L'intelaiatura della vita
L'organizzazione a nicchie storiche, il dentro/fuori dei campi vitali
Il vuoto quantistico è lo stato criptato della vita da cui affiorano, valicandone la superficie-membrana, le creste vitali che come in un ballo di veli, nel fluttuare delle dinamiche, assumono il verso-direzione di realtà, aprendo a una forma-senso e chiudendo a tutte le altre possibili direzioni, aree del vuoto, dei non accaduti, dei tempi-spazi non dilatati, delle organizzazioni fattuali che non prendono storia-vita:
La ricerca sull'origine della vita ha da sempre affascinato l'umanità che, andando oltre l'immediatezza del tempo 0, ha imparato a sviluppare intorno a quella finestra di realtà che si mostra al suo sguardo una molteplicità di domande e di risposte, affinando la capacità organizzativa del pensiero e di riflesso intricando lo stesso campo di lettura in una molteplicità di sfaccettature che ne danno una visione a multi-mondi e a multi-strati.
In una Scienza dello Sguardo (Biostoria) si pone un legame-nodo, inscindibile, tra le epistemologie e le ermeneutiche, che fortemente vincolate dalla complessità orientativa dei più occhi-orizzonti di lettura, si perturbano e rimodellano continuamente in un processo a feedback:
In tale caleidoscopia di corsi e ricorsi osservativi-espositivi, l'osservatore-agente storico sperimenta la plasticitàii del campo, della parola e dell'occhio stesso di lettura, così come nel gioco degli scacchi, in cui la partita della conoscenza si presenta come una dinamica, a tempo presente, aperta alle sfumature semantiche e ai formalismi sintattici che, per ogni risposta-fatto esperito, danno una inclinazione direzionale ai molteplici piani delle vestizioni dei fenomeni.
Le vestizioni (dare il vestito alla vita) con effetto domino implicano il modellamento dei significati, delle acquisizioni, dei metodi, delle carte di lettura e delle corrispettive investigazioni. Sono queste ultime che hanno “partorito” le scienze e le arti, con le metodologie e le tecnologie, astraendo immagini, simboli, concetti, idee teorie, modelli, riproduzioni e tutti quei campi funzionali all'agire dell'uomo nel mondo.
La dinamica dei fatti è il nucleo centrale, l'attrattore cognitivo, che rende la vita presente alla coscienza del singolo individuo-osservatore che immerso nella dinamicità del campo è obbligato a conoscere, costruendo la parola-immagine (particella topologica) che si fa specchio del mondo, spendibile come ipotesi fattuali in una risposta-fatto alla vita.
In tale gioco intrigato, intricato di relazioni individuo-campo si creano le selezioni dei fattibili che ricollocando di volta, in volta il reale, danno il peso storico e l'inclinazione alla cresta del divenire:
L'azione come un fatto che si concretizza e prende visibilità, implica un non visto, il contorno del fatto e un visto-parola. Tale contorno (vuoto di parola) è la nicchia storico-semantica che apre quel fatto-detto al carsismo della parola, della vita, della coscienzaiv.
Nell'incontrarsi del fatto/contorno-coscienza/parola si ha la mappa cognitiva del mondo nella mente dell'osservatore che così potenziato, può proiettare le possibili ricadute di effetto sullo schermo della vita e imparare a vivere, rispondendo:
Ogni acquisizione è un comprendere un'ipotesi-stato di un tutto che si fa parola comprensibile, in una frazione di tempo 0, e spendibile, poi, nei tempi futuri, quale appreso informativo.
Gli appresi costituiscono la memoria storica che si irraggia nelle stesse membra-viscere dell'osservatore potenziandone la sensibilità al mondo, poiché apprende il dinamismo del sé nel mondo e del mondo nel sé.
In tale operosità di campo-individuo, l'informazione viaggia (quanto, per quanto; bit informativo per bit informativo), traslando e trasudando echi di consapevolezze su consapevolezze nei due co-agenti vitali.
Il tempo di trasmissione e lo spazio di propagazione sono le due variabili della Rete comunicativa. Il sistema utilizza in modo differente il tempo e lo spazio in relazione alla sua stabilità/instabilità: se ha un'andatura stabile userà + tempo e - spazio; se instabile, invece - tempo e + spazio.
Dalla tabella si può cogliere come tra il primo esempio, a piedi, e l'ultimo, a telefono, il tempo di tramissione si riduca quasi a 0. Un discorso quasi simile si può ipotizzare per gli spazi di propagazione: se lo spazio è l'Europa si avranno meno varietà di scambi e di conseguenza più permanenza delle esperienze cognitive. Se invece lo spazio è globale, l'accesso a esperenze molteplici accelererà i meccanismi di rilettura e di apprendimento. Lo studio della Rete comunicativa permette la rilevare una lettura differenziata del rapporto Uomo-Fatto-Tempo-Spazio nei vari tempi storiografici e nei vari spazi geografici.
Da. A. Colamonico. Fatto tempo spazio, p.44. 1993Ogni quanto informativo è il “granulo-nodo 0” da cui si può dispiegare tutta la rosa di proiezioni possibili, come quel semino, precedentemente posto, che ha racchiusa in sé la memoria della sua possibilità a divenire albero. In tale possibilità a poter essere si attua il tra-passo del flusso informativo che si intesse e dirama nella memoria storica individuo e del campo-nicchia, come quel semino-terreno che insieme si sollecitano alle nuove risposte, così:
In tale movimento perenne di perturbazioni-campi vitali, l'elemento 1 promotore di storia è il quanto stesso che emergendo, da un nulla di fatto, prende veste di fatto e in tale vestirsi di significato, assume lo stato di eco-scia informativa che si propaga nelle spazio del tempo-memoria.
Nella filosofia antica si era giunti ad immaginare l'atono (dal greco ἄτομος (àtomos) a (negazione) + tomê (divisione), come l'unità-prima, cella, dell'organizzazione vitale, oggi tale definizione è stata trasferita dai fisici al quanto, dopo che il padre della fisica nucleare, Ernest Rutherford (premio Nobel per la chimica,1908), riuscì a isolare nell'atomo il protone e l'elettrone come due paticelle cariche (+ e -), aprendo di fatto alla teoria dei campi e alla stessa fisica quantistica.
Sarà, infatti, la meccanica quantistica a leggere il quanto come la particella che possiede una doppia caratteristica, corpuscolare e ondulatoria, indagando il meccanismo dell'insorgenza di pozione di scelta tra queste dualità. Tale doppia possibilità riporta alle intuizioni di Eraclito:
In tale fluire (panta rei), si annodò poi il pensiero di Socrate con l'idea dell'anima (psyché) come quel processo interiore (dentro) all'osservatore-agente per imparare a stoppare il movimento della vita (fuori), interrogarlo e acquisirlo nella coscienza dialogante con:
Lasciando ai fisici e ai filosofi il compito di investigare intorno a tali differenti quadri di realtà, nell'indagine biostorica preme dipanare il come nella coscienza umana si strutturino le pluri-forma dei multi-fatto di realtà che lo stesso osservatore-agente, nell'azione dell'investigare, isola e acquisisce, distinguendoli in strati molteplici di consapevolezza del sé, del mondo e della relazione sé-mondo. In tali tre campi di significati e di relativi tracciati relazionali si andrà a sviluppare il complesso sistema di creste e cavità che forgeranno la bellezza della chioma a dentro/fuori dell'io-mondo, osservatore per osservatore.
Carta biostorica, 1998.
Essendo la costruzione un processo vitale che prende storia in ogni tempo presente, spetterà così ad ogni singolo osservatore il costruire la privata spugna del pensiero, con il corrispettivo complesso di cunicoli-creste-scelte-risposte che renderanno per sempre vincolato quell'abitante alla sua casa-habitat storico-informativo.
Interessante è comprendere che essendoci un adeguamento del dentro al fuori e del fuori al dentro, ogni lettore sarà il modellatore della sua idea-nicchia di mondo e ogni mondo della sua nicchia-individuo, che insieme si porranno in feedback, come il legame di quel bruco che si avvolge nella sua crisalide, tessendo esso stesso il filo di quella pupa-casa che gli permetterà, poi, di diventare farfalla, donandogli il volo in un'altra dimensionalità e un altro orizzonte organizzativo.
Ogni mente-pensiero, percependo ed elaborando la sua crisalide di consapevolezza, darà la personale sagoma alla realtà che con un effetto di ritorno, potenzierà il particolare sistema cerebrale-sensoriale ereditato dalla nascita, amplificando le possibilità percettive ed elaborative che sapranno sempre più scavare in profondità, in quel insieme di ramificazioni che permetteranno la permeabilità del mondo.
In tale possibilità di assorbire il mondo si esplica la funzione di ascolto con cui l'osservatore apprende ad essere attento ad ogni piccola variazione di campo (alea di quanto-eco informativo) e più si affinerà la sua sensibilità e più il mondo prenderà futuro nella sua stessa mente.
L'acquisizione di una possibilità evolutiva, oltre la finestra a tempo 0, apre la geometria dello sguardo alla complessità geometrica del campo stesso, in quanto si acquisiscono le mappe processali dei molteplici piani di individui-realtà, per cui:
Aprendo l'indagine osservativa al complesso organizzativo a chioma-spugna del pensiero, si coglie la funzione equilibratrice della coscienza che si fa essa stessa presente all'ambiente-contorno, habitat, nelle medesime azioni del vedere e del sapere ascoltare, come tutto quel sistema di facoltà mentali e sensoriali, funzionali all'aprire un campo-finestra di osservazione.
Sarà proprio la finestra come contorno vuoto di uno spazio di lettura, che si presta ad essere allargato e ristretto (effetto zoom) a permettere il focalizzare, l'avvistare, l'investigare tutti quegli spazi e quelle dinamiche vitali che cadendo sotto l'occhio, momento per momento, si prestano ad essere avvistate, ascoltate, chiamate, amate.
Essere presente, apre gli orizzonti di lettura e spaziatura osservativa, dando la competenza visiva nel saper dare le direzioni di senso storico-informativo, con le possibilità a saper correggere le traiettorie, in relazione alle mutevolezze dei campi-appresi che rendono lo sguardo frattale:
La coscienza, quindi, smette di essere confinata in un'accezione di taglio teologalevii, che potrebbe farla apparire come un effetto celestiale di mondi altri, per essere letta quale nucleo centrale intorno a cui si costruisce la spugna mentale dell'osservatore-vivente nel suo essere un io-sé nel mondo.
Per poter vivere, nella nicchia spazio-temporale d'appartenenza, ogni individuo storico, dal più piccolo al più complesso sistema organizzativo, ha bisogno di esperire e acquisire il campo-habitat in cui svolgere la sua funzione di co/agente, per esercitare il suo esserci nella storia, in tal senso ogni cellula si fa antenna, così ogni corpo-organismo di fa antenna e ogni sistema stellare e ogni sistema molecolare, poiché essendo tutto storia, tutto è un sistema a pluri/campo e a pluri/faccia di fatto-spazio-tempi, in una rete-nodi di echi in/formativi, che s'intercettano e s'implementano su quella linea di confine-membrana che si fa il punto-luogo 0 del contatto, in cui il fuori si fa dentro e il dentro si fa fuori.
