interviste di Kai Nebel

Enzo Luzi

Vergine Santissima di Macereto di Enzo Luzi esposta al museo di Serrapetrona

Enzo Luzi

AUDIO Intervista di Kai Nebel a Enzo Luzi

Io sono Luzi Enzo di Pievetorina.

Questo per me è un hobby. Io facevo il muratore, c’avevo una ditta edile, però ero appassionato molto di legno. Allora ogni volta che vedevo un pezzetto strano, eh… cercavo di poter curarlo e farlo, diciamo, quello che poteva venire.

Oggi è diventato quasi un lavoro perché faccio le mostre in tutt’Italia. Sò andato anche all’estero, e allora è diventato un hobby un po’ pesante. Perché giro, sa, torno tardi e allora… è così: ecco qua. Ecco i miei lavori. Stanno esposti oggi a Pievetorina. E’ un paesino piccolo, siamo rimasti in pochi perché un po’ la gente se ne va, un po’ il terremoto ha rovinato tutto e ancora qualcuno ancora non può andare dentro casa perché le case sono rovinate. Speriamo col tempo…


Io sono nato a Pievetorina, c’ho 74 anni e da ragazzo aiutavo mio padre a fare il muratore.

Kai: in che anno sei nato?

Sò nato nel 29, 1929.

Poi mio padre, siccome noi avevamo una ditta edile, allora mio padre per fare dei lavori extra, il comune, è stato costretto a prendere la tessera del fascismo.

Kai: si, si, certo.

Allora… sennò non potevamo prende gli appalti. Prendevamo gli acquedotti sennò… eh…

Quando è stato nel 40 è stato richiamato, s’è fatto 4 anni, è andato giù in bass’ Italia, da vecchio perché sa… l’età era quella lì, e allora dopo quand’è tornato avemo cominciato e rifatte… avemo messo su la ditta un’altra volta e abbiamo lavorato fine… papà è morto, poi la ditta mia è passata da me e poi ecco qua: ho lavorato fine a 5 anni fa che so andato in pensione.

Capito? Perciò la vita mia ho lavorato sempre e però ero uno dei fortunati del paese. Perché l’altri sono dovuti uscire dal paese.

Kai: tu hai parlato di Lucarini che aveva questi autobus?

Si, dopo c’era uno di Pievetorina che aveva dei pullman, sarebbe stata la STEFI di Roma.

Allora ha requisito un po’ di contadini, un po’ di parenti, l’ha portati su per fa gli autisti.

Dopo lui, non si sa perché, è andato per aria, la STEFI è andata per aria, però qualcuno è rimasto ancora, e allora… siamo ricostretti un’altra volta nel paese piccolo.

Speriamo nell’avvenire che gradisce…

Adesso glie passo a mia moglie, che mia moglie è l’aiutante mio!

… si, vieni, ormai è detto… sta qui…


Kai: va bene… parla del lavoro, della vita qua prima della guerra.

Io sono 26 anni che sono in questo paese, un paese che mi piace molto.

E’ un paese tutto in piano, tranquillo, le persone sono molto disponibili e simpatiche.

Sono persone molto intelligenti che si danno da fare per far progredire il paese.

Kai: com’è cambiato il mangiare da prima a adesso.

Il mangiare pure…

Kai: il lavoro delle donne…

Ecco, qui sul fatto del mangiare si usa ancora come una volta. Il mangiare è genuino perché qui è un paese anche agreste, diciamo, e la produzione è locale, tanto sul maiale che sulle verdure, sui legumi… e allora qui si può mangiare genuino come una volta.

Ci sono ancora i famosi vincisgrassi, cioè sarebbero le lasagne al forno, però qui so fatti a una maniera un po’ particolare…

Kai: descrivi quello…

Sono fatti in un modo particolare perché la pasta si fa in casa e viene tagliata tutta a strisce e poi si prepara un sugo a base di caglie di pollo, magro di maiale e anche un pochino di carne macinata e si fa tutto questo bel sugo e poi si fa a file questa pasta con questo sugo mettendoci pure della mozzarella, del parmigiano e poi va messo tutto quanto in forno per almeno 30-35 minuti. E questi sarebbero i famosi vincisgrassi che si usano in questo paese.

Poi ci sta il maiale, la famosa porchetta fatta col finocchio. Qui si fa con il finocchio, un finocchio selvatico che fa da queste parti, e viene una porchetta molto saporita, buonissima e molto ricercata in tutti i negozi e viene venduta anche a Roma.

E poi ci sarebbe la famosa cicerchia, come legumi.

Il farro che si cuoce con dentro a del brodo, al brodo fatto di pollo, e sono pietanze molto prelibate e usano da queste parti.

E poi ce sta la famosa pecora, che viene cotta sulla brace. E’ una pietanza molto buona.

E poi ci sono le patate di un paese qui vicino chiamato Colfiorito: è una patata che è rossa, di colore rosso, e molto prelibata e buonissima. E ci si fanno delle pietanze squisite.

Kai: e i fagliolini con le coteche?

E poi si fanno le cotiche. Le cotiche con i fagioli, i fagioli borlotti. Sono dei fagioli non bianchi, sono colorati, e si cuociono con queste cotiche. E’ una pietanza squisita che qui è molto ricercata: infatti questi fagioli con le cotiche si fanno quando qui è festa, per le sagre.

Sarebbe la cotenna, quella che è chiamata …

Poi ci sono altre pietanze. Poi molti dolci, molti dolci fatti casarecci che qui a Ferragosto si fa una sagra del dolce e tutte le donne del paese preparano un dolce, un dolce fatto in casa. O la torta di mele, oppure il tiramisu, dolci con tutte le frutta, crostate fatte con la marmellata che fanno in casa nell’inverno. Preparano delle marmellate squisite a base di arancia, di uva, di prugne, di mele cotogne: la mela cotogna è molto particolare dalle nostre parti e vengono delle marmellate squisite. E in più noi ci abbiamo una produzione di noci perché qui da noi l’albero delle noci viene… nasce meravigliosamente e c’abbiamo una produzione di noce bellissime e si fanno dei dolci con queste noci, come il salame di cioccolato, fatto di mandorle e di noci con cioccolata e biscotti tritati.

E’ un dolce anche questo molto prelibato e molto ricercato, però si fa soltanto in casa, diciamo, lo sanno fare le massaie dalle nostre parti.

E dalle nostre parti, in questi paesi, oltre che a Pievetorina anche nei dintorni, c’è la produzione del maiale. Qui da noi c’è un salame fatto che si chiama ciavuscolo. E’ fatto col grasso e magro di maiale che si può spandere sul pane o si può mangiare così o sinnò anche arrostito è molto buono.

Poi c’abbiamo una produzione di prosciutti, di lonze e salami particolari perché sono salami chiamati lardellati, cioè la carne magra del maiale fatta a tocchettini e ci si fanno questi salami che sono molto, molto buoni.


Kai: parliamo un po’ di quello…

Il lavoro del contadino era un lavoro pesantissimo perché si dovevano alzare molto presto, dalle 4 della mattina, anche prima, perché poi i buovi dopo col sole si riscaldavano e lavoravano il campo fino alla sera tardi.

Ma per arare un campo ce voleva almeno 15 giorni! Oggi invece è diverso perché oggi c’è il trattore che due ore fa il campo. Capito? E allora era un po’ pesantino e i poveri contadini non dormivano mai.

Po’ dopo andavano a casa c’avevano il bestiame, c’avevano i polli, c’avevano i maiali, le pecore… era un lavoro molto pesantissimo.

Oggi è abbandonato perché mettiamo… prendono la gente, vanno i trattori e fanno il lavoro di una settimana quello che il contadino glie ce voleva 3 mesi.

Poi dopo c’era di mezzo la pioggia e allora dovevano lasciare perdere… è sempre stato un po’… e adesso è rimasto molto poco. I coloni sono un po’ svaniti, perché… anno preso le aziende che poi fanno il lavoro de una settimana per quello che faceva il contadino prima. Non ci sono più, diciamo, sono un po’ dispersi.

Però è rimasta ancora… i tipici… i tipici.

Si, so personaggi molto caratteristici perché conoscevano la vita.

Vestivano in un modo… e oggi ancora ce vestono. Capito? Cò cappelloni larghi, giacche larghe, perché dovevano lavorare, dovevano fare… eh, capito?

Scialle… era tanto bello era vederli: oggi è quasi una vergogna vestire come prima!

Invece non sapevano che prima era veramente il tipo di vestiario, perché dovevano lavorare, dovevano piegarsi, dovevano portare le tute, roba, e noi gli dicevamo… i grembiuli… quand’era la potatura si vestivano coi grembiuli con tutta la roba appresso… falcetta, roba, canestro… era una bellezza.

Difatti qui c’era un detto, no? Che non doveano potare gli alberi il giorno de Quaresima.

Allora che succedeva?

Siccome che il contadino erano poche persone e doveva lavorare pure quel giorno, allora andavano gli altri compagni, lo prendevano, lo legavano tutto e gli facevano fare il giro del paese come penitenza perché non doveva lavorare. Era una cosa bellissima era…

Oramai ste tradizioni sono finite perché se lo fanno oggi te prendono da matto, no? Non è più come una volta… una volta invece era uno scherzo.

Kai: qualcosa sull’uva?

L’uva? Bè c’era la vendemmia. Ecco, la vendemmia era una cosa molto bella perché si radunavano tutti insieme gli altri, poi alla sera canti, merende, balli… era una cosa bellissima.

Come la trebbiatura. Quando era la trebbiatura venivano tutti i contadini dalle parti… s’aiutavano.

Potevano esse anche 20 persone, 30 persone, no? Sul contadino solo. Poi dopo lui si spostava, andava in quell’altri. Era una grande festa.

Poi ogni contadino faceva il pranzo per tutti.

Kai: ed erano sotto qualche padrone?

No. Embè, qui c’erano i padroni. Perché mettiamo qui a Pievetorina c’era il famoso Ciccarelli che c’aveva 4 contadini. C’era l’azienda di Taccari che adesso non c’è sta più, l’ha presa un altro, e c’aveva 13 contadini. Un altro ce n’avea 2, Caradori c’aveva 3 contadini uguale, allora… capito?

Però quando era in queste cose così, si aiutavano uno co un altro. S’aiutavano, perché la gente era quella che era. Invece…

La trebbiatura ce voleva 20 persone, la mietitura altro. Poi quando passavano coi carri pieni di bigonzi, noi chiamiamo i bigonzi quelli che tengono l’uva, era una bellezza…

Dai campi venivano due, tre carri insieme… era molto bella, era una grande festa era.

C’era la vendemmia, dopo la sera c’era la pistatura. Sarebbe stato…

Era una grande canale di cemento dove mettevano tutta l’uva che prendevano il giorno. Poi la sera, i più grandi, i più tosti ragazzi se tiravano su i calzoni a piedi e pistavano l’uva.

Kai: anch’io ho fatto questa cosa.

Si, era una grande festa. Quell’odore di mosto, era una cosa… bellezza.

Oggi invece c’è le macchine, l’odore è andato via. E’ rimasta solo qualche altra cosa. E no, è stato molto bello.

Kai: il frigorifero ha cambiato la vita?

Il frigorifero? … bè… si, perché prima quando c’era l’uva si appiccava sui soffitti, per l’inverno: c’è il chiodino, facevano le coppie è chiamato, due raspi insieme, e si appiccava.

Poi c’era nell’aia le noci, c’era le mele, … mettevano tutto per l’inverno. Oggi invece ci so i frigoriferi che… non c’è più queste cose qui.

Kai: il prosciutto?

Il prosciutto? Il prosciutto veniva lavorato, poi quando era tutto battuto bene ce se metteva il sale. Poi c’era delle stanze apposta che facevano, mettevano delle fascine, frasche un po’ altine, mettevano tutto lì sopra, poi mettevano il sale, molto sale. E quello veniva fatto, il sale, una volta al giorno per 15 giorni. Poi una volta fatta la… finito questo ciclo di formazione, l’appiccavano sui chiodi, nei posti umidi. Perché se era caldo se asciugava il sale.

E, insomma, come mettevano i salami, le lonze diciamo no… Noi parliamo qui perché siamo marchigiani, parliamo lonze, prosciutti… invece in altri posti si parla diversamente, eh-he?

Kai: le lonze cosa sono?

Le lonze sono le parti che stanno dal fianco del maiale.

Però la parte più bella de… adesso non so come glie posso di… il filetto proprio del maiale.

Perché il maiale è un animale che non si butta via niente.

Perché vedi: il budello serve per mette dentro la carne del maiale… lì, niente…

Poi dopo ci sono … noi diciamo i zampetti, le zampe. Venivano spaccati, messo il sale, venivano fatti col finocchio… era una bellezza.

E adesso ci sono gli stabilimenti qua, perciò non c’è più quella cosa.

C’è solo mangi il maiale e basta. Non c’è la tradizione.


Kai: come sono stati… come erano i rapporti con il padrone? Era diviso…

Il contadino col padrone era così: che c’avevano un contratto quando arrivavano sul terreno. Glie passava casa e gli comprava… il frumento, mettiamo il grano, lo metteva il padrone… poi dopo facevano a metà. Quando era la raccolta, allora veniva diviso a metà. A metà forse no, una terza parte. Io questo non glielo posso dire perché contadino non sono stato, però, diciamo gli dava …

Però vivevano male perché il contadino era sempre contadino, il padrone era sempre padrone.

E allora, difatti, dopo non glie la facevano più anche a vivere. Perché dopo so diventate le spese, il figlio non studiava, lavorava. Dopo ha studiato e non arrivavano più coi soldi perché il padrone glie dava poco.

Perché gli dava quello che tirava fuori il campo e allora, capito, non era più da poter restare dove… difatti dopo hanno abbandonato i terreni perché non… Dopo s’è aperti gli stabilimenti e il figlio ha preferito andà sullo stabilimento no? Prendeva i soldi e lì non prendeva niente. Lì loro si arrangiavano con l’ova, vendevano dei polli, vendevano della roba diciamo all’insaputa del padrone.

Perché il padrone, mettiamo, quando era Natale dice… gli doveva dare 5 polli, o mettiamo 50 ovi, ma quell’altri… eh? Capito?

E allora era un po’ faticosa la vita dei campi, capito?

Kai: e i soldi? Quanti guadagnavano ad esempio con lire?

No, perché vede, adesso non è che io glie posso dire tante cose perché a volte…

Però, mettiamo, il contadino i soldi non li vedeva mai.

Kai: si…

Andavano a fare spesa, andavano, mettiamo, prendevano, c’avevano una legacciuola da una parte, no? Ce stavano 10 uova. Le vendevano al proprietario del negozio, faceva i conti e gli dava i soldi per la merceria che prendeva con gli ovi che gli portava. Poi, mettiamo, ci dava un pollo…

Perché loro, il contadino, i soldi, i liquidi non li vedeva mai.

Perché non aveva la possibilità di poter vendere delle cose: s’arrangiava con quello che tirava e andava nelle botteghe e se portava un po’ de roba e faceano a scambio merci.

Noi diciamo scambio merci nel paese nostro: scambiavano le ova con la pasta e poi il contadino era molto povero e allora lui da ragazzo, diciamo, da loro il prosciutto non l’hanno mangiato mai.

Dai: no?

No. Non perché non gli… quando… vendeno il prosciutto per comprare olio.

Perché loro non c’avevano soldi, allora scambiavano ste cose … difatti me dicevano, io perché facevo il muratore, c’avevo una ditta edile, allora io andavo ad aggiustare le case di questi contadini. Il padrone me mandava, no? E me diceva, dice“dove vai” glie dicevo io al padrone “vado a scambiare il prosciutto perché noi sennò l’olio come lo comperiamo?

Capito? Scambiavano la merce, quello che gli rimaneva a loro, quando avevano diviso, loro se lo vendevano perché non potevano… soldi liquidi non ne avevano. Capito?


Kai: ecco… e l’orchestra?

Si, allora io siccome da ragazzo suonavo la fisarmonica perché ero il componente di un’orchestra, che c’avevo l’orchestra mia: eravamo sette ed era chiamato l’Arcobaleno.

Kai: bello!

Si. Allora… però non è che noi suon… noi c’avevamo, io chiamo, il programma dal primo dell’anno fino all’ultimo già impegnato. C’avevamo le date e dovevamo andare in tutti i posti.

Però quando eravamo liberi andavamo, in 2 o 3 del componente dell’orchestra, si andava o come gli dicevo prima, a scartocciare, poi la sera io suonava la fisarmonica loro ballavano.

Oppure a cantare il prosciutto.

Perché noi dalle usanze nostre quando nasceva su una famiglia un maschio, allora si faceva una grande festa. La sera con l’orchestra si andava, si ballava eh… poi se mangiava le pagnottine del prosciutto.

Se invece nasceva una donna, allora ti davano la spalletta.

Sarebbe stato… il prosciutto è la parte posteriore del maiale, la spalletta sarebbe la spalla, perché era una femmina.

Kai: non c’erano feste per le donne?

No, no, no, no. Lì era… se era una donna era una spalletta, se era l’uomo era un prosciutto.

Capito? Allora era una grande festa, poi andavamo spesso negli sposalizi… era un’orchestra, diciamo, familiare, non era un’orchestra … grande quando si andava sui teatri, ma nello stesso tempo eravamo amici di tutti.

Era una grande allegria. Una grande allegria era proprio. Una grande allegria.

Specialmente il contadino ti dava la vita, ti dava.

Kai: si.

Perché…


Kai: e come era il fascismo qua al tempo di Mussolini?

No. Forse noi vedi nel tempo del fascismo… oddio, è stata molto paura perché tanti giovani è stati requisiti e la paura. Però abbiamo noi risentito troppo, diciamo, mettiamo era questo che… quando il sabato dovevamo andare a fare l’istruzione…

Io ero meglio nominato Istruttore dei Balilla…

Kai: si, mia moglie…

Si… dei Balilla, dei Lupetti, de… era tutte cose… degli Avanguardisti, no? E allora… però noi abbiamo risentito molto quando è stato la fine della guerra.

Kai: si, si.

Che c’è stata la ritirata dei tedeschi. Allora qui ce so stati dei partigiani che erano partigiani non per… partigiani veri, ma erano partigiani spavaldi …

Kai: si, si, si.

Che hanno voluto, mentre c’era la ritirata, hanno voluto buttà giù il ponte di Caspriano. Facendo un grande lavoro… invece non è vero niente perché a 100 metri c’era il fiume basso basso, sono passati al fiume, sono passati lo stesso.

Solo noi c’abbiamo avuto due morti qui, con la ritirata, e allora emo avuta una gran paura. Perché passavano levavano tutto: prendevano carretti, animali… noi qui c’avevamo dei somari perché era l’appoggio dei contadini, no? Il mulo, il cavallo, hanno requisito tutto.

Questa è stata la grande paura. Sennò noi la guerra l’abbiamo sentita… oddio, nella carestia, perché c’avevamo la tessera per prendere il pane… una fila di pane che po’ quando hai finito a mangiare quello non ce ne hai più, capito? Sennò la guerra per noi è stato … un passaggio, diciamo, un passaggio.

Kai: e tu sei andato o sei rimasto qua?

Io? No, io so rimasto qua. Perché io quando ero ragazzo c’ho avuto… me s’è rotta la vena del naso e allora me svenavo, diciamo, me levavo tutto il sangue. Ed è stata una vecchietta che m’ha salvato. M’ha fatto prendere una presa di zucchero e me so turato il naso. Ah, so stato 3 mesi senza poter fare niente e allora sono rimasto piccolo, pesavo 49 chili, e allora mi hanno riformato. Poi magari cercavo de nascondermi un po’, perché se mi chiamavano nelle armi dovevo andacce per forza, ma se te prendevano è un conto… e allora ho sempre cercato de poter fare … e la guerra non l’ho fatta.

Però l’ho fatta lo stesso a casa perché ho patito tanto. Ho fatto delle cose che non… è così.

Kai: il fratello di Maria, mia moglie, era morto a quel tempo.

Eh, anche suo nipote, ah no, era il fratello di sua moglie, Gabriele.

Era un ragazzo impagabile guarda. Un ragazzo bravissimo, amico di tutti… e poi perché? E’ stato più per uno scherzo con un altro, che non sappiamo poi perché non sappiamo niente, no? Solo che, non lo so com’è successo, è stato un ragazzo che noi qui salutava tutti, bravissimo, proprio, bravissimo.

E questo è. Po’ dopo un altro è morto perché sarebbe stato un impiegato del comune, però lui avea l’obbligo di andare. Perché noi prima c’avevamo, qui a Pievetorina c’abbiamo un grande campanile, alto 40 metri, bellissimo, e c’era l’orologio. L’orologio però era quello de una volta, che ogni giorno bisognava tirare su le corde… e c’era delle pietre che faceva suonare, dare la corda. E ogni giorno bisognava darglie… Lui dice, ma sa, dice, non c’andà che c’è i tedeschi, c’è la ritirata… No, no, io devo fare l’obbligo mio, devo dare l’orologio a Pievetorina. Lui è andato giù, quand’è stato tra il paese suo (che era di Roti, no?) e Pievetorina ha incontrato una pattuglia di tedeschi che uno era ubriaco. Allora lui ha cercato di aiutarlo per alzarlo su, no? Questo s’è rivoltato gli ha dato con la rivoltella l’ha ammazzato subito. Perché gli sembrava, non capiva che l’aiutava.

Embè, c’avemo avuto un po’ di ricordi, questo qua, sennò la guerra per noi era un passaggio diciamo… capito com’era?

Poi dopo è finito tutto, mio padre è tornato e allora mio padre faceva… sa, era anziano, faceva la guardia a… in bass’Italia al condotto (mò il nome non me lo ricordo) all’acquedotto dei canali dell’acqua. Faceva… e me diceva, dice papà che facevi?

Niente, facevo avanti e indietro.

Ma se arrivava qualcuno?

Eh, lo lasciavo sta perché mica l’ammazzavo io!

Perché mio padre era molto buono, noi eravamo sei figli… poi c’ha lasciato per annà a servì la patria.

Eh, lo sa la pora mamma mia quanto ha sofferto, co sei figli piccoli, co sei figli piccoli non è che va…

Kai: si, si. C’è qualche altra cosa che vuoi dire?

Non lo so, adesso perché è un po’… dopo magari la rifaremo…