tempo fa, con la quale ha espresso la speranza di poter essere perdonato per l'omicidio di nostro figlio. Abbiamo apprezzato il suo gesto e ci auguriamo che sia il frutto di un ripensamento autentico e profondo. Tuttavia il cordoglio non basta, Noi le chiediamo come abbiamo sempre fatto in tutti questi anni, di scegliere da che parte stare. É vero, come lei stesso ha scritto, non si può tornare indietro e nostro figlio non ci verrà mai restituito. Ma una sua parola di verità e giustizia aiuterà lei, noi e molti altri ad andare avanti e liberarci dalla violenza e dalla paura".

A questo punto che i responsabili dell'ufficio penale del carcere hanno pensato che i tempi fossero finiti per un incontro tra le parti. Annoscia nel frattempo scrive una seconda lettera:

"Io volevo solo dirvi che il mio non è un ripensamento avuto dopo 10 anni. Ho sempre pensato ciò che vi ho scritto solo che non avevo il coraggio di scrivere. A quei tempi ero un ragazzo di 18 anni imbarcato su una nave e mi sono trovato in una situazione che non avrei creduto di vivere in prima persona. Ora che ho 30, sono fidanzato ho una bambina e vorrei recuperare il tempo perso con la mia Famiglia".

Così i genitori di Michele si recano in carcere e perdonano l'assassino.

I genitori di Michele, Lella e Pinuccio Fazio sono impegnati da anni nella lotta alla mafia.