Su tale linea di perimetro, di vicendevole percezione, si captano le frequenze per leggere le interferenze tra i sistemi che, dapprima sono percepiti come rumori, poi piano piano decifrati e acquisisti come fatti storico-vitali che perturbando gli stati interni, richiedono un'azione di riequilibrio che, a sua volta, darà vita ad un nuovo fatto che si fa risposta storica. In tutto questo andare e tornare di echi-bit, i campi si fanno co-presenti per la frazione di un tempo 0 che mostra come:
Edificando la sua spugna del pensiero, ogni uomo si fa "antenna", in grado di interiorizzare (portare dentro) porzioni discrete di segnali del mondo, decifrarli, filarli, intesserli e memorizzarli per poi riproporli, come compresi-certezze storiche nel mondo che resterà per sempre in/formato di tale passaggio comunicativo che ha reso non inutile una vita.
Importante è guardare alla vita come ad un campo auto-propulsivo di in/formazione che prende spessore e forza dalle medesime dinamiche dei quanto-echi informativi (promotori di vita) che rendono spendibili nei piani dei futuri ogni più piccola rilevazione fattuale.
Ogni eco s'impianta (prende pianta, come il seme) nell'intero utero cosmico (dio-mamma) con un fitto gioco di spazi-tempi-fatti che, come in un effetto domino, danno la veste storica alle relazioni dei molteplici individui-campi.
Nel suo saper essere spugna, che apprende il mondo/sé, ogni singolo lettore-osservatore assume la sua vera funzione storica del saper:
Nel combinarsi di tali sotto-funzioni si costruisce la struttura topologica di realtà a corpo unico dei multi-strato e multi-forma della relazione io/mondo, come un che di percorribile all'infinito sulle linee dei corrispettivi perimetro-bordi di contatto (io/mondo) che non danno le consistenze-corpose delle aree-individui storici che resteranno, per sempre degli oltre sé (distanti per quella stessa membrana che li distingue); ma che le semplici parvenze-sembianze di mondi similari (di io/tu) che si lasciano intra/vedere per in/cantarsi l'un l'altro, in uno spettacolo-scenario nuovo, grazie al gioco di switch-nodo di commutazione, che li rende visibili per il tempo di un battito di ciglia.
Aprendosi e conoscendosi, così, ai mutevoli sentieri-percorsi storici che danno di tale complesso vitale non le dinamiche dei quanti (dimensione buia della storia), ma le topologie elaborate degli spazi, le semantiche dei significati, le sintassi dei processi che come tante pagine di un quaderno l'osservatore sfaglia e memorizza come l'insieme delle possibilità dei giochi, funzionali al semplice vivere.
Il vivere è lo stesso campo-mamma che contiene tutti i movimenti e li rende co-presenti, per il tempo di un respiro:
L'azione del vedere si fa “finestra di contatto”, quale chiave della presa di coscienza di un quid, fattosi visibile, per il tempo di un lampo-luce, all'occhio-mente, come un non so che di acquisibile che si presta ad essere confrontato, soppesato con tutto ciò già appreso:
La possibilità di poter vedere tutta la cipolla-realtà implica l'assunzione di una posizione di lettura a punto infinito (occhio di dio) che permette, giocando con un “effetto zoom”x, di aprire e chiudere le finestre-sguardi di osservato-osservatore storico. In tale plasticità visiva, immaginativa, posizionale egli stesso "costruisce" lo spazio a pluri/ampiezze e pluri/coordinate della sua visione di realtà.
La costruzione non è la semplice successione lineare di un processo sommativo, come in una pellicola di film in cui si ha una sequenza di fotogrammi che in successione scorrono sullo schermo-mente. Ma bensì, come tante esplosioni pirotecniche di fuochi in fuochi che alternano luce/buioxi, quali salti-guizzi di lettura che danno le lontananze e le vicinanze, con le porosità e le scale di grandezze, le familiarità e le estraneità, tutto in un complesso gioco di proiezioni con amplificazioni e dilatazioni, a più lenti e a più fuochi che rendono la mente a sua volta multi-proiettiva:
La narrazione, in tale caso, contiene sia il punto di vista-scrittore, sia i fatti, sia le empatie intorno ai fatti; tutto tale intreccio si fa fattore di disturbo-rumore nella lettura, per cui necessita, nell'atto di lettura uno sguardo-mente molto affinato a saper scomporre la trama storiografica e a restare indifferente ai giochi scenici abilmente armonizzati, per piegare la curvatura narrativa fattuale al privato punto di vista, di ogni narratore-altro.
Il saper discernere il visto e il non visto e il punto di vista-scrittore si pone come “qualità osservativa” di un occhio eco-biostorico che sapendosi posizionare a punto infinito, rivendica la “libertà di coscienza” di singolo lettore-osservatore che è messo, momento per momento, di fronte alla “scelta” di assunzione della responsabilità storica della sua personale azione-risposta alla dinamica dei fatti.
Ogni passaggio-lettura, nel flusso comunicativo, è una scoperta soggettiva che prende nicchia-topos in un campo-mente uomo collocabile, databile e appellabile che sarà unica per sempre.
Ne consegue che molte delle comprensioni e incomprensioni nascono dalle difformi geografie mentali con relative capacità organizzative ed esplorative che danno veste storica ai fatti, isolati e raccontati. In tale impostazione le comprensioni sono delle confluenze di visioni che si avvolgono come in una bobina che rende “coese” le letture e di contro le conflittualità familiari, sociali, etniche, epocali... sono semplicemente delle forme di "cecità visive" (campi vuoti di lettura) che portano, gli osservatori, a disconoscere il verso storico dell'altro.
Se tale disconoscimento è assunto a regola morale, di fatto si nega all'altro il diritto naturale a saper costruire il valore cognitivo dei suoi avvistati e nascono così le censure storiche e le gabbie di umanità:
La democrazia cognitiva, richiede topos-nicchia casa nella stessa mente osservatore che prende realtà nel momento stesso in cui si accetta la "presenza" delle molteplici geografie di pensiero, con una complessità di mappe-carte di lettura, privatamente elaborate, con un complesso molteplice di giochi organizzativi che fanno affiorare le sempre nuove novità informative.
In tale gap informativo si impone per lo stesso lettore storico (ogni uomo) una nuova apertura logica che impone il saper imparare ad essere osservatore dello stesso osservatore (se stesso o altro) che ha catturato, interiorizzato e trasmesso un quid informativo, reso oggettivo nella produzione (sia essa una pagina di libro, una fotografia o un vaso o una legge matematica o una teoria scientifica o uno spettacolo teatrale o una tecnologia...) che avrà impressa in sé, anche il privato verso-direzione di realtà:
Ogni carta racchiude il suo "abbaglio" di verità che si fa patrimonio storiografico, spendibile in risposte storiche. Il saper riconoscere nelle molteplici narrazioni quel barlume-bit di quanto-eco, diviene la strategia dell'organizzazione di un pensiero per nodi-reti che sa navigare nelle conoscenze, catturare le informazioni-chiave e far fruttare da esse i nuovi bagliori di consapevolezze (gemmazione del pensiero) che produrranno le ulteriori organizzazioni di significati.
Ogni abbaglio-guizzo è la lacerazione della membrana d'isolamento individuale che si fa “apertura” dello spazio storico-cognitivo che rende visibile il passaggio-bit dell'informazione nella relazione dialogica, individuo-campo, che rende entrambi dei conoscibili.
In tal modo si comprende come in una lettura multi-proiettiva della mente, l'osservatore per poter comprendere il mondo esterno, in cui è inserito (rapporto feto-utero), dovrà imparare a elaborare dentro di sé la carta-mappa (nel senso topologico del termine) in grado di riflettere il mondo, che si mostra così come egli stesso è in grado di elaborare. In un certo senso, per poter rappresentare l'universo esterno, la mente, indipendentemente da cosa si intenda effettivamente per mente e per mondo, deve possedere almeno la stessa complessità topologica che osserva, prescindendo dalla percezione sensoriale di realtà:
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iDa A. Colamonico. Topologicamente. Lo stato attuale della conoscenza. Legame Osservato-Osservatore-Osservazione nel Paradigma Biostorico. © 2011. https://sites.google.com/site/biostoria/biostoricamente/topologicamenteiiA. Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di Alfonso Montuorii. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge. (August 2005) .iii In Ricerche filosofiche (Einaudi,1953), opera postuma, L. Wittgenstein apre lo sguardo di studioso ai costruendo (giochi linguistici), ossia compie una forma di esperimenti mentali, funzionali a visualizzare, di volta in volta, alcuni aspetti che una teoria manca di sottolineare. In tal modo egli vuole limitare l'incidenza cognitiva delle concezioni “essenzialiste” del linguaggio, che lo riducono ad un’unica definizione, aprendo di fatto la parola ai pluri-sensi o giochi di posizione. In particolare, Wittgenstein critica le dottrine che, a suo giudizio, hanno assolutizzato il punto di vista della logica formale, impedendo di evidenziare le varietà di forme, in cui il linguaggio è adoperato nella vita quotidiana. Sua intenzione era dimostrare la stretta connessione tra linguaggio e vita-azione, liberandolo dalle gabbie concettuali astratte e a-temporali, quindi a-storiche, prive cioè di nicchia-contorno.ivA. Colamonico. Dall’esplorazione biostorica alla geografia del Pensiero Complesso, in AA VV, Cultura e Pedagogia della Riforma, pp. 129-140. Ed Cacucci – Bari, 2006.vA. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0 - Il ruolo storico dell'Osservatore nella costruzione della realtà multi-proiettiva. 3° Campo - Il vuoto cognitivo e l'apertura dello spazio individuo/campo. © 2012. https://sites.google.com/site/biostoria/home/campi/3---il-buiovi“... La condizione ... di ognuno di noi, è tale che si debba imparare a fare euristiche sul proprio agire ovvero, proiettare le dinamiche per analizzarne i ritorni. In questo senso, sviluppare un occhio biostorico a cinque dimensioni viene in contro alla necessità di essere fabbri della propria fortuna. ...” M. Mastroleo. Il ruolo delle emozioni nel pensiero razionale. In http://occhiobiostorico.blogspot.it/2008/06/il-ruolo-dellemozione-nel-pensiero.htmlvii Se si inizia ad indagare sul "modo naturale" di acquisire il mondo, cade l'alone di misticismo, un po' fanciullo, che a volte rende poco credibili le affermazioni, legate più ad una visione mitologica che gnoseologica. Lo svecchiamento delle conoscenze è un lavoro di "potatura" che parte da una disposizione mentale e sentimentale del "fare chiarezza", in un “groviglio” di significati storici che nel tempo hanno perso l'appiglio relazionale individuo-campo divenendo "parole vuote". Non sempre l'osservatore storico è disposto