Data pubblicazione: 6-feb-2013 9.17.34
L'appropriazione di conoscenze può essere definita un processo d'illuminazione che produce i lampi di luce nelle sfere della mente, tradotti poi in bisogni, valori, visualizzazioni, emozioni, codici, azioni. La luce, quale processo biochimico e fisico insieme, produce consapevolezza, creando le visioni di certezze, spendibili in ipotesi di futuro. La visione, quale chiarezza, equivale al sapere come rispondere alle perturbazioni di campo; al sapersi muovere all'interno degli spazi; al sapere gestire l'incertezza del vivere; al saper sistematizzare le informazioni. Mentre l'assenza di visione, quale ignoranza, è il buio informativo come il non sapere cosa fare, come agire, per cui ci si affida o al caso, processo per prova ed errore, o alla rinuncia all'azione.
Per questo si può parlare di due andature o velocità del processo di appropriazione del fatto-spazio-tempo:
Da simile mappatura a salti di chiaro/scuro, come si può facilmente osservare dalla mappa, il processo di appropriazione procede a singhiozzo, secondo congiunture negative e positive che segnano le fasi di perdita/acquisto dei quanti informativi della storia individuale, sociale, cosmica; tale bivalenza genera le implosioni/esplosioni di ordini di realtà.
La dilatazione /delimitazione dell'io osservatore-attore-abitante nello spazio con fasi alterne di luce/ombre si pone come forza organizzatrice in continua espansione/regressione che si apre/chiude alle sfere dei sentiti, dei vissuti, degli operati, degli appresi, dei condivisi, quale susseguirsi di dimensioni sospensive di sento-vivo-opero-conosco-dico che tendono verso un tempo passato-futuro. Da tale stato di tensione si organizzano gli spazi del ricordare, tempi dello ieri o del fattuale, e gli spazi del sognare, tempi del domani o del fattibile che a loro volta si intrecciano con lo spazio dell'essere. Il sento-vivo-opero-conosco-dico dello spazio-tempo reale si moltiplica così negli insiemi dei ricordi e negli insiemi di sogni, negli insiemi di luoghi-tempi passati-futuri; tutto questo insieme si può chiamare coscienza individuale, sociale, universale.
Per cui volendo tracciare in una carta, differenziandole, le tre linee evolutive dell'io soggettivo nel tempo-spazio si possono visualizzare le tre dimensioni che a volte o si confondono o si differenziano, costituendo gli stati chiaro/scuri della coscienza, intesi come un alternarsi di gradi di certezze/incertezze, serenità/ansia, gioia/dolore, coraggio/paure...
Ogni stato è un modo di percepire/percepirsi nell'interno della storia. Si spiegano in tal senso tutte le molteplicità dei modi di essere che non sono balzi di umore, limitativi della propria umanità, ma semplicemente i gradi di maggiore o minore appropriazione dell'io-habitat, a seguito dei differenti stadi dell'acquisto/perdita di organizzazione.
Tale processo di appropriazione si può chiamare processo di apprendimento che traduce i segni-echi in presi informativi che daranno corpo alle idee e ai sensi di azione, quali ipotesi di risposte che memorizzate diverranno le ideazioni e le sensazioni.
Le ideazioni-sensazioni costituiscono i nodo-sinapsi della rete immaginativa/attuativa. Essi, come lampi luce di esperiti/esperibili, sono quantità/qualità informative di senso che veicolano, indirizzano la comunicazione tra l'io e l'habitat, tracciando le linee di percorso, attualizzando la realtà.
I percorsi di passati-futuri costituiscono i vincoli dei presi informativi, quali scale valutative di senso che legano gli spazi del ricordo-sogno-realtà dentro/fuori in immagini significanti stati di valore con gradi di più o meno benessere/malessere dell'io e del campo. Il definire le scale di bello/brutto, armonico/disarmonico, bene/male, grande/piccolo, giusto/ingiusto, sano/malato, corretto/scorretto, legale/illegale... permette i giochi di gradazione che l'occhio lettore di volta in volta costruisce per muoversi nello spazio e muovendosi co-edifica la realtà. Ad esempio l'occhio-mente nella sua elaborazione impara a distinguere i tempi in: