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Il Pascoli ebbe una concezione dolorosa della vita, sulla quale influirono: la tragedia familiare e la crisi del positivismo.
Il padre fu ucciso. Seguirono la morte della madre, della sorella e dei due fratelli. Da qui il mito del “nido” familiare da ricostruire. La casa è il rifugio nel quale i dolori e le ansie si placano.
Riguardo alla crisi del positivismo, i conflitti internazionali e sociali dimostravano l’impossibilità della capacità dell’uomo di risolvere i problemi. La scienza aveva reso più infelice l’uomo distruggendo anche la fede in Dio.
Il tutto lo porta ad affermare che tutto è mistero nell'universo e che gli uomini sono fragili vittime di un destino oscuro e imperscrutabile.
Il Pascoli elabora una particolare poetica che va sotto il nome di “poetica del fanciullino”.
LA POETICA DEL FANCIULLINO
Il fanciullino è un testo saggistico di Giovanni Pascoli, pubblicato per la prima volta nel 1897.
Secondo Pascoli, dentro ciascuno di noi c’è un fanciullino, ossia uno spirito puro, giocoso, legato all’osservazione della realtà.
Il fanciullino riesce anche a scoprire “nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose”.
Gli oggetti sono importanti perché sono simbolo di qualcos’altro.
Il poeta si chiede anche se tutti possiedano il fanciullino. La risposta è sì, ma non tutti lo sanno ascoltare, perché troppo presi da altre occupazioni: tace dunque nel professore, nel banchiere, nel contadino, nell’operaio; ma è in ciascuno di loro, e permetterà quindi di avvicinarsi alla profondità del testo poetico. È il poeta però a essere superiore, perché riesce a spingere oltre lo sguardo, laddove gli altri non possono.
Il fanciullino è il simbolo dell’irrazionalità, del modo ingenuo ed incantato, di vedere e di sentire che ha il poeta.