Chrétien de Troyes

Chrétien de Troyes - Godefroi de Leigni, Il cavaliere della carretta (Lancillotto), a cura di P. G. Beltrami, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2004

«Presso il ponte, che fa paura/ son scesi di cavalcatura,/ e vedono l'acqua feroce,/ nera e urlante, spessa e veloce,/ laida e tremenda,/ tale e quale/ come fosse il fiume infernale,/ tanto fonda e pericolosa/ che non c'è al mondo alcuna cosa/ che, se vi cade, non la spacci/ quell'acqua come il mar dei ghiacci./ Ed il ponte lì di traverso/ da tutti gli altri era diverso:/ mai ce ne fu ne sarà uno uguale./ Davvero mai fu così male/ fatto ponte o plancia per niente:/ d'una spada bianca e lucente/ era il ponte sul freddo flutto,/ ma la spada era forte in tutto;/ due lance in lungo misurava./ D'ambo i lati un gran tronco stava/ dov'era confitta la spada.» ( vv. 3015- 3035).

«L'acqua e i leoni e il mal passo/ li mettono in tale spavento/ che treman tutti di sgomento,/ e fanno: "Sire, ora credete/ consiglio su ciò che vedete,/ che ne avete bisogno urgente./ Fatto e congiunto è malamente/ il ponte, e male costruito./ Se in tempo non siete pentito,/ giungerete a pentirvi tardi./ [...]/ Potete sapere e pensare/ che quei leoni forsennati/ che di là sono incatenati/ non v'uccidano e non vi succhino/ dalle vene il sangue e mangiucchino/ la carne, e poi rodano l'ossa?/ Grande ardimento è già ch'io possa/ vederli, e solo che li guardo./ Se non prendete riguardo,/ v'uccideranno, ciò sappiate;/ molto presto rotte e strappate/ le membra dal corpo v'avranno,/ che pietà averne non sapranno./ Ma ora abbiate pietà di voi,/ e rimanete insieme a noi./ A voi stesso fareste torto,/ se a rischio certo d'esser morto/ vi esponeste coscientemente."/ E lui risponde sorridente:/ "Signori, molte grazie abbiate/ che per me tanto trepidate:/ da amore e nobiltà vi viene./ In nessun modo, lo so bene,/ voi due vorreste mai il mio male;/ ma credo in Dio ed ho fede tale/ che Lui mi salverà dovunque;/ l'acqua e il ponte non temo dunque,/ non più di questa terra dura;/ voglio affrontare l'avventura." ( vv. 3046-3055, 3068-3096).

«A passare, al meglio che sa,/ il gorgo lui a apprestarsi piglia,/ e fa una strana meraviglia/ che si disarma piedi e mani:/ non saran tutti interi e sani/ quando sarà giunto di là./ Bene alla spada si terrà/ che più d'una falce è tagliente,/ a mani nude e ai piedi niente,/ perché non s'è lasciato ai piedi/ scarpe, né calze né avampiedi./ Ma niente affatto si turbava,/ se mani e piedi si piagava:/ preferiva molto storpiarsi/ che andar giù dal ponte e bagnarsi/ senza scampo alcuno nelle acque./ Con gran pena, come gli piacque,/ e con gran dolore oltre passa:/ mani e ginocchia e piedi squassa,/ ma lo risana e lo conforta/ Amore che lo guida e porta,/ e soffrire dolce gli pare./ Mani e ginocchia e piedi usare/ tanto sa, che là oltre viene» (vv. 3102-3125).

La visione del ponte come sfida è presente anche nel romanzo cortese, in particolare nel Lancelot di Chretien de Troyes. Il protagonista vive con la regina Ginevra un amore difficile e proibito che lo sottopone a una serie di sfide differenti. Una tra queste è l'attraversamento di un ponte a forma di spada molto sottile e tagliente per arrivare a Gorre e salvare la sua amata. Nonostante la difficoltà della prova, il protagonista riesce a superarla grazie alla sua forza di volontà e alla purezza del suo animo. Questo episodio ci insegna come la forza dell’amore prevalga su tutto e come tale sentimento sia anche costante sfida nei confronti di sé stessi. Attraversare un ponte è, insomma, sempre una prova.