interviste di Kai Nebel

Carioli Amilcare

famiglia Carioli, Pievetorina 1930

Carioli Amilcare

AUDIO Intervista di Kai Nebel a Carioli Amilcare

Io sono Carioli Amilcare. Nato … o no?

A 5 anni paravo le pecore sulla Caprareccia: assieme ai nonni ero.

Senonchè, c’èra un gattino, alla notte, mi veniva dentro al lettino a dormire. Una, due e tre, mi ha stancato, l’ho preso, gli ho messo il laccetto al collo, e l’ho attaccato in una pianta di ginepro e gli ho messo a mangiare l’erba. Dopo due giorni la povera nonna mi ha chiesto: “Mirghilù, quel gattino, dov’è?” Non lo so nonna. E io sono andato a vederlo, e quel gattino s’era strozzato. Perché gli avevo messo il filo al collo e si è strozzato.

Maria: poverino, forse voleva scappar via…

E certo: tirava!

Maria: ma tu abitavi coi nonni?

Si, stavo coi nonni sulla Caprareccia.

Maria: e i genitori, no?

Stavano qui a Roti, stavano.

Poi sono andato a scuola: prima, seconda, terza e quarta elementare.

Maria: a Roti?

A Sant’Agostino.

Kai: parliamo un po’ più di queste pecore.

Ah, di queste pecore…

Maria: di chi erano?

Le pecore erano dei nonni.

Maria: i nonni? Eh, ma allora tu eri un privato… eri un business.

Le pecore si paravano quand’era il tempo, nelle pianure, nei campi, altrimenti si annava nei boschi.

All’inverno, quando c’era la neve, si tenevano sulla stalla: gli si dava da mangiare il fieno oppure le foglie secche, i fascetti di foglie secche. C’erano i trocchi, i trocchetti, gli ce se metteva la semola, il granturco quando si sgravavano che c’avevano l’agnello, il figlio. Gli si dava questa roba qua per fargli avere del latte di più. E poi ad un certo periodo questi agnelli si vendevano, si chiamava… si sbacchiavano, si toglievano sti agnelli, si vendevano. E allora la povera nonna tutti i giorni, tutte le sere li pungeva, pungeva il latte e ci faceva il formaggio. Faceva il formaggio a casa, metteva sto latte nel fuoco, lo faceva bollire, poi lo faceva asciugare e ci faceva le forme di formaggio; e si mangiava a suo tempo, quando era un po’ essiccato.

Maria: buono. Quindi formaggio di pecora avevi.

Si, formaggio di pecora era. Formaggio… vero formaggio di pecora.

Kai: e questo è stato venduto?

Maria: veniva venduto?

No… un po’ mangiato, un po’ venduto, ma più che altro serviva per casa perché eravamo una famiglia molto numerosa. Noi eravamo 8 figli.

Kai: si è vero.

Dopo c’era i nonni, poi c’era le sorelle del poro papà…

Maria: davvero.

C’era zia Maria, c’era zia Peppina, c’era zio Gigetto, eravamo parecchi in famiglia. Dopo di quello… finito lì.

Kai: un’altra domanda. Dove sono questi campi?

I campi sulla Caprareccia stanno.

Kai: Caprareccia. Ma questo è campo suo o era…?

No, no, Si, si: era di proprietà. Era di … l’ha comprato il poro nonno da Ciccarelli.

Kai: Ciccarelli…

Ciccarelli Anzovino. Da Ciccarelli, l’ha comprato lì il poro nonno. Comprò tutto il terreno, la casa con tutti i terreni attorno. Comprò tutto quanto.

Maria: quindi era tutto vostro.

Si, si, tutta roba, si, di proprietà; non era in affitto.

Maria: proprietà privata, quindi eravate in proprio.

Si, si, in proprio. E dopo, da lì….

Kai: un’altra domanda. Qualche volta tagliavano le pelli?

Maria: delle pecore… tagliavano…

La lana, si. Si. Tutti gli anni si tosavano. Chiamavano tosare.

Maria: e poi la vendevate o non …

Se vendeva, se vendeva. E dopo se portava a Visso. C’era su che ce facevano la lana, i fili della lana, poi.

Maria: pensa un po’.

Ce facevano le maglie, poi.

Maria: pensa un po’… io avevo imparato: c’era quella ruota con quel cosino, no? Io avevo imparato a filare.

Si, si. Dopo la cosa, pure la canapa la filavano pure, con la conocchia.

Maria: la conocchia.

Era chiamata la conocchia. La filavano e facevano i fili, i gomiti di filo facevano. Si, si.

Kai: e chi facevano quello? Qualcuno che ha comprato o una donna del…

Maria: loro vendevano la lana a Visso.

Si, si la lana a Visso si portava a far filare e po’ dopo si facevano i gomitoli de, le cose … come era chiamate … le fie … no. Com’erano chiamate, mo non me ricordo adesso, non mi sovviene. Erano… le mettevano sullu camminarello per farle …

Maria: camminarello, si, si, io ce l’avevo una volta…

Kai: allora continuiamo… non so, questo era la cosa …

Maria: questo per il gomitolo.

E, si, questo per fare le cose … la fiezza, la fiezza la chiamavano. Facevano la fiezza, ecco.

Maria: oppure si mettevano le braccia così … e la nonna….

Con le braccia così e se passava il filo.

Ce l’ha tutte ste cose…

Maria: e si, a me piaceva tanto; perché qualcuna l’ho trovata qui …

E per fa quello c’era un altro affare … com’era fatto… era un pezzo così… quaggiù c’era una rondellina piccola, e su una rondellina alta. Giravi con quello e poi se passava il filo lì intorno. Com’era chiamato non me ricordo quello.

Maria: si faceva prima perché mandava più veloce. Questo è più a casa.

Bè guarda, c’ha pure il macinino. Vedi? No, tutte robe che è bello…

E ce l’avevo pure io, s’è portato via tutto Emilio, tutto a Milano s’è portato quello. Si, quante cose ha portato via…

Maria: certo in città queste cose valgono tanto.

Quello s’è portato via la madia, s’è portato via un tavolo … se n’è portato via de cose… chissà ndò le ha messe… mica lo so se…

Tutte il figlio se l’è portate…

Kai: in che anno sei nato?

Io so nato il 5 – 8 – 1921.

Maria: 5 settembre… allora da poco hai avuto il compleanno…

No. 5 di agosto. Si, adesso ho fatto settanta …quattro… 84 anni il 5 agosto. E ne ho presi 85.

Maria: Dio ti benedica.

Si, si. Signore ti ringrazio.

E poi, finito lì…

Kai: alla fine della scuola…

Maria: quando paravi le pecore era solo d’estate perché andavi a scuola …

No, quando paravo le pecore non ci andavo ancora a scuola. Dopo sono tornato giù a Roti, dai genitori… e sono andato a scuola qui, a Sant’Agostino.

Kai: era una stanza?

Maria: una stanza sola era? C’eravate tutti studenti, vero? A quei tempi…

Si, si… una stanza grande, c’erano i banchi, c’erano due file di banchi.

Maria: e c’era la prima, la seconda e la terza tutti insieme?

No, no, no.

Maria: no?

Solo una classe. Eh! Ma eravamo tanti allora.

Kai: quanti sono?

Eravamo una quindicina, anche venti ragazzi nell’aula.

Maria: tutti in terza.

C’era io con Adorna; so andato sempre da Adorna a scuola, perché…

Maria: Adorna Comizi, Kai.

Kai: ha, capito.

Stavamo nella stessa età, e lei stava di banco avanti a me… Gli ho detto che mi domandava … Si girava sempre per domandarmi, specialmente in matematica se come che operazione ce andava, com’era la divisione … come è…

E il maestro Pasini ce tirava la riga.

Maria: il maestro Pasini

Ecco la riga era il doppio di questo, un pezzo di legno il doppio di questo; la tirava così e ti beccava in testa. E ci azzeccava proprio!

Maria: ci azzeccava Kai, ci azzeccava.

Si, si, ci azzeccava proprio. Non era manco giusto.

Maria: non era giusto per niente, ma sai: era il metodo inglese! Copiavamo dagli inglesi perché tutti dicevano che era il metodo migliore per educare i figli.

Oppure te faceva mette le mani sopra il banco, poi te menava così!

Maria: mamma mia: t’è capitato?

No, era terribile, guarda… era … il maestro… e c’era dopo una maestra era così alta. La zoppetta perché zoppicava. La zoppetta la chiamavamo: cattiva pure come il veleno era quella. Ma io ce so andato pochi giorni con quella. Io l’ho fatte con la Palmieri, prima con la madre … come si chiamava…

Maria: con la nonna di Gabriella Bellanti: era una maestra.

E poi la madre.

Maria: e poi la mamma.

La prima l’ho fatta con la nonna e la seconda la terza e la quarta co lu maestro invece.

Maria: che maestro era? Chi era il maestro?

Pasini mi sembra che era.

Maria: Pasini?

Mi sembra che si chiamava Pasini.

Maria: questo era quello che tirava la riga?

Parlo de 70 anni fa, eh! No, 75!

Kai: settantacinque anni fa.

Di 75 anni fa.

Maria: beato te!

Kai: e dopo scuola?

Dopo la scuola, finita la scuola, il taglialegna ho fatto. Si andava su per i boschi, se andava al Monte di Giove era chiamato, l’Urangu… i nomi delle montagne: uno era Monte di Giove, l’altro l’Urango, poi le Coste di Giulo. Lì si andava a tagliare la legna: si partiva la mattina…

Maria: ma tu eri piccolo.

C’avamo 10 anni, 11 anni.

Maria: e quindi andavi con tuo fratello anche? Con i fratelli anche?

E, no. Ma certo toccava a me con gli operai. C’erano gli operai. C’avevamo gli operai de Roti. C’erano quessi de… chiamavano quissi de u’ sole. Era il mese… di cognome Marconi facevano. Li chiamavano quissi de u’ sole. Un soprannome come c’hanno tanti… c’avevano tanti.

Maria: tutti avevano un soprannome.

Andavamo via la mattina. Ce veniva a svegliare alle 5 perché dovevamo fare può darsi anche 6 o 7 chilometri a piedi per andare al lavoro. E ci portavano da mangiare. Pane, maggiormente era pane e frittata. E l’attaccavi anche a 100 metri e la mangiavi con le furmighe. Mangiavi la frittata cu le furmighe.

Maria: perché erano venute dentro.

S’erano venute dentro. A mezzogiorno mangiavi pane, frittata e formighe. Quasi tutti i giorni.

Maria: facevano una sgrullatina… ma mica è vero che mangiavano le formiche, no? Lo sgrullavi e le formiche cadevano via.

Eheh. Le sgrullavi. La fame c’era pure perché a batte l’accetta te viene fame; non è che …

Maria: comunque tu hai fatto i muscoli già a quel tempo!

Eh, quanto ho lavorato Maria mia…

Questi voci (?) venivano acquistati dai proprietari, non è che erano nostri. Si compravano. All’asta si andava. Si andava all’asta e c’erano molti… c’erano i Palombi, c’eravamo noi, poi c’era… com’è che si chiamava… mò mè sfuggita… de Polverina, stava. Insomma se compravano all’asta. Se andava all’asta sui comuni di appartenenza, si andava all’asta e chi alzava di più se lo prendeva.

Infatti uno da 10, 20. Quell’altro 30, quell’altro 40, quell’altro 50. Poi se smettevano, quello se lo pigliava.

Maria: adesso? Fate così ancora adesso?

E chi ci va più? Adesso non ci si va più? Li boschi è tutti abbandonati. Non c’è più uno che taglia … non c’è più. Non so se ce sta qualcosa su per la Valnerina. Uno se ce né rimasto, ma…

Maria: perché non conviene.

So rarissimi. No, ma non lo fa più, non lo fanno più, è un mestiere pesante, signora, è pesante molto. Non lo fa più nessuno.

Kai: quando a questi altri dici 10 o 20, per quale quantità?

Bè … se erano pezzi di bosco, prima si andava a vedere, sul bosco com’era, se partiva, se vedeva… Perché doveva avere minimo 15 anni. Se non aveva 15 anni di tempo non si potevano tagliare. E infatti delle volte non trovavi i boschi da tagliare, perché non c’avevano l’età.

Invece oggi è tutto abbandonato, tutto abbandonato.

Maria: adesso non importa più niente.

Tutto. Se fracica tutto. Se secca tutto.

Noi, Giove qui quello che parte, Giove, il monte Giove parte da Roti fino a Caspriano. Era di proprietà dei Taccari, su de Gallano. L’avvocato Taccari, era di proprietà. L’emo tagliato due volte per intero da Roti a Caspriano. Due volte.

Maria: da Roti a Caspriano, pensa un po’…

E l’Urango lo stesso, era di proprietà sua, dell’avvocato, sempre. Là ce semo stati… che poi doveva andà, quando era, sarà sempre 800-900 metri per annà… Partivi da Roti a piedi e andavi su a taglià a 800 metri d’altezza, a piedi. Alle 5 si partiva la mattina. Dopo avemo prese tutte le querce dell’avvocato Taccari. Tutte le querce di 16 terreni. Di 16… le posizioni noi le chiamavano. 16 terreni c’aveva, 16 contadini… emo prese tutte le querce e non mi ricordo se pagò un paio di milioni: ma c’avemo lavorato anni e anni!

Maria: a quei tempi erano miliardi!

Anni e anni c’avemo lavorato. A Bazzano, ce l’aveva tutte a Bazzano, là; a Trignano, Gallano: tutto, l’avemo tagliato tutto là… sulla posta…

Maria: le tagliavate così…

Se cacciavano proprio dalla terra. Si carpivano proprio dalla terra e poi si diramavano, si toglieva i rami, e con i fusti ce facevano i cosi delle navi, anche i ponti per le navi.

Maria: quindi la vendevate… si vendevano…

Si, si, se portava giù a Castelraimondo.

Maria: Taccari le vendeva…

No. Taccari le vendeva a noi. Dopo noi co Turchi… eravamo in società co Turchi che era uno di Castelraimondo. Era uno che facea de cognome Turchi. Eravamo in società con questo e lavoravamo insieme. Se stava in società; con questo se portavano giù. E la legna invece se portava giù per le Marche: Macerata, Ancona, Osimo…

Kai: alcuni di questi alberi saranno stati abbastanza grandi per…

Maria: queste querce erano enormi.

E che scherza? Una quercia…

Maria: li vendevano per fare le barche, Kai.

Kai: si, lo so, Maria.

Avemo tagliata una lì al ponte di Basaino, non so se se lo ricorda lì, poco più su della Caprarecia, c’è una curva che c’era una casa che c’era due famiglie, sull’angolo (vi ci porterò poi, ce andiamo), c’era due famiglie, poco più su c’era una quercia che era il fusto era così come sta casa: era così!

Kai: mamma mia.

Ce semo stati otto giorni per cacciarla. Avemo fatto una buca… non mi so spiegare… tutte e cinque noi col piccone e l’accetta tutte e cinque attorno. Una buca … quand’è cascato sembrava che è cascato il mondo! Il fusto pesava 110 quintali.

Maria: mamma mia.

110 quintali il fusto pesava. Quello l’ha portato …

Kai: come l’ha portato quello?

Quello l’hanno portato giù col camion a Castelraimondo e so che c’hanno fatto un coso, un ponte per la nave.

Maria: un ponte per la nave.

Si, mi ricordo che è stato fatto, che è stato venduto… perché era fatto poi, era proprio un po’inclinato.

Maria: giusto, giusto.

Si, era un po’ inclinato.

Maria: mamma mia. Tu hai vissuto una storia bellissima!

Eh, per carità, quanto ho lavorato! Tanto, tanto.

Maria: e poi quella è la storia della vita, no? …

E insomma, fine a 20 anni ho fatto il taglialegna, facevamo il carbone… ce devo avè, la devo trovà, sennò te la faccio vedè com’era, ma dove l’avrò messo quelle foto, non lo so…

Quando facevamo le cotte, io sto… perché si facevano… ecco, dei castelli di legno così: due pezzi qui e due pezzi qua, no? E si alzava su ad un metro, un metro e mezzo di altezza. Poi glie se metteva tutto legno attorno, dritto in piedi, attorno attorno attorno attorno attorno… affinché…

Maria: tutti fusti?

Tutti pezzi di legno. Pezzi di legno più grossi e più piccoli affinché veniva come mezz’ovo.

Kai: come?

La forma di mezz’ovo, veniva.

Maria: mezzo uovo.

Kai: mezzo uovo, capito.

Era chiamata la cotta. La cotta. E dopo da sta buca che stata era fatta co sti quadretti de legno, se metteva giù foco, poi se metteva un po’ de legna quella più fina che prendesse foco. E prendeva foco. Poi ogni 3-4 ore si andava a rimboccare. Si rimboccava perché si metteva giù la legna da questa buca, fino ad un certo punto. E poi il foco veniva su dal basso. Dal basso veniva su in alto su questa buca, poi dall’alto tornava giù fin da piedi e veniva fuori il carbone.

Maria: mamma mia, pensa.

Però si doveva coprire, questa cotta si doveva coprire con lo scarapiccio era chiamato. Scarapiccio. Muschio lo chiamano pure.

Maria: e già, quello che a Natale, quello verde che a Natale mettiamo…

Eh, si, quello, quello.

Maria: lo scarapiccio. The green thinks that for Christmas we put on top of the table to put the presepio…

Kai: ah, si, blowranches?

Maria: no, is green and flat.

Kai: oh, mos.

Maria: muschio, mos.

Oppure con le foglie si mettevano addosso a ste cotte e po’ ce se buttava la terra sopra. Si coprivano.

Kai: ah, capito.

Maria: per soffocare…

Eh, si, il fuoco non… Dopo poi quando il fuoco era andato su da capo, che poi tornava giù e coceva, se faceva li buchi attorno per fa uscire il fumo. Gli faceva attorno tutti buchi. Quindi, giù in basso e quando il fuoco poi era arrivato da piedi, si spegneva, si levava sta terra e poi si doveva togliere da mezzo alla terra col rastrello … poi se mettevano i sacchi …

Maria: e veniva fuori carbone pulito pulito?

Carbone, no. Pulito, si, all’ultimo doveva esse pulito: la terra, beh la terra è pesante rimane, quello era più leggero, capisci? Dopo era chiamato il cannello e lo spacco era chiamato. Il carbone: cannello e spacco. Il cannello costava di più.

Maria: perché era pulito, oppure?

Si, perché era più resistente, era più… costava… non so, se quello costava 4 soldi, quell’altro costava 6 soldi può darsi. Lo spacco era quello con la legna spaccata più grossa. Si metteva li pezzi grossi. Invece il cannello era tutta legna fina. Quello era chiamato il cannello.

Kai: interessante, si.

Maria: non ho mai sentito…

E quello di quercia per esempio, quello di quercia non era adatto perché schizzava, la quercia. Quando mettevi sto carbone nel fornello, schizzava un po’.

Maria: ah…

Invece il cannello no. Quello non lo faceva. Il carpino, ornello, acero, quello era…

Maria: il migliore

Si, era il migliore.

Kai: perché? Quali alberi erano meglio?

Era il carpino, l’ornello, leccio, l’acero, e il carbone d’elcio era il migliore: quello era molto più resistente degli altri, per esempio.

Kai: di che?

Maria: elcio.

Elcio. E ci sta un bosco qui che è chiamato Lerici. Qui, dov’è che stava… dunque lì l’Urango, Giove…

Kai: querce no eh?

Maria: le querce no.

Lerici è su… mi sa sopra la Caprareccia, su c’è una montagna più chiara chiamata Lerici. Quello è il carbone d’elcio era il migliore di tutti carboni.

Maria: mentre la quercia no.

Quello di quercia non molto perché schizzava, come ripeto. Quando sventolavi per farlo prendere schizzava le scintille, faceva sfisss…

Kai: sparks

Maria: sparks

E si. E quello l’ho fatto fino a vent’anni. Fino a vent’anni ho fatto quesso lì: facevo il carbone e via di seguito. E si portava giù. Dopo da vent’anni in poi…

Kai: quanto hanno pagato per questo lavoro?

Maria: quanto pagavano per questo lavoro? Quanto pagavano gli operai?

Soldi al giorno era. 10 soldi al giorno.

Kai: soldi era quanto?

Maria: eh, una lira erano 10 soldi o 100 soldi?

100… 20… c’era dunque 1 soldo, 2 soldi, 4 soldi, 10 soldi… ancora ce l’ho su casa io. 10 soldi e poi c’era 50 soldi, poi c’era la lira mi sembra, la lira che era ecco la lira era così, era.

Maria: quindi 100 soldi una lira, come… il dollaro: 100 centesimi…

Kai: ah, si.

I centesimi, c’erano anche i centesimi. Addirittura anche i centesimi mi ricordo.

Maria: oh, è vero, i centesimi! Quindi un soldo non era un centesimo.

Kai: no.

Maria: Quindi una lira erano cento centesimi. Un soldo era cinque forse.

Kai: cinque soldi per un centesimo?

Maria: no, no, no… bisogna…

No, no, mo adesso, eh, questo non mi ricordo… tanto facile non mi ricordo queste cose qui del centesimo.

Maria: no, ma pagavano a soldi.

Si, si, a soldi. Eh, ma io so annato… quando so annato a Roma nel 1950, nel 1950, prendevo 10 lire a settimana eh? Ottobre 1950 so annato a Roma e prendevo 10 mila lire a settimana. E per fare il pane, perché si faceva il pane al mattino e al pomeriggio, al pomeriggio nelle ore di riposo dalle 2 alle 4 e mezza, io e un collega facevamo 3 quintali di farina, che venivano quasi 4 quintali de pane, 3 e 60, 3 e 50 quintali, chili di pane. Pigliavamo una lira e mezza per uno. Una lira, quelle lirette … eh non ciò il portafoglio sennò ce l’avevo dentro al portafoglio, quelle lirette piccole…

Maria: però me le ricordo… leggere leggere, non pesavano niente…

Si, è così, ecco. Così. Una lira e mezza.

