Cosa intendiamo per...

Capitale sociale: quando una persona o un gruppo partecipa alla vita della comunità e tale partecipazione supera gli interessi diretti e misurabili da ciascuno. Il capitale sociale è ascrivibile ad un prodotto di livello superiore che incide sulla qualità della vita delle persone senza che queste ne percepiscano in modo pienamente consapevole i processi di funzionamento e gli effetti. Emerge dalla quantità e qualità dei rapporti delle connessioni che si attivano e si mantengono nella comunità. Secondo Bourdieu (1986) questo favorisce la produzione di risorse, attuali o virtuali, che vengono accumulate dalla persona o da un gruppo proprio perché legati ad una rete di relazioni durevoli. Una società che gode di un elevato capitale sociale è caratterizzata da rapporti stabili e conoscenze reciproche più o meno istituzionalizzate. Questo genera fiducia reciproca nei confronti delle persone e delle istituzioni; in questo modo la reciproca fedeltà diviene una norma che regola i rapporti (Putnam, 2000).

Comunità: con il termine comunità viene comunemente indicato un insieme di soggetti legati da un linguaggio comune e da una struttura organizzativa sociale, tipo un quartiere, un paese o una regione o comunque un’estensione geografica limitata in cui gli abitanti abbiano caratteristiche, interessi e bisogni comuni. Nella contemporaneità tuttavia è caduta l’idea di poter incontrare comunità piccole, omogenee, isolate. Esse, al contrario, sono composte e attraversate da una pluralità di soggetti che si raggruppano in configurazioni sociali provvisorie e mobili (Callari Galli et al, 2007; Laverack, 2018). I luoghi fisici dunque possono essere identificati come comunità territoriali e quelli che incontriamo o frequentiamo, piccoli o grandi che siano, sono contraddistinti da traiettorie multiple e complesse; da persone che vi abitano sempre o qualche momento dell’anno, che vi transitano, che vi lavorano. Da mero spazio geografico il luogo diventa un insieme di caratteristiche dotate di personalità, il contesto dell’azione e un centro di significati (Massey et al, 2001). Non è soltanto una “struttura di sentimento”, è uno spazio di cui si rivendica l’appartenenza in relazione a quel senso di territorialità con il quale ci identifichiamo (Portis, 2021). Esposito (1998) sottolinea il duplice significato inscritto nell'etimologia di comunità: cum - munus. Ovvero, condividere qualcosa con gli altri, ponendo l'accento sul "qualcosa in comune" ma anche il munus, cioè il dono. La comunità, in questa seconda accezione, fa così riferimento alla mancanza di qualcosa (e non all'avere) che ha a che fare con ciò che dobbiamo agli altri. Vivere insieme significa anche tener conto degli obblighi e delle responsabilità in un impegno donativo verso gli altri.

Educazione Permanente: Il quadro concettuale di Educazione Permanente in Salute (PHE) intende il lavoro all’interno del Sistema Sanitario come un momento di apprendimento a partire dal quotidiano ed orientato allo sviluppo del sistema sanitario come spazio collettivo di produzione della salute. L’EP ribalta la concezione classica della formazione continua e riconosce il contesto del quotidiano di lavoro nel servizio come il luogo dell'invenzione e dell’innovazione, del confronto con le sfide assistenziali ed organizzative e della sostituzione creativa di modelli di lavoro precostituiti con pratiche cooperative, collaborative ed integrate e coraggiose basate sull’arte di ascoltare la diversità e di mettere in pratica democraticamente il pluralismo proprio del campo della salute. Ed è a partire dal quotidiano contesto di lavoro che i quadri teorici, le metodologie e le tecniche vengono incorporate nelle pratiche e nelle competenze dei lavoratori, senza mai perdere la dimensione collettiva, valoriale, etica e democratica propria del servizio sanitario. L’EP al contrario della formazione disciplinare dovrebbe sempre essere centrata sui team multiprofessionali, nelle reti di salute intersettoriali e partecipative che sono proprie della PHC, contribuendo a costruire l’interdisciplinarità, l'intersessualità, la partecipazione comunitaria e l’affermazione della democrazia nei contesti reali di vita in cui il SSN è inserito (Gomes et al, 2016; Miccas et al, 2014).

Epidemiologia di prossimità: tra epidemiologia classica, epidemiologia sociale, epidemiologia comunitaria ed epidemiologia di cittadinanza. Un approccio di indagine della realtà territoriale più prossima, di raccolta e analisi dei dati micro, di relazione, al fine di comprendere il territorio, la sua complessità e l’interazione delle tante reti coinvolte nella malattia e nella salute delle persone e delle comunità che lo abitano e attraversano.

Partecipazione: il concetto di partecipazione implica il prendere parte attivamente a un processo sapendo che la propria voce sarà ascoltata. È un obiettivo da perseguire e una caratteristica mai scontata, rappresenta sia un punto di partenza che un punto di arrivo (Martini et al, 2014). I processi partecipativi implicano un’intenzionalità e dunque un progetto, poichè nella nostra contemporaneità, fluida e multisituata, non è semplice ritrovarsi in spazi sociali riconosciuti. La partecipazione sottintende sempre un’assunzione di responsabilità ed è diffusa la convinzione che questa aumenti il senso di autoefficacia e l’autostima: ci si sente meno impotenti e appartenenti a una comunità inclusiva (Portis, 2021).

Politiche adattive: il quadro teorico-metodologico delle Politiche Adattive (PA) è stato sviluppato a partire dall’esigenza di produrre strumenti di governance per politiche elaborate in contesti ad alta variabilità che devono rispondere ad una vasta gamma di condizioni, in particolare se complesse, dinamiche, incerte e scarsamente prevedibili. Il carattere di innovatività delle PA risiede nel processo di apprendimento continuo, calato nel contesto, e nel processo decisionale partecipativo inclusivo dei punti di vista e della prospettiva dei differenti stakeholders. Nelle PA sono inoltre centrali il consentire l'auto-organizzazione e il networking sociale, decentralizzare il processo decisionale al livello giurisdizionale più basso ed efficace e promuovere la variazione nelle risposte politiche (Swanson et al, 2010).

Territorializzazione: processo permanente di riconoscimento e induzione del territorio, inteso quindi sia come processo di conoscenza del territorio-oggetto che, soprattutto, come processo di riconoscimento e di co-costruzione identitaria del territorio-soggetto (territorio che si crea e trasforma nell’interazione coi servizi di salute). La territorializzazione è uno strumento fondamentale di attuazione dei principi fondanti il Libro Azzurro (salute come diritto, approccio centrato sulla salute della persona e delle comunità e orientato ai principi della Comprehensive PHC). Essa è inoltre un mezzo in grado di produrre cambiamenti nel modello di assistenza e nelle pratiche di salute (Teixeira et al, 1998) e consente la pianificazione di azioni di salute volte alla realtà quotidiana delle persone.

Territorio: spazio fisico o virtuale, dinamico, delimitato da confini e profili fluidi, in continua costruzione e trasformazione, appartenente non solo a una dimensione geografica ma anche a una dimensione demografica, epidemiologica, amministrativa, tecnologica, politica, sociale, culturale (Mendes, 1993), ecc. Il territorio è un processo che si (ri)costruisce con le azioni delle persone che lo attraversano, è il luogo di (interazione di gruppi sociali ed è un luogo di costruzione ed esercizio di potere (Gondim et al, 2008).

Welfare generativo: la funzione del Welfare non dovrebbe esaurirsi nella mera erogazione di prestazioni economicamente sostenibili in risposta ai bisogni dei cittadini, ma dovrebbe contribuire ad accrescere il capitale sociale di una comunità (Pasqualotto, 2016). Il welfare generativo consiste dunque in un processo in grado di migliorare le risorse disponibili, responsabilizzando le persone che ricevono aiuto, al fine di aumentare il rendimento degli interventi delle politiche sociali a beneficio dell’intera collettività. Questa proposta culturale è stata lanciata dalla Fondazione Zancan nel Rapporto sulla lotta alla povertà 2012 e ripresa e approfondita nel Rapporto 2013.

2018phc@gmail.com