L'intelaiatura della vita:
[Intervista a papà, Danilo Dolci. " Facilmente la gente pensa che un cordone ombelicale sia un canale unidirezionale attraverso cui la madre fa crescere il figlio, quando invece la madre si adatta a creare soltanto dal momento in cui diviene incinta, cioè dal momento in cui l’uovo fecondato, attraverso dei villi, la sollecita a inviare quelle sostanze che sono indispensabili affinché il progetto contenuto nell’uovo fecondato (Dna) possa svilupparsi. Con ciò voglio dire che prima è lo zigote e in seguito l’embrione che preclude l’iniziativa in modo che si sviluppi un reciproco adattamento creativo. Ogni rapporto vivo è sempre almeno bidirezionale, il più delle volte pluridirezionale. Un rapporto unicamente unidirezionale è un rapporto violento. Per questo si contrabbanda per “comunicazione” ciò che è semplicemente “trasmissione”. Cosa significa esattamente un rapporto unidirezionale? " La zecca ha un rapporto unidirezionale, parassitario; un altro rapporto di tale genere è quello di “dominio”. Se due persone, per fare un esempio, si vogliono bene, il loro rapporto deve essere un coacervo di parassitivismo e di dominio con le relative emorragie. Soltanto attraverso un reciproco adattamento creativo le persone possono crescere. Dico questo per sottolineare come è necessario “vedere” la realtà in modo diverso ". Tutto ciò che dici è certamente bello, ma sembrano cose astratte. " Sembrano cose molto difficili, ma invero la gente semplice sa distinguere “massa” da “organismo”, sa distinguere una “fucilata” (trasmissione) da un “rapporto d’amore” (comunicazione): la gente di buon senso comprende che il mondo può diventare o una pallina di vetro bruciata negli spazi o una creatura viva di creature " (..) Danilo Dolci. - Per gentile concessione del figlio, Sereno Dolci.]
Nel legame osservato-osservatore-osservazione acquisisce storicità il complesso di dinamiche dei quanti storicii che circoscritti in campi tematici sono:
L'azione del vestire la realtà, di fatto nuda, con un tessuto significativo è l'azione che il narratore (ogni uomo) compie nel relazionarsi con la finestra osservativa della sua quotidianità che gli permette d'intravedere (vedere dentro) la dinamica fattuale.
Ogni vestizione è un'unità a multi-strato di senso compiuto che si presta a sua volta ad essere scomposta in tanti universi disciplinati che mostrano altrettanti tracciati di vita.
Ogni tracciato è scomponibile in unità informative che si fanno nodi storiografici (quanti informativi) di una complessa rete storica (vita) che resta oltre lo stesso piano di letturaii:
Ogni quanto-fatto che prende visibilità in un compreso di vita, è il risultato di una duale composizione che ha in sé l'area del vuoto (l'elaborazione di risposta) e l'area del pieno (la realizzazione fattuale).
Allo sguardo-lente dell'osservatore si mostra solo il pieno della forma e non il processo silente che l'ha germogliata. Proprio l'area, del silenzio-vuoto di forma, si fa campo dell'intravedere come una possibilità di valicare il vuoto per per captare un quid e svelarlo nella ricostruzione storiografica.
L'azione del ricostruire crea un mutamento di soggetto agente, non è più l'individuo che ha attuato il fatto, ma un osservatore altro che si pone su un 2° livello osservativo:
Si immagini, allora, tutta una serie di osservatori derivati nel tempo e con essi una molteplicità di letture altre, con altrettante aree di verità/menzogna.
Campi d'interesse nell'intreccio di esplorazione
Sono così filati e intessuti gli echi storici che aprono nella mente le creste d'evento, in cui si intrecciano verità e falsità.
Ogni ricostruzione storiografica richiede onestà intellettuale per non veicolarle le pagine scritte come la verità; quando ciò avviene si è sul piano della retorica, della propaganda ideologica:
L'essere l'osservatore altro con una geografia mentale altra, rende limitate tutte quante le letture. Estendendo ai campi disciplinari complessivi, ogni comprensione è solo un brandello di scaglie-verità (i guizzi-luce), mescolato in un contorno di menzogna, la tessitura in-torno al guizzo di appreso, per spiegarlo:
La menzogna, che perde in tale contesto l'etichetta di negatività, è il lato "opaco" della stessa ricostruzione dell'osservatore che nel raccontare quello che ha appreso-intuito, ha vestito il vuoto di quell'osservato, nell'esempio Benedetto, con le immaginazioni-giustificazioni della sua stessa mente, che fanno della lettura una semplice visualizzazione a-posteriori, a-individuale, a spazio-temporale;
L'aver svelato il lato ingannevole delle narrazioni, non è la constatazione dell'inutilità della conoscenza, per cui la si può svendere per rinunciare ad apprendere, come fanno spesso gli alunni di fronte alle difficoltà di letture particolarmente impegnative, come la matematica o la poesia; ma è una semplice limitazione del narcisismo che investe lo stesso osservatore di 2° livello con i suoi seguaci altri (correnti di pensiero), quando si fa di un particolare un assoluto storico, un dictandi di teocrazia culturale, vera gabbia cognitiva.
Tutte le perversioni contro la vita nascono da un tale vizio di forma che blocca gli osservatori in una idea-pagina astratta e fumosa (logica di Caino, da cui nascono le barbarie dei fanatismi) fatta passare per verità assoluta, mentre è solo una lettura relativa e proiettiva:
Solo in tal modo si lascia aperta la porta-finestra al divenire per far nascere le caleidoscopie storiografiche a multi-strato e a multi-disciplina che rendono plastiche e multi-proiettive le letture, adeguandole continuamente agli afflati di un mondo che chiede ossigeno vitale. Sono le nuove sfumature di significato che allargano gli orizzonti immaginativi e fattuali.
Ogni scritto, compresa questa medesima tessitura, mostra in realtà la carta-ricamo mentale del singolare narratore che in tale filatura e tessitura di quanti informativi (gli abbagli-luce che hanno squarciato il suo spazio mentale), fissa sia l'informazione (i bit-quanti) sia il contorno-compreso come la membrana dei fatti.
Ogni nodo informativo si apre a tante possibilità di derive fattibili che possono prendere storia, concatenandosi all'informazione madre, in tali derive si creano le creste storiche che danno corpo alle nicchie della spugna storica.
Ogni nodo-quanto informativo è una possibilità ideativa, spendibile (processo di transfert) in una variegata gamma di risposte che rendono dialoganti nella coscienza dell'osservatore gli stati immaginativi (elaborazioni) con gli stati di azioni (le risposte):
La conoscenza, come compreso già nell'antichità dai profeti e dai maestri del pensiero, è la chiave che apre la serratura del domani.
