Giuseppe e Salvatore Asta

2 Aprile 1985, Pizzolungo (TP). 6 anni

Era il 2 Aprile 1985. A Pizzolungo, località balneare della provincia di Trapani, la Mafia aveva piazzato un’autobomba per colpire la vettura blindata dove viaggiava il Sostituto Procuratore Carlo Palermo.

Carlo Palermo, arrivato a Trapani solo da quaranta giorni, stava svolgendo un’indagine sulla Mafia trapanese. Nell’istante in cui venne premuto il pulsante dell’innesco, in quel punto funesto passava un’auto con a bordo Barbara Rizzo e i suoi figli, i gemelli Giuseppe e Salvatore D’Asta, di sei anni. L’esplosione investì in pieno l’utilitaria che fece da scudo all’auto blindata di Palermo, e per Barbara e i suoi figli non ci fu scampo. I bambini erano sul sedile posteriore dell’auto e Barbara non andava veloce. Da dietro arrivarono due macchine a velocità sostenuta, in una delle quali c’era a bordo il giudice Carlo Palermo; poi un boato enorme, che poteva essere udito a chilometri di distanza, una voragine, un botto tremendo e i loro corpi furono dilaniati dall’esplosione. Inizialmente alcuni mafiosi delle cosche di Alcamo e Castellammare del Golfo (Vincenzo Milazzo, Filippo Melodia, Vincenzo Cusumano, Pietro Montalbano, Gioacchino Calabrò, Mariano Asaro, Gaspare Crociata, Antonino Palmeri) vennero individuati come esecutori materiali della strage, che doveva servire a bloccare sul nascere le inchieste del Sostituto Procuratore. Queste ultime avrebbero portato ad una raffineria di eroina nei pressi di Alcamo, che tuttavia venne scoperta dalla Polizia ventidue giorni dopo l'attentato: infatti, all'interno della raffineria venne trovato un giornale piegato nella pagina in cui vi era riportato un articolo che parlava delle indagini del giudice Palermo. Per queste ragioni Gioacchino Calabrò, Vincenzo Milazzo e Filippo Melodia vennero condannati all'ergastolo in primo grado, ma assolti nel 1990 dalla Corte d'Appello di Caltanissetta e, l'anno successivo, dalla Cassazione, presieduta dal giudice Corrado Carnevale (in seguito processato per Associazione mafiosa).

Negli anni successivi le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia come Francesco Di Carlo, Pietro Scavuzzo, Giovan Battista Ferrante e Giovanni Brusca portarono al rinvio a giudizio dei boss mafiosi Salvatore Riina, Vincenzo Virga, Antonino Madonia e Baldassare Di Maggio come mandanti della strage. Nel 2002 Riina e Virga vennero condannati all'ergastolo, e la stessa pena venne commutata nel 2004 anche a Baldassare Di Maggio, mentre Antonino Madonia venne assolto. Tuttavia restano ancora oggi sconosciuti gli esecutori materiali della strage.


Patrick YSEBAERT - Barbara Rizzo, Giuseppe e Salvatore Asta. Biennale di Venezia 2011