L'idea è che la realtà è conoscibile, ma che noi la ricostruiamo a partire dalle nostre informazioni sensoriali. Quindi ognuno di noi ha un'idea della realtà, un modello mentale che la "riflette" più o meno bene, più o meno compiutamente.
Quello che riteniamo "possibile" o "impossibile" dipende dal modello mentale adottato. Il modello adottato dipende dalle esperienze, sia dirette che indirette, ovvero dalla nostra cultura. Esiste un modello "giusto"? Probabilmente no, ma esistono modelli più o meno ampi (la cosiddetta "apertura mentale", caratteristica auspicabile negli scienziati).
Il problema che si pone per non restare confusi davanti alla molteplicità degli stimoli che ci vengono proposti, è dare una struttura al nostro modello della realtà.
Ora, l'esperienza di ognuno di noi si concentra su diverse classi di fenomeni, e pertanto la struttura che sto cercando di definire non è "la" struttura ma una struttura che vorrebbe riuscire a collocare alcuni fenomeni che molte persone non sanno bene dove collocare, e ne fanno una questione di "crederci" o "non crederci" (di solito il significato implicito di "non ci credo" è proprio quello di "non saprei dove collocare questa nozione nel mio modello della realtà").
Abbozzo uno schema con alcuni dei collegamenti che vengono coinvolti nel gioco tra realtà e rappresentazione, concentrandomi sul collegamento tra le parole e quel che si esperisce.
Il problema mente-corpo secondo Minsky
Fumetto sul "luogo" della coscienza
Nota: