interviste di Kai Nebel

Venanzo Marini

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Venanzo Marini

AUDIO Intervista di Kai Nebel a Venanzo Marini

Venanzio Marini, 20 maggio 1929 a Foligno. La mia famiglia si è trasferita in quell’anno, nel mese di marzo, da Camerino a Foligno. Mio padre aveva l’ufficio postale di Camerino, aveva fatto un concorso e si è trasferito a Foligno. Tutti si ricordano la neve del 29, ancora dopo tanti anni.

Mio padre comprò una casa (a Foligno) con un bel giardino e la famiglia si trasferì il mese di marzo.

Il mese di febbraio era famoso perché ci fu la Conciliazione tra la chiesa e lo stato: ci fu un patto tra Mussolini e il Vaticano. Perché prima lo stato e la chiesa non si riconoscevano a vicenda… tu sai la storia: Roma nel 1870 è stata conquistata e allora quando le truppe italiane sono entrate in Vaticano è finito il regno temporale dei papi e i papi non parlavano più con il re. Dicevano: “non possumus” (non possiamo) perché loro consideravano che Roma apparteneva al papa. Prima la capitale stava a Torino, poi da Torino a Firenze …però la capitale naturale era Roma, ma Roma non si poteva fare perché c’era il papa che era protetto anche dai francesi. Aveva provato Garibaldi a conquistare Roma, ci fu una battaglia anche, ma sono arrivate le truppe… Il 20 settembre era quando sono arrivati gli italiani, ma Garibaldi ci aveva provato prima, però sono arrivati i francesi a difendere perché Garibaldi contro il papa vinceva facile, però Napoleone 3° (mi sembra) che era il re dei francesi, proteggeva il papa. Per questa ragione Garibaldi non riuscì a… ci fu una battaglia a Mentana, prima di Roma, e Garibaldi perse e finì la cosa.

Allora, l’11 febbraio del 1929 Mussolini e il Vaticano fecero un patto, la Conciliazione. Essendo l’Italia un paese cattolico fu un avvenimento importante: era un giorno vacanza per le scuole. Si considerava importante per la pacificazione delle persone… perché tanta gente, ad esempio i cattolici, non riconoscevano molto lo stato, non partecipavano alla vita politica (quelli che erano fedeli). Per la nobiltà di Roma il 20 settembre era giorno di lutto perché per tutti quelli che erano vicini al papa era la fine di un’epoca.

Questo a Febbraio. A Marzo mio padre si è trasferito da Camerino e c’aveva 3 figli e mia madre era in cinta di me e dopo due mesi sono nato a Foligno, il 20 maggio 1929.


Kai: e c’è una festa di quel giorno adesso?

Una festa nazionale! (ridono)

Io la faccio ogni 10 anni: l’abbiamo fatta su a Castelluccio due anni fa, ti ricordi?

Le prime cose che ricordo … il terremoto a Foligno nel 1935, avevo 6 o 7 anni: buttò giù il camino, si andò a dormire fuori. Ricordo mio padre in divisa da ufficiale, perché tutti gli anni andava a Roma all’aeroporto di Ciampino a fare training per pilotare (era pilota)… andava a casa dei Salvi … ed era una buona entrata perché lui era ufficiale, era capitano, e allora lo pagavano.

Di Foligno mi ricordo diversi anni: dopo è nata Maria e Adorna.

Quando nacque Adorna è forse uno dei primi ricordi che ho, perché è nata a casa (io avevo 3 anni) c’era la zia, c’era la mamma di Giuseppina… ho un vago ricordo della nascita di Adorna: avevo 3 anni e mezzo perché lei è nata il 7 novembre, io il 20 maggio di 3 anni prima.

