La relazione vitale
3. Riversare - L'azione del trasferire, del rovesciare, del far ricadere.
La Bios racchiude, come un anello prezioso in uno scrigno, l'Osservatore storico sommergendolo in una dimensione di vuoto-cognitivo che si fa il tessuto connettivo del suo permanere nella storia:
Ogni vibrazione-movimento è un fatto-quanto storico che piano, piano incomincia a farsi strada, annodandosi come nodo-evento nella vita, perturbando lo spazio in cui affiora che resterà segnato, per sempre, da quel passaggio:
L'occhio umano ricostruisce nella sua coscienza i movimenti che riesce a captare, dapprima sotto forma di rumore-schizo e poi suono-forma di significato, e li racchiude, così come egli è avvolto, in una immagine-parola che dà la connotazione similare, dello spazio isolato allo spazio dentro-sé (la coscienza):
In tale ap-prendere il fuori mondo, l'osservatore comprende (prende dentro) quello spazio altro che in specularità, amplifica la sua complessità immaginativa, ideativa, emozionaleiv.
Ogni osservatore legge il mondo in stretta correlazione con la complessità del suo pensiero, in quanto insieme si vincolano e si implementano, si fortificano, se così non fosse, l'organizzazione degli spazi-mondi non troverebbero alcuna possibilità di significato nella mente dell'uomo.
Come si intrecciano le dimensioni del campo-habitat, così si complicano gli spazi del pensiero, tanto da poter leggere una corrispondenza di livelli di complessità:
In chiave eco-biostorica c'è uno scarto spazio-temporalevi tra il sistema cerebrale come complesso sistema bio-fisico in grado di captare i segnali e di commutarli in scariche elettriche e il sistema immaginativo come la forma velata della mente.
L'organizzazione del pensiero è uno dei molteplici processi di naturalizzazione, così come lo è quello di una gemma di fior di pesco che sboccia su di un ramo spoglio, grazie a quella ninfa vitale che lo partorisce al cambio di stagione:
Se si entra in una dimensione topologica a dentro/fuori di strutture che coabitano, a pluri-spazio dimensionale, ogni salto di forma apre un universo completamente nuovo, da quello precedente, di cui conserva solo qualche eco, (la struttura del fiore ha poco e nulla, di quella del ramo) che si può fare elemento di disturbo-rumore, reminiscenza, di un eco di vita che non è più:
Il pensiero ha poco a che fare con l'organizzazione dei neuroni e il dinamismo del cervello (campo-nicchia che l'ha generato); il sistema di nodi-sinapsi-trasmettitori incide marginalmente con il suo più o meno coerente flusso di scariche a rendere significativa la qualità dei pensati.
Questi sono legati alle attività di produzione, di scelta delle parole e di costruzione dei periodivii, immersi nel tessuto spugnoso storico-emozionale dello stesso uomo-pensante che si fa entroterra connettivo delle sue “crisalidi”, essendo le produzioni ideative più il frutto di maieutiche (maieutiké, sottinteso téchne) ed euristiche (εὑρίσκω, scopro o trovo), propedeutiche ai fatti-discorsi, che al semplice dinamismo neurologico.
In tale senso la biostoria della conoscenza (Biohistory of Knowledge), esplicata in queste carte, si pone su un livello differente nei confronti della biologia del cervello (campo delle neuroscienze) e delle tecniche biologiche applicate alla storiografia (campo delle indagini sui resti archeologici per misurare le mutazioni genetiche e tracciare le evoluzione dei DNA:
Con la scienza & metodo biostoria (Biohistory of Knowledge), invece, si è ridimensionato lo studio del solo passato, ponendo l'attenzione sul cambiamento epocale, seguito alla nascita della Società delle Informazioni, come più volte spiegato, per monitorare l'effetto di ricaduta sulla organizzazione del pensiero dell'uso degli elaboratori elettronici. In tal senso l'indagine ha assunto una fisionomia di scienza dello sguardo a occhio-mente complesso.
Biostoria più che una teoria dell'evoluzionismo della specie, di stampo ottocentesco, è un metodo-strumento di lettura, una maieutica-bussola cognitiva, così come apostrofataviii, poiché permette lo studio delle correlazioni tra le posizioni di lettura dell'osservatore (opportunamente monitorate ed organizzate in finestre di apprendimento) e le geografie degli scenari immaginativi, per scoprire le possibili amplificazioni degli echi informativi nell'organizzazione del pensiero/mondo, a topologia frattale.
La conoscenza, in tale spazio epistemologico, scaturisce dalla rilevazione di un ordito di realtà che per essere conosciuto, necessita una molteplicità di azioni-funzioni mentali, proiezioni, angolazioni, gradazioni di lettura, ... che rendono il gioco del vedere-comprendere un complesso caleidoscopico fatto di videate-osservative. Queste, tracciando il contorno-limite sia semantico sia spazio-temporale, della medesima osservazione generano una geometria dello sguardo multi-dimensionale, in coerenza con le intuizioni di Bruno de Finetti quando scriveva:
Lo scarto tra il cervello-macchina e il pensiero-visione passa per quella possibilità multi-proiettiva che apre al gioco soggettivo di probabilità che fa elaborare gli spazi-mondi pluridimensionali che si fanno carte cognitive di una realtà anch'essa a multi-faccia e a multi-sfere, in cui è richiesta l'azione di risposta dell'osservatore-vivente.
Egli da principio creò l'uomo e lo lasciò in balìa del suo proprio volere. Sir. 15,14.
Così la mente mia, tutta sospesa, mirava fissa, immobile e attenta, e sempre di mirar faceasi accesa. Dante Alighieri Paradiso, XXXIII. 97-99
Le finestre con il loro limite-contorno creano dei sistemi chiusi di lettura che saranno valicati ogni qual volta se ne sfonda il tetto-limitexi, ovvero si genera un nuovo orizzonte immaginativo, quindi sono proprio le aperture dei campi-finestre a moltiplicare le maglie-nodi dei fattuali-fatti-fattibili che:
In tale dare un indirizzo-verso, il passato e il futuro prendono collocazione spaziale nella mente, che così aumentata si fa cassa di risonanza moltiplicativa di tutti quegli accadimenti registrati dall'occhio.
Dando ordine alla realtà, si dà ordine-coerenza alla stessa mente osservante che così potenziata, può affermare di aver cum-preso e cercare di prevedere sempre più ampie probabilità di eventixiii.
La vita nel suo manifestarsi non è, né ordinata, né disordinata:
Del resto come si potrebbe dire disordinato un cielo stellato, o una pioggia o un canyon o un groviglio di rami.
È in tale stato dell'essere che si porge al divenire, umilmente, di gemmazione, in gemmazione, prendendo storia, acquistando spazio negli spazi, dei tempi 0, che implementeranno le fioriture dei fatti che a loro volta attualizzandosi, perderanno forza, scaricando gli echi dei mille e mille passaggi.
Saranno proprio gli echi ad offrirsi all'occhio osservatore-uomo.
All'uomo non è data la visualizzazione della grana fine della vita, né quella del fatto-evento 1, da cui parte il la alla dinamica; a lui sono date solo le organizzazioni di livelli superiori, tanto che il gioco di potenziamento di sguardo, nei due sensi (+ o -) decrescente/crescente, è stato possibile solo con l'uso di strumenti aggiuntivi di lettura, basati su lenti a più gradi, che egli stesso ha realizzato con le sempre nuove tecnologie, funzionali all'apertura dei nuovi orizzonti osservativi:
Osservando i suoi quadri si ha la sensazione che, in ogni tela, si schiuda un sistema vibrante a punti-stelle, più o meno coordinate, che fa assumere al tutto la sembianza, fisica, di un campo di forze con dei giochi di attrazione e di repulsione, con addensamenti e fughe, vortici e stalli. Tutto nel tempo 0, di uno sguardo.
La sensazione che se ne riceve è di un movimento che rende la superficie-immagine (spazio a cui accede l'occhio uomo) vibrante. Ma volendo fare un esercizio ulteriore di lettura potenziata, in una visualizzazione a spazio tridimensionale, in grado di dare a quel cielo notturno a forma piana, il volume, allora l'immagine assumerà profondità, svelando le cavità tra una stella e l'altra che non si collocheranno più sul medesimo piano.
Con l'aggiunta della 3a dimensione, la profondità, la stessa scena assumerà, nella mente, una nuova topologia che permetterà di discernere rughe, increspature e porosità nelle quali le stelle s'annideranno.
Se poi l'osservatore, sempre immaginando, cominciasse ad entrare in tale quadro tridimensionale, allora noterebbe di essere esso stesso nel paesaggio che ha assunto una conformazione a nicchie; di poterlo ispezionare, nicchia per nicchia, soffermandosi a studiare le coerenze e le correlazioni, le similitudini e le difformità.
Il nuovo oggetto visivo assumerebbe la forma a spugna con vuoti e creste, in cui ogni apertura di spazio è il frutto di una biforcazione che ha creato un sistema di trame in cui ogni nodo è un punto di rottura dello spazio e ogni trama un ramo-braccio di rete evolutivaxiv:
Nella dinamica della vita esiste una sola forma di bellezza, che si acquisisce con l’atto della nascita: - La bellezza data non dall’appartenenza ad una categoria, ma dal semplice essere la categoria! ... Occupare uno spazio, consumare un tempo, esprimere una forma… sono queste le qualità che fanno di ogni essere vivente un cittadino della storia. Antonia Colamonico
Trasferendo l'esperimento alla forma del pensiero che si esprime con lampi-quanti informativi, anche questo in una visione di profondità assumerà una forma a spugna e ogni nicchia è una piega che ha preso spazio da un fatto storico che ha generato un mutamento con l' apertura dello spazio cognitivo, includendo nuove nicchie in nicchie.
In ogni spazio, interno a sé, l'osservatore potrà rilevare tanti margini di coerenze con altrettanti ordini informativi da cui far emergere un grado nuovo di significatoxvi.
In questo gioco di visualizzazioni emerge che l'ordine non è tanto nella vita, ma nel modo più esperto di percepire, una progressione di finitezza e raffinatezza nel mettere a fuoco la lente osservativa, interna, mentale:
A conclusione di quanto, sin qui, esposto si evince che la trasformazione delle mappe degli osservati, passa per la corrispondente trasformazione delle mappe cognitive della mente, rendendo dipendenti le visioni dalle tipologie di costruzioni che il cervello è in grado di saper fare al pensiero, infatti dagli ordini dei punti si è passati a quello delle volumi, da una posizione a occhio esterno ad una a occhio interno... per cui l'attribuzione del significato storico-semantico rientra nella stessa azione di lettura (neghentropia), essendo questa la presa di posizione storica che l'osservatore assume nei confronti degli osservati, che non hanno un significato in sé, ma lo acquistano nella carta di osservazione, frutto della relazione osservato/lettore-mentore.
Tutta l'azione dell'uomo nella compagine storica si può indirizzare in una semplice formula evolutiva che si chiama, vivere. Ma attuarla, momento per momento, implica una conoscenza e una capacità di discernimento nel saper dire i si e i no alle possibilità evolutive, che fanno accelerare una tendenza o rallentarla, come dare il consenso o negarlo, esercitando la privata libertà che la medesima vita, matrice-grembo di quel soggetto, dona al suo “virgulto” a cui non chiede altro che il semplice imparare ad essere un vivente.