Maria: pomeriggio.

Pomeriggio. Lavorare due ore e mezze e fare 3 quintali di farina. Tutto a mani. Impastato tutto a mani. Dopo con la stecca, se metteva su al forno co una stecca lunga di 3…

Maria: con una pala lunga lunga…

No, no: una stecca proprio era.

Maria: una stecca? Proprio…

Una stecca si, una stecca larga che c’entrava la ciriola era chiamata. Allora c’era la ciriola. La ciriola si fa anche qui adesso, e so così, era pane così. Se metteva l’una avanti l’altra e poi se infilava su sta stecca e poi se doveva fa svelti a tirarla, ma se non lo sapevi fa tanto le cappottavi però! Li primi tempi se rovesciavano tutte e non veniva bene.

Maria: la dovevi buttà via…

E poi c’era invece per i filoni, si facevano i filoni da mezzo chilo o da un chilo, e allora c’era la pala. Con la pala lo stesso la mannavi su, mettevi su la pala poi la tiravi svelto e quella rimaneva perché era rotonda, era un po’ più grossa. Ma la ciriola… dopo le frustine se facevano, le frustine poco più grosse delle dita, e quelle era molto più difficile ancora infornarle.

Maria: ce credo.

Eh, perché poi i forni erano… non erano tutto dritto, erano rotondi, erano rotondi i forni. Prima dovevi riempire da una parte, poi man mano, man mano… quando infornava in mezzo era più bello perché la buca poi era così ecco, non era grande la buca. Dopo invece il primo forno che vennero fuori, mi pare che erano tedeschi erano, allora c’era un affare ecco come questo tavolo. C’era due maniglie qua, due maniglie e c’era gli scorrevoli… dentro al forno se infilava su questo e se tirava indietro e il pane cascava man mano che tirava giù il tavolo… cascava la ciriola, il panino, il filone. Allora con quello se faceva bene, perché era tutto dritto, era quadrato, non era come quell’altri che erano rotondi, i primi tempi che stavo a via Orvieto.

Maria: era più facile metterli in fila.

Si, si. Il forno era grande come sta casa diciamo, come sto appartamento, era grande così, e se infilava su sta tavola, su sta cosa, questo tavolo fatto apposta come un telo che girava, tiravi giù e cascava il pane man mano che tiravi, il pane cascava davanti.

Kai: e questo è il forno per il suo negozio?

No, da mio cognato stavo. Stavo a stipendio da mio cognato, a mesata. Si, sono stato vent’anni.

Kai: e questo era a Roma?

A via Orvieto, a Roma. A Roma in via Orvieto.

Kai: che anno?

Nell’anno… io so annato lì nel 50, so stato vent’anni. Dal 50 al 70. Però i primi tempi, ripeto, c’era sto forno rotondo, dopo… dopo una decina d’anni me pare, è venuto sto forno, me pare era un tedesco, era una cosa… una ditta tedesca che faceva sti forni.

Maria: le prime televisioni… erano tutte tedesche, no?... Grunig

E allora il lavoro era molto meno, se faticava de meno, era più facile, capisci?

Ma io i primi tempi… dal nero so andato al bianco: qui facevo il carbonaro, laggiù la farina… me se attaccava tutta sulle mani, non ero capace… perché era tutto a mano, adesso è tutte macchine… e infatti telefonai a quella porella e gli dissi, dico io non glie la faccio qui a sta qui, non glie la facevo, io vengo fuori perché io non gliela faccio. Quella mi si raccomandò: ma dò vai, ma che te metti a fa, qui come famo dopo… e allora comincia a resiste. Dopo poi sa, mio cognato me cominciò ad avè fiducia e m’ha dato le chiavi, aprivo io, chiudevo io, ordinavo la farina… insomma m’ha dato un po’ d’importanza e allora sa, me so invogliato un po’ di più, capito? E so stato lì, come ripete, la sera facevo li conti io, tante volte lui non veniva, oppure andava… nel mese di luglio se ne andava a Chianciano per un mese (perché era malato di fegato) e c’avevo tutta la responsabilità io.

Maria: quindi l’hai aiutato tanto…

Ah, bè… e la casa, quando mi so comprato la casa non c’avevo una lira e lì dove ho abitato… perché prima ho abitato per 5 anni a Primavalle. E da Primavalle ad andà giù a San Giovanni so 18 chilometri. Per 6 mesi l’ho fatta in bicicletta, 6 mesi. Dopo giù per la strada, per la discesa di San Pietro, adesso non so se la conosci ma, venendo giù è così è! Me sé spezzato il manubrio della bicicletta nel mezzo, so andato giù lungo ho camminato 10 metri: non me so fatto un graffio Maria! Un graffio: niente!

Maria: tu sei benedetto, veramente.

Niente, giuro eh. E dopo d’allora me feci il motorino era chiamato il Mosquito, motorino Mosquito, che con una leva, se piglaiva una leva e s’attaccava al rullo sulla ruota della bicicletta, muovendo una leva, poi pedalavi e si metteva in moto e annnavi, c’era il gas, i freni e… come una bicicletta era però c’era questo motorino applicato.

Maria: non dovevi girare…

No, no, non pedalavo. Dopo feci il Motomme.

Maria: Motomme come si scrive?

Era… Motomme! Mo-to-mme.

Maria: Motomme.

Quello era di cilindrata 48, ecco c’aveva un pistone così, però quello pure… però con un litro ce facevi 30 chilometri, non era… consumava pochissimo.

Maria: quindi non faticavi, non pedalavi.

No, no, non pedalavi… Dopo ho fatto il Guzzetto, della Guzzi.

Maria: quello me lo ricordo.

Che c’aveva le marce di lato, di lato dal serbatoio c’aveva le marce.

Maria: c’aveva un serbatoio mi ricordo…

Si, un serbatoietto si, ovale così…

Maria: ovale

A mezzo e sul lato c’aveva le marce.. a Roma ce stava uno che ho visto, da coso, com’è che se chiama? Quello che sta lì a villa Fiorelli… il grossista lì… il nome ora mi sfugge… Ho visto che ce l’ha questo… e dopo del Guzzetto la Topolino A! Con mezza balestra. Perché la balestra partiva da davanti e arrivava al differenziale (differenziale dove stanno attaccate le ruote dietro). Quella ce l’ho avuta pure per un po’ di tempo. Dopo di quella feci la Topolino B!

Maria: quella me la ricordo.

Capottabile. Quella che s’apriva sopra, che c’aveva il telo.

Maria: ce l’aveva Lucio, si me la ricordo.

Dopo di quella c’ho avuta la Bianchina panoramica era chiamata. Che era pure quella capottabile comprata da Menchi a Muccia: era sotto rossa e sopra bianca quindi qui a Pieve Torina sembrava che c’avevo un aereoplano! “Guarda Carioli c’ha fatto…!”

Maria: “Guarda Carioli … guarda…”

Dopo di quella c’ho avuto il Volkswagen, poi ne ho cambiate tante, de macchine ne ho cambiate tante…

Maria: e al vita com’era a Roma in quei tempi quando tu eri lì?

Bè, non si stava male.

Maria: perché era appena dopo la guerra…

Kai: no era prima…

Maria: era durante la guerra

No, bè, la guerra no, era finita, nel 50 non c’era, la guerra nel 42… la guerra io stavo…

Maria: eh, dove stavi durante la guerra?

