Remigio Matteucci 4/5
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Kai: Parliamo della banda. Quando cominciate a suonare?
La banda? 1922.
Kai: 22. E come hai imparato a suonare?
Si, era li primi passi che si facia. Metodo tutto… co il maestro, eccetera.
Mo, tutte le sere annavamo giù e facevamo una partitura, tutte ste cose.
Kai: il maestro da dove… chi è stato il maestro?
Maestro Passini di Camerino che allora venne a formà la banda a Pievetorina. E lì dentro due anni fece sonà sta banda e per sonà dovevamo andare a piedi su verso il camposanto, messi inquadrati e poi tu, tu, tu, e facevamo la marcetta.
Kai: quanti ci sono? Quante persone ci sono state?
Eravamo 26 o 27 allora.
Kai: ah, bene.
Eh, era l’inizio e insomma fu fatta una gran festa e…
Quelli due anni, c’era una canzone fatta di canti, di suoni, di onori e d’amore, ci … la musa, ci … nel cuore, l’amore dell’arte sia gloria, sia vanto, sia gloria sia vanto del nostro avvenir.
Poi festeggiati in armonia questo bel giorno dell’allegria.
Questo bel giorno sempre darà amore e gioia e felicità.
Kai: bello! Grazie. Molto bello.
Quant’anni è che la so e tutta la marcetta pure… è la questione che…
Da lì alla sera commendator Silvani ce portò una damigiana de vino e altri ce presero 22 chili de pasta.
Kai: si.
Rigatoni, poi erano belli grossi. E così… facevamo tutto da noi: acceso il fuoco, metti il caldaro, fa lì… ogniuno se doveva portà il piatto, la forchetta, tovagliolo, eh, perché non c’era sul teatrino… fu messi li tavolini, dopo fu fatto lì. Ma la pasta era tanta!
Kai: si, e tutti questi sono stati…
Tutti musicanti.
Kai: si, si.
Ma, quando è stato in ultimo, la pasta non c’era più.
Kai: si, lo credo. Quali strumenti c’erano? C’erano tromba…
27 musicanti: chi la tromba, chi il basso, chi il sassofono, chi uno o l’altro erano tutti misti e allora… io suonavo la cornetta.
Kai: si.
Ma ero ragazzo, sta cornetta sfiatava dappertutto perché era vecchia e allora con il nastro isolante attappavo tutti li buchi!
Kai: bello, bella.
Passato questa festa annassimo a sonà a Preci, sotto Visso, giù a Preci.
Kai: ah, si.
E quando che c’era la messa, io invece annà a sonà dentro la messa, aggiustavo sta cornetta, attappavo tutti li buchi, perché senno non potevo sonà…
Kai: si, si, si.
Una signora me disse: “ma che fai?” … c’ho la cornetta, ma sfiata… “ma davero?”
Eh, dico: “si, è vero.”
“Vieni un po’ là casa…” me disse. Vado là a casa… “Mettete seduto.”
Me metto seduto, po’ va de sopra. Viene giù, apre sta busta, c’era dentro la cornetta del marito che era mortu!
Kai: ah!
“Vedi un po’ se sona questa.” Me disse… “Altrochè se sona!” Dico, … però mico gli ho detto, me la dai o non me la dai, niente. Eh, piglio, suonai un po’, poi gliela rmisi lì.
“Pigliala, no?”
“Eh - dico – dopo chi la rporta su da Pievetorina?”
“Te la regalo.”
Kai: bene.
“Sonace, sonace”
Kai: suonava?
Si. Tutti l’anni m’aspettava sta signora e tutta contenta quando che vedeva, vedeva se c’ero io…
Kai: si, è vero; molto bello.
E allora gli ho voluto sempre bene.
Ce so annato anche in bicicletta a trovarla! Eh si, perché meritava.
Chi me l’avrebbe data mai? Era una tromba nuova.
E così da allora siamo stati sempre amici co sta signora e ho sonato sempre.
Poi cambiai strumento perché ce bisognava del si bemolle, che non c’era. C’era, ma sonaveno l’accompagno; qui ce voleva uno che cantava. Ecco, vedi io come sta la fotografia? Eh, so che de quessa, ma la detti a mi figlio, dopo fece una brutta fine perché quando li piglia li figli poi, ma io la tenevo bene, certo isso dopo c’aveva quella e comodavo quessa, ma me toccava sonà sempre…
Kai: si.
Perché chi sonava, semo stati a Roma a sonà e a pranzo c’hanno portato dentro una trattoria.
Una trattoria quel giorno non volendo sposava la nepote del padrone de sta trattoria e allora venne oltre ce lo disse, dice “ve ce incontrate male perché c’ho li sposi, c’ho così…”
Si? Allora dico imo lì a piglià co la tromba: pa, pa, pa pa…
“Ma chi ve c’ha mandato, diceva…”
Kai: bello.
Questi non… questi sposi co sa banda … ce mandarono quattro bottiglie de liquori. Ma già lo bevevo… metti là che ne lu caso, paghi, verrà il tempo, avoglie, per quando che finisce, e mentre che stavamo illì a sonà, il padre de Umberto, Umberto sarebbe stato oramai un maestro, provvisorio, così tra musicanti, però stava laggiù, c’aveva preparato una porchetta!
Ce lo disse dopo del pranzo, intanto noialtri avevamo scritto a sti parenti, e tutti so venuti la su sta trattoria … tutta una festa era… eh, era le quattro ancora stavamo a tavola.
Quando sono stati lì, dice ce sta la commissione de Roma che è venuta pe vedè la banda, perché dovevano mette su sta banda. E allora c’hanno chiamato, dice “cogli bene” e simo fatti noialtri 3 o 4 sonate. Messo lì dice “c’è la porchetta!”
A mò chi la magna?
Io non la magno, … c’era sto nepote, ce dette l’idea, dico “va a piglià…” vene su co mezza fila de pane e tutta la porchetta: “ma che te la magni quessa?” “ah, no? eh, che la butto?” eh, ma come la butti giù.. Di tutti sti musicanti dopo, tutti quanti hanno pigliato quella fila, c’hanno messa la porchetta, e la porchetta era bella che finita. Dico, ma che ce fai dopo? Perché da Roma dovevamo venì co la corriera qui, eh, ce sporcheamo pure, dice, ma che glie fa se te sporchi, dice, domani ce faccio spassà si porelli…
Kai: come?
Ce faccio spassà si monelli, sti figli che gli portava la porchetta, dice ce li faccio spassà… E così fu una festa e ce regalò una, come se chiama, una mortadella coscì lunga per uno, ce regalò.
Contenti della festa che amo fatta. E così tutte le feste annavano a finì in gloria.
Quando è stato che all’ultimo c’era da pagà lu conto, e allora stu conto chiamamo il direttore, ma erano venute sette bottiglie de liquore, tutte c’aveano mannato gli sposi. Ma mo che ce facemo noialtri? Allora lo direttore disse: “sta a sentì, me le ripiglio io, no? e ve levo un tot sulla spesa che dovete pagà…” e fu così, imo fatto… non è venuto niente!
E tutte queste feste, eh, io ce tenevo.
Poi dopo l’avevamo messa Tolentino, Pievetorina e Camerino, la banda. E io troppo è durato così.
Kai: si, bene. A che anno?
Che anno? Eh… sarà sempre 30 anni fa.
Kai: si; continuava così per tanti anni?
Si, e tutti contenti era! Perché Pievetorina c’avea tante chiamate. Quelli di Tolentino non ce l’avevano. Questi de Camerino peggio, erano 7 – 8 e l’avevamo allacciati tutti e venivano tutti quanti contenti, certe merende, certe cene, pranzi. Eh, era una festa, era una festa, era. Madonna.
Kai: quando io arrivai a Pievetorina, l’anno 57, c’era ancora una banda, mi sembra.
Come no!
Kai: si, si.
Eh, del 23-24 c’era la banda, e così…
Kai: adesso ancora c’è, ma non suonano…
Spezzata.
Kai: spezzata.
Spezzata. Perché devono fa 5 -10 musicanti qui, altri Camerino, altri Castelraimondo, eh, tutti quelli che stanno… anche che sonano co l’orchestra, lo sassofono, quello che è, vengono a sonà tutti perché pigliano quelli quattro sordi. Ecco se commè la questione. Noialtri…
Kai: ricordi ancora qualche canto che per esempio tu vuoi cantare?
Sonate?
Kai: sonate, cantare.
Cantare no. Roba religiosa. Noi avevamo allora che s’annava a sonà allora, eravamo 6 o 7, famo tutti il coro, allora se cantava, eh, coi li preti toccava cantà, senno dopo che cantavi…
Kai: suonavano e cantavano qui alla messa qua in Pievetorina?
Dentro la chiesa ho suonato.
Il primo che avemo portato via, chiamò la banda, abitava sopre lo camposanto, quella casa su, Lucarelli, e così volle la banda.
… un giovanotto, e allora aveva lasciato detto, da lassù a venì giù qui, po’ a ritornà su, e allora du lire, eh, era tanto, du lire a musicante, però non c’avevamo la marcia funebre, allora toccò piglià a tempo de valzer!
Kai: si.
Invece della marcia funebre… dice che lo portate via con la marcia… che risata… però ce fece comodo.
Kai: …e allora tu hai detto che tu sei stato un attore.
Eh, si.
Kai: quando e dove.
Pievetorina, però anche fori.
Kai: anche fori?
Anche fori, si.
Kai: che cosa, chi era, di che teatro era?
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Venanzo Marzili e Tullio Taccari nel 1915.
Io la parte… C’era Taccari, su alla Rocca, che la figlia fa le iniezioni, Pupetta glie dicono, e allora era bravo attore, però tutta la parte sempre de li figli, io si l’ho fatto de li figli, ma non mi piaceva, mi piaceva a ride, a scherzà a fa tutte ste cose, e no, imo fatte parecchie, tutti drammi. L’ultimo è stato quattro atti e l’avemo dato anche a Pollenza, fore ne avemo dato. Poi avemo fatto quello che era nominato Rold o il demone del danaro. Poi c’avemo fatto cosu, e li, non me ricordo…
Kai: hai fatto Shakespeare?
Questa è stata, tutti scolari, scolari era tutti, ritornavano a casa perché s’erano laureati.
L’addio giovinezza. Fu fatto st’addio giovinezza e l’avemo fatta de fori, du volte, la facemmo qui, e poi l’avemmo fatta fori.
E fori, come s’è portati, certe cene. Tutte a cena…
Infatti su questa c’aveano fatto la satira, dice: “li soldi della beneficenza se li so iti a magna a Pollenza!”
“C’era la Rossi col cappello, no col mantello e Genoveffa col cappello, po’ tutte le giostre anche di questi qui, quando venimmo trovammo tutto … eh, che vo fa?
Io, fatta la commedia, lo dramma oppure l’altre cose, faceo sempre la sortita prima che fosse finita la parte perché intanto s’aggiustava il teatro. Facevano qui, là, io…
Kai: il teatro era qua? Su…
Si, anche questo, si. Uscivo, dice: “Matteucci Remigio… - oramai … - la poesia di Trilussa!”
Uscivo e spettavano sempre a me perché io so stato un lettore di Trilussa: non l’ha sentito dì mai? Eh, Trilussa era qualche cosa… bravo. E c’aveva tre volumi grandi, Trilussa.
Kai: chi era questo?
A Roma,Trilussa.
Kai: Trilussa, ah si.
Oh, il quale una era le storielle di Trilussa, poi la storia di Trilussa, e poi dopo c’era quill’altra de li signori che parlava, ma de quelli io li leggevo poco perché me piaceva più de fa ride… infatti ne posso cità qualcuna.
Un somarello d’una stalla diceva alla cavalla: “ma dimme un po’, te pare giusta la moda d’agì di sto padrone? A te te sfiora appena co la frusta, e con me adopera il bastone”.
“C’è un motivo, perché l’uomo ricorre al potere … per esempio per far ubbidire a me basta un fischio, niente, e tu che sei somaro e sei paziente, ce vo un tortore che t’arriva all’ossa!”
Kai: bella.
Ai voglia, te dirò saltre…
Kai: ci sono altre che tu ricordi?
Avoglia.
Un cane lupo naturale. Un lupo e una cagna. Fu preso da un mercante de montagna e lo mise de guardia in un casale e lì conobbe una pecora e ogni tanto gli raccontava der tempo ormai passato.
E gli occhi gli si empivano de pianto: “te vorrei fa conosce mamma mia, se la vedessi, è la cagna più bona che ce sia!” Spesso me fa le prediche e me dice “se vuoi esse felice tratta le pecore come sorelle e Dio che vede e tutto ricompensa … ogni buona azione.”
“Beeene - sbelò la pecora - tu hai ragione, ma tu padre che ne pensa?” Del lupo…
Kai: bello, molto bello. Ci sono altri? Racconti una e poi basta… si, si. Allora.
Una lettera anonima fra le tante fu quella d’aprì l’occhio al professore.
C’era scritto: “pregiatissimo signore, c’avviso che sua moglie c’ha l’amante e se vo le prove d’esse cornuto, torni a casa alle 7 e la saluto!”
Dice: “mò come ho da fa per non passà da scemo… Stasera, no perché me sento male - aveva pigliata la lettera - domani, martedì ho un altro affare, passato domani, mercoledì c’ho una cambiale, giovedì… vendicherò l’onore giovedì!”
De fatti il giovedì tutto d’un botto, ritorno a casa verso una cert’ora e vidde dar buco la signora abbraccicata con un bel giovanotto.
Per conto mio li lascerei tranquilli per farli spupazzà come ce pare, ma per l’occio del mondo no!
Ecco l’affare! Anche per punto d’onore ecco il bus illis! Ma secondo me sarebbe necessario de mette tutto quanto ar commissario. Noo? Se la metti l’amor proprio in polizia, è peggio!
La caccio. Poi, se la caccio via, me tocca pure mantenella!”
Niente. Pigliò la pistola, sparò, ma la botta invece de acchiappà quella vassalla, pigliò sotto la coda una cagnola…
Kai: sotto la coda di una?
La cagnola, la cagna, cane.
Kai: ah, capito.
Sotto la coda una cagnola che per esse fedele a tutte e tre, stava accucciata sotto un cane per …
“Ah, te le pigli co mè? Brutto assassino che…”
Dice “quando… se lo sa il presidente delle bestie, caschi i figli, ti condannino, c’ho gusto, un’altra volta me darai più giusto!”
Kai: bello, molto bello. Come ricordi bene! Che memoria che hai, che memoria che hai.
E’ una memoria che non finisce.
Kai: è bellissimo. Si, si, si.
Mentre me magnavo er solito pollo, er gatto, er cane spettavano la mossa dell’ossa che buttavo dentro ar piatto. Ed io da buon padrone, facevo a ogniuno la porzione senza nessuna disparità.
Quando che el gatto vide che non c’era più niente, era finito, se stiracchiò… po’ “ndo vai?” gli fa il padrone?
“Eh, ho visto che hai finito, vado via.”
Invece il cane stette lì, scodinzolava, dice, me saltava addosso, me rliccava come un francobollo, “meno male – glie dissi – che tu rimani.”
Si, co la speranza che domani te magni un altro pollo!”
Kai: ah…. Molto bello, molto bello, si, si. Chi ha scritto questi?
Trilussa.
Kai: ah, bene, bene.
Eh, ma io ce … questi libri… li figli m’hanno portato tutto… madonna mia.
Kai: quanti figli hai?
Eh, c’ho 13 nepoti.
Kai: 13?
Nepoti.
Kai: 13 nepoti, ah, bene. E tu ricordi Ugo Marini?
Oh!
Kai: come era?
Ma come era… era bono, stava lì…
Kai: lui faceva tante cose in Pievetorina.
Si tante, ma c’avevamo dì perché io c’avevo 6 figli e lui pure non se portava male e allora tra questo e quello e mamma mia loro con me c’aveano la terra su lo contadino c’aveano qui.
Bhè io invece non c’avevo niente, io dovevo lavorà. Ma ce semo voluti sempre bene.
Sempre. Per carità.
Ma cera Mario, Ivo… quell’altro figlio che mazzarono … insomma.
Kai: era … Gabriele; è morto.
Si. Eravamo come tutta una casa, perché glieqqui era coscì.
Noialtri che stavamo qui e l’altri erano contadini e era tutt’un altro lavoro. Madonna.
Po’ a me me davano da fa perché de fresche ce n’avio tante per la testa… e allora co l’affare Trilussa se venivano dentro la bottega… “se me racconti una storiella de Trilussa…”
E daglie. E tutti.
Fui premiato dalla Cassa de Risparmio.
Kai: chi era?
Io.
Kai: si.
Vinne l’addetto della banca e portò sulle scole un quaderno de numeri ed una a righe e un foglietto de carta assorbente; ogni scolaro.
Mentre sta lì… ce ne voliano trovà de quaderni per noiartri… solo che… però, la maestra ce disse: “c’è una poesia … l’impara per lunedì… chi la recita bene, c’è un premio, un libretto della banca de 10 lire.”
Kai: mamma mia!
10 lire. Eh, quando me disse de 10 lire aggià avevo cominciato… perché c’era da rcopiarla sulla lavagna e poi l’ha letta, ma io come memoria non me mancava.
Kai: si, vero.
E allora “vado su e mò glie la dico” ma è …
Kai: non capisco perché qualche cosa sta … va bene…
Lisetta e Cesare, so due fratellucci, in dialetto, tanto simpatici e tanto carucci.
Kai: cantare così. Si.
Allu catechesimo, sarebbe stata la cresima, la comunione, allu catechesimo se so fatti onore, lu ziu canonico, omo de core, a ogniuno per premiacci, dieci lirette, a ogniuno gli diede dieci lirette, perché…
Kai: lirette cosa sono? [fine cassetta 4]
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