Tutte le video lezioni
Il fascismo nacque e si sviluppò quando la democrazia entrò in difficoltà. Nacquero così i fasci di combattimento, fondati da Benito Mussolini, il quale, dopo aver abbandonato il partito socialista, ritenuto ormai debole, fondò nel 1921 il Partito Nazionale Fascista. La svolta nella storia politica italiana arrivò quando Mussolini ordinò la marcia su Roma, con lo scopo di far capire al re, al parlamento e al popolo quanto ormai fosse diventato forte il fascismo: il 28 ottobre 1922 le squadriglie entrarono in Roma con lo slogan “o Roma o morte”. Ebbe così inizio la dittatura fascista in Italia.
I Fasci di combattimento erano un'associazione a cui aderirono soprattutto nazionalisti ed ex combattenti. Il programma del movimento era molto confuso e caratterizzato da posizioni nazionaliste, repubblicane e anticlericali, e dalla polemica contro i liberali e il capitalismo. Ma l'elemento dominante era la decisa avversione per il socialismo.
Furono le agitazioni del 1920, siamo ancora in pieno biennio rosso, che offrirono al fascismo l'occasione per crescere, Mussolini infatti sostenne che le proteste andavano contrastate con la forza, forza che lo Stato dimostrava di non avere. Per questo motivo organizzò delle squadre d'azione che, soprattutto nelle campagne dell'Emilia, repressero con la violenza le proteste di contadini e operai socialisti.
Le squadre d'azione di Mussolini, dette squadracce fasciste, erano vere e proprie bande di uomini armati, composte da ex militari, disoccupati, avventurieri e ragazzi con pochi scrupoli. La loro divisa erano delle camice nere, in contrapposizione al rosso simbolo del comunismo.
Le aggressioni delle squadracce fasciste erano sostenute dai grandi proprietari terrieri e dagli industriali, ma anche da gran parte dei ceti medi. Le loro spedizioni punitive erano volte ad evitare il pericolo di una rivoluzione, attaccavano infatti i socialisti e le organizzazioni contadine, ma in generale chiunque dimostrasse di avere un legame col comunismo. Gli uomini delle squadracce erano arroganti e prepotenti e usavano la violenza contro i loro avversari aggredendoli con armi da fuoco, manganelli e olio di ricino, un forte purgante che serviva per ridicolizzarli pubblicamente.
Tra il 1920 e il 1921 le spedizioni fasciste fecero diminuire gli scioperi nell'agricoltura e nell'industria, ma al prezzo di numerosi morti e feriti. Il successo dei Fasci fu però anche responsabilità del debole governo capeggiato da Giolitti che non vi si oppose concretamente. Le spedizioni delle squadracce erano infatti un evidentissimo simbolo di illegalità, dovuta però all'impotenza dello Stato nel mantenere l'ordine. Molti commisero l'errore di sottovalutare il pericolo rappresentato dei fascisti, anzi, il movimento di Mussolini cominciò ad avere molti simpatizzanti tanto che Mussolini, nel 1921, fondò un vero e proprio partito, il Partito nazionale fascista.
Nel 1921 il partito fascista partecipò alle nuove elezioni ed entrò in Parlamento con 35 deputati. Il partito socialista, intanto, attraversava una grave crisi e perse dei voti. La guida del paese fu affidata nuovamente a governi estremamente deboli, come quello presieduto da Luigi Facta, un uomo onesto ma di scarse capacità di fronte ad una situazione che diveniva ogni giorno più grave. Mussolini pensò allora di approfittare del generale disordine e decise di forzare i tempi.
Il 24 ottobre 1922 Mussolini concentrò a Napoli migliaia di fascisti che indossavano camice nere e si preparavano a marciare su Roma per assumere il potere con la forza. Il 28 ottobre i fascisti entrarono nella capitale. Il presidente del consiglio Facta chiese al re Vittorio Emanuele III di firmare lo stato d'assedio per poter fronteggiare con l'esercito le colonne fasciste e fermare la marcia su Roma. Il re però rifiutò perché i fascisti avevano l'appoggio degli imprenditori e dei militari, così Facta si dimise e il 30 ottobre Mussolini ricevette dal re l'incarico di formare un nuovo governo.
Il video che stai per vedere è un documento storico molto importante poiché contiene un cinegiornale che racconta la Marcia su Roma la quale segnò l'inizio della dittatura fascista.
Nei primi due anni Mussolini agì nel rispetto della legge perciò questa prima fase del fascismo è detta legalitaria. In quel periodo molti credevano che fosse possibile trasformare il fascismo in un partito moderato e liberale e controllarlo a proprio vantaggio. Mussolini lo lasciò credere, ma nel frattempo la violenza fascista contro gli oppositori continuava. Anche le elezioni del 1924 si svolsero in un clima di violenze e di irregolarità. A molti antifascisti fu addirittura impedito di votare e la maggioranza andò ovviamente alla lista fascista.
I partiti dell'opposizione, tuttavia, non si rassegnarono allo strapotere di Mussolini. In particolare il deputato socialista Giacomo Matteotti, uomo di grande onestà, denunciò in uno storico discorso, pronunciato il 30 maggio 1924, le minacce e i brogli, cioè le irregolarità, avvenute durante le elezioni e ne chiese l'annullamento. Dieci giorni dopo Matteotti venne rapito e assassinato e il suo cadavere fu ritrovato in un bosco vicino Roma.
I rappresentanti dei partiti antifascisti, per protesta, abbandonarono il Parlamento e si riunirono sul colle Aventino. Il re, però, non fece nulla, anzi, la famosa secessione dell'Aventino, cioè l'abbandono del Parlamento da parte dei partiti dell'opposizione, fu probabilmente una mossa sbagliata poiché permise a Mussolini di realizzare un colpo di mano e di attuare finalmente una piena dittatura.
Mussolini si assunse l'intera responsabilità di quanto era accaduto a Matteotti con un famoso discorso pronunciato il 3 gennaio 1925. Da quel momento il fascismo si trasformò definitivamente in una dittatura, cioè nel governo di un uomo solo che assume in sé tutti i poteri dello Stato. Quest'uomo fu Benito Mussolini, dittatore d’Italia per vent'anni.