Le leggende della strada per la Romagna

(Versione del 20/04/2020)

Dal Savignone passa la mulattiera che fino agli anni trenta era l'unica strada che da sempre portava in Romagna. La mulattiera era importante soprattutto in inverno perchè era la strada che da Roma portava al nord per il passo meno elevato dell'appennino (quello di Montecoronaro). La "strada" dalla Pieve sfiorava Corliano e raggiungeva il Savignone passando dal Castello scendeva per l'Ansidice all'antico ponte e proseguiva passando accanto all'Ospedale e al fontanile. Proseguiva sopra la Valtiera (adesso la strada è franata sopra al gorgo dei Muracci) e passava sotto il Voltraio. Il lungo tratto successivo della strada fino a Montecoronaro o le Balze era praticamente deserto e disabitato. Si può ritenere normalmente qualche decina di persone al giorno la percorresse ma in occasioni come feste, fiere le persone aumentavano di molto . Poi c'era i fatti eccezionali come i giubilei e per mesi era un continuo passaggio. Per il Savignone questa mulattiera, per secoli, aveva avuto un'importanza economica e culturale oggi difficile da immaginare. La mulattiera era completamente lastricata (ricordo ancora il tratto che dal ponte arriva al fontanile). Questa strada si può dire che è sempre esistita fin dagli antichi umbri e molte piccole e grandi tragedie vi sono avvenute. Il ricordo di questi fatti, realmente accaduti, si sono trasformati in leggende che la gente del Savignone si è tramandata, ma che adesso rischiamo di perderne la memoria.

In un libro dei primi del 1900 (Ribustini: Guida illustrata dell'alta Valle del Tevere ) lo scrittore riporta le leggende che una vecchia, incontrata su quella mulattiera gli raccontò. La vecchia era:

Alta e magra, con occhi cerulei e strani capelli rossicci, questa donna aveva il sembiante fantastico di una strega o di una Sibilla. Come una strega era coperta di cenci, e parlava con sospetto. E poiché aveva una piccola gerla piena d'erbe aromatiche, sembrava che, a somiglianza di quelle fattucchiere…fosse salita tra i monti per cogliere quelle piante sinistre dagli steli vellosi e dalle foglie rigate come fiamme d'inferno, con le quali appunto la streghe medievali sopivano i dolori dei parti e attenuavano i lunghi martini delle fanciulle morenti d'amore.

E' molto probabile che quella donna fosse del Savignone.

Quello della "Ripa della Sposa" che la vecchia chiama il "Salto della bella Donna" ..

Trae questo nome da una giovine donna che si gittò nel Tevere. Ella era così dice bellissima. Pochissime donne potevano anzi vantare la sua bellezza. Per ubbidire ai parenti, aveva sposato un giovine di questi luoghi e, accompagnata da lui, recavasi alla sua nuova dimora. Venendo dai paesi del piano, non era felice. La tormentava il rammarico di aver abbandonatole sue ridenti contrade, e di essere condannata a vivere e a sfiorire in queste solitudini, giunta dove il precipizio è più orrido, il desiderio di morire la prese e. ancor cinta del velo e della ghirlanda di sposa, spinse il cavallo e profondò nell'abisso.

Questa leggenda la conoscevo credo me l'abbia raccontato mio nonno Fortunato. Il punto si trova, venendo dal Savignone, poco dopo il Mulino del Becco sopra alla grande briglia del Tevere dove il sentiero fa una curva stretta e sotto c'è un precipizio... certamente da li saranno caduti in diversi soprattutto con la neve o la pioggia.

Sempre tragico è "Salto della Pastora". Narra di una pastora disperata che si gettò dalle ripe di Mezzogiorno. La vecchia raccontò :

Sulla montagna di Montenero viveva un tempo una pastora nota per i suoi canti. La sua voce era d'oro; ed ella cantava dall'aurora al crepuscolo, cantava al vento guardando le pecore e filando la lana. Ma un giorno il suo promesso sposo l'abbandonò per seguire altre nozze. La pastora allora divenne triste, non cantò più, e non potendo raggiungere il suo bel sogno d'amore meditò di uccidersi. Una mattina, sul far dell'alba, uscì con le pecore. Salì su la vetta di Montenero. mise al collo di un agnello un rosario, e da quel muraglione ciclopico, in quella solitudine, si precipitò. L'agnello, abbandonato dalla guardiana rimase li sulla rupe belando. Un montanaro lo vide, e ricercò la fanciulla, che finalmente fu rinvenuta vittima della sua disgraziata passione.

Proseguendo per il viottolo, a un certo punto s'incontra una croce.

La stessa donna ci disse che. in quel luogo, una pastora fu flagellata da una pioggia di pietre lanciate al cielo da una mina. Procedendo ancora, si trova un'altra croce innalzata in memoria di un romagnolo rotolato col cavallo nel Tevere.

Più lungi si vede un tabernacolo (che ricordo di aver visto). E questo, sempre secondo quello che la vecchia ci disse, fu eretto per ricordare un miracolo; perchè, da quel punto, in una notte nella quale erasi scatenata una tremenda bufera di neve, un altro romagnolo col suo cavallo cadde addentro nel baratro, salvandosi prodigiosamente per intercessione della Vergine da lui invocata in quell'istante supremo.

Quindi le "cadute" dei viaggiatori tra il Savignone e la Romagna ci sono sempre state ricordo i camion che "cadevano" dalla "Nazionale" e adesso dall'E45.

Ciò detto, la vecchia ci indicò un monte a destra sul quale a stento si scorgono pochi muri di una torre diruta. Essa ci disse che si crede che. sotto le mura di quella torre, si trovi sotterrato un vitello d'oro ; che per anni e per anni i montanari si erano ostinati a scavare, ed erano venuti alla luce scheletri enormi, rottami di vasi ed ossa di morti, ma quanto al vitello aureo ogni fatica era riuscita vana.

(Questo conferma la mia ipotesi della presenza di un castello che potrebbe essere il paese scomparso di Civitella sul poggio proprio di fronte a dove la Tiberiola sfocia nel Tevere. Nell'estate del 2019 un sopralluogo condotto con Augusto Agostini ed altri amici ha confermato la presenza di antiche costruzioni in quel punto )

Bisogna ringraziare l'incontro della vecchia col viaggiatore se queste "leggende" non sono andate perdute. Sono convinto che qualche vecchio del Savignone ne conoscerà altre potremmo aggiungerle ….

Nell'estate del 2019 con Mario ed Ilario abbiamo ritrovato diversi tratti dell'antica mulattiera. In qualche punto è ancora visibile l'antica massicciata. Abbiamo ritrovata anche la Madonnina (il Tabernacolo della bufera di neve) immersa nel bosco (v.foto) datata 1888. Col GPS abbiamo tracciato alcuni tratti della strada. Sotto trovate il percorso da Corliano a Montecoronaro. Presto pubblicherò un articolo su questa antica strada così importante per il Savignone.

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