In politica mi ricordo molto bene quando gli italiani sono andati in Abissinia, la presa nel 1935, il nuovo impero con Mussolini che entrò…

Mi ricordo la guerra di Spagna. Mi ricordo ancora di giornali: “Barcellona occupata!” Perché c’era la guerra civile in Spagna e Mussolini era con Franco, molti invece erano dall’altra parte: francesi, inglesi, volontari, anche americani. Morirono anche parecchi italiani: a Camerino il fratello di Gabriella è morto in Spagna. Erano quasi volontari quando andavano a combattere dalla parte di Franco: da un punto di vista militare non fu un bella battaglia per gli italiani, non fu un grande onore.

Poi ricordo molto bene quando ci siamo trasferiti da Foligno a Ferrara quando avevo 7-8 anni.

Poi a Ferrara siamo stati 5 anni, dal 37 al 42.

Nel 41 mio padre fu chiamato di nuovo militare per la guerra e allora la famiglia si trasferì a Camerino per studiare. Andavamo a Pievetorina e a Camerino.

Quando scoppiò la guerra nel 41 mio padre e Peppino vennero richiamati. Peppino doveva partire per la Russia, poi sapeva che mio padre era andato in Libia e allora chiese di andare in Libia anche lui e si sono visti diverse volte.

Quando siamo stati in Libia noi, Peppino ci è venuto a trovare e ci ha fatto vedere l’aeroporto che comandava babbo che stava vicino alla Tunisia. Ci siamo stati insieme con mamma; Albina pure se lo ricorda.

Io sono stato in Libia 4-5 anni e sono venuti a trovarmi tutti i fratelli e anche mia madre; Maria no, solo i fratelli: Giovanni è venuto ad accompagnare mamma e poi a riprenderla è venuto Peppino con Albina. Era la prima volta che Albina volava con l’aeroplano, credo, (prima non voleva volare). Allora andammo a visitare i posti… perché 4 o 5 volte si sono incontrati… perché mio padre fino al 1929 era pilota, dopo, siccome aveva un polipo al naso, passò ai servizi: c’era scritto AARS Arma Aeronautica Ruolo Servizi, prima invece era ruolo Naviganti.

Tutte ste robe però mi sembrano che siano un pò eccessive… tutti sti dettagli… questi riguardano più la famiglia che l’ambiente…


Kai: quali sono i tuoi primi ricordi di Mussolini?

Eravamo balilla: il sabato si andava vestiti da Balilla, anche a Ferrara.

Mi ricordo per esempio quando è scoppiata la guerra c’era la raccolta del rame perché l’Italia c’aveva poco rame e allora tutte le famiglie che avevano oggetti di rame dovevano regalarli e mi ricordo quando ci fu la guerra con l’Abissinia, con l’Etiopia, le nazioni unite di allora, allora non si chiamava l’ONU, fecero le sanzioni contro l’Italia, ma erano più sanzioni all’acqua di rose (nessuno dove commerciare con l’Italia). Allora per rispondere a queste sanzioni, Mussolini (questo me lo ricordo molto bene) tutte le donne italiane davano la fede, l’oro che c’era a casa, e ti davano un anello di acciaio. Era una cosa volontaria, ma se tu portavi un anello d’oro la gente ti guardava come un po’ disfattista.

Questo me lo ricordo molto bene, risale credo al 1935. Poi nel 41 la raccolta del rame (tutti portavano gli oggetti di rame) che doveva servire per fare le bombe e queste cose qui…

L’unico a casa che non è stato mai fascista, anche da giovane, era Peppino.

Peppino leggeva, cercava di leggere giornali per avere informazioni: leggere i libri contrari non era facile. Per leggere il Manifesto di Marx per esempio (tu non potevi comprarlo), ma c’era un cugino che aveva un’enciclopedia di economia politica per cui tra 20 volumi c’era anche quello… per cui c’era poca diffusione, l’informazione era molto limitata, però Peppino anche quando aveva 18-20 anni era sempre un po’ contrario all’idea di Mussolini.

Dopo la guerra la ricordo giorno per giorno.