Ne consegue che la vera povertà, non è nel possesso o meno di beni materiali, ma un fattore cognitivo e di contro la vera ricchezza è una conoscenza multi-proiettiva che può allargare, zoomare e rendere variegato il gioco di risposte:
L'accesso all'oltre-sé (mondo) è possibile tramite le azioni di lettura che attrezzano l'individuo, a sua volta seme, a rispondere alla dinamica dei campi.
La risposta poi, come fatto-eco che prende visibilità e perde visibilità (nel tempo di un attimo), lasciando l'impronta informativa di sé, veicola 2 piani di dialogiche:
Certo gli scettici potrebbero sorridere all'idea di una bimba che giocando, in una prato, con la palla informi di sé, una stella, ma se si entra in una dimensione eco-biostorica di campo uno/tutto interagente, anche quella stella, secondo i suoi tempi che non sono quelli della bambina e né quelli dell'osservatore scettico, riceverà una lieve brezza informativa che percepirà secondo il suo linguaggio e che potrebbe appellarla, carezza vitale.
La conoscenza è intrinseca, quindi, alla stessa permanenza dell'individuo nel tessuto storico, essendo chiamato, ora per ora, secondo per secondo, a rispondere alle variazioni di campo che lo delimitano, lo bloccano, lo feriscono e lo deformano, rendo lui così in-formato e co-agente di tutto il mega sistema:
Nasce così il nuovo paradigma eco-biostorico con una visione di creazione-gestazione, continua, in cui ogni attimo presente è un'opportunità di risposta all'evoluzione storica che vede posti di fronte, come ad uno specchio, il campo-osservatore e il campo-osservato. In tale guardarsi e apprendersi (imparare a prendere) essi sono chiamati a saper rispondere, comprendendosi, secondo i privati e personali linguaggi e tempi e spazi, in una dinamica del divenire, aperta al vivere. Rimodellandosi e ricompattandosi continuamente per riappropriarsi della privata univocità che è carta d'identità:
Il rispondere implica un grado di consapevolezza (sapere cosa fare, 1° livello della coscienza) che si traduce in un'economia di tempo, indirizzata alla riuscita. Il riuscire quale raggiungimento dell'obiettivo è il fine che rende a sua volta la consapevolezza della consapevolezza (sapere di sapere come fare, 2° livello della coscienza, come tracciato della logica socratica) di essere co-protagonisti del divenire.
Sapere di essere un due e non un uno storico, apre al lato positivo della vita che non fa leggere in essa una traccia di caos organizzativo irrazionale, quasi malefico o dispettoso; ma un gioco misurato, soppesato, immaginato di probabilità e derive vitali, in cui è richiesta la maestria ideativa, immaginativa, attuativa.
Verità compresa egregiamente, solo per citarne alcuni, da un Socrate, un Gesù il nazareno, un Archimede, un Leonardo, un Pascal, un Kant, un Gandhi, una Montessori, una Levi Montalcini, un Mandela e... tutti quegli uomini e donne che credendo nel domani hanno dato una traiettoria di cambiamento:
La maestria di conoscenza è la funzione di anticipare nel pensiero gli scenari futuri, in quanto crea linee di evoluzioni possibili per avvistare le ricadute d'azione prima che queste si attualizzino. Tale capacità ad anticipare la vita che i grandi studiosi hanno sviluppato, lasciandone il patrimonio, si spesso è letta dalle logiche grigie di ragnatele arroccate nei privilegi, come semplice genialità, quasi follia di persone a-tipiche, un po' aliene dal mondo concreto; ma di fatto è unicamente la naturalezza di un pensiero ben instradato che ha sviluppato appieno le sue potenzialità immaginativa e attuativa.
Il pensiero complesso a più dimensioni organizzative è il modo naturale dell'evoluzione di ogni mente, solo i pretenziosi posso veicolare come improbabile tale evoluzione, forse perché una mente libera è meno manipolabile, più difficile da abbindolare, più difficile da incanalare nelle strettoie delle malevolenze storiche.
Le potenzialità evolutive del pensiero si svincolano dalla stessa struttura cerebrale che può essere più o meno attrezzata:
Le gabbie mentali pregiudizievoli nascono solo quando l'individuo-osservatore è portato a rinunciare al comprendere, in tale rinuncia c'è una forma di dittatura, imposta o dalle società oligarchiche che disconoscono il valore di educare le nuove generazioni con uno sguardo al futuro, o dall'individuo medesimo che preso dagli scoraggiamenti naturali dell'essere nella vita, si lascia andare alle pigrizie mentali che fanno smette di guardare e comprendere, in nome di un nichilismo cognitivo.
L'apertura logica della mente, isolata nella metafora di Spazioliberina (1992) che più volte ho indicato nei quaderni biostorici, è lo stato di normalità dell'organizzazione a spugna del pensiero, per cui ogni uomo è chiamato a vivere facendosi genio di sé nel mondo, per saper rispondere nell'oggi al domani, quale testimone della vita, con uno sguardo-lente indirizzato al vivere e non al sopravvivere (visone questa di una lettura darwiniana).
Tutta l'azione dell'uomo nella storia si sintetizza in una costante appropriazione di significati/identità che permettono, individuo per individuo, il saper rispondere alle dinamiche dei campi-habitat a multi-strato e a multi-forma, in cui egli è, a sua volta, circoscritto (iscritto dentro) come individuo a multi-strato e a multi-forma:
La ricchezza di una Società dunque si misura dall'ampiezza delle sue carte storiografiche, negare la scrittura, la conoscenza, l'accesso alle informazioni, come è stato fatto nei secoli per gli schiavi, per i neri, per le donne, ancora oggi in tante società a forte tendenza maschilista, diviene una forma di strozzatura evolutiva, una dittatura di privilegiati, che si trasforma in asfissia cognitiva di tutta quanto tale sistema, nel suo insieme; che non essendo più attrezzata a saper scalare le letture con il contributo di tutte le intelligenze che apprendono ciascuna una particolarità storica, muore per assenza di visione:
Le economie-intelligenze particolari, non sono semplici proiezioni di ricchezze private, ma essenzialmente di visualizzazioni multiformi che introducono nella compagine storica molteplici novità informative che si fanno possibilità altre di risposta alle inevitabili strozzature dei sistemi economici:
Il legame inscindibile individuo/campo è la chiave di lettura offerta al mondo, in questi luoghi, dall'epistemologia eco-biostorica che ha permesso di isolare una specularità, tra la costruzione delle risposte storiche e la mappatura degli scenari storiografici, in senso lato, e le abilità a selezionare gli eventi-risposta al divenire; i quali eventi trovano, tutti, collocazione nello stesso pensiero dell'osservatore-agente storico, in grado di farsi sguardo-lente della sua stessa capacità osservativa e attuativa.