a svolgere un'azione di ripensamento semantico e in tale chiusura egli crea le sacche di pre-concetto culturale, in quanto smette di essere antenna del mondo. "Un uomo si propone di disegnare il mondo. Nel corso degli anni popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di vascelli, di isole, di pesci, di case, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto." Jorge Luis Borges, (L'artefice, Alelphi 1999). Se la coscienza è il nucleo informativo intorno a cui si intesse tutta l'organizzazione della consapevolezza di sé/mondo, allora va riletta, in parte, la psicanalisi che più che guardare alle indagini introspettive, si indirizzerà alle azioni di apprendimento, per un riequilibrio semantico della personale coscienza di sé/mondo: nasce così l'importanza delle “palestre della mente”.viii A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0. Il ruolo storico dell'Osservatore nella costruzione della realtà multi-proiettiva. 4° Campo - La novità della scoperta: l'importanza del dare un nome. p. 3. © 2011. inhttps://sites.google.com/site/biostoria/home/campi/4-la-novita/4-p-3ixA. Colamonico. M. Mastroleo. Verso una Geometria Multi-Proiettiva della Mente. © Il Filo S.r.l. - Bari, 8 settembre 2010. https://sites.google.com/site/biostoria/biostoricamente/gli-enti-biostoricixA. Colamonico. Fatto Tempo Spazio - Premesse per una didattica sistemica della Storia. OPPI – Milano 1993.xiA. Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di Alfonso Montuorii. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge. (August 2005) .© 2013 - Antonia Colamonico
La Rivoluzione Informatica ha permesso di superare l’organizzazione lineare e sequenziale della conoscenza, introducendo il concetto di finestra-campo che, applicato all’organizzazione della mente, dà la possibilità di procedere a salti, processo a scacchiera, nella gestione delle informazioni. Le implicazioni, di un sì fatto approccio al sapere, sono il superamento di una visione a tempo continuo, tempo discreto; la possibilità di zoomare le informazioni, scalando le angolazioni di lettura; il moltiplicare i registri informativi, recuperando i vuoti cognitivi, come scarto di lettura; la scoperta della plasticità della parola e della stessa mente, pensiero complesso.
© Bari 2003 - Il filo S.r.l. - Palestre della Mente.- Centro Studi di Biostoria
La rivoluzione informatica ha permesso di superare l’organizzazione lineare e sequenziale della conoscenza, introducendo il concetto di finestra-campo che, applicato all’organizzazione della mente, dà la possibilità di procedere a salti, processo a scacchiera, nella gestione delle informazioni. Le implicazioni, di un sì fatto approccio al sapere, sono il superamento di una visione a tempo continuo, tempo discreto; la possibilità di zoomare le informazioni, scalando le angolazioni di lettura; il moltiplicare i registri informativi, recuperando i vuoti cognitivi, come scarto di lettura; la scoperta della plasticità della parola e della stessa mente, pensiero complesso.
A. Toffler [Toffler, 1981] al porsi della Società delle Informazioni o, come oggi si suole chiamare, della Conoscenza, sottolineò la portata rivoluzionaria delle tecnologie legate al microprocessore che avrebbero prodotto un nuovo salto epocale nella dinamica del processo storico. Le sue analisi, a distanza di qualche decennio, si sono rivelate profetiche, in quanto il salto tecnologico ha significato il superamento di tutto quanto il paradigma [Kuhn, 1978] della Società Industriale.
Per comprendere la portata storica dei sistemi informatici, bisogna partire da quella che fu la rivoluzione scientifica del 1600. Le scoperte legate alla meccanica che fanno da sfondo alla rivoluzione industriale, introdussero una visione di Universo legata ad una dinamica determinista che, pur ammettendo il movimento, non dava alcuna valenza alle alee di percorso. I sistemi erano visti come dinamiche chiuse che potevano essere programmate e anche cronometrate; la stessa dinamica della storia seguiva un iter lineare e sequenziale che faceva sì che ad una azione, dovesse seguire una sola conseguenza, facilmente prevedibile. La stessa linea di lettura del processo storico era disegnata come una linea retta [Colamonico, 1993], che procedeva dal passato al futuro: unico il tempo, unica la risposta, unica la causa di effetto, unico l’occhio di lettura.
Sul piano mentale tale univocità, provocava una visione fortemente distorta, in quanto la stessa realtà era confusa con l’osservazione e non si distinguevano i piani osservato-osservatore-osservazione [Colamonico, 1998]. Le letture erano confuse con la dinamica del reale e non si ammetteva uno scarto-vuoto informativo tra visione e realtà, non si accettava la possibilità di altri punti di vista e, cosa ancora più grave, la rigidità di lettura produceva una pari rigidità di organizzazione nei sistemi sociali, come ad esempio quello scolastico: rigidi i programmi, rigide le organizzazioni delle classi…
(1 Carta biostorica, 1998)
Con l’avvento della cibernetica, della relatività generale, del principio di indeterminazione… molte cose sono state rilette e si è attuato un capovolgimento nei sistemi di lettura della realtà. Le osservazioni sono state legate agli occhi-posizioni di lettura; le dinamiche di evento ai campi di propagazione; i campi di lettura alle scale-grandezze delle lenti d’osservazione; e così facendo si è notato che ad ogni lettura corrispondeva una differente inquadratura di realtà e ad ogni inquadratura, una differente tipologia di evento [Colamonico, 1994]. La portata innovativa delle ricerche scientifiche di fine ‘800, tuttavia, non avrebbe prodotto alcun mutamento evidente nei sistemi produttivi ed informativi, se non ci fosse stata la scoperta della microelettronica, con relativi sistemi computerizzati.