Si comprende come letta con una tale chiave logica a campo allargato di uno/tutto, a rete Universoxix ogni singola scelta, ogni singolo si/no, è un nodo fattuale che rende viva tutta quanta la “matriosca” del divenire:
Esiste un momento intimissimo, nella scelta, in cui si è nudi di fronte alla nudità della vita e in quell'essere allo specchio del sé/mondo è data alla coscienza soggettiva di acquisire l'emozione della scelta che apre al pieno/vuoto di spugna.
Nella scelta le possibilità si annullano e si fanno certezza di un dato di fatto che assume spazio nel tempo del divenire, per cui il piano delle scelte è come un gioco di aperture e chiusura di porte che danno le curvature alla spugna della mente/storia, aprendo agli stati della coscienza e della storia, con le (+ o -) possibilità di umanità.
Ogni uomo, scegliendo, introduce un grado (+ o -) positivo nella spugna storica con un'implementazione (+ o -) consapevole di vuoto/pieno, in quanto egli, posto di fronte alla scelta, si fa arbitro-signore di una situazione e dà l'impronta di sé a tale inclinazione-curvatura della coscienza-storia, nel darla incide-ferisce la vita. Ogni ferita è un si/no di scelta che dà spessore/vuoto alla vita stessa.
Il vuoto e il pieno si implementano insieme, essendo la scelta unica di fronte alle molteplici possibilità delle scelte scartate o evase, per cui con la scelta prende storia l'indirizzo di tale scelta, annullandosi tute le altre alternative, scarti storici:
In una carta di creazione, creantesi, la vita si auto-rigenera continuamente, ma per poterlo fare, come campo-utero ha bisogno di ogni suo individuo che sappia imprimere la sua angolazione di crescita e così facendo svolgere la sua funzione di co-autore di libertà partecipata/partecipante.
Si comprende allora il versetto riportato in alto dal Siracide:
Solo in un'indagine diversificata, aperta alle dialogiche del divenire, la mente sboccia come un ramo di mandorlo, schiudendo le sue corolle alla bellezza dell'afflato vitale; esprimendo, così facendo il suo profumo al mondo. E solo questo di tutto quel groviglio di pensati e di immaginati il mondo percepirà, solo il profumo-parvenza, impronta del passaggio che si è impressa a testimonianza della sua presenza-univocità nella compagine dei fatti:
Non tutte le spugne mentali hanno la medesima ampiezza e corposità immaginativa ed operazionale, nascono così le differenze di umanità che, se lette con un'etica lineare creano le difformità con le gerarchie di valore della logica di Caino (da primi della classe); se con un'etica frattale di un occhio-mente eco-biostorico (posizionato a punto infinito - occhio di dio), la bellezza della complessità che si fa sintropia del Caos o ordine delle diversità, che è l'ordine di tutto l'insieme, come può esserlo:
Sul piano delle etiche (il plurale è conseguenziale alla difformità di visione), prima ancora che su quello delle economie, si giocano le scelte fattuali che aprono alle dittature o alle democrazie, agli accaparramenti e alle generosità, in virtù del modo stesso con cui l'osservatore disegna la sua rappresentazione del reale:
L'osservatore nel silenzio della coscienza decide se aprire ai si o ai no delle molteplici possibilità di risposta. Non sempre l'operazione è semplice, a volte c'è una zona d'ombra che si fa incertezza decisionale, e, quando si creano le aree di buio, zone grigie del non sapere come rispondere, solo allora, egli è chiamato a confrontarsi con la vita nel suo insieme tutto e a saper compiere un salto di lettura, aprendo uno spaccato altro di trame di possibilità:
Tra il credere o il non credere non c'è un taglio netto, ogni scoperta, dalla più elementare alla più elaborata, richiede un atto di fede e ogni atto-fede è un flettere il ginocchio alla grandezza della vita (unica e sola realtà a cui si deve tale atto) che si fa matrice della storia, lato silente e nudo dell'essere che diviene in uno stato di eterno presente.
L'Essere presente implica l'essere co-cosciente alle dinamiche di tutto quell'insieme che diviene, e allora si può comprendere il dolore nella mente di un Vincent Willem van Gogh, definito pazzo da “uomini grigi” che in quei quadri non videro la bellezza degli aliti vitali, ma il pericolo di uno sconvolgimento di ordini prestabili e fissati come in una fotografia una volta per sempre. Solo così si possono spiegare i perché della carneficine fatte, in nome dell'autorità costituita o della divinità, assunta a schiava di una fazione:
Ogni idea è un'apertura di spazio che fa gemmare l'immagine-parola nuova, non importa l'impatto che essa avrà nella sua compagine epocale, ma non potrà più tornare nel vuoto di conoscenza. Se contrastata, sarà verità dormiente che saprà aspetterà, come un seme, il nuovo osservatore che la riprenderà e la intesserà in una nuova compagine più accogliente, donandole quella dignità, negatagli dalle menti ingrigite nelle ovvietà dei significati scontati. Si spiegano così le andate e i ritorni delle tirannie e delle democrazie, delle crisi e delle esplosioni di libertà che aprono alle molteplicità delle forme.
A conclusione si può comprendere come la vita, vista da una prospettiva di finestra ad apertura massima, richieda un apprendistato per prendere forza da un afflato-respiro che faccia sentire co-presenti nei nodi-fatti delle dialogiche, a tempo o:
Solo quando le visioni si fanno chiare e il futuro si rende res nota, le scelte possono farsi ponti di vita. Ogni scelta apre il frattale-spugna dell'etica, per cui si mostrano le possibilità di ampiezze di futuro, intorno alle tre coordinate:
Ad ogni scelta si lega un filo di utile e quell'utile è un nodo di bene individuale, sociale e universale, le differenze nascono dall'apertura della lente-finestra cognitiva che può essere a breve, a medio o a tutto raggio, ogni apertura dà una differente inclinazione al ragionamento sui:
Ogni uomo vivendo la sua storia, che è solo sua, decide momento per momento in quale apertura temporale spendere la sua scelta che una volta fattasi evento, resterà a testimonianza del suo passaggio nella vita e del suo compreso.
© 2013 - Antonia Colamonico
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iOggi i fisici cominciano a parlare di una forma di suono del vuoto-pieno quantistico, come un ritmo impercettibile che rende vitale il campo virtuale sospeso alle possibilità di prendere una forma-casa storica, nel mondo dei reali. Essendo la materia oscura la quantità più abbondante dell'Universo, allora l'idea di essere avvolti in un ritmo celato rafforza l'immagine di un dio-mamma che si fa culla-grembo della vita. Un dio che non ha volto e non ha nome, essendo la parte celata del manifestarsi della realtà. In tale essere uno spazio contenitore, a tessuto connettivo-poroso, esso rende coesa la vita con le multi-forme e i muti-spazi che coabitano in ogni tempo 0 del presente. In tale essere t. 0, si fa l'altro volto della della stessa umanità-mondo che apprende ad essere un uno-tutto nella coscienza stessa della Vita. In tale essere insieme si edifica la Rete storica a nodi-fatti (A. Colamonico, Fatto tempo spazio. OPPI. 1993.) che rendono manifesta la dinamica del divenire. Ogni uomo può diventare l'osservatore, attrezzato da quello stesso codice-traccia informativo che lo costituisce, il cultore-mentore della vita.iiQuello che manca alle società maschiliste che aprono gli scenari di guerre e razzie etniche è l'esperienza dell'essere “utero” della vita. Aprirsi all'occhio al femminile della società è un salto di Civiltà, poiché si intesse nelle trame fattuali il lato accogliente e moltiplicativo della vita medesima. Tale limite gnoseologico è in parte perpetuato dalle stesse chiese e religioni che leggono il sacerdozio come prerogativa di classe-ruolo sociale e non come una “dimensione cognitiva” di attenzione alla sacralità del divenire, che emergendo da un “vuoto di lettura” imprime i corsi nuovi alla vita stessa. Leggendo in tale chiave: tutti sono chiamati ad essere sacerdoti-custodi del divenire, come le mamme che nel grembo apprendono il palpitare della nuova creatura.iiiE. Marconi. Spazio e Linguaggio. ed. PPL. Milano, 1990.iv In Biostoria (A. Colamonico, 1998.) la parola si colloca come particella topologica che costruisce gli spazi non solo dei significati, ma delle medesime capacità logiche, immaginative e osservative del pensiero umano, permettendogli l'azione d'esplorazione del mondo, per cui “... Il segno-eco-parola è l'anello di congiunzione tra passato-futuro, in quanto permette il generarsi di quel lampo di luce che diviene il nodo-sinapsi di collisione-fusione tra l'esterno e l'interno, tra il piano osservato e quello osservatore, tra il prima e il dopo, tra l'apparire e l'essere... La parola assume in tale prospettiva un ruolo biostorico determinante, sia sotto il profilo socio-culturale e sia sotto il profilo etico-politico. Le società povere di parole-verbi si presentano povere di risposte-azioni di futuro. Le società che avranno sviluppato dei codici meno articolati e complessi saranno le più soggette ad una morte culturale che potrà, alla lunga, a tradursi in una morte anche biologica...” (p. 66 - A. Colamonico, Biostoria., op. cit. 1998.). Si può comprendere come sia funzionale alla vita di un Paese, investire nella formazione culturale delle nuove generazioni.vDa A. Colamonico. Il Grido. Folata di pensieri in forma scomposta. 2° Ordito – Giulia. © 2011. https://sites.google.com/site/ilgridoantoniacolamonico/romanzo-il-grido/2-ordito/2-o---giuliaviDa A. Colamonico. Ordini complessi. Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a 5 dimensioni. © Il filo, 2002.vii Aver scoperto la dislessia come una forma di diversità delle funzioni cerebrali, ha aperto una nuova interpretazione dell'errore di scrittura, che non è un fatto di negligenza (poca applicazione del soggetto-alunno), ma un fatto di “strabismo” cognitivo che ha in sé un fascino, rendendo i soggetti più predisposti ai salti logici che aprono gli scenari nuovi di conoscenza; tanto da essere definito un fattore di qualità, del genio. Uno tra tanti A. Einstein. Si coglie come possa cambiare la valutazione e quindi la rappresentazione mentale del significato, se si è al MIT di Boston dire che si è dislessici è un pregio; ma dirlo alla maestra di vecchio stampo è un difetto-malattia. Sulla tolleranza della diversità si tasta il polso della democrazia di una società. Nelle società antiche addirittura tali bambini erano derisi e messi in castigo (ce n'era tutto un catalogo) perché “pecore nere” del buon nome delle docenti. In nome del “buon nome” o meglio della rispettabilità del nome, quante guerre e quante barbarie sono state fatte, tutto perché non si era sviluppato quel lato materno della storia che accoglie tutti e tutto, senza costruire gerarchie di valore.viiiA. Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. Op. Cit. In World Futures. 2005ixB. de Finetti. Matematica logico intuitiva, p. 256. Cremonese. 1959.xB. de Finetti, Matematica logico intuitiva, p. 261. op. cit. 1959.xiA. Colamonico. Biostoria, op. cit. 1998.xiiIl Matematico italiano Brune de Finitti ha introdotto l'aspetto soggettivistico nel calcolo delle probabilità, per un approfondimento: B. de Finetti. Problemi determinati e indeterminati nel calcolo delle probabilità, in Rendiconti dell'Accademia Italiana dei Lincei novembre, 1930 - Fondamenti logici del ragionamento probabilistico, in Bollettino dell'Unione Matematica Italiana, anno IX, dicembre, 1930.xiiiA. Colamonico Alla palestra della mente: Costellazioni di significati per una topologia del Pensiero Complesso, op. cit., 2006.xivA. Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. Op. Cit. In World Futures. 2005xvA. Colamonico. Tatto Tempo Spazio, op. cit. (introduzione). 