In tale abilità, si costruisce la privata nicchia-coscienza di libertà di vivente, nel tutto della storia che conduce a saper disconoscere quelle tendenze che la coscienza definisce non idonee alla vita, ribaltando il luogo comune di una Società impositiva che chiede la sottomissione, data l'inevitabilità del dolore.
La relatività della libertà, rende questa non una fumosa e incondizionata velleità del proprio comodo, ma un nodo vitale, essendo calata e iscritta nei fatti-tempi-spazi di ogni giorno, ove si esercita il diritto di cittadinanza che fa guardare dritto negli occhi la vita, senza paura di essere inglobati in una spirale a leviatano.
Facendo un passo indietro si comprende la trama evolutiva di un simile approdo. Dallo scenario epistemologico complessivo del '900 emerge una crepa nella visione generale della Modernità con l'intuizione del mondo quantistico (1925) che, con i suoi sviluppi, ha notevolmente incrinato le certezze di un sapere oggettivo e incondizionato, come un luogo svincolato dall'occhio osservatore (a sguardo scisso):
Con la teoria dei quanti, nel primo ‘900, s’introduce una dimensione a grana fine di realtà che apre (1) da un lato all’invisibile, il vuoto quantistico, come il campo primordiale di una realtà virtuale, fuori dalle categorie spazio-temporali classiche, e (2) dall’altro a comportamenti quantistici che si lasciano osservare, modificandosi nell’atto stesso di lettura secondo il principio d'indeterminazione:
Il paradosso, nato come gioco sulla stessa fisica quantistica, fa comprendere come di fatto sia lo stesso osservatore ad indirizzare il manifestarsi della vita, isolando la nicchia storica o campo di lettura, e nel contempo quella di significato che ne costituisce il campo semantico. In un sistema di campi-nicchie si moltiplicano i processi e si svelano ambiti sempre nuovi del manifestarsi della Realtà, che approfondendosi nei complessi sistemi di lettura, si allontana e si dirada come il luogo dell’infinito.
Per la prima volta lo stesso osservatore entra nel processo esplorativo, per cui s’inizia a parlare di una realtà che si mostra condizionata da un occhio lettore che, con la sua azione ne modifica la struttura; il campo esplorativo, così, si sdoppia tra una realtà osservata che è il fuori ed una che osserva, il dentro:
Accettare il legame inscindibile osservato-osservatore-osservazione implica mettere il limite all’assolutezza dell’indagine che da incondizionata si fa relativa, cioè condizionata alle scale di lettura, alle lenti-mappe cognitive dell’osservatore, alle categorie e alle geometrie logiche con cui si valutano e si ordinano le conoscenze.
Il binomio coscienza/conoscenza, perdendo l'alone di misticismo con cui in molti ancora lo leggono in virtù di antiquati esoterismi, è un unico sistema mentale incorporato (impiantato) nella stessa natura costitutiva del pensiero-seme che, nello scambio informativo tra una dialogica interna (coscienza) e una dialogica esterna (conoscenza), si ridefinisce continuamente, topologia a spugna, su due campi informativi che costituiscono l'io-sé e il mondo, conservando, sempre, memoria-traccia del suo essere, in un divenire.
La memoria, bagaglio genetico-informativo, svolge la funzione di condensazione, rendendo coese coscienza/conoscenza, nonostante i mutamenti che perturbano le superfici delle forme fisico/mentali.
Si pensi, ad esempio, all'invecchiamento della pelle e ai superamenti delle interpretazioni.
In una lettura eco-biostorica di dialogica a più campi-livelli e a più piani organizzativi, sono i fatti, con il loro rompere gli stati di appartenenza-appropriazione, a rendere vitale il legame uomo-mondo-cosmo-infinito:
Nella dinamica del divenire la forma storica è plastica a pluri/faccia e pluri/strato, che prendere forma in un attimo per poi immediatamente annichilire nell'approssimarsi dei fatti nuovi che rivestono la sua sagoma:
In un sistema a più logiche, sempre in riordino, la coscienza-memoria storica è, con tutto il patrimonio delle esplorazioni conoscitive, l'attrattore intorno a cui si avvolge tutta la visione della vita privata, sociale e universale.
L'essere nella storia implica una multi-dimensionalità per l'osservatore-agente:
Il significato assume eco-spazio-parola nella sua memoria, e ne deforma la topologia, annodando l'informazione di immagine di futuro, multi-dimensionale a io-tu-mondo-infinito.
L'aver posto a base della conoscenza lo sguardo-mente dell'osservatore permette di spiegare l'inanellarsi degli stati cognitivi con quelli emozionali che danno l'andatura a singhiozzo all'andamento degli echi fattuali nella coscienza, con gli stati di benessere/malessere indicatori delle valenze fattuali.
Ogni stato cognitivo si sposa con il suo stato emotivo, essendo la cognizione/emozione un unicum che è scisso solo per esigenze di lettura:
Non esiste il dualismo mente-cuore del pensiero per cui la mente è cosa del filosofo o psichiatra e il cuore cosa del poeta o psicologo. Certo, si possono esplorare separatamente, snidando i vincoli cavillosi che frenano le evoluzioni delle ideazioni, ma sono i due versi di un solo pensiero-uomo che lo avvolgono e lo radicano in funzione di una molteplicità di valenze che aprono agli altri pensieri degli altri individui, nella storia.
Le teorie che esaltano il solo razionalismo o quelle che invece assumono la sola empatia come cardini della conoscenza, operano una selezione-restrizione, una deformante presa di posizione che crea i gradi di chiaro/scuro di lettura. In tale messa in luce o in ombra, alcune parti di osservazione emergeranno e altre parti scompaiono, come se non esistessero. Inducendo una scissione tra sfondo e corpo, la lettura si è vincolata e circoscritta, non alla realtà in sé, ma al taglio-indirizzo che l'osservatore stesso ha deciso di dare o meno agli esplorati:
Non esiste conoscenza senza uno sguardo-osservante e non esiste osservazione-sguardo senza un quid-fatto che ha creato un movimento che ha reso attento lo sguardo.
Non esiste una natura statica, ma una molteplicità di relazioni, in un costante dinamismo, in grado di saper svolgere, forma per forma, campo per campo, la funzione di spugna storica che assorbe, trattene e rilascia... tutti quelle correnti fattuali/fattibili, a cui di volta in volta l'osservatore-uomo può dare un nome, un luogo, una data che ne racchiudano l'identità:
Osservando gli stati della coscienza e quelli della storia-economia si coglie come il procedere a congiunture (- o +) sia similare, questa è una dimostrazione semplice della forma topologica dentro/ fuori.
