interviste di Kai Nebel

Remigio Matteucci 5/5

Remigio Matteucci
Remigio Matteucci

Remigio Matteucci 5/5

AUDIO Intervista di Kai Nebel a Remigio Matteucci

Remigio Matteucci 5/5


[suono di campane]


Basta?


Lisetta e Cesare sò du fratellucci, tanto simpatici e tantu carucci.

A lù catechesimo se sò fatti onore,

lu zio canonico, omo de core,

per de su aver pragito ad ognuno riedette, per premiacceli, dieci lirette

n’a carta luceda bianca e turchina, da rimerasse la sera a mattina.

Lisetta egone, ma non ce se spassa, e curri portendo la sulla cassa

E presentendose sullo sportellu, disse: “rapratemi un librettellu”.

Lisetta corre da lu fratellu, corre a mostrargli lo librettellu,

e quillo zingaro de bardasciasciu, responde in sale su li rittaccio:

Sti dieci stillizzere, tante marelle, serve a compracce biscotti, mannole e pignaccate.

Sai che do mi stò lo molu fottutu,

dentro una scattola do c’era stato lo squisitessimo caso argentato,

ma la domennica glie venne voglia de jì a comprassece una pasta sfoglia.

Spiritatissimo fa la scoperta, la scarabattola era roperta!

Dentro un batuffulu de strigaticciu, tutto strighemojo come pagliccio,

che quella misera carta stampata un boia de sore ce l’avia stroncicata!

Lisetta da lu frattellu corre a mostrargli lo librettellu, e tu riazzittate, perché ce piagni?

Meglio se triboli che resparambi!

Meglio se tribbuli a jì su la cassa, fà li depositi che frutta e ingrassa!

Sta sicurissimi, rentre non scappa e non c’è li surci che se li pappa.


Kai: ah, ah, bello. Molto bello, si.

Questa, mo quando la sente la signora che…

Kai: si, si …

… che scappa … tutte le fresche…


Kai: si, si …, allora qui a Pieve, com’era la vita sotto i fascisti? Come… c’era…

I fascisti? Era la questione che c’erano quilli pro, quilli contro, quilli che non glie ne importava niente.

Kai: si, certo.

Ma io con l’affare che stavo sempre qui, per questo, per quello… e venivano sempre a chiamà a me. Perché una persona pronta per parlà, per dì tutte le fregne, non ce stava.

E allora Remi, Remi, Remi.

Dopo cera quelli che non capivano lu motivo. Ma che si fascista, che te parra? C’era chi c’avia fatto la camicia nera, chi la comprava… te dava la camicia nera. Po’ dopo te chiamava, te faceva qui… e in paese toccava farlo, non è che stavano fuori, eccetera…


E dopo c’era gli Anarchici… gli Anarchici, ce n’erano tre poi terribili, che sto parroco che stava qui allora…

Kai: chi era?

Cristallini

Kai: Cristallini, si.


Era 15 lire al mese che si dividevano 5 lire per uno al mese, quilli tre. Un bel giorno annamo su, era un prete bravo, … e il pane… e al sabato c’avea tante pore famiglie e glie faceva il pane.

Sannava là, mezza fila de pane, tutti quanti. L’ho pigliato pure io, allora, in tempo di guerra.

Dopo quando che fu nel 1923, … andassi co uno… “hanno chiuso la chiesa!” Ma chi? “Hanno messo tutta una sbarra di ferro co tutte vite…”

E mannaro via sto poru Cristallini. Era bravo, era un bravo prete.

Però la serra diceva sempre: “ma non glie li danno sti sordi, ma chiama li carabinieri, no? Fa così”

Invece lui non ha voluto, non ha fatto del male ne a questo ne a quill’altro.

E’ andato via senza nessun rimpianto. Dice … via!

Noialtri c’ha fatto male a tutti.

E così venne questo Don Pietro da Serravalle, bravo prete giovane, e allora cominciò a cambià tutta la tonalità della chiesa e quel giorno suonassimo … e dopo che fu…

Pure i fascisti de Casavecchia, chi la voleva d’un modo… e questo poro Nino, che c’ha lo figlio generale che sta a Roma adesso,

… allora glie disse: a me mè compare, io non glie posso dì niente, diteglielo voialtri, no?

E dopo ce fu… ce andette de mezzo issu, … tutta roba… no di Pievetorina, di Casavecchia, vennero da fuori e vennero apposta per la cagnara.

Kai: per la?

Cagnara.

Kai: cagnara, che cos’era?

Cagneroni, tutti quanti, da noialtri se dice cagnara quando che chiacchierano tanto.

Kai: ah, ho capito, si.


Io so stato fine a tempo de Badoglio, so stato, e … dopo, anzi, Fausto…, dice… ma una fotografia, pensace, no? Anzitutto scrivi al Tempo. Giornale. Te fai mannà… ce stava tanto bene sul giornale e tu te lo metti su un bravo cartone e c’hai… invece non ha fatto mai niente, non è capace.


Eccoci, e allora la guerra qui… tutti semo annati via. E dopo chi stava qui, chi stava là, chi… era rimasta spoglia Pievetorina. E qui che c’era tutti tedeschi, tutti la polvere se li portava via tutti, li carri armati, i cammi eccetera, era arta, per carità, tutti impolverati.

Andavo, c’era Vittorio Mazzolini…

“Venite, mettemoce qui” do?

“Là la piazza, lì dietro a quello muro…” dice “mò passa…” io parlo tedesco, no?

Come dicono loro lì, glie dico de annà là, per tutta un’altra strada.

“Lascia un po’ glì, Vittorio, dovessimo pizzicà…”

E dopo ce parlò italiano… cominciammo a ride, ma che gli dici… gli è tutti misti, che ce capisci se so italiani, se so tedeschi, se so quello che so.


Insomma avemo sbaraccato via, meno male, ma lo più è stati li fascisti. Terribbili.

Io ero uscito dall’ospedale e me vennero a menà. Ma che avevo da fa io? Non faccio niente perché … allora la Giacchini, la pora Peppina dice “ma che stai facendo?” Ah, questo così e così … guardate… dopo lasciarono perde, ndettero via.


I Tedeschi… stavo a fare la barba e li capelli a Antico, su quello… se vede, e dice

“Annì, me fai li capelli?”

Era la mattina, li ho messi sulla porta e gli feci li capelli e la barba, ecco che du tedeschi:

“Bravo barbiere” parlava italiano… “com’è che non stai giù a Pievetorina?”

Dico, co sta polvere…

Kai: dico che cosa?

Co tutta la polvere che facea…

Kai: si, si.

Dico, non se po’ sta, non se respira e allora dico c’ho qualche affaruccio così, anche che rimedio qualche cosa.

“Ma ora te lo faccio guadagnare io. Ora vieni giù al casale…”

Quanti so, e non lo so quanti sono, dice, comunque, e dico allora mando a chiamare quellu ragazzu che stava con me e difatti lo andetti a chiamà a Roti e zio venne giù subbito, andassimo cinque giorni laggiù, ma li facevo tutti.

Me pagarono, bene. …

Mò quando vene la sera dico: accompagnateme un po’ su, tante volte me dovessero tirà… qualche brig… non se sa mai.

E allora niente, tutto quello che è stato è lì. Ce pigliai qualche cosa, per carità…


Ho lavorato sempre tanto…

Kai: si.

Anche gratis.

Kai: si, si.

Te dico una battuta.

Sta famiglia co sei figli per quattr’anni gli ho fatto barba e capelli a tutti. Non me dava mai niente. Pigliai, li citai. Citai e gli dissi: “è ora che mi dai li sordi”, no? Io devo esse pagato, ciò sei figli. Allora lo giudice glie disse, dice:

“dovei chiede prima perché adesso è passato de coso” … ma perché?

“Si, si,” dice, “dopo due anni non li poi chiede più.”

Ma come li posso…? Ho lavorato, gli chiedo, però non te li dà.

Kai: terribile.

Lo dovevi fa prima. Ma, adesso se io e lei ce mettemo qui, io faccio qui e faccio là, po’ quand’è per ultimo me dice “non te pago”? … Non può esse, no? Non m’ha pagato più.

E così tante cose…

Kai: incredibile. E questa famiglia chi era?

E da qui, un contadino.

Kai: ah si. Che tipi.

Eh, caro mio… “Il tuo feriolo” disse “è passata de prescrizione.” Ma ch’è passata?

Kai: prescrizione?

Si.

Kai: che cosa?

E’ passato, de prescrizione.

Kai: ah, ho capito.

Dice tu non puoi chiede più li sordi. Ma che c’entra quesso?

Kai: che c’entra, si.

Ma, da me … c’hai ricevuto? … tutte ste cose… non mi ha dato niente più.

Kai: spero che tu non…

S’ò morti, parte. Mha, s’ò andato avanti lo stesso.


Kai: si. E nel 43 dove sei stato?

