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Le carni, le verdure e la frutta di qualità migliore erano destinate, in gran parte, alla tavola del Signore o del ricco agricoltore; qualche eccezione alla regola si aveva sia quando il sopraggiungere dell'inverno o un cattivo raccolto delle piante da foraggio obbligavano i contadini a macellare un numero di bestie assai maggiore di quello richiesto dalla capacità dei ricchi di consumare carne o di salarla, sia quando un'eccedenza di raccolto o una favorevole variazione del clima minacciavano di far andare a male frutta e verdura. La caccia e la pesca occasionali potevano procurare diversivi all'alimentazione quotidiana; ma la caccia e la pesca libere erano sempre più limitate dalle riserve signorili, via via che la selvaggina diventava meno abbondante. Era poco consigliabile farsi impiccare da un feudatario per una lepre ei conigli domestici (l'unica nuova specie che nel Medioevo si aggiunse alle specie tradizionali di animali domestici) non erano così gustosi come i conigli selvatici. Le spezie e altri cibi raffinati importati dall'estero furono del tutto inaccessibili, almeno fino al XIII secolo, per le borse dei ceti sociali a basso reddito. La sola carne relativamente accessibile ai contadini era quella di maiale: un porco poteva essere facilmente nutrito con ogni genere di avanzi, e nessun signore avrebbe mai violato l'antichissima consuetudine che lo obbligava a consentire che almeno un maiale per ogni famiglia colonica pascolasse le ghiande insieme al branco dei maiali padronali.
Roberto S. Lopez, La rivoluzione commerciale del Medioevo
a. A chi erano destinate le verdure e la frutta migliori?
b. In quali occasioni si verificano delle eccezioni a favore dei contadini?
c. Quali potevano essere i diversivi all'alimentazione quotidiana?
d. Perché non era facile procurarsi la selvaggina?
e. Qual era la carne più facilmente accessibile? Perché?