Dovevo partire, dovevo andare al fronte, ma il poro papà aveva conosciuto un maresciallo al distretto di Macerata e mi fece segnare in aereonautica. Allora l’aereonautica è partita un anno dopo. Anziché partire a 21 anni, perché allora a 21 anni se annava perché la maggiore età era 21 anno, anziché partire a 21 anno so partito a 22. E a 22 non mi hanno mandato più in aereonautica, sono andato alla Cecchignola, all’8° reggimento artiglieria, alla Cecchignola, e so stato là due anni. Ci so stato due anni. E c’era, doveva venire anche il poro Nanni assieme a me, però il poro papà c’ebbe da dire qualcosa con il poro Gigetto Servili, perché Gigetto era il padre de Fausto de Nanni, de Pina…

Maria: me lo ricordo.

Ecco. Se urtarono un po’ e lo mandarono, poro Nanni, in Sicilia. E che poi il poro Nanni stava sempre male. Se te lo ricordi no? era sempre malato…

Maria: tubercolosi

Infatti è morto giovanissimo, che c’aveva non so 24-25 anni de più non c’aveva me sa… E dopo invece a forza di, se so pacificati e l’hanno fatto venire lì, assieme a me. E si dormiva, si dormiva lì alla Cecchignola, nei letti a castello: 3 piani era. Primo piano, secondo e terzo piano. Al poro Nanni hanno dato il terzo piano.

Quillo poraccio era abituato qui a Bora Bianca… la madre lo teneva come una reliquia! E… io però quando è venuto era tardi, alla sera, ero a letto, già, ho visto che penava tanto, ho avuto compassione, so sceso, l’ho aiutato, gli ho rifatto il letto, l’ho sistemato tutto quanto… E’ stato lì però 2-3 mesi poi l’hanno congedato perché stava male, non…

Maria: me lo ricordo, me lo ricordo.

E invece lì io ho fatto due anni. Due anni, però dopo so andato via da lì, sono andato al Centro Automezzi Speciali. Cacas era chiamato, sempre lì alla Cecchignola… si, venivano da tutte le altre cose…

Maria: un lavoro importante.

Bè certo, era lavoro, però era una soddisfazione per me mi piaceva portare… un trattore era alto come sta cucina. C’era le gomme erano così alte.

Maria: mamma mia.

E snodabile a mezzo era. Se snodava come… così ecco. E facevamo scuola a sti ragazzi, venivano da tutte le parti d’Italia, venivano lì, era Cacas Centro Addestramento Automezzi Speciali, era chiamato. Dopo c’era quell’altri trattori, non me ricordo com’erano… c’ho la fotografia, su a casa ce l’ho la fotografia c’ho da vedè. Si, eh insomma…

Maria: c’erano i bombardamenti a Roma? Tu non l’hai…

Eh, mbè non me ricordo… si, c’era qualcosa c’erano ai tempi di… ma però era quasi all’ultimo… c’era, c’era, eh, avoglia.

Maria: quando i tedeschi assediarono Roma… tu c’eri? Stavi lì quando…

Eh, me ricordo vagamente di questo, non me ricordo tanto perché, come ripeto, so passati 70 anni. Qualcosa mi è rimasto in mente, ma… anzi, anzi.

Maria: comunque tu al negozio vendevi, facevi il pane e vendevi

Dopo si, al negozio io stavo lì, alla sera se faceva sto lavoro, sennò stavo al banco, su, eravamo 5 commessi. Cinque più la cassiera.

Maria: quindi tanta, tanta…

Eh, lavori… ma se faceva 6-7 quintali dalla mattina e 3 quintali la sera; se faceva 7-8 quintali di farina al giorno eh?

Maria: tuo cognato guadagnava bene!

Eh, guadagnava bene si. Guadagnava, sa… c’era il personale da pagà pure, c’erano 4 fornai giù che facevano proprio il pane, si. Eravamo 4, 9, eravamo10 o 12 persone. E 10 o 12 stipendi… vabbè che, come ripeto, erano 10 mila lire a settimana, ma il pane puro costava 5 lire al chilo, quindi a 5 lire al chilo. Lo scudo, lo scudo era, 5 lire.

Maria: lo scudo, 5 lire, erano d’argento.

Kai: e lei ha aperto un suo negozio?

So stato lì 20 anni. 20 anni so stato lì con mi cognato, dopo siccome c’avevo i figli che erano grandicelli e non sapevo… uno aveva fatto ragioneria, ma… posto non se trovava.

Maria: e certo.

Quell’altro partiva per andà a scuola me andava a donne! Le piaceva le femmine come il padre! E allora che gli fai? Tocca trovà qualche sistema. Allora chiesi a mio cognato: “senta io… devo risolvere la questione dico: o me lo dai a mezzo, o in affitto o me lo vendi, come te pare, perché altrimenti io co li figli devo fa qualcosa, non li posso tené in mezzo alla strada”. E mi disse “non ti posso far niente Mimmo”, perché aveva comprato un altro negozio in viale Carlo Felice per una cognata.

Maria: pensa un po’…

E allora ha comprato questo negozio e mò per il momento non te posso fa niente… e dico mi dispiace allora io me ne vado dico, me licenzio perché avevo trovato (già avevo provveduto) perché avevo trovato questo negozietto che poi ho preso… era di uno di Castello il negozio, di qui di Castello era. Lo vendeva, so andato lì, 8 milioni pagai, me ricordo. E allora andai via da lì e mi misi lì. E lì ce stato 25 anni. Pagai 8 milioni… e mi ricordo feci parecchie… non ce l’avevo li soldi, c’avevo qualcosa ma… perché avevo comprata casa, quando avemo comprato casa li soldi me li aveva dati lui, mio cognato. E li restituivo man mano ad ogni mese se ritirava qualche cosa, non so se… non mi ricordo quanto pigliavo… quanto se poteva piglià allora… 4x9… un trentina… 40, 30-40 mila lire al mese, mica più… Feci un po’ di cambiali… mi cominciai un po’ ad impressionà, me prese un esaurimento fortissimo che so arrivato a pesare 47 chili!

Maria: mamma mia, questo non lo sapevo.

Eh, si. Non lo so come gliel’ho fatta, mi pareva d’andammene quasi, quasi, invece ancora sto qua. Si, ringraziando il Signore….

E veniva quella poretta la sera: “ma oggi abbiamo incassato tanto… Mimmo abbiamo lavorato, non ce la facevamo… su, tirate su, vedi da…” Non glie la facevo: l’esaurimento è brutto. E lei, lei ci ha sofferto molto pure lei… se n’ha pigliate tante di Tavor… non lo so quando scatole, quanto ci ha sofferto pure lei.

Maria: Tavor per dormire?

Tavor per l’esaurimento.

Maria: adesso lo danno per dormire, il Tavor.

Insomma lì ce so stato 25 anni. Lì ho lavorato e grazie a Dio… dopo sto figlio aveva fatta la domanda è annato al Ministero delle Finanze. E’ stato 10 anni al Ministero delle Finanze a Bergamo. E poi lì era diventato vicedirettore, però c’era tutti baresi e calabresi, fumavano solo la sigaretta. E’ andato dal direttore, gli ha detto che dobbiamo fare qua dice, lo famo, gli famo lavorare sta gente o gli devo fa fumà la sigaretta? Quello gli ha risposto: “signor Carioli non le posso far niente!” Io da domani mi licenzio e me ne vado.

Maria: bravo, vedi…

Se né andato, se messo per conto suo a fare il commercialista e come allora lo fa tuttora.

Maria: quello è il migliore di tutti.

E’ stato parecchio a Bergamo, non mi ricordo quanti anni c’è stato, poi si è trasferito a Milano.

Maria: ma lui era all’avanguardia perché adesso c’è che tutti fanno il commercialista, tutti si mettono in proprio, ma 20 anni fa no.

Embè, ma ha lavorato, coi soldi che ha speso, per carità… digli a quessa quello che c’ha su a casa, lui un sacco di roba… quando è venuto che c’aveva? Diglielo in camera se che era…

Mamma mia, non si capiva niente in quella camera… Dovevi vedè gli abiti, le cose lì di quella bambina, la roba per carità di Dio… Qua, là, mamma mia: io non sapevo dove mette le mani.

Maria: guadagna molto e spende molto.

Le machine, uh quanti ne ha spesi non lo so… le machine ne ha cambiate più de lo padre.

Maria: bè, è come il padre all’eccesso.

E’ uguale, come il padre, come il padre. E però sé comprato anche 3 appartamenti a Milano eh? Ce n’ha uno bello grande che valerà più di un miliardo e quello quand’è separato, quando s’è separato la moglie, hanno fatto le divisioni e quello è toccato alla moglie, lui ce l’ha un po’ più piccolino. Poi è venuto giù ha fatto tutti i pavimenti in legno, di noce, tutte le finestre, tutte le porte l’ha comprate de noce qui da Romeo. Le piante proprio ha comprate l’ha portate su a Milano dal falegname s’è fatto fa tutte le porte su misura, tutte le finestre tutto quanto, li pavimenti, tutto… non lo so quanti milioni ha spesi, non lo so.

Maria: e adesso abita in questo appartamento?

Adesso abita in questo appartamento. Più c’ha una casa su in montagna a … te ricordi tu come si chiama?

Maria: vicino a Milano?

Su sopra verso Bergamo. Su in mezzo alla montagna sta. A Santa Brigida.

Maria: sulle Alpi, tutti vanno in vacanza a sciare…

E poi per giunta si è fatto una macchina fuoristrada che quella pure consuma, poi…

Maria: e quanti anni ha?

C’ha 59 anni.

Maria: 59 anni!

E’ del 48, si. E c’ha una ragazzina piccola. 15 marzo 1948.

Si, ho sposato nel 47 io… nel 48 è nato, lui è nato di 7 mesi. Quello era di 7 mesi, quello che doveva morire… sia la madre che il figlio, dovevano morire tutti e due, e invece… la madre ha 78 anni e lui ce n’ha 59.

Kai: parlando del passato, come erano i tempi con i fascisti durante il 43?

Eh, i fasciti! Eravamo fascisti allora… uno ce s’adagiava… che dovevi fa? Era quella la vita.

Maria: dovevi prendere la tessera…

Eh, se portava la divisa…

Maria: sennò ti mettevano in prigione

Ma ché, scherzi! Poi le femmine erano Piccole Italiane.

Maria: anch’io ero Piccola Italiana…

Balilla c’era…

Maria: io ero Piccola Italiana e marciavamo… anche Mussolini venne una volta a Ferrara…

La ginnastica sulla piazza…

Maria: la camicetta bianca e la gonna nera…

Eh, tutti con la camicia nera: a noi facevamo i carbonari ce andava bene, dovevi portà tutti la camicia nera…

Kai: lei portava la bandiera?

Maria: si marciava attraverso la città, tutte la classe in fila. Io ero arrivata in ritardo… siccome dovevamo essere due per due, non c’era quella che poteva star con me, mi mise (la maestra) davanti a tutta la squadra…

Con la bandiera, tricolore.

Maria: con la bandiera. Allora ero orgogliosa di marciare per Ferrara e questo Mussolini lo faceva per farci sentire orgogliosi, capisci?

Kai: e per i ragazzi che cosa…

Maria: Balilla. E poi Piccola Avanguardista…

Eh, Avanguardista, poi tutti non me li ricordo… tutta la gradazione, man mano che uno…

Maria: … ci si sentiva patriottici…

Bello, era bello.

Kai: tutta la sua famiglia era così… bene… oh, un’altra cosa: abbiamo parlato l’altro ieri della musica che lei faceva quando tu eri giovane.

Eh, da bambino suonavo un po’ l’organetto era chiamato allora. Fisarmonica non c’era ancora. Era chiamato l’organetto… ma sa, non è che c’avevo uno che ti imparava questi… e po’ non c’era il tempo.

Maria: imparavi da solo

C’era da lavorà. La sera può darsi, si sa, qualche… alla domenica bho… dopo però me piaceva più andà co le femmine. Andavo a femmine perché io me so stato fidanzato a 10 anni a Caspriano. Lo sai do sta Caspriano, no Maria? A 3 chilometri da qui.

Maria: Caspriano, la basilica.

C’è una chiesa.

Kai: si, si.

Maria: una chiesa tanto bella.

Lì c’era il contadino e c’era la figlia di sto contadino e… mi so innamorato, c’avevo 10 anni. Si chiama Lisetta, ma non lo so s’è morta, ma non credo perché ci so stato a trovarla niente di meno … 4 anni, 3 anni fa? Tu ancora non ci conoscevamo ancora.

No non ci conoscevamo perché cercava moglie, allora è andato su e quella stava su una sedia a rotelle.

No, ma io ce so andato lo sapevo che era sposata. Lei è sposata, sta qui a Castello di Fior di Monte, com’è chiamato, Castello no?

Maria: verso Fiordimonte?

Sopra Fiordimonte. Castello è chiamato. Castello di Fiordimonte. Lì, so andato a trovalla, stava sulla sedia tutta accoccolata, lì. C’era la sorella, mi ha abbracciato. Se ha visto il sole non era tanto! M’ha abbracciato: i baci che mi ha dati… Madonna mia…

Maria: si ricordava di te.

Era una bambina, lei era la più piccolina. Che c’aveva? Lei avrà avuto 2 o 3 anni, più non c’aveva e lei ce n’aveva 10. Fidanzato. E a 12 anni fidanzamento ufficiale a Roti. I genitori di lei a casa mia so venuti. Fidanzamento ufficiale: 12 anni.

Kai: 12 anni. Mamma mia.

Ma io Maria da ragazzo dimostravo molto di più.

Maria: eri più maturo.

Ero uomo insomma.

Ma i genitori di lei pure so mezzi scemi… a 10 anni è una ragazzina!

Maria: no, ma ai vecchi tempi si facevano i matrimoni. Ancora adesso li fanno in Cina: i genitori decidono che il vicino di casa è un buon… è di buona famiglia e si promettono i figli.

So stato 3 anni insieme. 3 anni insieme, dopo io ho fatta… perché là a Roti organizzavo sempre le feste da ballo io ero… sa, dato che strofinavo un po’ questo organetto… e dopo c’era…

Maria: cantavi?

Si, cantavo pure molto bene, si. Facevamo, ti ho detto, se piantava a maggio no?

Maria: si.

Si piantava st’albero di abete e si faceva a gara tra paesi a chi lo potava più alto… sa per aver… per essere orgogliosi di quello che si faceva.

Maria: certo.