43? 44, 44, 43…

Kai: con Mussolini …

Stavo con… a Cotrone.

Kai: si.

Stavo a Cotrone e stavo al comando. Stavo con i pezzi grossi. Stavo col conte Garulli, … Conte Del Pero, e barone Garuccio. Principe de Re Umberto. Quindi era tutta … c’è stava …


Un giorno mentre che scrivevamo li permessi per Pasqua un … me disse, dice:

“prendo la penna tua perché ce scrivo tanto bene.”

A me non me importa niente, io faccio meglio con quest’altro… avoglia se quante ne scrivo… e via. Quello s’era alzato su, s’è rgirato…

“La penna l’hai vista Remigio?” No. Cerca, cerca la penna stilografica … non c’era più.

“Che ce vuoi scommette che quelli che hanno pigliato lu permesso, uno se l’è portata via? Adesso andiamo giù … (ma so due chilometri) alla stazione”. Dice “annamo giù… la perquisizione, …”

Signor conte, dico, io quando dovemo fa sto lavoro, chi l’ha pigliata sarà stato un lazzarone, però penso la moglie e li figli che aspettano il padre.

C’ho sa questi quanto aspettano mentre quessu è stato un lazzarone.

Era meglio de levalla a isso che danna un’altra doppia alla moglie.

Me guardò, sorrise e po’ va dal Maggiore, là… “do sei stato in permesso Remì? A Natale, adesso, insomma a Pasqua, Natale …

Kai: si.

Madonna… ne riparlamo… ridea…

“Senti Remigio…ho trovato.”

Trovato?

“Te mando in licenza: 15 + 5!”

Eh, dico io, … l’accetto! Basta che non me rmanda fuori lo brigadiere perché quissi guardano sempre. Piglia, va là, scrive no, eccetera, venne oltre … co lo timbro! E dopo il dietro c’aveva messo: “Il fante Matteucci Remigio, mentre prestava servizio lungo Cotrone, Cutro, ha speso tutti i bengala per fa fermare il treno, per non fa succede niente, e per questo gli viene concessa … 15 + 5.

Dico… allora… prima di partì, una cosa: “devi annà” (dato che Cotrone, Catanzaro, eccetera, 90 chilometri era) dice “tu vai su, fai spesa per il battaglione; prepari una roba e po’ parti; passi de là invece che de qua.” Tutto contento vado su l’ufficio, me faccio fa lo permesso, tutto quanto de quello che dovevo piglià e po’ insaccato tutto, messo tutto alla stazione qua giù da piedi. Chiamo du sciarabballi, du carretti di quelli no? Grosse, lunghe … caricato tutto su quelli, solito, e l’hanno portato giù alla stazione. 300 lire tutti e dui. Io invece di passà lì, passo a Sant Eufemia la mezza, dalla parte de là, (ce vedemo, ce se vede). Ecco la tradotta, tradotta militare, monto su… viene quissaltro: “Remì, cala jù che c’è lo diretto!”

Io vado diretto, ma non co quello, co questo: che m’importa se ce metto un’ora, du ore de più?

Questo è militare, ce sta… è tutta un’altra cosa: se ferma, se… So che parto e prima de Napoli cominciamo a vedè tutte mele rosse: com’è l’hanno buttate via tutte?

Lu treno si è fermato… dice ma che hanno buttato via? Che ha scontrato lu diretto con questo acceleratore …

Se jo dato retta a quillo, che aveo pigliato lu direttu… zitto, zitto…

So che pigliai 3 o 4 mele per terra … (calai giù poi le portai su) … andassimo a Roma e a Roma pronto per Foligno. Foligno andavo giù a Castelraimondo. Castelraimondo venni a Pievetorina, sonava la messa de mezzogiorno, de Pasqua.

Kai: si.

“Ma come si venuto?” Ma come so venuto, che te dispiace?

“Ma tu, ma per davero?” Ma come per davero, non me vedi?

E allora je dissi quello che era, a mì moglie … dice mo Pasqua che gli fa se le pezze non ci stanno o non li fatte davero?

Pure ju la caserma, me firma la licenza, dopo mezzora a rieccote sto carabiniere: “ce vole che vai su che te vole lu comandante”.

C’è so stato no?

“No, no, ce vole che rvai su!”

Vado su, dice: “mica te spetta la licenza”. Perché?

“Perché tu ce sei stato a Natale. Hai avuto 15 + 4 e mò ce vole che aspetti quest’altro Natale.” Ma no. Perché?”

