Remigio Matteucci 3/5
Fernando Mattioni: Spettate. Quell’anno facevi il barbiere che andavi per le case.
Si.
Fernando: Prima della bottega.
Prima della bottega.
Fernando: Allora (pronto è?) raccontaci un po’ allora prima di aprire la bottega da barbiere quando andavi per le case e che cosa le davano come paga.
Da magnà… c’è un pezzo… venne mio fratello… mio fratello che c’aveva la poliza de guerra de 1000 lire, intestata a lui che è il più grande. Quanno che è stato, è morto babbo, questo piano … ha pigliato le 1000 lire: è ito via a Roma.
Allora mi chiama e dice: “ma, tu fratello do ito?”
“Eh, non lo so do ito.”
“Guarda che ha pigliato li soldi.”
“Ha pigliato li soldi?” Stanno intestati a lui, lui è partito. Invece non era così perché lui c’aveva li fratelli più piccoli e doveva aiutarli in tutto e per tutto. Mò, c’era la sora Laurina c’era, qui da Marini: “perché - mi diceva - come c’hai quattro soldi, tu portali qui da me, lì all’ufficio postale. Te faccio lo libbrettu…” io ho detto “pure!”
“E non te li sciupi.”
Eh, magari sciupà, quattro soldi, quello che c’avio… so che dentro a questo libretto per ultimo c’era annato 150 lire. Morto babbu, io me consigliavo sempre con Laurina, la Marini, dico… così, così…
“Ma tu fratello è andato via?”
Dico “si.”
“Ma tutore è lui!”
Eh, si, lui è scappato via, non c’è più niente…
Fernando: E dopo come te mettesti a fa il barbiere, dopo?
Eh, quesso? Prima. Prima, lo barbiere sempre in movimento co le famiglie do glio a magnà.
Fernando: Dove, più che altro dove andavi a fa i capelli per le frazioni? Quali frazioni erano?
Antico, Piecollina, tutti i contadini spersi, mi dicevano: “Remì, vemmi a fa li capelli a quelli figli, a quillo, a quill’altro…”
Eh, ce glio all’ora di mezzogiorno, no? Perché magnavo!
Fernando: Perché c’avevi da mangiare a pranzo.
E come no, quisso era lu fatto. E allora …
Fernando: Ma quella del prosciutto allora come fu, Remì? Era la famiglia di dove?
Eh, c’avevo la bottega, no? Allora, era Desio Palmieri, fece partorì la … a su figlio e invitava tutti (mica tutti, quelli che doveva invità) e c’era anche lu medico, perché io ero lu secondo medico a Pievetorina, l’hai saputo?
Fernando: No, quesso non lo sapevo.
Adesso te ce volia la Penzi, ma io so stato tutti questi, che poi se baccarono la testa che c’aveva le ferite… e tutti da me. E non pigliavo niente. Insomma, poi, passimo lì… allora te voi sapè quella de lu prosciuttu?
Fernando: Eh…
Eh, venne giù c’era la … lì su a Valsantagelo… dice “non ce vai, Remi?”
Io: “che c’entra?”
Fernando: No. Spiega che cantavano il prosciutto quando nasceva un figlio, no?
Si, ma questo era un altro fatto ancora, perché io ogni tanto questa gente, taglia lo prosciutto, era cattivo. E allora… “non gli fa niente, no? Piglimo quell’altro!”
Ma io, piglia quill’altro, peggio che te peggio. C’aveva un altro prosciutto. Piglia su, salza lo prosciutto, alla fine lo piglia lo butta via perché era scappati fori li vermi.
Fernando: Li vermi.
Allora se arrabbia e ha scritto:
“E’ la storia del prosciutto
che non era tanto asciutto
glie scappava la materia
da una grossa vena arteria”.
Kai: e come andava questo qui, chi era, ricordi tutto chi era?
Quello del prosciutto era sempre di Palmieri, ma questo che aveva sentito tutto…
Fernando: C’aveva fatto una storia.
Aveva fatto subbito, per carità, subbito, quisso mica aspettava niente, e allora Desio diceva sempre: “chi l’ha ditta questa?” eh, chi la ditta, ma che ne so, mica faccio lu cosu… daglie co sto prosciutto…
Tutti e tre li buttò via! Li prosciutti erano cattivi.
Mò, so che fatto tutto quanto e mette per Pievetorina tutta sta storia, tutti serani, chiamavano serani racconti quessa de lo prosciutto, quessa de lo prosciutto … e quelli ce se faceano cattivi dopo.