Dopo glie ce se metteva su da capo una roccia, se lasciava la punta verde, co una roccia co tutti i fiori, rose ce mettevo, pezzi di rossi, di band… la bandiera su in cima ce se metteva e poi tutti i sabato sera si andava cantando sotto le finestre delle ragazze; si cantava in tutto il paese lì de Roti.

Maria: e tu andavi dalla tua ragazza.

Anche lassù andavamo, fino a Caspriano, pure da quella, si.

Kai: anche altri?

Si, si, eravamo una diecina, dodici ragazzi, mi ricordo, 15 così. E poi alla fine di maggio si andava a riscuotere, si chiamava.

Kai: ris?

Maria: to riscuotere, to get out from money… from the bank

Kai: ha, capito.

Si andava di giorno, ultima domenica di maggio, si andava e ste donne, ste ragazze, facevano a gara a chi poteva fa la canestrella più grande, con più ova, più infioccata, più bella, più carina… sa, facevano a gara a chi la poteva fa più bella. E po’ dopo se faceva un pranzo e s’invitava sta gente, era tutti insieme…

Maria: erano tradizioni che i tuoi zii avevano fatto, anche tuo padre, avevano fatto la stessa cosa, no?

Si, si, si. E, certo, quello era un giro si, si…

Maria: le tradizioni. Le tradizioni della campagna. Della campagna qui intorno.

E se facevano. Se ballava ecco, là. Finiva così il mese di maggio.

Maria: ma è un gran divertimento perché…

Dopo pure si andava a fa le serenate alla fidanzata. Tante volte ce se andava… de sabato specie ce se andava.

Maria: anche al paese tuo?

Eh!

E io me ha imparato un po’ Raffaele Vergari, se te lo ricordi non lo so. Quello che sta su alla casa su, sopra il camposanto.

Maria: Vergari, sopra il camposanto…

Quella casa isolata.

Maria: bè, l’ho sentito dire il nome, ma non so sicura che lo riconosco.

Che faceva … era fidanzato con zia Peppina. Allora veniva lì e mi portò sta fisarmonica e ogni tanto… la lasciò lì…

Maria: ecco, per queste serenate non c’erano delle regole che se la ragazza accendeva la luce…

Se la gradiva, si.

Maria: la gradiva.

Sennò altrimenti se stava scuro.

Maria: sennò voleva dire che … dovevate andar via.

No, no, non gli interessavi…

Maria: ma se accendeva la luce, era gradita, e allora il padre vi invitava a mangiare il prosciutto.

Si, si, come no.

Maria: mi pare che fosse prosciutto…

E si, se faceva. Se faceva … e facevano gli scarcafusi di carnevale. Gli scarcafusi erano chiamati. Erano dei cerchi così. Scarcafusi. Le frappe. Le castagnole tutte arricciate, erano un po’ tagliate co una rotina che gli faceva tutti segni…

Maria: a zig zag.

Si.

Che pure io ero paesana, capito?

Maria: il paese tuo era piccolo come questo…

E dopo con lo ripetere…

Ce usava ste serenate…

Maria: eh, Pieve Torina molto di più… era tanto bello. Io dico che peccato che le nuove generazioni non hanno queste cose.

No. No. Tutto finito. Per carità. S’ammazzano co le macchine, corre.

Maria: Discoteche… Hanno bisogno della droga per avere queste sensazioni che noi c’avevamo…

Ma allora c’era la bicicletta. Io per avere la bicicletta, per comprare la bicicletta, la prima bicicletta che ha comprato papà costava 2 lire e mezza, 2 lire e mezza una bicicletta, però erano tante, certo 2 lire e mezza erano tante, so stato 3 giorni e 3 notti senza scendere dal letto; 3 giorni e 3 notti! A Roti stavo. E poi una mattina è venuto dalla povera mamma: “Mirchirù su alzati che papà ti ha lasciato li soldi!” Capirai: ho fatto uno schizzo! E so andato a comprarla a Pieve Bovigliana.

Maria: ma pensa: perché tu t’eri rimasto a letto per protesta?

Si, si. Perché non me dava li soldi per la bicicletta.

Pieve Bovigliana… come si chiama… ora me sfugge il nome, sennò me lo ricordavo pure sai chi era, come si chiamava quello là de Pieve Bovigliana che ce comprai sta bicicletta. Una bicicletta azzurra da donna, mi ricordo era. Con i cosi dietro per non far prendere alle donne le sottane…

Maria: le sottane nella ruota.

Capirai quando venni con quella bicicletta a Pieve Torina sembrava che c’avevo un aeroplano! Capirai, non ce l’aveva nessuno perché … io, te l’ho detto, per averla ho fatto i 3 giorni di sciopero. 3 giorni e 3 notti non mi sono mai alzato dal letto, senza mangià, senza niente.

Maria: hai capito? Senza bere…

Niente, niente, niente.

Prima era così. Era difficile.

E poi dopo ci so stato 3 anni fidanzato. Poi feci… organizzai una festa perché ne organizzavo spesso io a Roti lì ero maggiormente io che organizzavo… dopo gli altri mi davano, mi aiutavano, ma maggiormente organizzavo io.

Maria: tu eri il capo.

E organizzai e c’era Balzi. Qui a Pieve Torina, te lo ricordi Balzi?

Maria: il macellaio?

No, Balzi c’aveva la frutta.

Maria: la frutta?

E c’aveva una nipote… era una bella ragazza che adesso sta a Roti, si è sposata a Roti co uno dei Palombi. Menica si chiama. Ce portò allora sto Balzi, c’era una certa amicizia con papà, ce portò questa a ballà lì. E mi rimase un po’ impressa e mi innamorai. E allora lasciai perdere quella di Caspriano, quella che era 3 anni, pora figlia, che me ricordo, me ricordo che so passato col povero Antonio, Antoniaccio lo chiamavano, il figlio di Salvatore, ti ricordi?

Maria: si! Il marito di Caterinaccia.

Eh.

Maria: si, si, mi ricordo.

Quello, venivamo giù con la cacciatora, col mulo e portavamo caricate le fascine. Tu pensa che cervello che c’avevamo. Quello per non legà le fascine m’ha fatto mette a sede sullo zoccolo della martinicchia della cacciatora. C’erano gli zoccoli della martinicchia, no? La martinicchia, la chiamava il freno, come adesso… allora se chiamava martinicchia… m’ha fatto mette a sedè lì e teneo ste fascine io da una parte, lui dall’altra. Tutto un momento me s’è carpita la frasca nella… so andato co la gamba dentro la rota. Roba da rimanè… e me s’è rotta la gamba. Me l’ha rotta. Fortuna non me l’ha stritolata. Perché lui appena ho strillato è andato là ha chiappato un mulo sulla testa e l’ha fermato. Lì a Caspriano proprio. Sulla curva, su quelle curve brutte di Caspriano.

Maria: pensa un po’.

Kai: si, si. Incredibile.

E insomma questa me chiamava da là, questa stava lì a Caspriano me chiamava, me chiamava…

Maria: Menica?

La la… Lisetta, Lisetta, l’ex fidanzata. E io facevo finta di esse sordo, non ho sentito… è rimasto così.

Maria: (ride) vi siete lasciati in questo modo?

E si. L’ho lasciata così.

E, come ripeto adesso, 4 anni fa so andato a trovarla stava al Castello di Fior di Monte. Però lei non m’ha riconosciuto. Era tutta… stava tutta così su una sedia… tutta incappottata…

Maria: eh, ma 85 anni anche lei…

Eh, si. E dopo lì a Caspriano c’ho fatto l’amore altri 3 anni. Con Maria Valentini, la figlia de Pasquale lui se chiamava il padre e la madre Caterina, mi ricordo.