Quando scoppiò la guerra stavamo a Pieve Torina, c’era mio padre, era il settembre del 39. Perché nel 39 scoppiò la guerra fra la Germania e l’Inghilterra; l’Italia entrò un anno dopo. Siccome in principio la guerra andava molto bene, Mussolini aveva fretta (andò anche in Francia con la speranza di prendere un pezzo di…). Io mi ricordo per le strade si facevano le manifestazioni: Nizza e Savoia. Volevamo che Nizza ritornasse all’Italia… la Tunisia, la Corsica. Dopo la guerra invece i francesi si sono presi una cittadina italiana che si chiama Mentone, noi volevamo andare avanti e siamo andati avanti, ma pochi giorni prima che la Francia cadesse. La guerra tra Francia e Germani era già decisa: Mussolini arrivò giusto per poter prendere qualche cosa.

Le manifestazioni si facevano a scuola (favorevoli alla guerra): “noi dobbiamo combattere contro la perfida Albione! (Albione sarebbe l’Inghilterra) che mangiano cinque volte al giorno!” Questa era una propaganda del fascismo… ma si capisce perché allora mangiare cinque volte al giorno era un privilegio di pochi… era contro la plutocrazia, contro la ricchezza, era presentata così. E c’era anche una parte di verità, diciamo pure, perché di fronte all’Inghilterra e all’America e anche di fronte alla Francia l’Italia (specie l’Italia Meridionale, la Sardegna) stava… L’Italia del Nord era molto più avanzata, ma l’Italia meridionale … anche le stesse Marche dove vivevamo noi… Tu devi pensare che Pieve Torina aveva tremila abitanti nella prima guerra mondiale (più del doppio di adesso) e non c’era nessun industria, nessuna attività, erano quasi tutti in agricoltura… Per esempio la terra che avevamo noi a Villanova era considerata di prima qualità perché molti l’avevano verso la montagna.

Racconta Raffaele Bellanti che sopra a Roti c’era un campo che lo chiamavano tri tri tri, perché mettevi un quintale di grano e ne raccoglievi tre quintali: per dire quanto rendeva poco. Adesso se metti un quintale di grano ne raccogli 60 quintali.

Non era questa la regola per Pieve Torina perché il raccolto era basso, ma non così basso: ma avevano messo a coltura anche dei terreni pieni di sassi, in discesa, per cui tu pensa quanto lavoro … mettevi un quintale per raccoglierne tre quintali.

Nell’ambiente dove il 90 per cento viveva nell’ agricoltura, noi eravamo una famiglia relativamente ricca perché nonna veniva da un’impiego delle poste, aveva uno stipendio …

Poi allora c’era la differenza che nonno, il mio omonimo, era proprietario terriero: uno era proprietario della terra, gli altri erano mezzadri, c’era la mezzadria; e difficilmente un mezzadrio si sposava un proprietario della terra, erano due categorie…

C’erano i mezzadri, i coltivatori diretti che lavoravano la terra ed erano proprietari, poi c’erano i proprietari come mia madre; poi c’erano i professionisti: il farmacista, il medico, il prete e alcuni artigiani, il falegname, il fabbro che era molto importante allora più di adesso perché le vacche che servivano per lavorare la terra… i trattori non esistevano (il primo trattore è venuto dopo la guerra) allora alle vacche (come anche al cavallo) bisognava fargli le scarpe sotto, dei pezzi di ferro per andare a lavorare, e allora il fabbro aveva una grande attività. In qualche posto ancora si vede: la vacca veniva fissata su un pezzo di legno e poi dopo tagliavano l’unghia e ci mettevano… come fanno anche adesso per il cavallo…

Adesso se tu mi domandi qualche cosa perché sennò…


Kay: c’era la guerra?

La guerra me la ricordo quando scoppiò, (come ti ho detto) stavamo a Pieve Torina e vedevo babbo… a settembre.