1998.xviLibro con marcello.xviiA. Colamonico. Ordini Complessi, op. cit. 2002.xviiiA. Colamonico Alla palestra della mente: Costellazioni di significati per una topologia del Pensiero Complesso, op. cit., 2006.xixA. Colamonico, Fatto tempo spazio. op. cit. OPPI, 1993.xxNel testo biblico si precisa che” In principio”, cioè subito Dio creò l'uomo, principe di se stesso. In tale signoria di sé, sin dal primo impianto-presa di realtà l'uomo è libero di costruire la particolare angolatura del suo divenire. Interessante come alla parola “balìa” nel tempo, si sia data una connotazione negativa, oggi il termine viene inteso con una forma di scelleratezza, come un essere banderuola che gira in balia, appunto, del primo soffio di vento, senza alcuna forma di controllo. Il termine (francese antico) era usato nel tardo medioevo, per indicare alcune forme di libertà-autorità di cui godevano alcuni Comuni, nei confronti del Signore del territorio. L'evoluzione delle Signorie in Monarchie, deteriorò i rapporti tra il potere centrale, sempre più autoritario, e le autonomie locali, per cui alla signoria-libertà del singolo, si diede una sfumatura di negatività, di scelleratezza, ancora presente, come una pretesa insana, destabilizzante dell'ordine costituito. Non è difficile comprendere come nel corso della storia via, via che si creano gli assolutismi con le connivenze di potere, si generi una crescente forma di intolleranza e nel contempo di sudditanza, per cui le libertà dei singoli sono immolate sugli altari delle patrie, in nome di un controllo voluto da Dio-padrone”. Si pensi ai tribunali di inquisizione e alle epurazioni etniche, in nome dell'ordine. L'ambiguità delle parole è intrinseca alla stessa costruzione del significato, effetto guanto (A. Colamonico, biostoria, 1998) che assume forma mutevole in relazione ai contesti storico-politici. La mutevolezza rientra nella stessa plasticità del significato che in sé non possiede un valore negativo o positivo, ma è la costruzione del periodo-contesto che dà la connotazione di senso. Essere consapevoli di questo, porta a sviluppare una capacità riflessiva sulla stessa topologia della parola per epurarla dalle incrostazione che ne inquinano il senso originario. Nel caso di balìa, non si dimentichi il termine balia, che indica una donna-nutrice addetta ad allattare. Ritorna così il significato celato di “mammana” che si è ritrovato nella maieutica Socratica. Nella parola “balìa” si rivela una venatura di dolcezza, nascosta nel testo biblico; Dio, da subito creò l'uomo libero, principe di sé, per cui ne consegue che, in nome di tale verità, nessun potere può ridurlo a schiavitù. La libertà è intrinseca allo stesso processo vitale che si fa madre della vita. Interessante è “liberare” le società, le economie, le religioni, i credi... dai sensi comuni che risentono delle manipolazioni epocali, per riportarli al primitivo afflato che ha preso casa nella coscienza del primo uomo, in tale caso il profeta, che isolandone il significato originario, ne ha colto l'abbaglio di verità:“Per comprendere una si fatta organizzazione necessita ritornare a quell'azione del partorire dal vuoto un pieno. Socrate ha introdotto accanto alla facoltà del ragionare, un elemento femminile, l'ostetrica, come l'abilità a saper come fare più spazio nel pensiero, per dare un luogo, un nome, un'identità ad una novità che all'improvviso appare: All'atto di nascita concorre una consapevolezza, valore aggiunto, il saper far nascere, come l'abilità di regia, di coordinamento e orchestrazione che si fa maestra-levatrice (mammana) del veder bene e dell'elaborare bene. In tale metafora viene velato lo scopo profondo dell'atto conoscitivo che dà alla virtù un indirizzo di amorevolezza, affidato alla figura femminile di una meta-mamma che sa come trattare il neonato nell'atto in cui prende vita. Platone giustificò la metafora dell'ostetrica riportandola all'attività della madre di Socrate, ma approfondendo meglio in tale sfumatura di significato si cela il lato gentile dell'etica. La ricerca della verità non deve essere un'imposizione, calata dall'alto della mente calcolante, facile ad irrigidisce in un senso chiuso di parola, ma un'inclinazione gentile di mente/cuore, che riesca a creare accordo tra le parti, senza ferire. Chi meglio di un “animo femminile” può compiere questa delicata azione di accoglienza e allargamento dell'orizzonte di significato! Spetta alla parte gentile del cervello, quella predisposta alla visione svolgere l'azione di concertazione tra i piani delle conoscenze, delle teorie, delle economie, delle politiche per rendere più umane quelle verità che con il processo dialogico vitale, sono emerse da quel buio cognitivo. ...”. (Da A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0, © 2011 https://sites.google.com/site/biostoria/home/campi/3---il-buio/3-p-2 ).xxi A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0 - L'accoglienza della novità. Il processo creativo e il dispiegamento degli spazi-tempi frattali. 3° Campo - I vestiti storici e le differenze di funzione negli orizzonti di letture. © 2012 - Il filo, Bari.Il vincolo storico è la chiave di lettura della relazione individuo/campo, con un approccio esplorativo biostorico, a cinque dimensioni di lettura, è in tale limite che si crea il bordo-confine che permette di attuare il rovesciamento del occhio-significato stesso, ad esempio, di creazione che da campo chiuso (essere) si fa un campo aperto (divenire) in cui ogni realtà dalla più piccola alla più complessa è chiamata a co-donare la sua quota di informazione al realizzarsi della vita. Personalmente credo che il paradiso e l'inferno siano in questa terra e in parte li costruiamo noi e, in moltissima parte, ce li fanno vivere. La morte è il tra-passo in un'altra dimensione e noi tra-passiamo o sotto forma di luce o di buio, in relazione al bene informativo che avremo saputo e voluto immagazzinare e implementare nella spugna della vita. La morte è, dunque, una "porta-finestra" che apre o alla luce (dio-mamma-utero) o al buio, campo del nulla eterno. Una cosa è certa che ognuno troverà quello in cui avrà creduto e per cui avrà vissuto. Poi tutta quella rappresentazione di diavoli e di draghi, altamente medievale, è solo una iconografia che era stata funzionale all'arte dello spaventare e tenere buone le "anime" in un periodo di grande barbarie storica. Con questo non voglio dire che il male non esista, anzi c'è e come, e noi lo implementiamo ogni qual volta diamo spazio alle "malignità (- dignità) storiche", essendo sempre posti di fronte alla scelta. Ogni scelta è una gemma-seme che si apre alla cresta di effetti futuri che imprimono sempre nuove scelte e ogni singola scelta è un'opportunità nuova al bene. In tale dinamismo dei fatti, ogni uomo è responsabile delle quantità di bellezza e di bruttezza che saprà imprimere nella Storia, aprendo o al vuoto o al pieno di spugna. Ogni vuoto è un bene che avrebbe potuto prendere realtà; ogni, vuoto è una negazione di cittadinanza. Tutti sono posti di fronte alla privata coscienza che sa assolvere e condannare, - 2° livello della coscienza, direbbe Socrate, che fa essere, osservatore dell'osservatore - permettendo di virare e rimediare all'errore. Quello che conta è solo, e solamente, la logica del "cuore", e come sostenne il grande P. Pascal, colui che ha aperto all'infinito matematico: tra il credere e il non credere è più conveniente credere e, dunque, io credo! L'autrice.