Come si può ben comprendere, il mutamento della carta gnoseologica, sta aprendo i nuovi scenari ed, oggi, l'attenzione degli studiosi si sta soffermando sull'identificazione della coscienza, riconosciuta non solo alla mente umana, ma allargata a tutto il campo vitale, infatti si stanno finanziando studi su possibili tracciati di memoria-consapevolezza:
Tutte queste nuove indagini stanno minando le basi gnoseologiche del Sytema Naturae di Carl von Linnév del 1735 con la distinzione dei tre regni delle scienze, metodo di catalogazione che viene ancora oggi, pur con con vari rimescolamenti, utilizzato per raggruppare, sistemare e categorizzare gli enti dalla moderna classificazione scientifica, come pure dei testi scolastici:
In tale mappatura la stessa definizione di vivente viene applicata ai soli regni vegetale e animale, escludendo quello minerale, al quale non si riconosce una possibilità di risposta organizzativa, come invece appare evidente all'esperienza di un vecchio pescatore che raccoglie ciottoli levigati lungo una spiaggia.
La categorizzazione in tre sistemi e conseguenti sottosistemi è stato un espediente mnemotecnico di memorizzazione per un'economia di tempo, sviluppato in modo scientifico a iniziare da Bacone, il quale in Novum Organum (Nuovo Strumento) concepì la scienza come una tecnica in grado di dare all’uomo gli strumenti per asservire e dominare la natura.
Con l'assunzione a sé dell'altro, si sviluppa uno sgardo-mente di tipo uni-direzionale in cui si esaltano i risultati in funzione degli assoggettamenti, senza tenere in conto alcuno le naturali potenzialità evolutive della stessa natura con i suoi tempi e i suoi spazi ed eventi altri (effetti di ritorno).
Nel tempo tali impostazioni di lettura hanno oscurato la medesima mente-sguardo, divenendo delle gabbie cognitive che affermano, escludendo tutto ciò che non corrisponda agli enunciati catalogati in carte, divenute veri ideogrammi di verità.
In tale chiusura mentale si dichiara errore l'imprevisto, mentre è solo una risposta altra (effetto farfalla di Lorenz) e si pretende di sviluppare una forma di repressione della spontaneità nei processi vitali, compresi quelli mentali, bloccati astrattamente in casistiche di oggettività, fumose e pretenziose in cui si dichiara, velatamente, incapace la natura ogni qual volta generi le diversità.
Sono nati così i sistemi storico-repressivi con l'obiettivo di contenere e limitare le ricchezze evolutive, in nome dell'efficienza produttiva, funzionale al sistema costituito e consolidato.
Si è dato spazio, così, ai monopoli culturali ed economici che, in nome di una crescita funzionale alla ricchezza, sono approdati ad esempio alle monocolture o, oggi, alle manipolazioni genetiche in cui lo stesso ricercatore è creatore-selettore del modo naturale corrispondente alla sua idea-carta. Decidendo, così, in nome dei suoi tornaconti più o meno finalizzati al benessere, quali specie, ad esempio di semi, salvare e quali annientare, impedendone la coltura con la creazione delle banche delle sementi e la messa all'indice dei semi autoctoni, per una capillare diffusione di semi transgenici.
Identica selezione è stata attuata per gli allevamenti e per le popolazioni, come non ricordare i campi di sterminio o i campi profughi o le riserve indiane, prime aree in cui si è sperimentato l'essere in un cerchio-confine di inutilità.
Si può immaginare il grosso giro di denaro che ruota intorno a tali politiche e le grandi sacche di povertà per le popolazioni già povere che si troveranno costrette a dover acquistare, ad esempio, le sementi, mentre prima erano loro a stiparle dai raccolti, con conseguente indebitamento e vendita dei terreni (neo-medioevo, neo-oscurantismo).
A tale proposito è bene ricordare le analisi dello storico economico Emilio Serenivii che individuò nella creazione delle debito, l'attrattore economico delle servitù medievali, poiché le popolazioni erano talmente povere da mangiare le stesse sementi e, poi, ricorrere ai Signori che avendo accaparrato le derrate alimentari nei castelli, le offrivano in cambio di servitù e di balzelli.
La risposta della natura, anche se lentamente, sta ridimensionando le pretese egemoniche di tale lettura, rivelando come l'uomo non sia il centro dell'universo (idea cara agli umanisti sin da Bacone), ma la periferia di una delle periferie più lontane del suo Universo.
In tale postazione perimetrale, la natura stessa potrebbe, con estrema duttilità tipica del suo manifestarsi, estromettere l'umanità per sempre, come è avvenuto per i dinosauri, conservandone solo una fugace traccia-eco che si presterebbe come segno informativo.
La risposta ecologica che si suole datare con la nube tossica del disastro di Cernobyl' (26 aprile 1986) ha rivelato i limiti delle frontiere geografiche e cognitive umane, mostrando come la natura sia un sistema aperto, vivo, a multi-spazio e multi-forma, eco-inter-dipendente, in cui ogni perturbazione anche lieve ha un effetto domino a feedback, propagandosi in un gioco di perturbazioni continue, sconvolgendo bordi e confini, teorie e pregiudizi che rendono poco prevedibili le dinamiche, assertive di un solo punto di vista, uomo.
Ha iniziato, da tale effetto ha prendere corpo la nuova carta di lettura eco-biostorica, in cui tutto è vita, tutto è storia, localizzabile nelle dialogiche comunicative fattuali che fanno da collante tra i sistemi e sottosistemi e che danno della vita sia i movimenti di campi-energie, sia i corpi-oggetti.
In tale nuova carta il vuoto assume il ruolo di tessuto connettivo, matrice-utero del movimento che rende tutto presente, come in un groviglio, la vita.
Con la scoperta delle ricadute fattuali degli eventi, a partire dalla fine degli anni '80 si è registrato un afflato dolente di catastrofe imminente, con una proliferazione di letture profetizzanti la fine della specie umana sul pianeta o per eccesso di popolazione e, conseguente, carenze energetiche, alimentari, ... o per alterazione dei rapporti climatici che minerebbero la vitalità dell'intero sistema.
Un esempio è il saggio di P. Kennedy, Verso il XXI secolo (1993, Garzanti), in cui è data per il 2025 la fine della storia umana. In questi ultimi 30 anni la fine è stata postulata più volte con date che hanno scomodato i maya, le profezie di Nostradamus, le rivelazioni di Fatima e tutta una quantità di allarmismi che hanno solo momentaneamente scalfito le abitudini e gli stili di vita. In tale “rumore” informativo, di fatto si è risvegliato il vecchio appetito, atavico, che ha partorito le tante lotte per la sopravvivenza delle logiche di Caino.
In una crisi di lettura che per il buonsenso imporrebbe un maggiore studio e una conoscenza più affinata, in molti paesi si è preferito implementare gli accaparramenti e le lottizzazioni, accrescendo le sacche di povertà, riducendo le possibilità di interazioni informative, da cui solo possono nascere le visioni nuove.
La crisi si è tradotta, più che in una possibilità di rilettura degli stili di vita, nella convenienza di affari a buon mercato (signoraggio), ad esempio le case di moda che nella povertà della classe operaia asiatica hanno visto un accrescimento di utile, così come le banche con la politica del debito. Così facendo si sta alimentando una congiuntura negativa che amplifica ulteriormente gli equilibri di distribuzione delle ricchezze, come in Italia; mentre, in altre nazioni come l'India, la Cina, il Brasile, puntando sulla conoscenza si sta avviando una politica di miglioramento sociale.
La diversità di risposta alla crisi si pone, in parte, come differente indirizzo dello sguardo che apre a due orizzonti difformi di lettura, l'Europa, non tutta, guarda al passato cercando di salvaguardare i privilegi; i paesi, non tutti, comunemente chiamati terzo mondo, al futuro, cercando di ammodernare le economie, aprendo alla dimensione del sogno.
Tale bi-direzionalità degli sguardi si lega anche allo stato d'animo di pessimismo o di ottimismo degli stessi esperti nazionali che influenzano, con le loro tesi e contro-tesi con annesse argomentazioni, le scelte e gli indirizzi di risposte storiche:
Grazie al concetto di plasticità introdotto nella carta eco-biostorica, imperniato intorno al fattore aleatorio, si supera il limite della concezione darwiniana che legando il processo di selezione naturale a una sola logica di forza (rapporti di dominio) ha di fatto imposto un limite alla natura, come sistema.
Il dire che gli individui più adattabili all'ambiente crescano è, da un punto di vista logico, una affermazione molto più ampia, del dire che i migliori si impongano; nella seconda si sta implicitamente sostenendo che la natura si auto-organizzi attorno a una sola variante:
Cercando di essere più espliciti a tale proposito, il biologo F. Varela ha registrato nelle sue indagini una certa precarietà e provvisorietà evolutiva, funzionale al mutamento genetico, infatti introduce con i suoi lavori una venatura evolutiva a logica debole, che chiama al femminile, nella risposta genetica che giunge a inventare una soluzione, prescindendo dai rapporti di forza e di potere (darwinismo), come se vi fosse una forma di magnanimità evolutiva che prima di una resa, sperimenti tutti gli indirizzi possibili e impossibili per un'alternativa vitale, si pensi alla corrente di fiume che trovato un ostacolo, sperimenta il modo per raggirarlo, tornando indietro:
Se si legge con lo sguardo eco-biostorico, posizionato a punto-infinito, il legame osservatore-osservato-osservazione assume una topologia a sistema unico, a utero-feto, per cui ogni scenario di futuro esplorativo ha una particolare e differente struttura di realtà, ordine fattuale, idea di mondo, cartografia di possibilità e ventaglio di risposte, secondo un codice della vita che è riconducibile alla relazione stessa di osservato-osservatore-osservazione, in tale vincolo:
La costruzione di codici è funzionale alla permanenza storica, in quanto si creano dei tracciati evolutivi certi con cui, in un'economia di spesa, si memorizzano dei quadri di possibilità di risposte, ma essendo le etiche-codici calati nella concretezza di una dinamica individuo/campo, queste richiedono di essere mediate e ammodernate in funzione di una costante novità storica. L'etica, pertanto, assume essa stessa una struttura a frattale, moltiplicandosi in una forma di "fosforescenza" di angolazioni che riportano tutte alla vita, valore cardine dell'essere nella storia.
Nascono così i cambiamenti di giudizio, gli allargamenti di significato, i capovolgimenti di indirizzo, cioè tutto quel lavorio di ridefinizione che dà la plasticitàix alla vita, allo sguardo e allo stesso significato-parola, cioè:
Tra la carta di Darwinx e quella di F. Varela c'è un salto d'orizzonte nell'azione, poiché se per il primo la forza era l'elemento indicatore del valore storico con il secondo è la capacità di relazione nel risolvere una situazione, evolvendola verso un bene-comune di giustizia e non un dominio cognitivo-politico-sociale del più forte:
Ogni scelta introduce un'area di rifiuto verso un abito che non è confacente al privato verso di realtà, in virtù di una visione di futuro-utile.
Nascono così i campi delle scelte private, comuni, universali che creano altrettante armoniche di sfumature e queste altrettante scale valutative con i due versi, qualitativo e quantitativo. In una sì fatta carta di lettura l'etica si radica nella stessa abilità cognitiva-emozionale del saper scegliere quale delle possibilità, offerte dalla vita, sia la migliore possibile, per innestare la stessa vita. E ogni innesto fa partire una trama di cresta storia, bloccando tutte le altre.
In tale differenziarsi di possibilità i piani etici delle azioni fanno da ovario alla corolla di petali di risposte-azioni, per cui le medesime definizioni di libertà o di servitù cambiano in funzione delle carte di lettura utilizzate.
Con la carta di Darwin, ampliamento naturale della cresta stessa dell'idea di natura di Bacone, si è affermata una certa idea interpretativa che ha influenzato le organizzazioni politiche, sociali, scolastiche... e gli effetti sono stati una molteplicità di eventi che hanno creato i dualismi di stati forti-stati deboli, stati-egemoni-stati sottoposti, uomini bravi e uomini ciuchini con tutte le conseguenze di guerre e genocidi, di soprusi e annientamenti, di emergenti ed emarginati.
Oggi gli studi sull'eugenetica stanno rivelando come i genocidi perpetuati nei lager siano stati semplicemente gli effetti di un bio-potere esercitato in nome della scienza e della salute mentale delle Nazioni stesse.
Con tale gabbia ideologica di finta salute della specie si sono giustificati tutti i soprusi perpetuati sulle minoranze etniche, sulle donne, sugli omosessuali:
M. Foucault ha parlato per primo di bio-politicaxi che si auto alimentaxii, grazie a certe strutture educative ed etiche che fanno da cornice all'interiorizzazione e alla massificazione dei comportamenti.
La sua analisi lacera la carta darwiniana, che fa da sfondo alle politiche egemoniche del primo '900, ma sotto un profilo dialogico osservatore-osservato, di fatto, appare come bloccata sul baratro del nulla, come se egli fosse restato imbrigliato nella medesima rete del bio-potere con il pessimismo del vuoto:
La sua analisi su quelle che sarebbero le connivenze etico-religiose e autoritarie dell'auto-affermazione della potenza negli stadi di bio-potere non è sufficiente ad annichilire le prepotenze e le violenze, poiché è richiesto uno scatto etico di messa a distanza di tale sistema ideativo e organizzativo, definendolo un fuori-tempo.
Egli mette a nudo il lato malevolo delle istituzioni, ma cestina tutta quanta l'etica, come se fosse una gabbia di tortura. Di fatto, però, ha disconosciuto il valore intrinseco dell'etica della vita, come il soffio vitale che chiede rispetto e alloggiamento nel cuore-mente di ogni sua creatura.
La sua indagine molto profonda e complessa, che rivela una estimabile capacità logica, esprime egregiamente il malessere di una generazione che, nata negli anni del primo dopoguerra, ha captato (funzione di antenna della spugna mentale) gli echi degli stati di dolore della 2a Guerra Mondiale, con tutto ciò che ne conseguì.
Si pensi gli effetti sulla psiche dei bombardamenti, delle sirene che avvisavano le corse verso i rifugi, dei rastrellamenti, degli arresti, della notizia dei lager con l'ambiguità dei silenzi di chi sapeva e non parlò... e tutto quel complesso di connivenze sospese tra detti e non detti che implementavano nelle coscienze gli stati d'ansia, di ingiustizia, di dolore... giocati sul tempo dell'attesa:
Rallentando e accelerando i tempi di attesa-silenzio nel rispondere, s'innescano, negli stati d'animo degli interlocutori, i movimenti d'ansia con le sacche di frustrazione, per quel vuoto di silenzio che fa sentire di essere estranei:
L'essere stati segnati dalla tragedia, fa di quella generazione dei profondi ricercatori di senso, per investigare il come sia stata possibile tale atrocità.
Egli, facendosi voce della piega malevola del suo tempo, prende una distanza meta-storica (2° liv. di coscienza) dalle logiche comuni che fecero da cassa di risonanza di tutti quegli abusi in nome delle patrie e dei credi.
Non accettò di essere etichettato in uno schieramento politico, anche se fu simpatizzante dell'idea comunista, e cercò di restare fuori dalle gabbie ideologizzanti e clericali:
Il suo nichilismo, simile a quello di Pirandello, in altre pagine definito, non sperimenta, tuttavia, la dimensione del volo:
In una piccola cosa, vero nonnulla, la vita usando la medesima intelligenza umana ha donato allo stesso processo di apprendimento una nuova opportunità di apertura logica con il cambiamento tecnologico, introdotto dalla Società Informatica, e con essa dall'Organizzazione Reticolare delle Informazioni che ha dato lo sguardo nuovo all'umanità:
Foucault con il suo pessimismo etico non ha saputo o voluto donare alla sua mente un valico per il mistero, quel volto altro che rende discrete le letture e toglie ossigeno alle prepotenze.
Nella sua critica al senso delle morali, forse, derivata anche da una probabile omosessualitàxv celata, che lo rendeva fragile sia verso le etichette dei giudizi di una Società perbenista e sia severo nei confronti di se stesso, ha radicato una forma altra di conservatorismo, basata su una lettura a solo occhio negativo della compagine storica, campo-nicchia, degli eventi del 1900:
In quegli anni hanno agito anche altri osservatori che sicuramente hanno vissuto problematiche a lui vicine come ad esempio Pier Paolo Pasolini o Franco Zeffirelli che hanno dato in eredità alla storia delle testimonianze di grande liricità, con una propensione alla sacralità della vita, come:
Ciascuno, secondo il privato occhio-credo storico-semantico, di agnostico il primo e di cattolico il secondo, ha saputo astrarre dalla realtà fattuale una scaglia-luce di positività, facendone un esempio di bellezza storiografica in grado di fare innamorare della vita.
Foucault si è imposto, con la sua critica sulla formazione del desiderio, come maestro di rinuncia, introducendo una scappatoia al non apprendere il modo nuovo, infatti ancora oggi alcuni di quei giovani fruitori delle sue carte, conservano un input di resistenza al cambiamento, che rende avvitati nei comportamenti, in una resistenza per la resistenza, che da lente di lettura delle società conservatrici, è divenuta gabbia concettuale di un certo disimpegno politico, sociale, storico, etico, come un novello oscurantismo.
Impedire al mistero in nome della signoria della ragione di affacciarsi nella cella più profonda del cuore è una forma di violenza sulla psiche che si scopre non attrezzata ad ammortizzare la sconfitta, la malattia, la perdita... tutte quelle forme di fallimento che ogni uomo sperimenta e che richiedono un'aria di deserto per risistemare i compresi e dare loro sfumatura nuova, non è un caso che proprio lui che ha fatto della liberazione dalle pedagogie, una architettura, si sia poi arreso alla malattia:
Per concludere questa passeggiata tra storia e storiografia, necessita fare una zoomata pedagogica, per allargare lo sguardo, passando dalla critica, attraverso la satira, al sogno.
Le letture a solo occhio negativo finiscono ineluttabilmente per implementare il conservatorismo che esse stesse snidano, senza aprire a un'ottica di nuova umanità.
Angolazione non sfuggita ad esempio ad E. Morinxvi che proprio in quegli anni iniziò a parlare di pensiero connettivo, di nuovo rinascimento e di nuova Era Meta-storica, aprendosi agli influssi benefici di H. Maturana e F. Varelaxvii.
Gettando le basi del pensiero complesso da cui ha preso storia il medesimo occhio eco-biostorico, come affermato nel saggio Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternityxviii.
Sotto il profilo paradigmatico un sistema rappresentativo diviene vecchio solo quando se ne mostra il lato comico, esautorando la sua sacralità, lo scrive bene in Il nome della rosa Umberto Ecoxix che intorno al divieto del ridere costruisce la trama del suo racconto-indagine sulle chiusure e aperture ecclesiali, del tardo medioevo.
Solo mettendo in ridicolo un verso-direzione, questa linea comportamentale si fa idiozia storica, in ciò l'opera demolitrice della satira; lezione storica questa del teatro greco in cui, quando si voleva radicare una tendenza, facendone una virtù, si usava la tragedia e quando scardinare una vizio, la commedia:
Forse a Foucault mancò la vena comica, il saper ridere delle proprie idee, ottimo esercizio per la mente.
Nell'approccio didattico eco-biostorico si predilige, infatti, la dimensione del gioco e della poesia-filastrocca, essendo una pedagogia a mente/cuore, il cui l'obiettivo è l'esercizio di libertà consapevole delle potenzialità naturali di ogni pensiero-seme, a prescindere dai rapporti di potere che si potrebbero più o meno facilmente instaurare nella relazione docente/discente, discente/discente ...