Fernando: Però anche a te è capitato un prosciutto che te diedero su…
Dopo, dopo. Dopo a me è capitato che c’avevo un maiale che era 2 quintali e 3 chili.
Fernando: Ma non te diedero un prosciutto co lo fa li capelli a una famiglia su pe… dov’era?
Si ma quello è un altro fatto. Perchè io pure c’ho avuto so prosciutto … e uno l’aveo tagliato, dopo amici da Terni (quissi portava l’olio) me dissero “lascia fa,Remì…”
Dico: “così… - dico - ma posso…”
“Ce penso io, non taglià quissartro, lascilo fa, lì.”
Me ce dette 22 chili d’olio!
Fernando: Lo prosciutto era rovinato.
Fammelo sapè, dico, e quisso non lo so perché glie piaceva, quesso se lo portava giù sopra a Terni, c’aveva do vendeva l’olio, portava tutte budelle de pecora, capra no? E ce metteva dentro l’olio.
Fernando: Ah, sulle budelle? L’olio lo portava su le budelle?
Dentro la panza.
Fernando: Dentro alle budella de capra e de pecora? L’olio stava dentro a lì?
Si, si; veniva con tutte queste cose lì.
Fernando: Ma non c’erano le bottiglie? Non esistevano le bottiglie?
Ma do? Non ce s’erano.
Fernando: Ah, dentro l’olio lo vennia da dentro le budella de capra e de pecora? Che anno era venni giù, scusa? Pressappoco.
Pressappoco era del 36, 37. 37 era.
Kai: interessante.
37 e mazzavano una capra o la pecora: glie legavano le gambe e poi qui, dopo, su lu collu…lo legava un’altra volte, ma tutta la panza tutt’olio c’era…
Fernando: Ha capito? Tutto l’insieme della pecora, non solo le budella… Una pecora, dopo morta, glie levavano le… e veniva una specie di un’otre, sa quelle…
Kai: si, si.
Fernando: Di pelle, come c’hanno spesso in Africa, in qualche parte.
Eh, me portava sempre 5, 6 de quesse, co lu carretto, co du muli, dato che se venia a fa la barba, quesso, venia giù da Terni, glie davo una ripulita, tutto quanto, perché non stava mica proprio a Terni, prima de Terni, ce la strada po’ che va su verso l’Abruzzo, illì, mò manco me ricordo…
Fernando: Arone.
Verso l’Arone, si. E così aspettavano sempre tutti questi c’era Servili…, lu pigliava tutti li commercianti, “me ne dai un litro, me ne dai…” perché mica, mica più! Adesso ne pigli una damigiana, ma … ì capito? E cuscì… li prosciutti allora come venivano i vermi venivano buttati via… invece non è vero.
Fernando: Ma io, io ho visto per esempio, Remigio, che anche il formaggio coi vermi, li mettevano a coce sulla graticola, se li mangiavano: vero?
Ah, grazie, mica li buttaino via!
Fernando: Capisci?
Ma anche la volpe. Mica non mangiavamo la volpe!
Kai: la volpe?
Fernando: La volpe: mangiavano anche la volpe.
Kai: eh si… che cosa mangiavano la volpe?
Fernando: La volpe, la mangiavano, una volta la mangiavano, se mangiava.
Kai: ah, capito, capito.
Mettevamo a bagno otto giorni.
Fernando: La volpe, dopo morta, otto giorni a bagno.
Dentro l’acqua.
Fernando: Fredda, del Fiume.
Si, dentro il fiume. Dopo otto giorni la rerpigliavamo e se coceva: era bona!
Kai: ha, si, interessante; e anche altri animali?
Eh?
Fernando: Quali altri animali se mangiavano? Oltre quelli… no, quelli selvatici.
Eh, li tassi.
Fernando: Tassi.
Kai: tassi sono…
Fernando: Ce l’ho qui. Ce l’ho dentro la vetrina là, grosso cuscì!
Ebbè, quelli magnavano tutti lo granturco, roba…
Fernando: Anche il porcospino? No.
Quellu no. C’avevamo, dopo, lu cosu che è stato ritrovato, ma …
Kai: ma c’erano dei cervi qua?
No. no. Manco cinghiali qui c’avevamo.
Fernando: Adesso i cinghiali li mangiano.
I cinghiali li avemo messi qui nel 1000… dunque 900, io ho fatta la televisione, io …
Allora perché da Tarcisio, gli dissi: “Tarcì…”
Fernando: Ma i cinghiali è stato negli anni 80 che li anno messi, 75.
Te lo dico subbito, te lo dico. Dico “Alza un po’ sta televisione, no? tutti quanti alla sera tutti stavano a sentì, era le prime volte, e allora, dico, alzalo un tantino, così po’ lo guarda li figli, po’ mi moglie, io per me lo sento bene. Domani lo sento bene pure io.
Kai: che cosa ha mangiato? Questo non l’ho capito bene.
Fernando: No, no. Questo parlava, stava a risalire quando hanno messo i cinghiali qui a coso… Dimmi un’altra cosa, ma per esempio, i gatti pure mangiavate? No? Eh?
Si, si, li gatti. Accidenti, li gatti.
Kai: questi gatti…
Fernando: Si mangiavano anche li gatti.
Kai: mamma mia!
… Aveva un gatto che, e avevo dormito e c’aveva 4 fringuelli. Belli. Ero riuscito a tirarli su, era di quella pianta noce laggiù. Vado giù alla sera, non c’era più le teste. C’era le teste, ma non c’era più… madonna dico, mò? Chiappo lu gattu, gli tiro la testa con una pietra, lo butto giù lo fiume. Babbo andava a pesca… co una cosa…
Fernando: Lo tira su.
“Ma che ce sta?” Lu gattu legato lì. “Quisso la fatto – dice - perché lì so magnati…”
Fernando: Gli uccellini.
Vado giù da Jori a Villanova, questi Jori che stanno quaggiù, a faglie li capelli, giravo giù, un gatto, ma bello faceva sulli 7 chili, “un corpu, quisso le pontecana le magna - dice - lu voli?”
“Eh si, dammelu.”
Piglia, mi da sto gattu, non è che faceva, era un po’… l’ho chiappato, ma pesava. Piglio un pezzo de soda, glie faccio lu collare e poi glie rissi lo spago e lo legai su una zampa del tavolino.
Chiamano babbo per jì a pesca, glie disse, a st’altra sorella piccola: “digli che non ci sono”.
Apre la porta: “Ha detto che non ci sta!”
Kai: non ho capito bene.
Eh, che te piglia …
Fernando: Chiamano il padre per andà a pesca, la sorella piccola fece: “ha detto papà che non ci sta!” Ha capito? Non so se ha capito.
Kai: si adesso capisco.
Fernando: Capito?
Kai: si, si, si.
“Eh, che te piglia un accidente!” dice. Quelli pigliarono e vennero su e videro stu gattu.
Videro sto gattu: “ma che c’hai lo montone?”
Perché non c’aveva la voce da gatto proprio.
“Ma niente, c’era una donna de Remigio che a portato quisso gatto per fargli chiappà le ponticane…”
“Eh – dice - quesso le acchiappa mica?
Vado giù lo jorno dopo non c’era più lo gattu. Che te piglia…
Kai: e chi sono stati uccelli piccioni? Che avete mangiato, piccioni che voi avete mangiato.
Fernando: I gatti?
Kai: no, i gatti no. No, altri animali.
Fernando: La volpe.
Kai: no.
Fernando: La volpe si.
Kai: piccioni?
Fernando: Da quanti giorni, quanto è durata. Quello lì volea dì?
Quella? E’ durata poco perché eravamo sei o sette… quando che c’era st’evento.
Kai: ho capito.
Se magnava tutti.
Io ero di cucina, perché sempre giù casa mia, mò viene Pietro…
Fernando: A proposito di cucina, ci devi raccontare quella volta che annasti a preparare quelli che facevano la cresima, quella è bella. No, cioè, a proposito Remigio ci devi raccontare quella storia quando quelli facevano la comunione che non c’avevano niente; che gli facesti trovà…
Eh, non solo, ma anche per la festa de 3 de maggio. E’ festa no? Festa alla Pieve, festa a Piècollina, festa … e allora venne pure Romanello. Dice “senti – dice – ero ito a Panzano – dice – mo, che gli trova a mangià la moglie che non era bona di cucinà? Ma non erano tutte…
Fernando: Era la festa, era il giorno della festa?
Si, si. Era prima, insomma su mi chiamavano. Io sapevo cucinà perché non c’ho avuto mamma.
Kai: si.
Morta. C’avevo due anni. Me l’hanno ammazzata a Camerino le ostetriche.
Kai: oddio!
Eh…
Fernando: Hai imparato a cucinà…
Mi tocca dì pure quesso perché partorì il giorno de Pasqua, de lunedì de Pasqua partorì.
E lu giorno della festa du punte, che era lu salario, babbo andette a Camerino in maternità a trovà mamma.