(da Antonia Colamonico, Ordini complessi. Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo. Bari, 2002. Terzo Campo, pp. 72-75)
La dinamica storica può essere definita un processo d'emancipazione continua che produce spazi-tempi-fatti sempre nuovi. L'emanciparsi è un'azione di isolamento da un tutto, ad esempio la stella si pone come diversità nei rapporti della sua galassia, nell'attimo in cui si emancipa da essa e assume una vita propria, pur restando in rapporto di dipendenza col tutto che la contiene.
Il processo di porsi, isolandosi, è l'atto di nascita che segna l'inizio di una differenziazione che lascerà un eco-storico, in quanto ogni evento è, anche, un segno (traccia) del suo passaggio. E in tale impronta che rimane si può parlare di permanenza del divenire storico.
In una visione biostorica di un universo che pulsa e vive (bios = vita) è interessante cercare d'indagare come l'uomo, pur essendo in relazione con il tutto, possa differenziarsi in un io che si afferma come identità:
Questa è la constatazione che permette di essere consapevoli di porsi, pur nel limite della propria esistenza, come un altro nel tutto.
Il porsi (posizionarsi dentro) è un atto di appropriazione di spazio-tempo-fatto che si struttura su più piani:
L'insieme fisico-bio-mentale-sociale costituisce l'assunzione del proprio stato o topos storico:
L'appropriazione della propria storicità permette di riconoscersi e di differenziarsi dal fuori luogo o oltre il luogo, inteso come le alterità fisico-bio-mentale-sociali che si pongono a margine dell'io. In tale percorso di riconoscimento, il soggetto lettore-attore-abitante si apprende come un oltre ed impara ad evolversi, acquisendo informazione-conoscenza.
La conoscenza è la consapevolezza della propria emancipazione-libertà:
Il processo di conoscenza è intrinseco alla vita:
L'apprendimento è lo stesso processo vitale che permette le realtà biostoriche, certo l'idea di un fiore che apprenda ad essere fiore o una roccia, roccia, potrebbe far sorridere gli scettici che si definiscono razionalisti; ma se si legge in chiave sintropica il processo vitale, quale movimento organizzativo in cui le diversità imparano a coabitare, si può comprendere come anche un fiore impari ad interagire, come fiore, con l'aria, con il vento o una roccia o come una roccia con l'acqua con il terriccio, il seme. Proprio da tali co-inter-azioni nascono gli ordini complessi.
La capacità di intervenire sul processo di assunzione del luogo da parte del soggetto lettore, dunque, è un apprendere a vivere, inteso come un imparare a misurarsi con i vincoli fisico-bio-mentali-sociali dei non io. Volendo usare una metafora l'atto di assunzione del proprio topos è uno spogliarsi degli altri topos, come un io che emerge dai fuori io; in tale atto di emancipazione, costruisce la sua libertà di visione-scelta-azione:
Essendo un atto personale, intimo, privato le possibilità di ampiezze degli spazi io-habitat saranno in stretto rapporto con la capacità elaborativa della coscienza.
La costruzione dell'io-habitat, come azione d'emancipazione del primo dal secondo, può portare a tracciare più visualizzazioni che sono le carte topologiche della Realtà e saranno queste le mappe che permetteranno all'io di muoversi ed intervenire sullo spazio tempo.
Le carte di realtà potranno essere pressoché infinite e ognuna oltre a prestarsi a degli studi di intervento sulla stessa Realtà, darà corpo a delle differenti visioni dello stesso oggetto reale, isolato:
Tenendo conto che solo la visione è quella che realmente conosciamo, ne scaturisce che le diversità storiche sono solo modi di lettura relativi ad un medesimo oggetto che di fatto resta oltre l'azione dell'isolamento. Ogni modo si esprimerà con un suo linguaggio con una sua simbologia di significato.
Dato che i modi giustificano le tipologie di lettura, volendo ora, con un occhio biostorico provare a visualizzare il rapporto di relatività tra visione-realtà nelle scelte di senso, si può ipotizzare la dinamica neghentropica in bilico tra due tendenze massime, l'entropia totale e la sintropia totale, quale procedere verso la morte cosmica o la vita cosmica:
la Vita (di qui il campo biostoria: bios + storia = storia della vita1).
La finestra universo (apertura massima) di lettura si affaccia su queste due possibilità storiche che da sempre hanno affascinato l'umanità.
Considerato il fatto che l'uomo con la capacità neghentropica del suo pensiero riesce a risalire la sua ignoranza informativa, imparando a traslare, proiettare, associare, ruotare gli echi storici, si comprende come sia lui stesso a tradurre i quanti informativi in linee, simboli, punti, colori, immagini, scale valutative, concetti, teorie, azioni tecnologie, economie, codici.
Egli, in equilibrio tra l'ignorare e il non ignorare (vuoto/pieno di spugna), commina continuamente un po' verso la morte e un po' verso la vita, come un ubriaco che barcollando, va lungo il bordo del marciapiede, tendendo verso la perdita d'equilibrio/l'acquisto d'equilibrio. L'io osservatore, così facendo, destruttura/ristruttura la sua personale visione storica, fatta di nulla/tutto, di ombre/luce, di vuoti/pieni, di certezze/incertezze, di paure/serenità.
Ed è nella relatività della sua condizione che la mente può aprirsi a soluzioni nuove.
È bene sottolineare che la particolarità strutturale dell'occhio-mente umano, consiste proprio nel riuscire a strutturare spazi-vuoti e spazi-pieni, di conseguenza il vuoto-pieno è più legato alla sua peculiarità percettiva-elaborativa che alla realtà del campo che di fatto sfugge nella sua essenza all'osservazione.
In tale limite sensoriale gli permette di visualizzare le figure dell'universo, di cogliere gli spostamenti e i cambiamenti, di attribuire i nomi-sensi; ma, in realtà, nessuno può garantire se la realtà osservata, così come si pone agli occhi umani, sia la vera struttura del reale:
Molte sono le domande che il soggetto osservatore si pone sui grandi temi, ontologici, e sulla diversità del contemplare o la morte o la vita.
Per comprendere il significato funzionale del ricercare è interessante riflettere sulla particolarità del sistema organizzativo della conoscenza, partendo da una riflessione elementare:
La risposta è ovvia:
Non cogliendo le forme elaborate dalle sue stesse peculiarità sensoriali, egli visualizzerebbe nel primo caso il vuoto o l'assenza o la morte; nel secondo il pieno o presenza o vita, come una galassia di segnali in movimento, quali infiniti punti luminosi che guizzando si toccano e si informano tra loro.
Sia nel primo caso, sia nel secondo, non si potrebbe parlare di corpi/sfondi, di individui/campi, di soggetti/oggetti. Tutto resterebbe informe e privo di un contorno corpo, solo che nel primo caso si visualizzerebbe il buio fitto, nel secondo la luce abbagliante; come un negativo/positivo di immagine.
In un universo storico così visualizzato non ci sarebbe spazio per edificare il divenire, invece nella realtà storica l'uomo, essendo in bilico tra le due tendenze ed essendo malato di cecità, può egli stesso aprire la mente ad un orizzonte possibile di azione; in tale possibilità edifica la sua libertà.
L'occhio uomo costruendo la sua lente-finestra sul campo universo, può, da se stesso, disegnare le visioni e le forme complesse:
L'io, come l'ubriaco, vive non in uno stato di assolutezza, bensì di alternanza, di gradazione, di variazione, come fasi di scetticismo e fasi di ottimismo, ore di incredulità e ore di fiducia; tutto in relazione alle zone ombra/luce della realtà percepita, degli stati emotivi sviluppati, degli echi storici isolati, degli effetti prodotti.
Alternanza che non è solo dell'io individuale, ma anche di quello collettivo o sociale, cosmico. In tale bipolarismo morte/vita si può intraprendere un percorso di miglioramento.
Si può dunque definire il sistema neghentropico di conoscenza dell'uomo come un sistema organizzativo a tre elementi; l'occhio uomo-il nulla-il tutto, definendo per:
Si può così cogliere come l'uomo giocando tra le tre possibilità, possa di fatto riuscire a valicare i limiti del suo stesso essere nel cosmo. Imparando ad interagire con la vita e con la morte- Egli rende le sue azioni soggette a possibile correzione storica. La reversibilità dei processi, presuppone il ribaltamento dei sensi-direzione, in tal modo si possono fare spazio, acquisendo storicità, le nuove visioni, le nuove geometrie, le nuove dinamiche.
Non spetta all'io dimostrare l'esistenza effettiva o del tutto o del nulla, in quanto egli è un sottoinsieme universo, cioè un contenuto che non può contenere un contenitore, quale insieme più grande di lui; ma egli può, con un gioco di probabilità e di proiezioni, muoversi verso forme (+ o -) vitali/mortali.
l destino dell'uomo è proprio in tale stato di bilico tra la morte e la vita e in tale condizione edifica la sua libertà ideativa, sensitiva ed organizzativa che diviene la sua storicità:
Gli studi sull'entropia d'altro canto sono una dimostrazione dell'operatività umana, infatti se da un lato è possibile definire il degrado di un sistema, come perdita irreversibile di parte di energia, dall'altro si può intervenire su di esso, attraverso la misura del degrado e da questa isolare l'azione di correzione.
Solo la misura dell'entropia può permettere di diagnosticare lo stato di salute di un processo sia esso politico, sociale, fisico, culturale, biologico, mentale, economico, finanziario. Con tale diagnosi, giocando con le probabilità si può correggere una tendenza negativa in una positiva, indirizzandola verso un futuro di vita.
Da un punto di vista, però, della convenienza storica, la dipendenza dello sguardo esplorativo dal nulla o dal tutto non produce il medesimo grado di benessere. Nell'azione della correzione del degrado, il Nulla produce rassegnazione fatalistica (+ entropia) che aumenta l'entropia; il Tutto (- entropia) una voglia di reagire, di credere, di sperare; ed è questa la molla interiore che fa scattare il processo di illuminazione (gemmazione) delle idee.
