Ponti romani in Europa

J.J. ROUSSEAU, Le confessioni, a cura di G. Cesarano, Milano, Garzanti, 1976:

«Mi avevano detto di andare a vedere il ponte del Gard; non trascurai di farlo […]. Era la prima opera romana che avessi visto. Mi aspettavo di ammirare un monumento degno delle mani che l'avevano costruito. Questa volta l'oggetto superò le mie aspettative, e fu l'unica nella mia vita. Solo i Romani potevano ottenere un effetto simile. L'aspetto di quell'opera semplice e nobile tanto più mi colpì in quanto sorge nel mezzo di un deserto dove silenzio e solitudine rendono più suggestiva l'opera e più profonda l'ammirazione, poiché il preteso ponte altro non è che un acquedotto. Ci si domanda quale forza abbia trascinato quelle gigantesche pietre a tale distanza da ogni cava e abbia riunito le braccia di tante migliaia di uomini in un luogo dove non ne abita alcuno. Percorsi i tre piani di quel superbo edificio, e il rispetto mi impediva quasi l'ardire di calpestarlo. Il rimbombo dei miei passi sotto le immense volte mi dava l'illusione di udire la forte voce di chi le aveva edificate. Mi perdevo come un insetto in questa immensità. Pur facendomi piccolo, avvertivo qualcosa d'indicibile elevarmi l'animo, e mi dicevo sospirando: «Perché non sono nato Romano!» Rimasi là per ore in contemplazione estatica ».

I ponti romani in Europa: dati desunti da V. Galliazzo, "I ponti romani", Treviso, Canova, 1995