Pochi luoghi come Piazza Dittatura sono altrettanto ricchi di vicende storiche e di cronache di vita quotidiana. Conosciuta sin dal Medio Evo come "li putieddi" era il cuore pulsante di un intero quartiere che a partire da Piazza Santa Maria, attraverso il tratto finale dell'attuale Via Amendola e fino alla Via Duca degli Abruzzi concentrava un numero incredibile di piccoli esercizi commerciali: "Putieddi", appunto, intorno a cui quotidianamente si dipanava gran parte della vita economica e sociale della Città. Per secoli, ed almeno fino al sisma del 1968, pullulava di esercizi commerciali in cui si trovava di tutto: dalla frutta agli ortaggi, dal pesce salato alla carne ed ai latticini. C'era perfino un piccolo bar famoso per le sue granite di limone, un paio di osterie specializzate nel cucinare cibi particolarmente piccanti che accrescessero la sete degli avventori, una cartolibreria, una rivendita di tabacchi e persino una farmacia. Ma il negozio più assortito era quello gestito da "Vitu Chiuviddu" e dalla sua numerosa famiglia. Personaggio poliedrico ed a suo modo affascinante, gestiva anche la piccola pescheria antistante la sua "putia", ubicata in un suggestivo locale il cui ingresso è tuttora caratterizzato da una bifora che rievoca un suk arabo ma che fino a qualche anno prima era stata una taverna gestita dal cognato, certo Pascilucani". Vito all'occorrenza, si trasformava persino in banditore pubblico andando in giro per i quartieri col suo tamburo a reclamizzare qualche prodotto o magari a fornire qualche notizia di pubblico interesse.
Nel XIII secolo i censi dovuti alla Corona per l'esercizio dell'attività commerciale relativi a queste "putieddi" confluivano direttamente nel patrimonio personale della Regina Costanza d'Altavilla, madre di Federico II di Svevia.
Verso la prima metà dell'800 divenne sede del Municipio. Fino ad allora, infatti, il Palazzo Giuratorio aveva sede nei locali adiacenti la Chiesa di Sant'Agostino, chiamati infatti dai nostri nonni "u Municipiu vecchiu".
Dal balcone di questo palazzetto non ancora restaurato nel 1860 Garibaldi annunzio' di avere assunto da Dittatura in nome di Vittorio Emanuele II, avvenimento storico che se non ci autorizza a definire Salemi prima Capitale d'Italia ci propone, a detta dello stesso Crispi, come la prima Città ad avere proclamato l'Unità d'Italia.
su un lato della piazza si trova una cappella dedicata a S. Giuseppe. È una testimonianza dell'antico culto dei salemitani verso il Padre putativo di Gesù e fino a qualche anno prima del terremoto nell'area antistante la cappella veniva allestita una sontuosa "Cena" solitamente organizzata proprio da "Vitu Chiuviddu" e dalla sua famiglia.