Solamente un accumulo di conoscenza potrà portare a sottrarre quantità di entropia; al contrario misurandosi con il nulla, si rinuncerà a conoscere e ci si perderà in un niente informativo, sommando degrado a degrado. Si spiegano così le ombre di uomini, di culture, di etnie che, di fronte al malessere delle loro economie di vita, hanno risposto con la rinuncia a conoscere:
L'io si può porre come l'altro giocatore di quella partita che è chiamata il vivere, solamente scegliendo di superare il fatalismo nichilista e deleterio. Questo conduce al nulla del significato della vita e al nulla dell'azione, come destino, inesorabile legato ad una forza, che seguendo la sua onda, tende a dissolversi. Nasce così l'inerzia o l'inettitudine dell'uomo che rinunciando alla Vita come valore cosmico, finisce con il perdersi. Il credere nella presenza di un campo informativo tutto e eco-inter-agente, si può attuare a ribaltare i significati, a trasferire le rilevazioni, ad annodare tutto quanto il sapere in una grande rete informativa a più livelli di ordini.
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© 2013 - Antonia Colamonico
da BIOSTORIA (Biohistory of Knowledge) - Lettura della dinamica della vita
sabato 27 dicembre 2008 - Antonia Colamonico
Il processo di gemmazione di un sistema storico può essere letto, in chiave biostorica, come una dinamica a due poli (-/+), che costituiscono l’area-confine dello stesso processo evolutivo. Secondo una lettura ugualitaria, il polo positivo è uno stato di democrazia, quello negativo di oligarchia-tirannia (queste due si pongono insieme poiché per esserci un tiranno, necessita un gruppo egemone che lo sostenga).
Ogni organizzazione socio-politica può essere letta come una forza-spinta che tende verso un grado chiaro d’ordine, l’ordine va interpretato come la capacità di lettura, funzionale al mantenimento dello status/funzione dell’intero sistema.
Ogni società, vista come organismo vitale, tende verso un’area d’equilibrio (+ vita), fragile per definizione, poiché soggetta a delle spinte contrarie che tendono ad evolvere il sistema verso gradi meno chiari di tirannia/democrazia.
È importante comprendere che in una logica biostorica ogni concetto ha un duplice senso-direzione che indica il sé e il contrario di sé. Cercando di essere chiara, ad esempio il periodo storico a cui si dà il nome di Restaurazione (1814-1848), implica nella sua stessa definizione l’accettazione del suo contrario, il Risorgimento; infatti non si può parlare dell’uno, senza simultaneamente definire l’altro, per cui Restaurazione/Risorgimento sono come il risvolto di una medesima moneta. Questo serve per comprendere il coabitare delle spinte che tendono a creare i gradi differenti di democrazia/tirannia. Le spinte sono i giochi d’interesse che vengono attuati dai soggetti storici che di volta in volta abbracciano un’idea, vista come una proiezione di sé nel futuro, e ne avversano un’altra.
Se la proiezione di sé, come identità individuo-classe, è la molla delle dinamiche economico-politiche allora è importante studiare le utopie interne agli individui-classi, per comprendere i livelli di democrazia/dittatura in cui andranno a cadere le azioni storiche.
Cercando di semplificare con un esempio, si pensi alla Carboneria che si consolidò ed esplose nel 1820-21, a soli 5 anni dalla chiusura dei lavori del Congresso di Vienna. Le logiche degli stati assoluti avevano imposto di far riassorbire le spinte rivoluzionarie giacobine, seguite agli eserciti francesi, con una politica di repressione che doveva soffocare ogni velleità di innovazione, infatti fu creato l’esercito della Santa Alleanza. In tale momento di riequilibrio delle vecchie oligarchie, gli interessi delle nuove realtà economiche e sociali che avevano trovato giovamento dalle politiche napoleoniche, si compattarono, come chiodi con una calamita, intorno all’idea di una rivoluzione che facesse saltare i vecchi privilegi.
Osservando bene, la logica degli eventi, che fa da sfondo alle dinamiche socio-politiche, è fortemente condizionata dalle visioni di futuro che ogni individuo-gruppo elabora intorno a sé. L’essere un borghese o un contadino o un aristocratico… implica un modo difforme di proiezione-visione di sé, nello spazio-tempo. Non solo, ma implica pure una differenza valutativa degli stessi eventi:
Ogni visione implica un personale giudizio storico per cui ciò che è giusto per taluni, è ingiusto per altri. Anche il giusto/ingiusto è quindi una concettualizzazione ambivalente.
Allora se si volesse agire sulla permanenza di un equilibrio storico, bisognerebbe agire sul consenso, per cui sia una tirannia che una democrazia, per perdurare nello spazio-tempo, necessitano di un consenso ampio. Ma il creare consenso passa per la capacità a saper allargare la visione utopica a più sfere socio-politiche. In questo gioco di allargare/restringere i campi del consenso, le tirannie tendono verso le democrazie e le democrazie verso le tirannie.
Esiste un spazio-tempo topologico che crea il ribaltamento del significato. In questo momento storico, in Italia e non solo, si sta assistendo al rovesciamento del senso comune di visione storico-politica, come la fase in cui in una forma topologica il dentro si fa fuori e il fuori si fa dentro. Per cui la democrazia si fa dittatura, poiché con la crisi economico-finanziaria in atto, la leadership, avendo paura di perdere le molteplici libertà economico-sociali, mette in campo una serie di restrizioni che creano per gli altri i vuoti di spugna e per sé, i pieni di spugna. La situazione nel complesso è grave poiché la storia insegna che dal vuoto prende corpo il nuovo che, nel tempo pieno della storia, come in un sol colpo, cancella il privilegio e crea l’ordine nuovo.