L’utilizzo del computer ha permesso di fare un salto da quello che potremmo definire un sistema univoco ad uno pluridimensionale. Oggi non si parla più di tempo, ma di tempi; di spazio, ma di spazi; di ordine, ma di ordini… la realtà sembra si sia moltiplicata in una miriade di sotto-realtà che assumono aspetti molteplici a volte contrastanti, a volte similari, altre indifferenti, come visioni caleidoscopiche che ad ogni rotazione assumono una differente forma e una diversa colorazione. E in tale gioco di organizzazioni le assolutezze dei discorsi, le certezze delle definizioni, lasciano posto alle scoperte di nuovi giochi, di differenti modi di essere della medesima realtà che diviene, che si modella e prende mille volti, in rapporto alle piccole alee di percorso che rendono unica e sempre nuova la dinamica della vita.
Il moltiplicarsi delle informazioni se da una lato ha prodotto il take-off della conoscenza, dall’altro ha generato una crisi di gestione nei sistemi produttivi, scolastici, scientifici… Mai si è avvertito, come oggi, il bisogno di una riorganizzazione che produca un adeguato svecchiamento delle procedure:
L’organizzazione a finestre della conoscenza [Colamonico, 1993] permette di uscire dai limiti di una visione lineare, in quanto permette di studiare il dinamismo della realtà in rapporto a più operatori di conoscenza: lo spazio, il tempo, il tema… Il tempo ci dà le successioni di evento, le evoluzioni di fenomeno, le dinamiche di passato-futuro relative ad un singolo processo; lo spazio le contemporaneità, le simultaneità relative a più dinamiche; il tema le analogie, le similitudini tra eventi vicini o lontani. La capacità a variare il registro informativo si lega alla corrispondente capacità a costruire voli di memoria, intesi come il saper procedere a scacchiera nella organizzazione-visualizzazione di risposte.
(2. Carta biostorica, 1993)
La possibilità di rappresentare i movimenti; di seguirli sul monitor del computer; di allargare ad altri campi i piani di lettura; di misurare le affinità e le divergenze; di confrontare i processi; di ipotizzarne di nuovi e di valutarne le durate nel tempo (a breve, a medio e a lungo termine); produce sul piano mentale un pari dinamismo nelle capacità di connessione tra i differenti nodi-registri informativi. Per cui si parla di passaggio da una conoscenza statica ad una plastica che utilizzando come risorsa la discontinuità, il salto di finestra crea, inequivocabilmente, la chiusura/apertura di un nuovo confine informativo, apre la mente agli ordini multipli, cioè alla capacità di lavorare in simultaneità su più piani informativi [Colamonico, 2002].
Il salto di registro produce, ogni qual volta esso si attua, un corrispettivo mutamento di azione: costruire una tabella fattuale implica delle abilità differenti dal definire un campo di osservazione o dall’osservare una dinamica in movimento o dal confrontare due livelli di acquisizioni o dal memorizzare dei risultati o dal sintetizzare in una relazione quanto scoperto…Il valore della rivoluzione del sistema informatico è racchiuso in questa capacità della mente di acquisire una velocità che prima era inimmaginabile, un dinamismo che era impensabile, un rovesciamento dell’occhio di lettura che era improponibile.
E’ bene precisare che la costruzione della mobilità dell’occhio è proporzionale al grado di libertà, come possibilità del pensiero a muoversi su più dimensioni ed è proprio il salto di dimensione, come salto di paradigma, ad ampliare le possibilità di conoscenza. Nel sistema tradizionale lineare e sequenziale la rigidità di lettura, rendeva limitato il campo di movimento dell’occhio e di pari passo della elaborazione mentale; e poca elaborazione, significava pochezza di azione:
Non si può considerare la conoscenza come un piano distaccato, per sé stante, rispetto all’azione e, quest’ultima, rispetto all’osservazione. Non ha senso scomporre in tante unità isolate le singole operazioni che la mano, l’occhio e la mente compiono. Solo in una dimensione bio-eco-sistemica si può giustificare l’interdipendenza tra le varie fasi di elaborazione-visualizzazione-produzione che insieme producono i mutamenti storici individuali e collettivi.
(3. Carta biostorica, 1998)
Osservando la mappa proposta, si può comprendere come le produzioni siano il frutto dell’interdipendenza tra l’io-habitat nel tempo. Interdipendenza che ha innescato l’organizzazione, a più livelli, del pensiero. Uscire da una conoscenza che separava, divideva, circoscriveva, racchiudeva e definiva in una legge statica nel tempo, è la grande innovazione del sistema informatico. La conoscenza è essa stessa il frutto di una plasticità di movimento, di un rimodellamento di situazioni biostoriche, legate ai movimenti perturbativi dei quanti vitali, che topologicamente assumono il significato. Ed è in questa scoperta di plasticità tutto il valore della rivoluzione informatica; valore che crea un salto, come una frattura, tra il vecchio e il nuovo, tra chi si appropria di tale mobilità dell’occhio e chi rimane arroccato agli schemi ottocenteschi. Tra chi si innamora del passato con la sua rigidità di ordine codificato, costruito e chiuso nella sua dimensione unica di realtà e chi si tuffa nel futuro con il suo dinamismo di giochi di probabilità, di futuri possibili, di dinamiche aperte alle alee di percorso che rendono fortemente vitali i sistemi [Prigogine, 1993].