Alle 5, alle 4 e chiccosa, partì per ritornà a Pievetorina a piedi, non è che mica c’era le corriere…
In questo framm, po’ di tempo, zia Tomassini andette a trovà mamma e domannò lo professore, dice: “po’ mangià un tantino de pizza de Pasqua?”
Dice “si, che oramai so sei giorni – dice – un tantino la po’ assaggià”.
Parte da lì e per dire do sta il cinese, do sta lu cinema, stava de casa lì, sta vicino, no?
In questo mentre le ostetriche c’avevano la libera uscita, nelle quali a questa gli avevano nascosto sto scialle. Cerca lo scialle perché alle 5 doviano scappà, cerca qui, cerca là, quell’altra rideva, chiappa questa qui: bum!
Una botta, batte su lu lettu de mamma che stava a da il latte a sta figlia: more.
Eccote lo direttore: “Mha! Che avete fatto?” Dice “mo ve mettono dentro, vene li carabinieri, mo vene qui, vene là, e… c’è da piglià subito un carretto de questi qui. E vanno a chiamà questo che c’avia sto cavallo, dice: “famme un piacere… vedi che c’è così e così…” se chiama Neno se chiama.
Và giù: era arrivato alla Muccia, era già bevuto un quarto de vino laggiù.
Dice “Neno…” dice: “corri, vene, monta su” bene o male me fai montà su, ma non da beve… Montavo su, quellulì andava verso Camerino, “ma – dice – io devo annà a Pievetorina.”
Dice “tu ce vole che veni su perché ce vole che te dico devi venì su a Camerino. E’ morta tu moglie!”
“Ma come è morta? Vengo giù adesso…”
Annette su, lu direttore glie disse: “sta a sentì, co se levatrici, quelle che sò state, metteteve d’accordo, se c’è l’accordo, sennò ce da chiamà subito li Carabinieri.”
Detto fatto.
E allora se dovette mette d’accordo co sa levatrice.
Pigliò una sorella mia più piccola “eh, mi dai quella…” e dopo lu restu, quessa che è nata, la mandò da un’altra che aveva partorito a Fiordimonte.
E io rimasi solo.
Goffredo stava a imparà a fa il gualzolaro.
Eh, quillo che… non c’avevo dimora, ero io, lì casa si, ma la casa allora era aperta a tutti, mica rubbaveno niente lì, e così… per carità.
Non ho più… ho rivisto babbo a 6 anni e chiccosa, era rvenuto dalla Grecia, era stato dopo in guerra perché venne un ordine che lu Re c’avea troppe misura e allora tutti quelli de quella misura faceano tutti lo soldato.
Fernando: Un metro e 56.
Si. E quando arrive questo, non lo conoscevo no io, c’avio du anni… ma poi non l’ho visto più. Non l’ho visto.
Quando stava lì per venì oltre, gli scapaccioni… è vero…
E allora tre anni, quattro anni, poi iniziai a fa lu barbiere da Basetti.
Fernando: Da lu nonnu de Ludovico.
Si. Erano du fratelli, du sorelle. Uno abitava lì sopre, casa de lu prete, lì la piazza, quella che hanno buttato giù, e quillaltro alla Muccia. Senonchè dopo c’aveva st’altro figlio perché era tubercoloso, lu medico Marchetti li ha messi su 4 o 5 stanze a Lecentare e questi li teneva lassù. E gli dava quello che gli dava a magnà, du ceci di roba… però morì, morirono perché erano 6 o 7. Capito? E così rimasi solu. E ho …
Fernando: Imparasti a … Te cuminciasti arrangià da solo.
A cucinà, no?
Fernando: A cucinà.
Cucinà.
Fernando: E allora cucinasti pure per la festa, là…
Mha, domandavo a tutti quanti, dico, “tu fa così, fa colà…”
Eh, li fasoli … duri li sapeva coce…
Fernando: Eh, si, li fasoli…
No… eh, commè io ho imparato anche a legge e scrive perché alla sera io, non c’era da fa niente, la luce lì la bottega ce l’avio, c’avio da legge c’avio tante cose s’impara…
Fernando: A scuola sei venuto qui, Remigio?
Si.
Fernando: Da quale portone entravi, da questo o da quello de dietro.
Quisto de dietro. Non ce fossi mai entrato l’altro là…
Fernando: Perché lì sopra che classe c’era: quarta e quinta qui?
Iqqui c’era la terza e la seconda.
Fernando: E di là, quarta e quinta.
Quarta e quinta.
Fernando: Co chi sei andato a scuola, da qui?