Per maggiore chiarezza, se c'è una forma di mobbing in una consolidata tipologia di relazione, allora nel prendere le distanze da tale modalità, necessita rivisitare non solo i fatti, non solo i contorni ai fatti che rendono vizioso il campo stesso, ma fare pratica di comportamenti svincolanti. Se una Società è autoritaria non basta annunciare agli individui la democrazia, perché essi la assimilino, necessita mostrare loro come si vivrebbe in una democrazia. In tal senso la classe scolastica si presta come micro-mondo di sperimentazione di quello che sarà il macro-mondo e questo vale per la famiglia, per l'ufficio, per l'azienda e per lo Stato; ed è qui il significato di una didattica gioiosa, di una famiglia accogliente e propositiva, di un'azienda accorta alle risorse umane, di una Nazione che ha a cuore le maestranze e cittadinanze.
Legare l'individuo razionalmente ed emotivamente alla sua compagine storico-immaginativa non vuole dire renderlo schiavo, ma attento agli afflati storici, alee evolutive e alle probabili ricadute sui piani etici, economici, sociali e culturali... degli stessi comportamenti. In ciò è la vera funzione pedagogica di una società che rende concrete, incarnate le letture interpretative dei fatti storici a multi-verso che altrimenti si rivelano solo fumose fantasticherie retoriche, di una mente docente de-storicizzata, che fa avvertire quella sensazione di chiacchiere vuote che spesso, a pelle, si coglie in certi discorsi e insegnamenti, in certi comportamenti e rituali, in certi giri di parole.
Se si scinde la mente dell'osservatore, dallo spazio-luogo della lettura (l'osservato), dalle carte di lettura (osservazione), queste ultime finiscono con l'assumere fissità e si fanno gabbie concettuali di una realtà di carta e non carte di navigazionexx per l'abitare nella vita.
La differenza tra una carta-gabbia concettuale e una carta di navigazione è nel valore che si dà alla lettura stessa, se essa è verità in sé o solo uno strumento di esplorazione della realtà che facilita il vivere:
Se la carta elaborata da un osservatore, in un collocabile momento storico, si legge come verità assoluta, allora si entra nella dimensione della menzogna storica; mentre se la carta è un navigatore di apprendimento e nulla più, allora si è in un stato perenne di apprendimento e quindi in un sistema di lettura ad apertura logica, funzionale alla vita stessa che non pone né re e né regine, ma semplici pedine che si fanno re/regine, di sé, per il tempo di un'azione.
L'esercizio alla libertà è la vera funzione giustificativa di una classe scolastica, di una famiglia, di una azienda e di uno Stato, quando questa libera partecipazione alle azioni di risposta viene meno, allora quell'aula, quella famiglia, quell'impresa e quella nazione si mostrano, quale leviatano della vita che implodendo, muore a sua volta per asfissia ideativa e sordità di cuore.
In tale ottica si comprende il valore della libertà della coscienza che fa prendere le distanze dagli avvitamenti negativi:
© 2013 - Antonia Colamonico
Indice saggio : Premessa Assorbire Il tempo 0 Trattenere La nicchia Riversare La Comunicazione Patrimonio Culturale Topologia del gioco
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iIl quanto storico è un'unità multipla di “fatto-tempo-spazio”, unità inscindibile che solo per esigenza di lettura si scompone in tre sotto-campi che assumono una corposità scissa, nella dinamica dei fatti ogni fatto-accadimento imprime una perturbazione nello spazio e ogni perturbazione fa partire una linea di tempo, per cui insieme si pongono e insieme si auto-generano. “... I quanti sono particelle discrete, bio-fisico-informative. Costituiscono la carica auto-propulsiva 1 dell’infinito biostorico, che si auto-organizza per effetto dello stesso toccarsi-informarsi delle sacche-nicchie storiche. Essi con un gioco di esplosioni/implosioni permettono di tenere vivo l’intero Universo, informandolo/deformandolo, come un grande cuore cosmico che pulsa, per effetto dell’energia che essi stessi sprigionano, muovendosi. Il quanto, come carica energetica 1, è un’unità multipla inscindibile, costituita da un fatto-tempo-spazio. Nel suo attuarsi (fatto), esso produce un effetto di dilatazione nello spazio, con la partenza di una linea-direzione di tempo, di qui la relazione: Fatto : Tempo = Tempo : Spazio = Spazio : Fatto. Lo spazio costituisce l’informato, colui che subisce l’azione di deformazione. Il tempo il formato, come il nodo-punto di partenza della deformazione futura nelle nicchie-sacche spaziali. Il fatto è l’informatore, come il quid che comunica-imprime il grado (+ o -) di mutamento nello stato di presente. Il primo, informato, è la struttura piena, il secondo, formato, è la struttura vuota della spugna storica. Il terzo, informatore, è il vincolo-eco-scia della rete informativa. La rete, come insieme di tutti i nodi-vincoli informativi è l’eco-storico che costituisce la trama di passato-futuro su cui s’intesse, annodandosi, il presente biostorico. La trama storica è un passato che tende al futuro, passando per i quanti presenti. Ogni quanto è la risposta, a tempo 0, ad una perturbazione precedente, che l’ha influenzato-attivato; nel contempo è, a sua volta, un perturbatore dello spazio-tempo futuro, poiché imprime la nuova modifica di direzione (bivalenza madre-figlio). È nel tempo presente che si gettano le linee o i tracciati di quelli che diverranno i successivi presenti. L’attuazione dei piani futuri non è legata agli effetti di una sola dinamica evolutiva, ma è il risultato di una complessa perturbativa di quanti che rendono poco prevedibile, o meglio, aperto il futuro. ...” (Tradotto da A. Colamonico Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group – Routledge. - August 2005).iiA. Colamonico. Fatto tempo spazio. Op. cit. OPPI 1993.iii: https://sites.google.com/site/biostoria/biostoricamente/topologicamenteiv Masaru Emoto. L'insegnamento dell'acqua. Edizioni Mediterranee, 2005.v P. Duris e G.Gohau. Storia della Biologia. Einaudi, 1999. - Linneo. L'equilibrio della natura. Feltrinelli,1982.vi“Un organismo vivente è un'entità soggetta alle leggi naturali, le stesse che controllano il resto del mondo fisico, ma tutti gli organismi viventi, comprese le loro parti, vengono controllati anche da una seconda fonte di causalità: i programmi genetici. L'assenza o la presenza di programmi genetici indica il confine netto tra l'inanimato e il mondo vivente” Ernst Mayr, Toward A New Philosophy Of Biology, p.2, Cambridge: Harvard University Press, 1988.viiE. Sereni. Il capitalismo nelle campagne. Einaidi, 1971, 2a ed.viiiDa un intervista di Telmo Pievani, per un approfondimento si consiglia il suo testo: La vita inaspettata. Il fascino di un'evoluzione che non ci aveva previsto. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2011ixA. Colamonico Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. Op. cit. 2005.xC. Darwin. Sull'origine delle specie per mezzo della selezione naturale o la preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita. 1859. per un approfondimento: Telmo Pievani. La teoria dell'evoluzione. Il Mulino 2006 - Telmo Pievani, In difesa di Darwin. Bompiani 2007 - Andrea Parravicini La mente di Darwin. Filosofia ed evoluzione Negretto Editore 2009.xiM. Foucault: La volontà di sapere, Feltrinelli, 1978.xiiM.Foucaut nella complessa analisi che elabora, isola una micro-fisica del potere, definendone la topologia del suo dinamismo con cui, come una forma velata, si insidia al di là delle logiche e delle azioni stesse. In tale dinamismo egli traccia, con un occhio meta-storiografico, l'auto-referenzialità del rigenerarsi dei comportamenti violenti che stanno alla base di quello che lui chiama biopolitica "non è qualcosa che si divide tra coloro che lo possiedono o coloro che lo detengono esclusivamente e coloro che non lo hanno o lo subiscono. Il potere deve essere analizzato come qualcosa che circola, o meglio come qualcosa che funziona solo a catena. Non è mai localizzato qui o lì, non è mai nelle mani di alcuni, non è mai appropriato come una ricchezza o un bene. Il potere funziona, si esercita attraverso un'organizzazione reticolare” da - Microfisica del potere. Interventi politici, Einaudi, Torino 1977, p. 184xiiiA. Toffler. La terza ondata. Sperling & Kupfer 1987xivA. Colamonico. Fatto tempo spazio, op. cit. 1993- Biostoria, op. cit. 1998. - Ordini complessi, op. cit. 2002.xv D. Eribon. Michel Foucault. Leonardo, 1991xvi E. Morin. Introduzione al pensiero complesso. Sperling & Kupfer 1993.xviiH. Maturana e F. Varela. L'albero della conoscenza. Garzanti, 1987xviii “... È importante il nome. Nel processo di conoscenza il nome dà la dignità di esistere. Il nome, isolando un quid da un tutto, attribuisce a quel quid uno stato, cioè gli fa assumere un luogo, un tempo e un fatto. Biostoria prese nome nell’agosto 1992, nell’attimo in cui la mia mente isolò il quanto storico, quale promotore di vita. Al nome segue, poi, il corpo e Biostoria iniziò a prendere corpo nel 1993 dall’incontro col pensiero di Edgar Morin. Biostoria era stata per circa un anno un giocattolo con cui mi trastullavo per mostrare agli alunni l’esplosione degli eventi negli spazi. Le avevo dato anche una veste poetica, Spazioliberina, sotto forma di filastrocche (Colamonico, 1992).Quando, nell’estate 1993, lessi Introduzione al pensiero complesso (Morin, 1993) in cui è ipotizzata la nascita di una nuova scienza e di un nuovo pensiero in grado di leggere l’uno-tutto, capii che quello sarebbe stato il corpo-mente-sguardo della mia gioiosa bambina. Fu così che adottai Morin come padre per biostoria. ...” (Tradotto da A. Colamonico Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. Op. cit. 2005.xix U. Eco. Il nome della rosa. Bompiani, 1980,xx A. Colamonico. Ordini biostorici. Carte storiografiche... op. cit. 2002.da Antonia Colamonico. Ed altro in Le stagioni delle Parole. 1994
Si incontrarono per caso.
Quanti incontri sono dovuti al caso, quel caso che ti porta ad essere lì in quel secondo, proprio quello, e in quel lì e non un altro, perché è quello l’incontro. Quante volte, quel caso, seguendo il suo disegno che non è il mio e non è il tuo, entra con determinazione a slegare o ad annodare noi che andiamo lungo sentieri ed autostrade, con salite e con discese, nelle intemperie e nei sereni.
Si incontrarono per caso, una sera di novembre nella sala di un albergo di riviera. Fuori il vento, confondendo mare e cielo, polverizzava gli spruzzi dolciastri che infangavano gli abiti dei passanti e il bianco del viale.
I loro occhi per un po’ si studiarono e subito si scartarono. Lui continuò ad annotare sulla agenda tutti gli impegni della settimana, con la stessa attenzione con cui, poco prima, aveva finito di sistemare gli appunti della relazione, quella che l’indomani avrebbe esposto a quegli esperti di settore. Amava l’ordine discreto del tempo che corre lungo il suo binario, senza mai alterare la sua velocità. Amava la ripetitività delle azioni che si inanellano le une alle altre con un non so che di languido e di fatale. Nel suo chiamare con il lapis secondi, azioni, luoghi ed emozioni giocava a sistemare il puzzle della vita e alla fine di ogni giorno, con un velo di piacere, sottolineava il secondo, l’azione, il luogo, l’emozione che si erano puntualmente compiuti, avverando i suoi programmi. Lei rientro nel suo sogno che andava veloce, per poi decelerare, quasi a fermarsi e, con una rapida inversione, cambiare direzione. Era stato quel sogno che l’aveva spinta, fuori stagione, su quella spiaggia. Amava gli spazi che ora allargandosi e ora restringendosi, si intersecano in fotogrammi disordinati, miscelati dallo zoom del suo occhio. Amava i colori che danno forma alle cose e si incantava dietro un rosa, un blu, un giallo, un verde, un viola. Nel suo vagare di spazio in spazio, giocava a perdersi in un secondo, in un’azione, in un luogo, in un’emozione. Le sue giornate non avevano una cronologia, al lunedì seguiva un giovedì e a questo una domenica o, forse, un martedì. Il suo tempo non era segnato dal quadrante di un orologio, a cui aveva rinunciato sin da bambina. Continuarono a dimenticarsi per tutto il resto della serata, quando a cena si ritrovarono seduti alla stessa tavola, senza dirsi una parola, quando al bar ordinarono un caffè. Quando, dopo, in poltrona lei rideva sulla vita; mentre lui discuteva dello stallo finanziario.
L’indomani un sole sfacciato fece capolino da dietro l’ultima onda e con il suo calore prosciugò il giallognolo delle pozzanghere.
Lei entrò nell’ingranaggio di quel tempo a colazione, quando lui notò il colore del suo corpo che, in punta di piedi, cercava di non destare le lastre del pavimento, egli ebbe voglia di chiudere in uno scrigno quel frammento di visione.
Lui invase quel campo, durante la relazione, quando lei, distrattamente, sentì il costante affluire delle sue parole ed ebbe voglia che quella ninna nanna non si fermasse più.
Lui fermo nel grigio di quegli occhi, percepì la poesia di tale insieme.
Lei capì di essere la destinataria di tutti quei bilanci, conti e proiezioni che si coloravano di marroni, i suoi occhi; di dolcezza, la sua bocca; di calore, la sua spalla.
Il caso dall’alto aveva da tempo plasmato quelle inconsapevoli esistenze, per farne un nodo stretto, stretto.