L'intelaiatura della vita:
Sant'Agostino definendo il tempo, ne Le confessioni, ha evidenziato il suo carattere sfuggente:
"Allora che cosa è il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più".
Proprio isolando tale difficoltà, egli ha sintetizzato tutto il limite cognitivo dell'uomo che, nell'azione del ricercare definizioni generali, resta circoscritto a giustificazioni particolari, legate alle inclinazioni soggettive di dicitura e di mappatura di una realtà che trasborda i confini dello sguardo:
La conoscenza è un dare l'abito (status di abitante spazio-temporale) ad un "quid" che assume la connotazione di senso-valore, circoscritto alle lenti-carte-scale cognitive e alla finestra-campo di lettura.
Ponendo il limite-contorno al sapere umano, Agostino ha dato, inconsapevolmente, una forma topologica alla dimensione temporale, definendo la particolare struttura a svincolo-nodi del contatto tra il tempo vitale (t. vissuto in ogni tempo 0) e il tempo compreso (t. immaginato-ricordato).
Ogni avvistamento (azione del vedere) fa inglobare nella coscienza dell'osservatore i differenti campi-finestre e trame-reti delle aree dell'ora-adesso e dello ieri-domani, relativi sia alla dimensione dell'io-sé e sia a quella del mondo-altri. L'azione dell'apprendere la realta a doppio verso io-mondo, crea nel pensiero una molteplicità di territori (topos), proiettabili nello spaziotempo, funzione multi-proiettiva, come tante immagini su di uno schermo che, a differenti aperture-videate (le finestre storiografiche), rendono possibili i percorsi di conoscenza che daranno lo spettro-visione alle azioni di risposte storiche:
Ogni singola coscienza è la memoria storica che indirizza i versi di lettura della realtà. Nel viaggio nella vita, la coscienza soggettiva decide, arbitrariamente, d'indirizzare la sua attenzione o verso il mondo o verso il sé e, in tale capacità a volgere lo sguardo, mette in luce un'area della forma vitale e automaticamente in ombra un'altra zona, in relazione ad una molteplicità di stimoli percettivi che svolgono la funzione di ordinatori sensoriali di esperienze fattuali-fattibili.
Si può parlare, in tal senso, di un costruttivismo soggettivo storico-epistemologico che vede lo stesso osservatore (ogni uomo) coinvolto nell'azione di lettura-definizione, in quanto ogni indirizzo-verso dello sguardo-mente vincola insieme, l'osservatore-soggetto e l'oggetto-osservato, nella carta-definizione che è il risultato della ricerca di un particolare significato:
Non si possono massificare le scelte-risposte di azioni, senza svuotare di significato storico le dinamiche vitali, in ciò si può leggere la gabbia cognitiva delle "società di massa" che ha de-personalizzato le risposte, rendendole copie standardizzate di modelli astratti privi di identità concrete (le ideologie e le mode).
Nella perdita d'identità singolare si smarrisce lo scopo vitale della dialogica individuo/campo e di riflesso della capacità proiettiva dello sguardo-mente che si modella, uni-formandosi, al ristretto consumo dell'attimo, perdendo così la profondità elaborativa e proiettiva dell'immaginare, con relativo depauperamento della spugna del pensiero (vero stato di povertà).
Tutte le singole risposte, dalla teoria scientifica più ricercata, all'espressione artistica più raffinata; dall'azione più nobile, a quella più deprecabile, sono una ricerca privata di un soggetto lettore-attore-abitante storico, delimitato in una nicchia particolare di spaziotempo, che ha dato la sua versione-inclinazione alla dinamica degli eventi, che prende visibilità (oggettiva nei fatti) in una data azione o in un certo scritto o in una precisa dimostrazione o in una evidente scoperta o in un particolare manufatto...
Ne consegue che il soggettivismo significante si evolva in oggettivismo significativo, ma solo nella dialogica tra osservato-osservatore-osservazione. Si comprende come in una partecipazione attiva del soggetto storico, non tutte le risposte storiche possano essere trasferibili e quindi perpetuabili, in nome di una validità oggettiva, svincolata dall'individuo e dal campo che le hanno immaginate-attuate.
La risposta storica è un “fatto-evento” che lega quella particolare nicchia storica (databile e collocabile) al suo privato soggetto (nominabile) che l'ha compiuta e in tale unità mente/campo sono un uno/tutto irripetibile:
Il passaggio-viaggio è un concetto chiave per leggere il divenire della Storia; tutti i soggetti storici consumano Tempo, e nascendo e morendo, tale consumo è un attraversare la vita, imprimendone la forma( plasticità).
Ogni soggetto costruisce, nel gioco di stimoli-sguardi-significati-rimandi, la privata spugna mentale che è la mappa di proiezioni di realtà oggettiva a doppia polarizzazione io-mondo, incidendo così con il privato valore-indirizzo il fluire della vita e imprimendo i personali gradi di chiaro/scuro ai sensi del sé e del mondo che resteranno per sempre influenzati:
Nell'essere sempre presente a sé medesima la coscienza esperienziale, come la spugna naturale nel suo habitat marino, elabora in simultanea i significati-nome, gli spazi-forma e i tempi-durata relativi ai particolari quid-res storici avvistati che, assumendo presenza e connotazione di reale nel tempo 0, si imprimono nella memoria come “echi informativi”. In tale capacità recettiva la coscienza svolge l'azione di antenna-precettiva di segni vitali.
Gli stessi studi scientifici, oggi, indagano sulla forma del DNA e iniziano a isolare in essa una funzione di antenna, quale orecchio in ascolto, in grado di facilitare l'interazione dell'individuo-storico con il suo habitat-nicchia, al di là della stessa struttura bio-evolutiva di specie. Proprio in tale “abilitazione all'ascolto” di echi di campo si può parlare di apprendimento intrinseco all'intero processo vitale che rende ogni soggetto, di ogni livello-nicchia storica, attento ai segnali che poi dovranno essere decifrati e collocati, secondo i privati linguaggi, in un particolare senso-direzione evolutivo, indipendentemente dalla appartenenza al regno animale o vegetale o minerale o se particella o onda o altro:
Osservando il processo storico come un corpo a uno/Tutto emerge una forma di consapevolezza universale, a campo allargato, che rende possibili le evoluzioni tutte, pur nelle particolarità locali. Tale in-formazione silenziosa, come una grande coscienza-memoria madre (il Tutto della rete) dà il via alle direzioni-verso del differenziarsi delle memorie a figli di realtà (l'uno-nodo), in grado di apportare, ognuno, una particolare novità ed eccezionalità.
La possibilità a rispondere, individualmente, agli stimoli informativi del campo, da un lato svincola la realtà da un meccanicismo automatico in cui tutto si ripete secondo canoni ben formalizzati "struttura a orologio" (K. R. Popper) , dall'altro rende possibili le gemmazioni vitali diversificate (processo moltiplicativo), essendoci la possibilità di una complessità di risposte particolari che legano, come in un abbraccio, ogni singolo individuo al suo spazio-tempo e questo a tutti gli altri spazio-tempo, per cui non si può più parlare di determinismo storico essendoci una soglia di libertà, zona d'ombra di lettura, nei sistemi vitali, che rende non scontate le dinamiche future, gli "effetti farfalla" (Edward Lorenz).
Ed in tale stato d'incognita i processi si legano (nodo-svincolo) alle variazioni minime di campo (l'effetto farfalla) che, amplificando e ramificando le forme con una complessità di risposte storiche, fanno del processo creativo un diveniente (colui che diviene) e non un già compiuto, come inteso nel meccanicismo ad orologio del paradigma moderno.
La vita vista dal di fuori (occhio eco-biostorico posizionato a punto infinito) assume un corpo-membrana, come sistema a uno-tutto di processo moltiplicatore che rende non finita e non scontata la creazione o se si preferisce le evoluzioni; in tale continuo rigenerarsi, il nuovo può prendere forma, manifestandosi come l'aspetto più importante del processo storico che ha inscritto, in sé, la partecipazione attiva di ogni singolo soggetto-creatura-antenna, quale contributo inalienabile e privato al divenire storico:
Se si prova a disegnare la dinamica relazionale dei campi individuo-vita, in senso lato, essa assume una forma a insieme unico di molteplici sotto-sistemi che possono essere percorsi solo lungo il bordo del contatto-adesso che ne segna, secondo per secondo, il perimetro esplorativo e come uno svincolo stradale apre a più possibilità di direzioni, così la percezione-lettura-esperienza apre la privata coscienza o verso il soggetto (il sé) o verso l'oggetto storico (il campo altro da sé), che si strutturano come due orizzonti informativi diversi in comunicazione tra loro.
La comunicazione è nello stesso processo storico, proteso alla dinamica del divenire. L'osservatore-soggetto uomo, in tale gioco di percezione-lettura-significato, si posiziona come un occhio egli in un 3° campo a punto infinito, esterno ai due mondi, in tale essere un al di fuori alla dinamica io/mondo può esercitare la scelta e proiettare come su uno schermo: il come, il dove, il perché, il quanto e il quando di ogni rilevazione e iniziare così a intessere privatamente le trame storiche dei suoi apprendimenti, instradandosi ora verso il fuori-mondo, ora verso il dentro-io:
Il sistema cognitivo che ne scaturisce è più simile ad una forma geometrica a frattale che ad una linea retta, così come fu interpretata dagli storici classici. Essi figli del loro tempo, infatti, lessero il gioco riflessivo di Agostino sul tempo, secondo una visione a geometria euclidea, per cui l'organizzazione della conoscenza fu immaginata come semplice successione continua di tempi-presente, quale semplice procedere dallo ieri, linearmente, verso il domani e su tale linearità uni-dimensionale di organizzazione si disegnò, definitivamente, la carta storiografica (C. Cellario 1634-1707) come una freccia-tempo indirizzata dal passato verso il futuro.
La trovata di una carta storiografica a linea retta rese possibile semplificare la gestione e l'organizzazione degli eventi storici, che, con un sì fatto espediente mnemotecnico, si poterono disporre in successione temporale, isolando delle relazioni di cause ed effetti che assunsero, sulla carta-mappa, delle precise collocazioni di derivate storiche. La retta, poi, si prestava bene ad essere successivamente scomposta in tanti segmenti-porzioni di linee-tempo, in cui era facilissimo poter raggruppare gli stessi eventi in sotto-periodi storici, dividendoli secondo le differenti epoche - Preistoria, Antichità, Medioevo, Età Moderna, Mondo Contemporaneo; Paleolitico, Mesolitico, Neolitico; Alto, Basso Medioevo..
Tale organizzazione è ancora riscontrabile nei testi scolastici, che mostrano una successione di date creando di fatto una rigidità mentale a cause-effetti(occhio uni-direzionale), che svincolano le interpretazioni storiche dal punto-posizione dell'osservatore-narratore, come se egli fosse un occhio indifferente agli orizzonti di lettura che egli stesso si dà:
Tale linearità organizzativa non fa visualizzare, ad esempio, i legami d'interdipendenza (effetti di ritorno delle azioni) tra l'individuo e il campo che insieme azionano la dinamica storica degli spazi-tempi-fatti, in relazione alle singolari esperienze, che rendono discutibili (soggette a più livelli-strati interpretativi) le attribuzioni di cause-effetti:
Gli storici così facendo, inoltre, finirono con lo svincolare il tempo dallo spazio che, rappresentati come due realtà indipendenti, cessarono di essere vincolati con le influenze reciproche sui fatti, sino a quando A. Einstein non introdusse il cronotopo.
Perdendo la reciprocità d'insieme sistemico, come ricaduta sul cervello-mente, si ebbe una fissità cognitiva (forma regressa di pensiero), infatti il limite di una tale organizzazione della conoscenza storica è nell'educare l'occhio di lettura ad una forma d'egoismo storico, in quanto non essendo possibile leggere gli effetti di ritorno delle azioni personali, il pensiero si localizza su una sola area d'osservazione, relativa al sé-classe sociale e su un unico livello evolutivo l'agente-gruppo storico di appartenenza:
Solo in una lettura “attenta al campo” si sviluppa un occhio-mente dialogico che sa vedere sé e l'habitat come un unicum che si evolve, insieme, vincolandosi nuovamente, sempre, come in un abbraccio vitale; modo di lettura questo, ad esempio, tipico delle società arcaiche naturali, attente alle dinamiche cicliche del ritorno delle stagioni con le produzioni naturali; modo di lettura quasi totalmente perso con il sistema industriale e il suo modello a catena di montaggio (il taylorismo), con la divisione a linea-sequenze dei compiti e con la standardizzazione dei prodotti, la massificazione dei mercati e delle abitudini sociali.
Da quanto sin qui detto si può cogliere come l'organizzazione delle carte di lettura svolga la funzione di spaziatura della stessa mente, per cui si genererebbe una forma di dipendenza tra il soggetto osservatore, il modello-idea elaborato e la tipologia d'azione costruita. Ritornando alla lettura agostiniana egli ponendo il nodo-contatto tra il dentro e il fuori, non vide una costruzione di linea-continua, ma una gemmazione a punti-vuoti adesso-ieri-domani che aprivano in lui spaccati-finestre di ricordi e di sogni che gli facevano percepire i mutamenti storici, pur nella consapevolezza della permanenza d'identità:
Leggendo con lo sguardolente biostorico la visione-sguardo d'Agostino, egli osservava un'esplosione di spazi-tempi che contornati da finestre tematiche, gli davano una struttura aperta di memoria storica, come tante stanze, una nell'altra, in cui egli si muoveva tessendo i sistemi di reti di senso che vestivano i ricordi e le aspettative-sogni di significati funzionali al suo stato di presente.
Solo accettando la funzionalità come lo scopo vitale, si rende coesa la coscienza che assume il ruolo di negoziatore degli stati di realtà, in ogni tempo 0 di presente.
Si può comprendere come assuma importanza il come si leggano e si organizzino le informazioni fattuali, lo storico ad esempio, oggi, non può più limitarsi ad una semplice narrazione di eventi (cronaca), ma dovrà assumere una meta-posizione ad occhio eco-biostorico, di tipo geometrico, per rilevare le interdipendenze tra il sé e il mondo, elaborando le proiezioni di relazioni tra fatti-idee-carte-bisogni-soggetti-agenti-occhio lettore-ricadute d'evento. Lo stesso dicasi per un fisico o un economista o un politico o... Tutti quanti dovranno imparare a sviluppare una chiara consapevolezza di essere, simultaneamente, osservatori di dinamiche e perturbatori di realtà in grado di rendere inevitabilmente vincolate e parziali le letture stesse e, in tale essere carte di possibilità storiche, ogni lettura assume una valenza storica di orientamento-riflesso nella complessità a multi-strato, a multi-verso e a multi-forma della vita. In tale consapevolezza del limite di lettura si crea la "tolleranza" storiografica che apre la mente alle logiche dell'alterità che amplificano le proiezioni di verità.
Solo sapendo indossare una lente cognitiva caleidoscopica a occhio eco-biostorico (occhio di mosca) si potrà essere in grado di scalare e relativizzare le letture in rapporto ai punti di vista, alle carte-mappe, ai fatti isolati e alle aspettative di lettura stessa che, come tante semplici collocazioni diversificate nello spaziotempo, potranno svelare il limite nelle produzioni fattuali delle società. Ogni limite poi si porrà come il punto di partenza per eventuali correzioni storiche, dato che mutando o ruotando le stesse posizioni-interpretazioni cognitive si produrranno altri modelli-carte di differenti dinamiche che diverranno abiti mentali difformi con relativi diversi giudizi storici:
Ogni limite, invece, è un confine valicabile che dà nuovo spazio ai non ancora detti-fatti dei modi possibili che entreranno, una volta attuati, a pieno titolo nelle costruzioni vitali.
© 2012 - Antonia Colamonico
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iSant'Agostino. Le confessioni, traduzione di Carlo Vitali, Rizzoli Editore, 1958.Indice saggio : Premessa Assorbire Il tempo 0 Trattenere La nicchia Riversare La Comunicazione Patrimonio Culturale Topologia del gioco
L’aver posto alla base della conoscenza biostorica un sistema articolato di parole-simboli-scale valutative, impone una riflessione sulle strategie di apprendimento che porteranno alle acquisizioni diversificate delle informazioni. Il discorso sul metodo di approccio al sapere diviene in un’ottica di gestione della complessità, uno dei nodi focali interno alle stesse strategie che si dovranno perseguire sotto i diversi aspetti socio-culturali.
La gestione delle informazioni non produce solo conoscenze ordinate, ma anche modelli comportamentali e attribuzione di valore-significati, in tale ottica necessita una riflessione non solo sul cosa produrre, ma anche sul come produrre abiti etico-mentali che siano in grado di garantire una crescita democratica.
La conoscenza, quale consapevolezza del ruolo biostorico, permette all’uomo di inserirsi da protagonista nella dinamica eco-sistemica del divenire. La scelta di una risposta al posto di un’altra assume un significato funzionale della massima importanza all’interno della stessa dinamica; infatti lo studio sull’effetto farfalla ha dimostrato che anche le variazioni minime, pressoché insignificanti, hanno un peso storico determinante, in quanto indirizzano il divenire verso un certo piano di domani che è consequenziale.
Il futuro è il risultato delle scelte passate, per cui è importante pesare il valore storico di ogni singola azione:
Il problema della capacità decisionale diviene, quindi, il nodo centrale per ogni singola società e lo scegliere significa imparare a dire un si e un no alle opportunità, ai vincoli, alle offerte, alle politiche. Significa insegnare ai giovani a saper esercitare autonomamente e consapevolmente la propria libertà a pensare, a fantasticare, a sperare, a sognare.
La libertà non è un semplice principio astratto, non è un’invenzione di un’élite intellettuale che nell’ozio ha maturato un bisogno aristocratico. Essa è il modo naturale o biostorico di espletarsi della natura nell’esistere:
Il processo vitale si auto-rigenera nell’esercizio della libertà di funzione degli stati dell’essere, esercizio che è alla base delle interazioni spazio-temporali. La libertà è nella molecola di addensarsi in un corpo di materia, è nel tessuto di costituirsi in un corpo di organi, in un concetto di organizzarsi in una teoria.
La libertà è il gioco della scelta, come capacità a dare senso significato alle azioni, da cui nasce la risposta di evento. Di qui la proporzione: - libertà : io = evento : spazio-tempo.
La risposta alle domande riporta nuovamente al problema del metodo, come le strategie da mettere a frutto per facilitare, al massimo, l’espandersi della forza autopropulsiva.
Una semplice visualizzazione deterministica, lineare ed univoca della conoscenza non è più idonea ad una struttura fortemente complessa come quella del Villaggio Terra-Cosmo; necessità una diversificazione degli approcci, delle metodologie, delle acquisizioni, dei lessici, delle geometrie, delle problematizzazioni.
I modi della organizzazione univoco-sequenziale di organizzare il lavoro e la conoscenza sono ormai inadeguati. Tale lettura su tempi lunghi, dovuta alla lentezza intrinseca alla dinamica dei sistemi passati, oggi risulta inefficace, per la forte accelerazione dei processi. La nuova struttura1, in grado di gestire e produrre la complessità delle informazioni, sarà, oggi, di tipo reticolare:
Una conoscenza reticolare è la più vicina alla stessa struttura biostorica della mente, in quanto una tecnologia o una scoperta o una idea nuova è sempre la risultanza della costruzione di una rete di connessioni tra l’io-habitat, quale legame contenuto-contenitore e l’uno è propulsivo all’altro. Ad esempio la razionalizzazione delle tecniche agricole è nata solo quando si è attuato un collegamento tra: occhio-fasi luna-azioni campo-misura del tempo-spazio, come si può notare dalla mappa che precede.