Maria: di Roti.

No, stava su a Caspriano. Perché quella con (…) dopo da lì so andati via, so andati a Fior di Monte e quella è venuta da Capriglia. Stava alle cappanne a far la contadina.

Maria: e ha preso il posto di quella…

Da là siamo venuti qua a Caspriano e dopo questa veniva ad imparare un po’ la sarta da zia Maria a Roti. Però era fidanzata. Quella pure s’era fidanzata a 10 anni. Era, era 10 anni che stava assieme a questo. A lo Buzzurro se chiamava. Che poi se l’è sposato. E però io a forza de fa, a forza de, a forza di… glie l’ho fatto lascià via e mi ci so messo. So stato 3 anni assieme a lei.

Bravo.

Tre anni. Altri tre anni. E poi ce siamo lasciati, sé rimessa con quello e se l’è sposato che gli è morto poco fa. E so stato pure a trovarla a Visso adesso sta.

Maria: a si?

Si, ci so annato a trovarla…

Maria: come si mantiene?

Eh, è diventata… non era… già non era bella da giovane, adesso per carità di Dio! Lasciamo perdere. Era però di una simpatia immensa. Era brutta, però una simpatia immensa c’aveva.

Maria: eh, delle volte sono anche più interessanti…

Si, si, non era bella. Infatti… gli ho detto: “te ricordi che ce dovevamo sposare”… ce so stato, te ricordi? E dice “mi ricordo, mi ricordo, quelli due non so stati contenti, non erano contenti de avermi risposto… adesso stava là lì casa…

Maria: ah, quindi si ricorda bene eh?

E, no? Ebbè era innamorata! Ebbè per lasciarci via quello che era 10 anni che era fidanzata insomma…

Maria: eh… qualcosa c’avevi.

Kai: e c’era quell’incidente con il camion che tu avevi…

Maria: a Polverina, che tu hai evitato…

Ah, Polverina si. Quello venivo su da…

Maria: quello quanti anni dopo?

Ebbè non mi ricordo che anni era, dunque de che era…

Maria: il periodo che facevi il carbone?

Eh si, era…

Maria: dopo che eri stato a Roma?

No, no, prima, prima che andassi a Roma era. Era dai 20 ai 30 anni perché dai 20 ai 30 anni ho fatto il camionista col carbone… caricavamo… e c’ho le foto, pure di quello. Con li camion di carbone … l’hai vista?

Kai: ho visto quella foto del camion…

E allora lì venivo su da, venivamo da giù non me ricordo se da Macerata, Porto Civitanova, sotto insomma, scarichi, noi eravamo scarichi, lo portavo io il camion, non so se ce veniva Romeo… e allora venendo su, ho visto che veniva giù, perché lì è stretto lì a Pontelatrave, è stretto, veniva giù un altro camion carico di carbone. Era chiamati i fratelli Vallasciani, mi ricordo pure il nome di quilli. E c’erano un OM Taurus era chiamato, un camion che era chiamto OM Taurus che non frenava manco se a … non faceva li freni non… la macchina è un camion che non… e io ho visto così ho girato e so andato sulla fontana, che c’era le donne a lavare i panni poi: hanno fatto uno strillo che sa… gli ho toccato l’ha il sedere con la machina. E quello si è fermato ed è venuto lì a ringraziarmi, dice “a Cariò, hai fatto una cosa che altrimenti facevamo una pizza che non finiva mai!” perché ci scontravamo frontalmente, eh? Non c’era niente da fa. Io c’avevo il 626. Il 626 che erano i primi tempi che erano usciti allora i 626, quei giorni lì, quell’anno lì o l’anno avanti… le chiamavano le macchine senza muso, 626. Dopo hanno fatto il 680 e dopo poi ce stanno i TIR … so lunghi 30-40 metri, per carità.

Kai: lei ricorda qualche canzone della gioventù?

De canzoni? Eh, non me le ricordo quelle.

Kai: tu canti così bene…

Eh, si, ma non me le ricordo. Non me le ricordo. Me ricordo che quando si suonava l’organetto se suonava la Ciarciaiola era chiamata, era una polka. La Ciarciaiola non tira, do, tirame su stasera, tirame su domà. E se ballava la porca.

Maria: io c’ho due…

Dopo Faccetta Nera se cantava pure. Faccetta Nera, brutta Abissina,

Maria: aspetta e spera che l’Italia s’avvicina.

Quanto stavamo, vicino a te, (…?) pezzi duri e fatti bè!

Kai: brava!

Maria: senti questo è nocino fatto a casa da una mia cugina…

Kai: allora finiamo così.

… Quelli sono i cassetti.

Maria: ti ricordi tutto.

Quelli so i cassetti. Si c’era i peperini piccoli, poi li peperini più grosso, poi l’Ave Marie, poi i Cannolicchi, i Caporelli, rigati e lisci, poi i Cannolicchi, leggeri e pesanti, i Rigatoni, i Sedani, poi c’era le Fettuccine, c’era le Reginelle, c’era la Lasagna, Spaghetti.

Poi prima c’era sciolta… invece adesso a pacchi.

Tutta sui cassetti, e infatti e infatti, io quando mio cognato andava a Chianciano sto mese, eh, sa, in casi di tutti i giorni non ce li portavo a casa, non li portavo la sera, non m’annava, li lasciavo lì al negozio. E li incartavo in mezzo a su una carta, poi li mettevo su sti cassetti di Cannolicchi per evitare se… sa se entrava qualcuno se li rubasse sa, perché c’era sempre… E’ venuto glie li ho dati, un po’ di soldi glie li ho dati che ce l’avevo … eh, e di questi dentro a questo cassetto non me li so ricordati. Dopo qualche giorno, so andato a fa su sto cassetto dei Cannolicchi, è venuta fuori sta cartata di soldi. Perché lui gli davo i soldi, ma mica si permetteva dei contarli, eh! Lui se pigliava, metteva in tasca, no, no, per quello per carità.

Maria: aveva piena fiducia, certo.

E invece una mattina dico Arma, me devi scusà ma questi l’ho travati dentro il cassetto della pasta. Embè che male c’è? Se l’è presi ed ecco là. E dico la verità però… non per farmi eh… tutte le mattine, e tutte le sere, tutte le mattine specie, la sera qualche volta… gli dico un Paternostro perché a me m’ha aiutato, insomma…

Maria: altroché, altroché.

Era bravo, non era… La moglie era… non me ce voleva la moglie.

Maria: era gelosa.

M’ha tenuto anche a casa. E lei la moglie, la moglie per carità. Se m’avesse potuto sparà m’avrebbe sparato.

Kai: ah.

Per carità.

Maria: non c’avevano figli, eh?

No, non c’avevano figli.

Maria: niente figli.

S’è adottato un figlio del fratello, lei. E’ adottato. Non lo so che fine a fatta, lì dopo … a via Pistoia c’avevano l’appartamento che oggi come oggi sarà… sarà di un valore di 1 miliardo e mezzo. Non lo so com’è andata a finire questo.

Maria: eh, a Roma i prezzi, mamma mia.

Il forno dopo a me non me lo voleva da, dopo qualche anno l’ha dato ad un altro commesso, l’ha venduto ad un altro commesso che stava lì, quello che faceva la corsetta con me, se l’è preso quello.