i tesori della sicilia occidentale

STORIA DI SALEMI

di Paolo Cammarata

II GUERRA MONDIALE

Visto il vero e proprio silenzio storico dei nostri archivi determinato forse dall’ansia di funzionari del luogo i quali, sentendosi, a torto o a ragione, “compromessi” col passato Regime, nei giorni immediatamente successivi alla Liberazione hanno preferito cancellare eventuali prove a loro carico, per le notizie riguardanti il Fascismo ci siamo avvalsi delle testimonianze dirette di alcuni concittadini che, in età più o meno adulta, hanno vissuto quegli anni in prima persona. Durante il Ventennio fascista a Salemi non si verificarono, per la verità, manifestazioni di accesa ostilità nei confronti del Regime né episodi di particolare durezza da parte di quest’ultimo volti a prevenire o reprimere moti di dissenso popolare. Unico eccesso una “spedizione punitiva” effettuata nell’aprile 1925 da squadristi provenienti da Alcamo i quali devastarono il Circolo “L’Avvenire” in Piazza Simone Corleo e la sede del Partito Socialista in Via La Rocca. In quel periodo si avvicendarono cinque Podestà scelti fra i notabili locali (nell’ordine: Avv. Giuseppe Corleo, Avv. Michelangelo Romano, Prof. Antonino Cascio, Dr. Giuseppe Verderame ed Avv. Mario Scurto) e ben 12 Commissari prefettizi inviati dalla Federazione provinciale del partito. Notevole il caso del concittadino Prof. Gaetano Marino, amico personale di Mussolini dai tempi in cui entrambi frequentavano la redazione dell’”Avanti”, il quale, per essersi decisamente rifiutato di abiurare la comune fede socialista e di mettere il suo brillante ingegno al servizio del Regime, venne internato in un ospedale psichiatrico dove fu lasciato morire il 13 marzo 1943. Fra i provvedimenti a sfondo socio economico di cui è rimasta traccia ricordiamo che nel 1927 fu inaugurata la rete elettrica pubblica la cui gestione venne affidata ad una S.p.A. creata per l’occasione e conosciuta con l’acronimo S.A.L.E.S. che sta per: Società Anonima Luce Elettrica Salemi, poi, ovviamente, assorbita dall’Enel. Nel 1930 veniva ultimato il Ponte Grande che agevolò di molto la transitabilità per Marsala. Vennero iniziati i lavori per una linea ferrata, mai portata a compimento, che doveva coprire la tratta Salemi-Vita-Calatafimi. Nel 1934 venne trasferita la statua benedicente di S. Nicola dello scultore Gaetano Pennino dal centro della Piazza Umberto, oggi Piazza Libertà, dove era stata collocata nel 1795, all’estremità sud-ovest della stessa, con le spalle rivolte a quella Via Centimoli che con deliberazione del 24 aprile 1939 sarà denominata Via Marconi. Lo scoppio della II Guerra Mondiale, se si eccettuano le inevitabili ansie determinate dalla partenza per il fronte di figli, fratelli e mariti, anche quando questi ultimi, già ultraquarantenni, avevano già combattuto durante la Grande Guerra ed ora venivano arruolati solo nella riserva, non provocò particolari drammi visto che la Città, eccettuata un’incursione in località San Leonardo che causò la morte di 17 soldati e di una incolpevole bambina ed un raid effettuato da caccia inglesi sbucati dalla collina di Salinella a mitragliare una postazione tedesca accampata nella Piana di Calia, non subì danni ulteriori. Per ovvi motivi di sicurezza donne, anziani e bambini “sfollarono” nelle case di campagna di proprietà, oppure ospiti di amici e parenti. Da qui, con malcelata apprensione, anche i più piccoli avevano imparato a riconoscere il lugubre rombo delle formazioni di caccia inglesi che quotidianamente, sorvolando il nostro territorio, andavano a scaricare il loro fardello di morte e distruzione sulle città costiere di maggiore interesse strategico. Poi, improvvisamente, una mattina di luglio del 1943 i pochi abitanti rimasti in città videro una sterminata distesa di carri armati tedeschi quasi sommergere l’agro di Angiuca, Capitisseti e Bovarella per scomparire con inopinata celerità e teutonica disciplina verso zone più interne. Era cominciata la ritirata, per altro sufficientemente ordinata e composta, dal momento che tra Sciacca e Porto Palo erano già sbarcati ed avanzavano gli Alleati. All’alba del 23 luglio 1943 i salemitani videro sventolare dalla torre del Castello Normanno Svevo prima la bandiera della Città del Vaticano approntata, in mancanza di altro, dal Clero locale e poi un bianco lenzuolo di resa, mentre le prime jeep stracolme di soldati italo americani al comando del Maggiore Chapman, da Via Capitisseti, Via Mazara e Via Lo Presti entravano in Città fra due ali di folla plaudente. Quella stessa sera il Comando Americano affidava all’Avv. Giuseppe La Grassa le funzioni di Sindaco; funzioni che man mano nel giro di pochi giorni sarebbero state assunte, nell’ordine, da Angelo Rubino, Angelo Marrone e Salvatore Cognata col compito, assieme ad un Commissario per gli Affari Civili statunitense, di preparare le consultazioni elettorali. Il sistema maggioritario allora vigente consentirà al Dr. Giuseppe Angelo, capolista del Partito d’Azione, di essere eletto primo Sindaco del dopoguerra. Durante gli anni della ricostruzione postbellica anche Salemi, grazie alle capacità imprenditoriali dei suoi cittadini, viene sfiorata dal boom economico. Ma a vanificare tutte le speranze della nostra operosa gente era in agguato un’ombra sinistra pronta ad oscurare il sole che timidamente aveva cominciato ad illuminare la nostra città.