Poi l’altra invece quando entrò l’Italia il 10 giugno: stavamo con Mario e Santa Brusciotti a Vari e allora mia zia (la sorella di mio padre) c’aveva la radio. Era una cosa grossa averci la radio e tutto il paese veniva a sentire, era l’unica radio del paese.

Questo nel 40. Nel 38 c’erano i campionati mondiali di calcio (che sai che in Italia è molto importante) e noi stavamo a Ferrara e nel nostro vicinato c’era una certa fruttivendola che si chiamava Malvina che c’aveva la radio e mio padre mi mandò a casa di questa fruttivendola per sapere (perché quell’anno l’Italia vinse il campionato mondiale)… c’era l’ultima partita (non mi ricordo se era con la Francia o con la …) e allora lui mi disse “vai a sentire”… Questo nel 38, quando in America… tu pensa che la televisione… nel 55 quando io venni negli Stati Uniti la televisione già avevano tanti programmi; in Italia furono i primi. Io mandai i soldi a casa per comprare la televisione (in parte per lo meno) e ce n’erano due a Pieve Torina allora nel 55-56 e tutti quanti venivano o a casa nostra o a casa di Mosca perché…

Anzi mi ricordo nelle lettere che scrivevo: “pensate che qui l’uomo che viene a fare le pulizie c’ha una televisione! E ne vuole comprare un’altra perché quando lui vede un programma i figli ne vogliono vedere un altro…!” Era una favola… perché in America un operaio… noi eravamo una delle famiglie più benestanti e c’avevamo questa televisione…


Kai: com’era l’Italia dopo la resa?

Questo lo ricordo bene. Mi ricordo tanti fatti importanti della guerra.

Mi ricordo quando affondarono una nave (non mi ricordo come si chiamava) la prima nave tedesca che io già seguivo … C’era una nave tedesca che era seguita dagli inglesi…

Kai: la Bismark

Si la Bismark, che stava in Sud America… Mi ricordo molto la guerra tra Finlandia e Russia…

Kai: anch’io mi ricordo quello…

Mi ricordo che i finlandesi erano degli eroi… mi sembra che era il generale Mannaimen (un nome pressappoco così, era il capo dello stato finlandese) che lottavano vicino al lago (la Doga, lassù verso Pietroburgo).

Mi ricordo poi quando i tedeschi sono arrivati in Austria (in Austria poco ma in Cecoslovacchia...). Quando hanno occupato la Cecoslovacchia prima della guerra…

Mi ricordo il discorso di Mussolini, mi ricordo le sconfitte italiane… in Grecia…

Mi ricordo una frase particolare del discorso di Mussolini perché ci fu un momento in cui gli italiani si erano ritirati: “noi spezzeremo le reni alla Grecia!” e tutti a battere le mani! (ridono).

Che ci aveva fatto la Grecia? C’era questa guerra pechè due anni prima avevamo occupato l’Albania… allora i greci erano aiutati dagli inglesi e avanzavano… Però la gente si rendeva conto che noi non eravamo preparati… I soldati c’avevano delle fasce per coprirsi qua (le calzature…) invece di averlo come l’abbiamo adesso noi, c’era un pezzo di stoffa che tu lo mettevi attorno (che costava meno, era più economico). Ma c’avevano anche…

Dopo man a mano che è scoppiata la guerra… ci fu un momento quando gli italiani arrivarono ad El Alamein, ci fu un momento che sembrava che… noi c’abbiamo un libro, se vuoi te lo faccio leggere, dove parla di Curzio Malaparte.

Curzio Malaparte è uno scrittore italiano molto famoso (c’ha una villa giù a Capri, ci siamo stati insieme… quella villa che si vedeva…) questa villa di Malaparte lui l’ha lasciata ai cinesi pechè in ultimo era molto amico con i cinesi. Lui ha cominciato a fare il giornalista in guerra che aveva 16-17 anni: prima è stato favorevole a Mussolini, poi è stato un po’ contrario. Questa villa adesso è stata lasciata all’associazione per l’amicizia tra Italia e Cina e questo libro parla di mio zio Mazzolini (Serafino Mazzolini per la biografia clicca qui) che stava a Derna con Mussolini, una cittadina ai confini con l’Egitto, e si preparavano (non ad attaccare perché loro non erano coi soldati) per entrare al Cairo con i cavalli bianchi. Questo Mazzolini era stato ambasciatore in Egitto e doveva diventare governatore: erano così sicuri che … ne parla in un libro che si chiama “Kaputt”… per dire che c’era un momento che sembrava sicuro che … poi invece da allora ha cominciato a fare marcia indietro fino a quando… mi ricordo quando ci fu, mi sembra il 13 marzo (non lo so) quando l’Italia lasciò tutta l’Africa del Nord, la Tunisia, e andarono… Mio padre andò prigioniero con i francesi e Peppino con gli inglesi. Peppino lo portarono in Egitto, mio padre in Algeria dove hanno avuto un trattamento pessimo. Gli inglesi fecero un trattamento normale da prigionieri di guerra, invece i francesi non rispettavano molto quelle che sono le convenzioni…


Mi ricordo dopo l’8 settembre (già c’avevo 14 anni) babbo era prigioniero con i francesi, Peppino con gli inglesi, Gabriele si era nascosto. Gabriele e Mario dovevano andare a fare il militare: loro aveva rifiutato di fare il militare e si andarono a nascondere su a Montecavallo: quando vai sulla strada dal paese per andare a Collattoni, a metà strada, sulla sinistra, c’è una casa e in quella casa si rifugiarono loro due insieme ad un amico loro (mi pare si chiamasse Marcello; Nicola stava da un’altra parte). Allora, siccome io avevo 14 anni, andavo in giro, gli portavo le notizie…

Mi ricordo benissimo, mi dicevano (perché io non c’ero mai stato): “tu troverai un ponte… e in questo ponte ci avevano fatto una freccia… e allora noi stiamo lì vicino… questo il mese di ottobre-novembre… però stavano sulla strada e potevano arrivare i tedeschi.

Quella era la loro base, però la mattina uscivano e avevano fatto sulla montagna in un posto dove ci fa il nido l’aquila, avevano messo una tenda nascosta in mezzo alle piante. Se c’erano i tedeschi o i fascisti mettevano un lenzuolo bianco e allora si capiva che non potevano tornare a casa.

Questo risale subito dopo l’8 settembre perché davano dei premi a chi faceva la spia per catturare questi qui… perché dovevano presentarsi per il militare, chi non si presentava rischiava la pena di morte.

Io ero abbastanza… anche se c’era un compagno di scuola che c’aveva due anni più di me che anche se era giovane, era Innocenzi (erano due fratelli li presero e li portarono in Germania…) perciò io stavo un po’ ai limiti perché questo compagno di scuola che c’aveva appena due anni più di me, era del 27, te lo ricordi Innocenzi? Tempo fa ci ha invitato qui a mangiare fuori…

E’ un’ora che parlo ancora siamo arrivati ancora a 13-14 anni…

Ti ho detto, a Pieve Torina erano quasi tutti contadini, era un livello piuttosto povero, non c’erano… le strade non erano asfaltate per esempio, le automobili ce n’erano due o tre: c’era il medico che c’aveva l’automobile, il veterinario… Tu pensa che quando il veterinario andava in giro con la moglie e arrivava alla Maddalena, alla curva faceva scendere la moglie per vedere se sulla strada c’era qualcuno!


