Una delle principali misure dell’Unione Europea per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori industriali a maggior impatto sui cambiamenti climatici è lo schema EU ETS (European Union Emissions Trading Scheme), che con la Direttiva 2003/87/CE (modificata da ultimo dalla direttiva UE 2018/410) a partire dal 2005 ha introdotto un sistema di tipo “cap and trade” di scambio delle quote di emissione.
Il sistema limita le emissioni prodotte da oltre 10.000 impianti nel settore dell’energia elettrica e nell’industria manifatturiera, nonché dalle compagnie aeree che operano tra i Paesi che lo adottano, e interessa oltre il 40% delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE.
È basato sulla fissazione ex ante di un tetto annuale (cap) alle emissioni dei settori rientranti nel suo campo di applicazione (produzione di energia elettrica, principali settori manifatturieri energivori e, in maniera differenziata, il trasporto aereo).
Il meccanismo di mercato (trade) è dato dalla possibilità, per il gestore di un impianto che riesca a rispettare il limite emissivo previsto, di vendere le quote eccedenti ad altri che lo abbiano invece superato.
Ogni impianto autorizzato deve quindi compensare annualmente le proprie emissioni con quote (European Union Allowances – EUA, equivalenti a 1 tonnellata di CO2eq), che possono essere comprate e vendute dai singoli operatori interessati.
Entro il 30 aprile di ciascun anno devono essere restituite un numero di quote pari alle emissioni prodotte nell’anno precedente: se le emissioni non hanno superato il cap assegnato l’impresa avrà disponibilità di quote da vendere sul relativo mercato, mentre se avrà emesso oltre il cap assegnato dovrà reperire le quote mancanti acquistandole.
Le quote possono essere acquistate nell’ambito di aste pubbliche europee o sul mercato, o possono essere ricevute a titolo gratuito.
È prevista infatti l’assegnazione di quote a titolo gratuito a determinati settori: si tratta di quelli maggiormente esposti al carbon leakage, ossia al rischio delocalizzazione a causa dei costi del carbonio verso paesi con politiche ambientali meno rigorose.
Il sistema EU ETS dalla sua introduzione ha subito numerosi cambiamenti ed è stato suddiviso in distinti periodi di trading, noti come “fasi": la prima dal 2005 al 2007, la seconda dal 2008 al 2012, la terza dal 2013 al 2020 e la quarta dal 2021 al 2030.
Tale ultima fase, appena inaugurata, sarà protagonista di importanti modifiche a seguito della presentazione da parte della Commissione europea, il 14 luglio 2021, di un articolato pacchetto di proposte denominato “Fit for 55”.
La finalità è quella di allineare la normativa vigente in materia di clima ed energia al nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% al 2030 (rispetto ai livelli del 1990), nella prospettiva di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Tra le altre, una delle proposte del pacchetto è quella di rafforzare il sistema EU ETS per raggiungere entro il 2030 un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni dei settori interessati del 61% (contro l’attuale 43%) rispetto al 2005, dal quale discende un abbassamento del massimale annuo delle emissioni e una corrispondente diminuzione delle quote assegnate nell'ambito del sistema stesso (gratuitamente o tramite asta).
Si prevede quindi una progressiva riduzione delle assegnazioni gratuite, fino ad arrivare a un loro azzeramento per le emissioni del trasporto aereo e per quelle dei settori interessati dal nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), la graduale estensione del sistema EU ETS al trasporto marittimo e un sistema di scambio di quote separato (EU ETS 2) per gli edifici e il trasporto su strada.
Federica Margherita