La scoperta della plasticità della vita, della conoscenza e della stessa coscienza che fa da matrice a tutto quanto appreso, non mostra una frammentazione, in tanti atomi per sé stanti delle conoscenze e delle realtà esperite; anzi gli studi rivelano la presenza di un legame, un filo che, come codice genetico, le rende uniche e nel contempo complesse; quali forme a cristalli che conservano un elemento di identità, pur nella diversità delle organizzazioni.
La ricaduta sul piano delle discipline dell’azione di ricompattare in un unico insieme in costruzione il sapere, produce una meta-riorganizzazione delle medesime, per ritrovare una giustificazione al loro stesso esserci. Risalire, con un processo di neghentropia, la corrente semantica che ha prodotto le fratture disciplinari, permette di dare una nuova dignità ai medesimi campi del sapere: in quanto fa riscoprire il bisogno biostorico del passaggio dalla geometria al calcolo aritmetico o dalla economia alla politica o dalla logica alla fisica o dalla storia alla linguistica. E così procedendo, svelare e isolare i legami fattuali che giustificano i nessi disciplinari.
Procedendo in tale operazione di riordino del sapere, si scopriranno le connessioni interdisciplinari e si apprenderà che l’azione del separare, del dividere era solamente una incapacità di lettura, dovuta alla inadeguatezza dei sistemi di conoscenza, piuttosto che la effettiva condizione del reale.
(4. Carta biostorica, 1998)
L’azione del ricompattare in un'unica organizzazione, a più livelli di complessità, la molteplicità della realtà o la stessa molteplicità del sapere, passa per la capacità ad immaginare nuove strutture, nuove geometrie, nuove architetture che conservino l’unità di un organismo vitale e la complessità di una pluralità di funzioni che con-vivendo o meglio co-abitando, rendono vivo tale sistema. Nella scoperta della pluralità delle mode, delle letture, dei linguaggi, si riscopre il bisogno vitale, dunque storico, di una nuova ontologia, di una nuova logica, di una nuova fisica; cioè di un nuovo approccio allo stesso sapere, alla stessa coscienza e alla stessa realtà; di una Nuova Scienza [Colamonico, 1998], che abbia l’organicità della vita.
Gli spazi codificati, i tempi enumerati, i temi definiti in registri scientificamente tradizionali, non sono più sufficienti a giustificare la ricchezza delle rilevazioni, delle constatazioni, delle osservazioni: nascono così le geometrie frattali, i tempi pluridimensionali, i ciberspazi, le raltà virtuali, …e gli occhi affascinati dai nuovi orizzonti, iniziano a vedere l’inimmaginato, il non ancora pensato, il non ancora ideato, il non ancora definito. Il salto epocale si sta rivelando molto più ampio di quanto comunemente era lecito pensare. Siamo agli albori di una Nuova Umanità [Morin, 1993] che sin dal suo primordiale manifestarsi, mostra come tutto quanto sia irrimediabilmente superato. Si spiegano così le incomprensioni generazionali, i crolli dei paradigmi mentali e disciplinari, gli stalli delle economie, le strettoie dei sensi comuni, la banalità degli scenari a cui eravamo soliti guardare per rasserenarci. Il mutamento è così ampio e profondo che necessitano non solo dei nuovi occhiali di lettura, ma bensì un nuovo occhio che sappia leggere l’uno e il tutto insieme. Un occhio biostorico a 360°, che abbia la “… la dinamicità del punto, le forme di una visione piana, la profondità di uno spazio tridimensionale, l’infinito del tempo, il limite del campo…” [Colamonico, 2002]. Un occhio che sappia attuare i salti cognitivi, scalare i campi di osservazione e sappia vedere a più dimensioni, a più visualizzazioni.
Il dinamismo del nuovo occhio di lettura richiede, a sua volta, un ripensamento sugli stessi significati semantici delle definizioni che danno valore alle stesse rilevazioni. Lo stesso linguaggio necessita di un ri-modellamento che lo renda più funzionale alla complessità di lettura. Per comprendere il mutamento in atto si prenda ad esempio la parola uscire, se la si legge con un occhio di lettura unidirezionale, essa si pone in senso antitetico con quella entrare; se invece la si legge con un occhio multiplo, come nella mappa che segue, il significato è identico, in quanto non è l’azione di entrare o di uscire a dare il senso all’azione; bensì la posizione dell’occhio-lettore, per cui l’occhio 2 vedrà l’azione come un entrare, l’occhio 1 come un uscire. In una visione lineare, emergendo un solo senso direzionale, non si può attuare il rovesciamento dell’occhio, invece in una lettura de-coordinata, sdoppiata, si ha la mappa di una visualizzazione multipla.
(5. Carta biostorica, 1998)
La costruzione di un sapere che abbia l’organicità della vita, passa per la costruzione di un linguaggio-parola duttile, a schema aperto, che non ponga più concettualizzazioni chiuse e definite. Le stesse parole non possono essere considerate più delle entità rigide in uno schema indipendente, ma esse dovranno essere visualizzate come particelle topologiche che si allargano e si deformano in rapporto ai diversi contesti in cui si troveranno ad interagire. Per comprendere il nuovo valore del linguaggio, si dovrà risalire a due definizioni, quella di campo e quella di limite: il campo è lo spazio situazionale e concettuale entro cui le parole si pongono; il limite è la membrana di separazione che le delimita e le isola dallo stesso contesto, facendo assumere loro il significato.
In una lettura tradizionale lineare, le parole assumevano un senso a sua volta lineare e unidirezionale; in una struttura a organismo esse stesse si pongono come un organismo di significati, di qui i plurisensi che le deformano, le modellano e le vivificano. La struttura di un linguaggio organismo, riporta alla struttura di un sapere organismo.
