Data pubblicazione: 5-feb-2013 8.26.17
Da: La funzione storica in A. Colamonico, M. Mastroleo. La Geometria della Vita nel Salto Eco-biostorico. Verso una topologia a occhio infinito della relazione Mente/mondo. Il Filo. Bari, 2010. (Cap. 4°, pp. 35-40)
L’Osservatore nella costruzione di Realtà
Con il nodo vitale oggetto/soggetto la chiave della realtà è la stessa relazione conoscenza/vita, viste l’una come il rimando dell’altra. Il processo vitale richiede gradi di conoscenza e questa per elaborare gli stati di realtà necessita dello stesso manifestarsi della vita in echi di quanti informativi che si prestano ad essere decifrati da un occhio lettore, sotto molteplici piani disciplinari ed elaborati in una vasta gamma di risposte storiche:
Nella dialogica osservato/osservatore quello che si manifesta è l’eco-quanto informativo, come la risposta storica ad un quid dialogico; uscire da tale legame crea una forma di cecità cognitiva, in quanto si recidono i fili che rendono corpo unico la vita. Se la realtà è il prodotto di una partecipazione attiva dell’osservatore, diviene della massima importanza aprire una riflessione sulle funzioni della mente nell’elaborare i significati e nel mostrare le coerenze intorno alle rilevazioni:
La vita in sé non ha nome, il quanto come promotore non è un isolato, fisso in uno spazio-tempo, ma è la mente umana che per conoscere, crea l’individuo e gli attribuisce il contorno-nicchia storico. Se la conoscenza è funzionale alla lettura della vita, allora la struttura del campo vitale assume l’aspetto del significato che ne rivela l’impronta spazio-temporale, in tal senso si può parlare di un costruttivismo storico/semantico.
L’osservatore oltre a isolare le identità in uno spazio di lettura e a tessere i vari linguaggi, crea l’immagine stessa della realtà che assume una forma topologia a dentro/fuori di spugna storica:
Nel 1600 l’architetto, matematico e filosofo Juan Caramuel già parlava di operazioni della mente sostenendo che l'intelletto fa i numeri e non li trova, le cose sono distinte ciascuna in sé e intenzionalmente unite dal pensiero4. Una tale posizione che incrinava l’oggettività delle leggi, passò sotto silenzio nel periodo delle grandi scoperte scientifiche che hanno fatto da sfondo alla rivoluzione industriale.
Lo stesso G. B. Vico nel 1744 nella Scienza Nuova (1990), spiegava che la mente umana giudica le cose lontane ed inaccessibili tramite ciò che le è familiare e vicino, indicando come le civiltà e i fatti antichi, venissero provati tramite i criteri contemporane5. È la mente che fa da collante di realtà interna/esterna, passata/futura, privata/sociale, che altrimenti si mostrerebbe frantumata in tante e tante singolarità, indicibili....