Per attuare un approccio complesso nell’ordinare le acquisizioni, si potrà partire proprio dal concetto di disordine, quale aspetto intrinseco alla diversità del reale, per poi costruire delle finestre di ordine, quali campi di osservazione-azione, interni al Caos.
Volendo provare a tracciare le fasi di conoscenza, si possono ipotizzare cinque momenti fondamentali:
La conoscenza non sarà più vista come una semplice trasmissione di informazioni [le narrazioni], ma come una conquista personale ed individuale:
Nelle risposte l’io imparerà a manipolare le informazioni, ad assumere una meta-posizione su di esse e a ordinare secondo i paradigmi mentali che sono alla base delle attribuzioni di senso.
Non bisogna dimenticare che l’organizzazione di un pensiero al plurale nascerà da un gioco di prospettive basato sulle tre posizioni [di lettura] topica, a-topica, u-topica.
La prima influirà sulle rilevazioni locali, la seconda sui modi di interpretarle, la seconda sulle giustificazioni ai modi di lettura. La prima creerà gli insiemi di classi, la seconda gli insiemi di interpretazioni, la terza gli insiemi di paradigmi o sovrastrutture mentali che creano le differenze dei modelli mentali.
Il gioco esplorativo strutturandosi in ordini multipli permetterà la nascita di un occhio frattale che saprà giocare con le risposte di evento e selezionare quella che diverrà azione storica a tempo 0.
La migliore garanzia alla democrazia è iniziare a rispettare l’individualità del soggetto-lettore e facilitare in lui l’esercizio della conoscenza, quale viaggio che conduce sia verso una consapevolezza di sé nel mondo e sia verso l’assunzione del proprio ruolo biostorico.
La strategie vincente della nascita di un occhio eco-sistemico si porrà in relazione al salto gnoseologico in atto, ma solo se si partirà dalla certezza della forza auto-organizzatrice della mente, come suo stesso porsi nel mondo-cosmo. Il passaggio da un mondo al singolare ad uno al plurale, può attuarsi solo accettando come condizione o limite, la forza ordinatrice dello stesso pensiero.
L’accettazione implica la scommessa che l’altro, il diverso, il non uguale, è anche in grado di produrre gradi di ordine ed armonia.
La sfida in atto richiede un’apertura alla diversità, come fiducia nella possibilità di un’interazione, di un dialogo che potrà condurre alla gemmazione del nuovo.
Forse per la prima volta, si sta imponendo un sistema economico-sociale che fa della collaborazione, della fiducia e del rispetto la fonte stessa dell’economia. Non può esistere la sinapsi-parola, infatti, senza un tu ed un io, senza un fuori ed un dentro, senza un osservato ed un osservatore. Se la produzione di informazioni è la fonte della ricchezza e del futuro, solo investendo negli uomini si potranno produrre sistemi complessi e articolati di parole.
Sorge la domanda sul come produrre le parole e la risposta è elementare:
Bisognerà generare il Caos, non come una generica o paradossale confusione, ma bensì come una polverizzazione di molecole di idee e poi, insegnare ad ordinarle secondo delle mappe diversificate di situazioni di campo. E così si apprenderà la plasticità dei detti, i quali variano in relazione alle angolazioni, alle strategie, ai tagli disciplinari, e manipolando e tagliando, per, poi, incollare e combaciare si imparerà ad essere disponibili alla diversità.
Generando il Caos si pone l’io nella condizione del naufrago che se vuole sopravvivere dovrà imparare a nuotare, interagendo con il suo limite e con la sua voglia di sopravvivere. La consapevolezza della propria piccolezza è quella spinta autopropulsiva che spinge verso l’alto, verso l’altro.
E da tale spinta a conoscere si potrà iniziare a volare, ad inventare, a sognare, a elaborare per, poi, agire in una prospettiva di futuro.
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1A. Colamonico, Storia in Nuova Secondaria, ed La Scuola, Brescia n° 1 sett. 1994, pp .69-71.2 A. Colamonico, Fatto Tempo Spazio. Premessa per una didattica sistemica della storia.Quaderno OPPI Milano 1993.© 2011 - Il filo, Bari