Maria: è peggio di te Kai! (ridono)

Lui veniva da Pieve Bovigliana, passava alla Maddalena e la moglie scendeva… questo ti da un’idea…

Noi avevamo questo zio Marchetti di Lucciano che era geometra (zio Checco) e questo ti può dare l’idea di cos’era la proprietà terriera perché allora si faceva guerra per una pianta. Molte cause andavano dagli avvocati per dire: “questa quercia appartiene a me!” perché delle volte stava a metà fra il confine… c’era un attaccamento enorme alla proprietà terriera e quando questo qui … i Marchetti erano una delle famiglie più ricche… erano quattro fratelli.

Questo episodio c’è da riportarlo a futura memoria: erano tre ragazzi e una ragazza che era coetanea di mamma, si chiamava Anna (Annetta e morì giovane a 26 anni durante la guerra…) la mamma per consolare i figli, i fratelli che piangevano disse: rallegratevi perché avete da pagare una dote di meno! Perché la proprietà rimaneva ai maschi; alle femmine gli si dava una somma, la dote, il corredo…

Maria: la madre disse: “vi ha risparmiato tanti soldi!”.

Questo per dire… era una donna conosciuta, si chiamava Santina… allora di questi tre fratelli uno studiava ingegneria a Torino (è morto perché ci fu una fuga di gas in albergo) poi uno era geometra e uno era medico (noi lo chiamavamo lo zio medico). Un giorno questi due si incontrarono e dissero: “ci dobbiamo decidere: o sposi tu o sposo io!”, perché non si poteva concepire che tutti e due si sposavano perché dopo avrebbero diviso la proprietà! Perciò doveva sposare uno solo e quello che non si sposava doveva lasciare.

Maria: doveva giurare di lasciare tutto all’altro!

E così hanno fatto: uno non si è sposato, l’altro si è sposato e ha ereditato tutta quanta la terra perché era la terra quello che ti dava prestigio, ricchezza e tutto quanto…

Prima c’era la mezzadria, che poi è migliorata un po’ perché nella mezzadria le piante erano del padrone, raccoglieva il padrone l’uva, ecc…, poi dopo si è fatto tutto alla metà e dopo la guerra ci fu un po’ di ribellione da parte dei contadini e De Gasperi fece una legge, lo chiamavano il Lodo De Gasperi che i contadini prendevano un po’ più della metà. Non proprio 60 e 40, ma ci fu un fatto grosso e poi dopo la mezzadria è morta di morte naturale perché tutti i contadini andavano via … apposta a Pieve Torina da 3000 si è ridotta perché… lo sbocco di Pieve Torina era Roma. A Roma molti facevano attività come fornai, come portinai (ogni palazzo c’aveva una specie di custode, nei palazzi ricchi ancora c’è…).

Così a Pieve Torina la gente diminuiva; si ritrovava d’estate che era un turismo di ritorno: erano i pievetorinesi che stavano fuori e ritornavano…


La piccola prima industria (che poi è stata una disgrazia per Pieve Torina) è stata quella dei maiali…

Maria: tanto che babbo ebbe un attacco al cuore! (da come me lo disse Mario nostro) … si era messo d’accordo con Fidelia e Giovanni Salvi di non vendere ad Angiolini, così non si sarebbe fatta: il giorno dopo scoprì che Giovanni e Fidelia si erano riuniti e vendettero…

Ma non era proprio così… ad ogni modo se non trovavano la terra lì la trovavano… per fare uno stabilimento non è che ci volesse.

Maria: per tanti anni Mario non parlò ai Salvi a Giovanni…

Questo non lo so, perché io nel 55 lasciai…stavo in America…

Quando ritornò babbo dalla prigionia io, insieme a Peppino, seguii babbo a Cagliari; l’università l’ho cominciata a Cagliari. Il primo anno praticamente lo feci a Cagliari. Andavo avanti e indietro, ancora mi ricordo tutte le stazioni: ma poi le abbiamo viste insieme no? Siamo stati a Iglesias…

Poi siamo andati a Milano e appena laureato cercavo per andare all’estero: scrissi 70 lettere…

Poco dopo laureato cercai di andare in Africa fondamentalmente; io ho fatto la tesi in psichiatria: o pensavo di fare lo psichiatra in Italia, o il medico generico …


Kai: qual’è il nome della tesi?

