La definizione di sostenibilità, come detto in precedenza nasce nel 1987, con il Rapporto Brundtland dell’ONU, è poi il fulcro nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite! Tra i 17 SDGs, suddivisi in 169 trargets l’ONU si occupa anche di sostenibilità ambientale e produzione agroalimentare. L’obiettivo principe del binomio food-environment è il secondo, che propone lo scopo di promuovere un’agricoltura sostenibile[1].
L’Agenda propone di: 1) migliorare la produttività dei terreni in ottica sostenibile; 2) mantenere un alto livello di biodiversità; aumentare la resistenza dei prodotti ai cambiamenti climatici e agli eventi meteorologici estremi; 3) permettere un più semplice accesso alle informazioni sui prodotti alimentari per aiutare i consumatori a fare scelte di acquisto e di consumo di alimenti più sostenibili.
Tutti imput che sono stati accolti dal legislatore UE, nel Green Deal Europeo, nella Farm to Fork Strategy e nella nuova PAC, provvedimenti che ci prepariamo ad analizzare nei prossimi appuntamenti.
Lavinia Panerai
[1] Gli obiettivi o SDGs sono tutti tra loro strettamente interconnessi, in particolare si deve notare il legame con gli obiettivi “6-accesso all’acqua”, “13-arrestare il cambiamento climatico”, “14-protezione del mare”, “15-tutela della biodiversità”, ma anche con gli obiettivi “3-una vita sana”, “7-energia pulita e sostenibile”, “1-sradicare la povertà”, “8-lavoro e crescita economica” e “10-alleanza tra le nazioni”.
Poi i vari obiettivi si suddividono in target, quelli più legati alla promozione dell’agricoltura sostenibile sembrano essere:
“2.3 Entro il 2030, raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di cibo su piccola scala, in particolare le donne, i popoli indigeni, le famiglie di agricoltori, i pastori e i pescatori, anche attraverso un accesso sicuro ed equo a terreni, altre risorse e input produttivi, conoscenze, servizi finanziari, mercati e opportunità per valore aggiunto e occupazioni non agricole;
2.4 Entro il 2030, garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e implementare pratiche agricole resilienti che aumentino la produttività e la produzione, che aiutino a proteggere gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, a condizioni meteorologiche estreme, siccità, inondazioni e altri disastri e che migliorino progressivamente la qualità del suolo;
2.5 Entro il 2020, mantenere la diversità genetica delle sementi, delle piante coltivate, degli animali da allevamento e domestici e delle specie selvatiche affini, anche attraverso banche di semi e piante diversificate e opportunamente gestite a livello nazionale, regionale e internazionale; promuovere l'accesso e la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti.”
Relativamente all’obiettivo 12 i traguardi che più ci interessano sono:
“12.2 Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l’utilizzo efficiente delle risorse naturali;
12.3 Entro il 2030, dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto;
12.4 Entro il 2020, raggiungere la gestione eco-compatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti durante il loro intero ciclo di vita, in conformità ai quadri internazionali concordati, e ridurre sensibilmente il loro rilascio in aria, acqua e suolo per minimizzare il loro impatto negativo sulla salute umana e sull’ambiente.
12.8 Entro il 2030, accertarsi che tutte le persone, in ogni parte del mondo, abbiano le informazioni rilevanti e la giusta consapevolezza dello sviluppo sostenibile e di uno stile di vita in armonia con la natura.”[1]
Tutti traguardi che sembrano voler risolvere le problematiche create dal settore agri-food in relazione allo sfruttamento delle risorse e ai problemi di inquinamento creati da tale reparto produttivo.