La licenza del comandante l’ho riletta bene, come non l’ho letta?

Gira dietro … Buona Pasqua!


Kai: (ride) allora, quando hai cominciato questo lavoro con queste navi? Tutte queste barche?

Ero giovane, ero un diavolello.…

Io so rimasto un po’ sordo da quest’orecchia per dormì fori, perché era i bombardamenti… dico qui c’è tutte casermette, qui te bombardano, io… mica guardeno… allora …

Kai: dove era questo?

In Calabria.

Kai: Calabria si.

Si perché questa era una truppa destinata all’Egeo.

Kai: ah, si.

A Rodi. Dovevamo jì… po’ non è partita più…

E allora, dico, quand’è stato, il 7, io ero rientrato, ma non m’ero accortu, m’ero assordito un po’, perché da questa ce sento bene, e tutto un minuto zompavano via tutti, parevano matti: ma che c’è?

Te rarriva la carretta della spesa de li militari, croc croc croc, glia facende così, non porta niente, difatti, … i Calabresi aveano svaligiato tutto, tutto!

Mo, eccote che viene, dice: “mi sa che è Santanchè!”

Santanchè? Mi metto io a posto … tutti … “A-ttenti!” faccio, me guardavano dice: “che è matto questo?” Quando videro, eccote Santanchè, c’era sette figli mio…, tostu era, … allora pigliammo, gli diamo la cassetta per mettela sotto li piedi e ce disse, dice:

“chi è che strilla che è finita la guerra? Non hanno capito niente: se adesso avemo sparato da questa parte, adesso da quest’altra, ce da girà il moschetto!”

Non cantava più nisciuno. Non se sentiva più nisciuno. E io so stato un po’ li, ma che fai? Quelli venivano… i Calabbresi non so mica persone che ragionano, eccetera. E io me so messo lì, eccoti che arriva un ufficiale, un altro, “ma che c’è da fa? Qui c’è da annà via” Do se mettono questi che zompa, che salta, che brilla… non ce sta più nessuno …

“Dove sta?” Io sto nelle Marche. “Che c’hai?” La cassetta, io lu mezzo non ce l’ho, quindi “procuratelo” dice “tu e vedi de andà nelle Marche.”

Semo partiti, eravamo otto, ma in campagna, da Cotrone c’era l’acqua, noialtri semo andati tutti fori. Cammina qui, cammina là, madonno, bo, che… era una cosa un po’… Camina lu giorno dopu, fortuna che c’era tutte piante de castagne, de sti tempi, erano fatte, zitto un pò, … ce le magnevamo. Intanto camminevamo.

Quando che è stato a Lanciano, eravamo arrivati a Lanciano, … io per carità, …

“Non c’entrate perché è pieno de tutti militari, tutto un surbuglio è.” Lanciano sta qui, noialtri avimo fatto su, su, dritto su, po’ avimo tagliato … madonna mia… semo andati là… dice

“Ma lo sai do stanno?” dice “tutti a la montagna de lo Cippe.” Lo Cippe? E do sta?

Kai: lo Cippe?

Lo Cippe chiamato.

Kai: che cos’era?

Era un monte dei signori con tutte belle piante, grosse, tutte così. Allora con me c’era rimasto uno de Norcia, dico: mo che famo? E ce semo messi da una parte per entrà.

“Chi va là?” Aglie! … militari spersi… dico e …

“Ce vole che andate giù dal capitano”.

C’era un brigadiere, un capitano de li Carabinieri:

“Da dove è lei?” eh, io so de Camerino; “ ah, si?” Quest’altro da Norcia.

“E allora prendete” perché lì c’era tutto per terra, tutto sparso, lenzuoli, scatolette, scarpe, in quantità… c’era tutto per terra … e io dico, le porto … che ce faccio?

E questo alla fine, ce mettemo a magnà sta scatoletta che c’aveano dato, co lo pane, le gallette…

Bruumm! E madonna… poi cominiarono a batte co la mitraglia… fortuna che quelli erano fusti grossi, n’amo dietro, dico, me sa che semo venuti qui per la nostra, madonna dico, mo che ce frega… so che vene oldre un ufficiale dice:

“voi ce vole che fate la ronda tutto lì al fosso.” Dentro lu fossu? Bè dentro lu fossu già se staria meglio. Era mezzanotte non ce chiamava nisciuno, cominciava a sgocciolà giù pure l’acqua: semo riscappati su. Niente.

Mettimo dentro a quella goccetta [registrazione interrotta]