Dunque io andavo prima da questa Cafurri, cattiva.
Fernando: La Cafurri, c’ho la fotografia.
Era una bestia per me.
Kai: chi era?
Fernando: Dunque era la suocera, era la suocera di Raffaele Bellanti.
Kai: ah.
Fernando: Ti prendo la fotografia.
Kai: si, si.
Sta… Avevo fatti du sbagli… una virgola, de qua un’altra cosetta, da rivedè…
Questa è la maestra Robbi.
Fernando: La maestra Robbi. Questa la Cafurri, la maestra.
Brava questa.
Kai: si.
Questa era Toscana.
Fernando: Questa è la sorella è?
No. Questa è… ma chi se lo ricorda più.
Questa è la Marini.
Kai: quello?
Cosu, lassù…
Kai: Marini la sua famiglia?
Fernando: Non lo so.
Marini, de Selva.
Fernando: Ah, de Selva Piana.
De Selva Piana.
Fernando: Ah, questi non è … E’ una famiglia Marini che abita quassù a Montecavallo.
Na biocca.
Fernando: Na biocca.
Manco; no, no perché non era la biocca, questa era proprio de Collattoni. C’aveva lu figliu che s’era girato un po’ di testa, era geometra, gli ho fatti a lui i capelli io.
Fernando: Questa chi era?
Questa… eh, mo ce stanno… questa è de lu commendatore.
Fernando: La moglie del sindaco Silvani.
Si. Questa e de lu segretario.
Fernando: Ah, la moglie di Marco Palmieri?
Ma chi è sta Palmieri?
Fernando: Di chi?
Quisto… nientemeno lu figlio di questa ha sposato una nep, è lei Giuseppina, mise in cinta, e via. Poi questa è … Taccari. Questa è la maestra Scocci.
Fernando: Scoccia.
Scoccia.
Fernando: Ah, questa è la maestra Scoccia eh? Ah…
Kai: e questi sono tutti insegnanti? Che cosa sono?
Fernando: Questa è la maestra, questa è la moglie del sindaco era, d’allora, questa, questa era la Cafurri, la suocera di Raffaele, in pratica.
Kai: si, si.
Fernando: La madre della moglie. Questa è la maestra Robbi che stava giù in fondo al paese, e questa è la sorella della Robbi deve esse questa qui.
Dopo ci sta questa, qui, erano due; la più secca era… questa, questa erano tutte e due maestre.
Fernando: Ah, si? Eh, anche questa era maestra la Cafurri. La Scoccia pure era maestra.
Si, questa … perché era la figlia di un medico… erano.
Fernando: Si, si, si.
Kai: questa società è chiamata…
Fernando: Caritas. Questi facevano… La Caritas era quella che ancora c’è oggi, no?
Kai: si.
Fernando: So quelle donne che aiutavano chi c’aveva bisogno, chi c’aveva.
Kai: si, si.
Fernando: La Caritas. Erano tutte le famiglie più benestanti che facevano… adesso, mbhè, lo fanno un po’ tutte.
Kai: bene…
Fernando: bella sta fotografia.
Kai: questa è la fotografia di Caritas di quell’anno?
Fernando: Pressappoco del 1890 è?
Dieci, dieci.
Fernando: Eh?
Dieci.
Fernando: Del dieci? Chi m’ha detto 1890 a me allora? Chi m’ha detto 1890? Non può essere dieci, eh? Te spiego subbito perché. Perché questa maestra che io c’ho il registro, questa è morta nel 1907. C’è sul cimitero dove sta la fontanella ci sta la lapide de questa.
La Scoccia.
Fernando: La Scoccia.
Ha, quesso si.
Fernando: Perciò, se questa è morta nel 7, sta fotografia è di prima, no è? Questa c’è scritto che è morta nel 6, 1906. E’ morta, sta la data, a 55 anni 56, c’è la lapide sul coso c’è scritto qui giacciono…
Queste fotografie so del 1910.
Fernando: Ma se questa è morta, se questa è… Remigio, se questa è la maestra Scoccia…
Fernando: … Che so, questa già era anziana? Sembrava anziana? Perché allora sembrano più anziane di quell’età che aveano, questa è morta a 54 anni, 55 anni questa qui. 56. Sta su in quella fontanella su il cimitero vecchio, se vai su vedi subito la lapide, c’è scritto “qui la sorella pose le spoglie…” sa come dicevano allora, no?
Allora sarà questa la Marini…
Fernando: Irene Scoccia si chiamava. [fine cassetta 3]
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