Ser Ristoro da ValsavignoneNotaio Imperiale

Ser Ristoro da Valsavignone Notaio Imperiale questo è come si firmava negli atti notarili. Ser Ristoro era del Savignone e cosa curiosa, ma non troppo per quel periodo, era ufficialmente figlio di un prete: Ranieri del Savignone.

La prima notizia di Ser Ristoro da Valsavignone si ha nel 1294 quando l'Abate del Trivio Giunta concede dei beni a Ser Boldrone da Civitella (colui che poi diverrà per 36 anni il notaio dell'Abbazia e del quale possediamo tutti gli atti).

Ristoro apparteneva alla famiglia, a quel tempo, egemone al Savignone. Ser Ristoro abitava al Castello di Valsavignone molto probabilmente nell'odierna canonica in quanto figlio del prete del Savignone.

In questo periodo la famiglia dei faggiolani (originaria di Casteldelci) era in piena espansione e stava impossessandosi dell'abbazia del Trivio: nel 1308 riuscirà a far nominare Abate Federico fratello del famoso Uguccione della Faggiola.

I faggiolani oltre a prendere possesso dell'abbazia, la spinsero ad espandersi sulla nostra zona Valsavignone, Bulciano, Cananeccia, Fratelle …così sono da intendersi i diversi acquisti avvenuti attorno alla fine del 1200.

Ristoro era di parte Faggiolana. I monaci del Trivio erano stati costretti dai Faggiolani a nominare vicario addirittura Uguccione della Faggiola dopo un certo Ser Roberto da Sansepolcro ( 27 Febbraio del 1308) e dopo poco fu nominato proprio il nostro Ser Ristoro. Ristoro era quindi in pratica l'amministratore di tutto il territorio soggetto all'abbazia che si estendeva in parte in Romagna e in parte nell'odierna Toscana dove comprendeva appunto i paesi di Valsavignone, Bulciano, Bulcianella, Fratelle, Cananeccia e Civitella.

Nel 1309 approfittando della notte di Natale gli uomini di Montecoronaro, istigati dai monaci anti-faggiolani si ribellarono e cacciarono oltre all'Abate Federico anche i Faggiolani dal castello di Montecoronaro e da altri territori dell'abbazia. In quell'occasione Ser Ristoro non riuscì a fuggire mentre ci riusci l'abate fratello di Uguccione. Ristoro rimase "in mano" dei ribelli e dovette passare dei brutti momenti risulta che fu bastonato. L'anno successivo tornarono i faggiolani e Ristoro nel concordato di pace tra i "ribelli" e i faggiolani dovette promettere di non vendicarsi dei aggressori e non denunciarli ne' ad a Arezzo ne' altrove…..

Ristoro morì giovane (agosto 1313) con entrambi i genitori ancora viventi e i figli minorenni. Dal suo testamento si capisce che era ricco. Garantì ìl vitto a vita al padre e alla madre, restituì la dote alla moglie (123 lire cortonesi), 150 alla figlia per la dote e il resto ai due figli maschi.

Una delle attività di Ristoro consisteva nel trafficare in granaglie attività molto redditizia a causa della frequenti e prevedibili oscillazioni dei prezzi. Si arricchì anche investendo in immobili acquista molte terre e bestiame non solo al al Savignone ma anche a Caprese.

Riscattò dell'Abbazia anche la casa del Castello del Savignone. Tenuto conto che ne era il vicario si può insinuare a prezzo di favore: era così legato ad essa che nel testamento vietò agli eredi di venderla lo stesso per un campo presso il ponte del Savignone. La cosa interessante e che merita di essere approfondita è che ritroviamo queste due proprietà anche possedute poi dalla famiglia Comandi e molto più recentemente in quella degli Angioloni….

Ser Ristoro nomina nel testamento tutori dei suoi figli il famoso Uguccione della Faggiola e altri uomini faggiolani.

Molto probabilmente Ristoro fu sepolto nella chiesa del Savignone, come usanza per i notabili e non nell'adiacente cimitero (dove c'era l'orto di Don Abramo tanto per capirsi )

Ristoro ebbe tre figli (una femmina e due maschi) uno di questi Neri militò sotto per i faggiolani e sappiamo che nel suo testamento nel 1334 stabilì che dovessero essere risarciti tali Santinello di Bonuzio e Pacina del Trivio perché su mandato di ser Salimbene vicario dei faggiolani, aveva con 11 uomini incendiato loro la casa risarciva inoltre per altri danni fatti a Fresciano e Papatrice

Il testo è un po' lungo e temo anche faticoso da leggere soprattutto su uno smartphone.

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