Importante grande villaggio Sicano, con relativa necropoli (datato dal XIII al X sec. a. C). Unico nel suo genere, definito la Pompei della Preistoria, perché tutto è rimasto integro e intatto. È una miniera d’oro per gli studiosi che possono effettuare delle ricerche su un periodo storico e su popolazioni avvolte dal mistero per le carenze di notizie, in quanto non esisteva ancora la scrittura. Mokarta è una delle prime città che venne costruita nella Sicilia Occidentale, nel passaggio dal nomadismo alla costruzione stabile di strutture, per vivere nello stesso posto in modo autosufficiente (allevamento, coltivazione, produzione di manufatti in terracotta e in metallo). L'abitato sorge in una posizione molto favorevole, la collina, infatti, domina tutta la vallata circostante. Le capanne presentano tutte forma circolare, con una caratteristica però che le rende finora uniche, per la loro tipologia, in Sicilia. Esse, infatti, presentano un doppio ingresso, detto “a forcipe” o “a tenaglia”, la cui funzione è ancora oggetto di studio, ma che probabilmente serviva per proteggere l’abitazione dalla pioggia e dal vento. La loro estrema regolarità è stupefacente ed è altrettanto stupefacente la struttura dell’abitato che lascia una piazza al centro, un grande cortile per l’espletamento di attività comuni (Agorà). Una capanna più grande lascia supporre l'esistenza di un luogo comune usato da tutta la comunità. Al centro del battuto che costituiva il pavimento della capanna, si trova sempre un focolare, attorno al quale si sono spesso trovati pesi da telaio, macine in pietra e vasi di vario genere. Alcune abitazioni presentano poi degli ambienti quadrangolari annessi, probabilmente con funzione di magazzino o ricovero degli animali domestici; inoltre, alcuni muretti sembrano voler delimitare gli spazi attorno alle capanne che dall'alto della collina dominava i territori circostanti e la cui estensione era probabilmente molto ampia. Tracce d’incendio dimostrano una distruzione violenta e un repentino abbandono del villaggio nel corso del X sec. a. C. Per la rivalità con il vicino insediamento Elimo, Polizo, si suppone che gli Elimi avessero attaccato i Sicani di Mokarta, uccidendo gli uomini e rapendo donne e bambini. I superstiti fuggirono e si stanziarono nella vallata di Fiumegrande. Tuttavia, pur costituendo un ottimo insediamento, essi non si fermarono nei territori pianeggianti vicino alle fonti d’acqua. Per assicurare protezione e sicurezza alla comunità, si stanziarono nella parte alta di Monte Finestrelle, dove è stata rinvenuta una necropoli rupestre tutt’oggi visibile. Gli scavi hanno permesso un importante ritrovamento dello scheletro di una giovane donna (chiamata Nina dal nome dell’archeologo che l’ha ritrovata) con un vaso tra le mani che probabilmente, mentre stava scappando, rimase schiacciata dal crollo dell’abitazione. Su una collinetta, vicino al sito archeologico, raggiungibile attraverso una strada sacra scavata nella roccia, è stata rinvenuta una necropoli con circa un centinaio di tombe scavate nella roccia. Esse presentano una forma a “grotticella”, con pianta circolare e talvolta piccolo dromos (corridoio d'accesso). Ospitavano inumati, sepolti in posizione fetale, con corredo funebre costituito da coppe su altopiede e ciotole. Una rioccupazione del sito avvenne con ogni probabilità in epoca medievale. Si notano delle strutture in stile arabo e ruderi di un castello di cui rimangono pochi resti avvolti nel mistero e che forse fanno riferimento alla leggenda dei due fratelli e una sorella che si contendevano il regno di Salemi. Altra ipotesi è che il castello sia stato costruito da Mokart (diventato poi il nome del luogo) ultimo arabo rimasto in Sicilia ed ucciso da Ruggero il normanno. Su un lato è visibile un fossato delimitato da una staccionata. Era un buttatoio comune del periodo medievale, nel quale gli abitanti gettavano le deiezioni e i rifiuti. Nel 1600, periodo dell'Inquisizione si racconta che una donna, Maria di Salem, proprio in questi luoghi, è stata bruciata con l’accusa di essere una strega. Si racconta che la maledizione di questa megera, fa cadere ogni anno un fulmine nel luogo esatto dove lei è morta. Adiacente al sito archeologico, esistono i ruderi di un castello medievale con vicino una struttura rettangolare adibita a stalla, caserma o carcere; si può ancora vedere il perimetro della torre rotonda del castello vicino e una strada quasi totalmente distrutta che permetteva di accedere al maniero. Su un lato del castello vi è un grande cratere forse causato da un bombardamento della seconda guerra mondiale.