Non punizioni, ma CONSEGUENZE

Data pubblicazione: Feb 21, 2016 1:34:27 AM

L'esperienza e l'idea di una didattica non competitiva, mi convincono sempre di più che le note, le punizioni con compiti a casa, l'impedire di fare ricreazione per tanti giorni, il fermare il gioco in giardino di tutti creando malcontenti collettivi, sono espedienti che non funzionano. Spesso le azioni o i disturbi sono di alcuni singoli, quindi è completamente controproducente e genera un senso di ingiustizia e malcontento attribuirle a tutti o coinvolgere il gruppo indiscriminatamente. Crea anche sospetto. Non aiuta la sincerità tra loro. Non aiuta l'autorità (il docente in questo caso) a comprendere la verità. Sempre grazie al supporto dell'esperta in psicologia comportamentale stiamo imparando a non chiamare le "punizioni" tali, ma a chiamarle CONSEGUENZE. Se offendi, manchi di rispetto, disturbi chi gioca o lavora, non ascolti la consegna, giochi per conto tuo durante una lezione che non lo richiede o altro, c'è una conseguenza. Questa DEVE essere IMMEDIATA, CHIARA, COMPRENSIBILE, FATTIBILE, CONTROLLABILE e singola. Possibilmente COERENTE e capace di insegnarti qual'era il comportamento sbagliato. E' sempre utile concordare (se non è già presente in classe) con gli altri docenti e presentarlo alle famiglie un cartellone o un decalogo delle regole in positivo da cui poter copiare 4-5 volte la regola che non si è riusciti a seguire. O far scrivere più volte una scusa o una frase positiva contraria al loro comportamento. Se dopo la conseguenza subita, l'alunno non ha ancora capito o non riesce a controllarsi, si danno un numero di possibilità e poi se ne può parlare con qualcuno dei suoi genitori. 

ATTENZIONE: la comunicazione dei comportamenti inadeguati ai genitori solo se questo è possibile! ES: Se esco con quella classe, se conosco la mamma ed è collaborativa, se ho a breve i colloqui...