Il processo per la strage di Valsavignone del 1584

Nel libro di Augusto Agostini "Romanzo Pievigiano"  (che potete scaricare anche da questo sito qua) sono trascritti tutti gli atti processuali come risultano dai documenti dell'archivio di Pieve. Qua riporto gli estratti di tali documenti che riguardano Valsavignone e il Peccia.

Oltre tre anni fa ci siamo interessati al Peccia ma la prima volta era chiamato Antognone  da Valsavignone qua trovate l'articolo del sito. Dopo cirrca sei mesi mi 'imbattei nelle mie ricerche nel Peccia qua l'articolo. La certezza che fossero la stessa persona è venuta solo adesso grazie al libro di Augusto.

 

Prima deposizione del sindaco di Valsavignone alla corte di Pieve:

 

Bano di Tome era stato appena nominato sindaco di Valsavignone. La domenica mattina del 2 settembre 1584  aveva da poco passato il castello del Savignone e stava salendo per andare alla Pieve a giurare per l'incarico (allora la strada passava per Corliano). Quando sentì sparare delle archibugiate e quindi le urla delle donne appena uscite dalla messa. Tornato indietro per vedere cosa fosse successo vide il Peccia in compagnia di altri tre che non conosceva e che pensava fossero banditi forestieri. Questi stavano andando verso il prato di Giovanni di Tognino a Cananeccia  dove si trovava Paolo figlio Giovanni che guardava la vigna.  Raggiunto Paolo gli spararono un'archibugiata per uno uccidendolo. Quindi scapparono per il Tevere. Il sindaco andato al castello di Valsavignone dove si sentivano le grida delle donne trovò alla chiesa Giovanni di Tognino di Valsavignone, Bertino suo figlio e Don Michele di Stefano Corazzini prete di Valsavignone tutti morti da archibugiate e ferite. Si diceva che erano stati il Peccia e i suoi compagni. Non sapeva altro perché era venuto via per referire i fatti alla corte di Pieve.

Alla domanda da chi avesse saputo chi fossero stati a uccidere, disse che lo aveva sentito dire da  Fiore cognata di Giovanni (l'ucciso) e  moglie di Aniballe fratello di Giovanni (anche Aniballe era stato ucciso allo stesso modo quattro mesi prima alla Pieve). Alla domanda di chi fossero  le persone presenti al suo arrivo,  rispose che c'erano solo Fiore e la moglie di Giovanni che piangevano e guardavano i morti. Tutti gli altri erano scappati. Al castello vi abitavano solo la madre di Pietro (il Peccia) e un'altra povera vecchia e storpia.

 

Seconda deposizione del sindaco di Valsavignone Bano di Tome.' Questo è il rapporto che fece su incarico della corte di Pieve.

Il Peccia da Valsavignone. Domenica 2 settembre 1584 entrò nel castello di Valsavignone insieme a tre compagni sconosciuti tutti armati di archibugi. La messa era appena terminata e trovarono davanti alla porta della chiesa Giovanni di Tognino Severi, suo figlio Bertino e Don Michele di Stefano Corazzini (prete del Savignone) che aveva appena "detto" la messa ed ancora indossava i paramenti sacri. Il Peccia con i compagni assalirono i tre con archibugiate e con pugnali. Giovanni fu colpito con un'archibugiata alle reni e al collo e otto pugnalate. Suo figlio Bertino con  un'archibugiata al capo e con pugnalate nella gola e al petto. Don Michele con un'archibugiata nel petto con palle e pallini, due pugnalate al capo quattro nel petto e quattro nelle reni. Tutti e tre morirono all'istante. Paolo, l'altro figlio di Giovanni, era a Cananeccia a guardare una vigna e sentendo gli spari si mise a chiamare il padre. Due degli assalitori lo raggiunsero e gli spararono un'archibugiata per uno nel petto passandolo da parte a parte e lo colpirono con tre pugnalate nelle reni uccidendolo.

 

La corte di Pieve interrogò diversi testimoni del Savignone ma nessuno ammise di sapere qualcosa o di essere stato presente. Due donne dissero che erano andate a Fratelle a cogliere le pere. Un altro  che era andato nella sua vigna al Cerreto. Anche Niccolò di Piero de Suara dalla Maremma di Siena spedalingo dell' ospedale di Valsavignone (quello della strega) e sua moglie "monna Giovanna" non avevano visto nulla.  Diverse donne tra cui Fiore che era evidente fossero state presenti al fatto negarono decisamente. Furono incarcerate nelle segrete e rilasciate solo dopo qualche giorno.

 

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