Il ponticulum sul Rubicone

Le fonti.

Lo storico Svetonio è l'unico degli antichi ad attestare la presenza di un ponticulum sul Rubicone, attraversato da Cesare e dal suo esercito nel gennaio del 49 a. C.

Svetonio, Vite dei Cesari, Vita di Cesare, 31 - 32.

Cum ergo sublatam tribunorum intercessionem ipsosque urbe cessisse nuntiatum esset, praemissis confestim clam cohortibus, ne qua suspicio moveretur, et spectaculo publico per dissimulationem interfuit et formam, qua ludum gladiatorium erat aedificaturus, consideravit et ex consuetudine convivio se frequenti dedit. Dein post solis occasum mulis e proximo pistrino ad vehiculum iunctis occultissimum iter modico comitatu ingressus est; et cum lumini bus extinctis decessisset via, diu errabundus tandem ad lucem duce reperto per angustissimos tramites pedibus evasit. Consecutusque cohortis ad Rubiconem flumen, qui provinciae eius finis erat, paulum constitit, ac reputans quantum moliretur, conversus ad proximos: "Etiam nunc," inquit, "regredi possumus; quod si ponticulum transierimus, omnia armis agenda erunt." ruit harundine canens; ad quem audiendum cum praeter pastores plurimi etiam ex stationibus milites concurrissent interque eos et aeneatores, rapta ab uno tuba prosilivit ad flumen et ingenti spiritu classicum exorsus pertendit adalteram ripam. Tunc Caesar: "Eatur," inquit, "quo deorum ostenta et inimicorum iniquitas vocat. Iacta alea est," inquit.

[31] Cesare dunque, appena avvertito che l’intercessione dei tribuni era stata respinta e che questi avevano abbandonato la capitale, dato immediatamente ordine alle coorti di precederlo di nascosto per non destare sospetti, se ne andò, allo scopo di deviare ancor più l’attenzione, ad assistere a un pubblico spettacolo e a esaminare il progetto di una scuola di gladiatori che aveva intenzione di costruire. Poi, secondo una sua abitudine, pranzò in numerosa compagnia e quindi, dopo il tramonto, fatti aggiogare a un carretto i muli di un mulino vicino, si avviò nel massimo segreto e con debole scorta. Ma, al buio, perdette la strada ed errò a lungo, fino a quando, all’alba, trovata una guida, riprese a piedi il cammino attraverso angusti sentieri. Raggiunte le sue coorti sulla riva del Rubicone, fiumiciattolo che segnava il confine della sua provincia, si fermò un momento e, meditando sull’importanza di quella decisione, rivolto a chi gli stava vicino, esclamò: «Per ora possiamo ancora tornare indietro, ma, una volta attraversato questo ponticello, tutto dovrà essere deciso con le armi!».

[32] Mentre stava ancora esitando, ebbe un’apparizione. Un uomo di bellezza e di statura straordinarie apparve improvvisamente, sedendosi lì vicino a suonare il flauto. Dei pastori accorsero a sentirlo, e anche una frotta di soldati dai loro posti e alcuni trombettieri. Quell’uomo, presa la tromba a uno di questi, si slanciò verso il fiume e, suonando il segnale di battaglia con straordinaria forza, passò sull’altra riva. Allora Cesare ordinò: «Avanti, per quella strada sulla quale ci chiamano i prodigi degli dei e l’ingiustizia dei nostri nemici. Il dado è gettato!».

(Traduzione F. Dessì)

Abbott, Jacob (1803-1879), History of Julius Caesar (1849), Crossing the Rubicon, The Library of Congress, USA