Ma quale è la forma di un sì fatto oggetto che si presenta come unità complessa, plurifunzionale?
Per provare a definire la struttura topologica della nuova visione, bisogna ripartire dalla medesima lettura discontinua.
I salti di finestra fatti di voli informativi, di cambio di registro, di rovesciamento di occhio… se da un lato permettono di accelerare gli spostamenti di indirizzo di lettura, dall’altro permettono di organizzare un sapere a sacche-nicchie di evento, con pieni e con vuoti, con strutture e assenze di strutture.
Ogni nicchia si presenterà come una particolare organizzazione spazio-temporale che ha subito una perturbazione di evento che modificando il senso direzionale, le ha fatto assumere una particolare forma. La struttura di tale sapere, non più lineare-sequenziale come il susseguirsi delle parole in una pagina di un libro, sarà a spugna con vuoti/pieni, con ombre/luci, con processi involuti/evoluti, con stati di ignoranze/conoscenze. Al vuoto-ombra corrisponderà una deformazione tra ciò che avrebbe potuto essere e non è stato; al pieno-luce ciò che ha preso corpo, come processo chiarificatore [Colamonico, 2002].
(6 Struttura naturale: spugna di mare)
L’ombra e la luce coabitando insieme nel processo esplorativo, come due fasi, acceso/spento, spento/acceso…ne limiteranno il grado di assolutezza, vincolando le rilevazioni o intuizioni al campo di lettura, alla nicchia storiografica, allo stato della coscienza.
La scoperta del limite si rivela come la grande conquista della Società della Conoscenza: se c’è un limite che fa da frontiera alla mia acquisizione, tale limite si presta ad essere valicato, ad essere esplorato. Il limite-frontiera di acquisizione, aprendosi a nuovi limiti-frontiere, pone i gradi di lettura, quale effetto delle scale-lenti di osservazione.
L’approccio alla conoscenza, dipendendo dalle lenti-occhi di lettura, visualizza la realtà come un quid deformato dalla stessa lente-sguardo che compie l’azione del leggere, per cui si avrà un variare del grado di rozzezza della realtà, in funzione delle differenti scale di lenti. Questa capacità a poter mutare le visualizzazioni in relazione agli strumenti-finestre, permette di acquisire un occhio in grado di zoomare la realtà: vicino/lontano… più vicino… più lontano… e ad ogni zoomata corrisponderà un livello-forma differente di conoscenza.
L’occhio lettore, acquisendo il limite stesso di lettura, come strumento esplorativo, sarà consapevole che il grado di certezza della sua esplorazione, è limitato alla stessa esplorazione, in quanto variando un elemento, automaticamente varierà tutto il sistema informativo: si può affermare che la teoria della relatività [Einstein, 1988] è così applicata a tutta quanta la conoscenza. E’ importante precisare che la relatività della conoscenza, non và confusa con il relativismo, questo è il non riconoscimento funzionale del valore; al contrario la relatività delle acquisizioni, non nega il valore, ma lo pone a fondamento delle situazioni vitali, in quanto la scelta di un’ipotesi di futuro che diviene realtà, è sempre frutto di una scelta quantitativa o qualitativa che porta a selezionare, tra i futuri possibili, quello che diverrà l’unica dimensione di pieno di realtà.
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Bibliografia:Colamonico A. (1998), Biostoria - Verso la formazione di una nuova scienza. Campi, metodi, prospettive, Il Filo, Bari.Colamonico A. (1993), Fatto tempo spazio - Premesse per una didattica sistemica della storia, OPPI, Milano.Colamonico A. (2002), Ordini complessi – Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni, Il Filo, Bari.Colamonico A. (1994), Storia. Nuova secondaria, Brescia, 9, 69-71.Einstein A. (1988), Relatività, Boringhieri, Torino.Kuhn T. S. (1978), La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino.Morin E. (1994), Introduzione al pensiero complesso, Sperling&Kupfer, Milano.Prigogine I. (1993), Le leggi del Caos, Laterza, Bari.Toffer A. (1981), La terza ondata, Sperling&Kupfer, Milano.2 LUGLIO 2011 - Blog: L'OCCHIO BIOSTORICO E LA LETTURA DELLA COMPLESSITÀ NELLA SCIENZA & METODO BIOSTORIA
Biostoricamente parlando, il 1992 segna il capolinea della linearità di lettura, tale data va presa con tutti i riguardi d'espediente mnemotecnico, direbbe B. Croce, cioè solo una comodità, un’azione artificiosa per meglio focalizzare i fatti e localizzarli in una nicchia spazio-temporale, in cui la nuova trama emergendo dal vuoto si fa “ordito” per la tessitura di una pagina storica "voleva definire la nicchia storica da cui emerge la cresta degli eventi che fa da orlo al vuoto di spugna.".
Nessun evento è un isolato spazio-temporale, meglio un accadimento dovuto ad una dea bendata che si diverte a sconquassare le storie private e comuni. Ogni presa di realtà spazio-temporale è il risultato di un radicarsi (mettere radici) di situazioni che si fanno bacino di coltura di quel quid-seme a cui ogni osservatore-storico dà un nome, una data, un luogo che gli fanno assumere la forma topologica di oggetto.
Nell'agosto 1992, isolai il “quanto storico” come il “promotore di vita”, vi arrivai per caso, ero stata a Milano per la correzione delle bozze del mio saggio “Fatto Tempo Spazio” e ...