Data pubblicazione: 15-feb-2013 11.19.02
Roma – Città del Vaticano. Lunedì 11 febbraio 2013, ore 11,47.
Charles Pechpeyrou (Agence I. Media) e Giovanna Chirri ( Ansa ) annunciano, in diretta, al mondo le dimissioni dal Soglio Pontificio di Benedetto XVI, Papa Joseph Ratzinger.
Tale evento si pone come un nodo storico-chiave, aprendo ad una molteplicità di conseguenze che da un lato potrebbero minare il ruolo della chiesa cattolica nella compagine mondiale, dall'altro essere un'occasione di ammodernamento del suo porgersi sulla scena storica, più confacente alle richieste di umanizzazione e di eticità.
Intorno a tale nodo, gli storici e gli opinionisti si sono messi a tessere le loro scritture, ponendo ognuno il privato punto di vista che si fa contorno, ben argomentato, della notizia.
Ogni scrittura storiografica è un semplice punto di vista che mostra più che il fatto in sé, l'idea che l'osservatore-narratore si è costruita intorno al fatto. Assumendo una posizione a favore o contro che trapela nelle scelte di concatenazione dei periodi e di selezione delle parole ed aggettivazioni:
Tutto quel contorno informativo che si sta elaborando e si elaborerà nel tempo, dando ampiezza alla cresta storica, con cui si creeranno gli schieramenti ideologici, è solo la vestizione di tale vuoto-informativo che resterà per sempre impresso nella singola mente-uomo, in questo caso papa Ratzinger, che l'ha ispezionato, indagato, per poi giungere alla scelta-fatto, generandone così quell'eco-informativo, su cui gli osservatori stanno operando, immaginando, assolvendo e condannando.
Benedetto XVI ha giustificato la sua scelta:
Egli con queste parole ha dimostrato la relatività della vita che non può essere astratta in una gabbia logica fumosa e generale, ma calata nella storicità di una umanità in/carnata, palpitante, viva, dando formalmente, così, un'indicazione orientativa alle alte sfere clericali; egli ponendo la persona con le sue stanchezze, ha dichiarato implicitamente che le religioni non possono estraniarsi dalla compagine vitale con le sue sacche di povertà e di necessità, quotidiane:
Il pontefice con il suo porre in primo piano la persona, con le sue piccolezze e fragilità, ha voluto mostrare al mondo, tutto, che le politiche e le economie, con le religioni e le filosofie, non possono prescindere dall'umanità di ciascun individuo che si consuma, nella presente pagina storica. Spesso, infatti, ha sottolineato la necessità di ricomporre le politiche sociali, di rileggere il legame con la natura, di non accettare le lusinghe di un relativismo esasperato/esasperante che rende schiavi di abitudini:
Nelle sue carte sulle politiche sociali, egli mette sempre in primo piano la persona, reale, concreta a cui si può dare un nome e che deve essere messa al centro delle scelte. Egli invitando ad una fede matura, mette un freno ai fanatismi egemonici e invita a non scavalcare l'umanità che si fa realtà presente, in nome di teorie o di accaparramenti. Questo è il vero volto del cristianesimo:
In tale apertura alla vita come forza generatrice, la chiesa dovrà riscoprire la "maternità di Dio" in una creazione-gestazione continua che non è logica di esclusione e divisione, ma di moltiplicazione dei pani con il riconoscimento delle diversità che rendono tutti unici e figli prediletti, per sempre:
Si badi bene che Dio non ha etichette religiose, non ha cerchie di potere, non ha confini ideologici e in sintesi è questo che Cristo è venuto ad affermare, non disdegnando l'essere a “mensa” con gli impuri, con i lebbrosi, con i reietti... si, tutti gli oltre le mura della rispettabilità dei sensi e luoghi comuni, rivendicando la fratellanza in nome di Dio, in cui tutti possono trovare un alloggiamento nella storia.
Figli di Dio e quindi fratelli, nella univocità di ogni occhio-mente-mano che ispezionando quel luogo silenzioso della privata coscienza può aprirsi alla logica di Dio, scegliendo tra tutte le scelte possibili quel evento-fatto che si fa seme di una umanità in cammino.
La più grande rivoluzione della storia è questa, essere attenti ai tempi, ascoltarne l'afflato che chiede soluzioni e superare le logiche pregiudizievoli che generano le esclusioni e le generalizzazioni:
Negando l'ascolto all'altro di fatto si rinnega l'essenza profonda dell'invito rivolto da Dio a Israele, tutta l'umanità, di farsi orecchio, per poter essere “presente” a Dio, agli uomini e a se stessi.
Nel mio piccolo questa è la mia interpretazione di un gesto così epocale e sempre papa Benedetto, troverà alloggio-casa nel mio cuore.
Antonia Colamonico, 15 febbraio 2013
Pontefici rinunciatari nella storia della Chiesa..
(Foto storica: Papa Francesco I e Papa Benedetto XVI)