Sulle terapie da shock: c’è l’elettroshock che è un’invenzione italiana, lo sai com’è nato l’elettroshock? Il direttore del manicomio di Roma un giorno andò ai macelli, dove uccidevano i maiali, e vedeva che sparavano un colpo al maiale con una scarica elettrica per fargli perdere la coscienza e poi dopo con questo maiale lo aprivano e… Lui si era accorto che se per caso ritardavano a levargli il sangue, ad aprirlo, a lavorarlo, il maiale ritornava vivo: era una morte apparente, andava in coma. Allora gli venne in mente, siccome per la schizofrenia non c’era nessuna cura, dice: “chissà che cosa succede se facciamo la stessa cosa alle persone…

Allora trovarono uno che non c’aveva famiglia a Roma, alla stazione che aveva problemi mentali e fecero la prima. Sai in cosa consiste l’elettroshock? E’ una scarica elettrica che ti fanno che tu c’hai come un attacco epilettico, era uno spettacolo brutto. Quando io l’ho fatta su al manicomio di Milano che è una piccola città, circa 2000 persone c’erano, allora tu vedevi queste corsie con 30-40 letti e passava questo medico a fare l’elettroshock e tutti gli altri vedevano. Era considerata un pò come una punizione: “se fai il cattivo te lo faccio anche a te”! Adesso la fanno in una stanza, con più garbo, danno dei rilassanti: ancora si fa, anche se in certi paesi (non so se anche in America) ci vuole per lo meno l’opinione di due medici. Le fanno molto poco… nei casi di depressioni persistenti, quando c’è tendenza al suicidio… è una cosa rara però non è stato abolito completamente.

Allora io feci la tesi sulle terapie da shock, perché oltre a questa terapia fatta con l’elettricità, c’erano altre tre terapie che si facevano con le medicine, una era con l’insulina. Se tu ti fai l’insulina e c’hai la glicemia alta, torna normale… ma se tu fai l’insulina ad uno che è già normale, l’abbassi, c’hai l’ipoglicemia e allora vai in coma, sudi molto e quella è ancora più pericolosa dell’elettroshock: c’era una certa mortalità, non molto alta, ma c’era. E allora tu vedevi che questi qui dal sudore bagnavano completamente il letto, dovevano essere cambiati. Poi c’era una medicina che si dava per il cuore che si chiamava Cardiazol che si faceva endovena ad un certo dosaggio e tu avevi lo stesso effetto. Poi gli italiani ne avevano inventata ancora un’altra con un altro medicinale, ma l’effetto era lo stesso per cui la tesi era sulle terapie da shock.


Maria: (a Kai) quando cercarono di controllare il tuo apparecchio defibrillatore per vedere se funzionava ti fecero una specie di shock, no? Lui sobbalzò di mezzo metro… per vedere se funzionava…

Si però quello era al cuore, questo era al cervello, perdevi la coscienza: tu sei rimasto cosciente?

Kai: no, perché mi hanno dato un dosaggio fatale.

No fatale, quasi fatale perché se fatale allora non stavi qui: fatale vuol dire che è mortale, che muori.

Kai: si muori. Muori e poi ti mettono questo…

Maria: allora lui muore e poi l’apparecchio lo fa resuscitare.. quindi lui morì!

B’è, morì, nel senso che il cuore per un momento non aveva…

Kai: non era abbastanza per…

Per andare in paradiso! (ridono)

Kai: ma si sentiva come funzionava questo fibrillatore dopo perché quello funzionava, e tu avevi un altro shock per cominciare il cuore….

Maria: oh, Jacopo che piacere vederti!

Kai: Ciao Jacopo!