SAN VINCENZO FERRERI

Chi alla nascita e al battesimo ha ricevuto il nome Vincenzo come me sicuramente ne conosce il suo significato, cioé: “colui che vince”, o “persona destinata a vincere”, o “vincente”, oppure anche “vittorioso sul male”.

Con il desiderio di scrivere che non mi abbandona e volendo rendere operante il significato vincente del mio nome,  ardisco divulgare umilmente la vita del mio santo Protettore.

Nel calendario gregoriano si trovano tanti santi con il nome Vincenzo, ma fra di essi i più noti sono san Vincenzo Ferreri festeggiato dalla Chiesa il 5 aprile e san Vincenzo de’ Paoli la cui ricorrenza cade il 27 settembre.

San Vincenzo Ferreri, fra questi due santi, è il mio Protettore e intendo onorarlo con questo mio articolo in segno di riconoscenza e di devozione filiale.

Egli è senza dubbio un santo di massimo rilievo vissuto durante il periodo storico del grande scisma d’Occidente.

LO SCISMA D’OCCIDENTE

Lo scisma d’Occidente ha avuto una durata di quasi quaranta anni, dal 1378 al 1417.

Alla morte del pontefice Gregorio XI, cui va riconosciuto il merito di aver riportato la sede papale da Avignone a Roma, viene eletto papa Urbano VI.

Il nuovo papa non gode di molta simpatia fra i cardinali per il suo carattere autoritario.

I porporati dissidenti infatti eleggono un nuovo pontefice nella persona di Clemente VII che trasferisce nuovamente la sua sede papale ad Avignone.

 Vi sono dunque due papi, Urbano VI a Roma e Clemente VII ad Avignone.

Lo scisma si propaga nel mondo cristiano seminando incertezza e malumore.

A Roma, morto Urbano VI, vengono eletti Bonifacio IX e poi Innocenzo VII.

Ad Avignone, morto Clemente VII, viene eletto Benedetto XIII.

Il Concilio di Pisa nel 1409 dichiara deposti i due papi e ne elegge addirittura un terzo nella persona di Alessandro V. 

Sono anni terribili di divisione e di amarezza per il popolo cristiano, senz’altro peggiori di quelli che viviamo oggi.

Soltanto il Concilio di Costanza del 1417 mette la parola fine alle discordie e la Chiesa ritrova l’unità con l’elezione a pontefice di Martino V.

L’IMPEGNO DI SAN VINCENZO PER L’UNITÀ DELLA CHIESA

San Vincenzo Ferreri nasce a Valencia, in Spagna, il 23 gennaio 1350 dal notaio Guglielmo e da Costanza Miguel.

Entra nel convento domenicano della sua città all’età di diciassette anni, diventa sacerdote dell’Ordine dei Predicatori domenicani e si dedica all’insegnamento teologico e filosofico.

Inizialmente san Vincenzo, appartenendo al territorio aragonese, è favorevole al papa di Avignone Clemente VII e al suo successore Benedetto XIII, da cui riceve la nomina di confessore papale e penitenziere apostolico.

Il grave disorientamento creato dallo scisma e il dramma vissuto in quel tempo dai fedeli portano san Vincenzo a riconsiderare la sua posizione e ad impegnarsi per l’unità della Chiesa.

Egli abbandona Avignone e si dedica ad un’attività diplomatica per contribuire a sanare lo scisma.

Il Santo allora con un forte appello invita Benedetto a rinunciare al papato e lo ripete con più vigore nel 1414 insieme al re Ferdinando d’Aragona, da lui convinto.

L’anno dopo a Perpignano predica alla presenza di Benedetto XIII e dei suoi cardinali, sottolineando con forza la necessità dell’unità nella Chiesa, condannando le resistenze inutili e orgogliose.

Nel 1416 dà pubblicamente lettura dell’atto con il quale il re d’Aragona si sottraeva all’“obbedienza” del papa di Avignone.

A Costanza nel 1417 si riunisce il Concilio che chiude definitivamente lo scisma d’Occidente.

 IL PREDICATORE INSTANCABILE

San Vincenzo nel 1398 è colpito da una grave malattia e ottiene la guarigione grazie ad un intervento soprannaturale. 

Egli stesso racconta di avere avuto una visione del Signore Gesù, di san Domenico e di san Francesco che intervengono per guarirlo e affidargli la missione di predicare.

San Vincenzo inizia un’intensa attività di predicazione itinerante, che nel giro di un ventennio lo porta in Provenza, Piemonte, Lombardia e poi nuovamente in Spagna e in Francia.

Tra il 1399 e il 1412 predica ad Arles, Marsiglia, Genova, Savona, in Savoia, nel Monferrato e infine a Piacenza e a Milano.

In Provenza e nelle valli delle Alpi piemontesi predica a lungo contro gli errori dei Catari e dei Valdesi, compiendo una fruttuosa opera di evangelizzazione.

Una folla di discepoli lo segue accettando le sue regole di vita e vestendo come lui un abito bianco e nero.

 L’ANGELO DELL’APOCALISSE

Soprattutto a partire dal 1409, l’anno del concilio di Pisa e dell’elezione del terzo papa, la sua predicazione assume un carattere decisamente apocalittico, tanto da venire chiamato l’<angelo dell’Apocalisse> profetizzato da san Giovanni.

Vincenzo invita alla penitenza, alla conversione autentica, alla riforma della Chiesa ed evoca come imminente la venuta dell’Anticristo e la successiva fine del mondo.

Il Santo predica nelle chiese e nelle piazze con un’energia straordinaria e appassionata.

Le sue parole anche grazie ai numerosi miracoli da lui compiuti: guarigioni di malati, liberazioni di indemoniati, risurrezione di morti, conversioni di peccatori incalliti, di eretici e di atei fanno leva sull’animo popolare disorientato.

Il prestigio di cui gode gli procura un rispetto indiscusso.

Egli invita i suoi ascoltatori ad una conversione autentica perché senza di essa l’opera dell’Anticristo e la violenza della fine del mondo sono alle porte.

Numerosi gruppi di persone scendono in processione per le strade e si flagellano a scopo penitenziale.

MORTE E CANONIZZAZIONE

Perfino la morte raggiunge san Vincenzo in viaggio.

E precisamente avviene il 5 aprile 1419 a Vannes (Francia).

Il papa Callisto III, al quale in vita aveva profetizzato l’elezione al soglio pontificio e la propria canonizzazione per mezzo suo, lo mette sugli altari il 29 giugno 1455.

Gli sono stati attribuiti un’infinità di miracoli sia in vita che dopo la canonizzazione.

In particolare egli è noto, fra tutti gli altri innumerevoli miracoli, per aver portato la pioggia sui campi colpiti da siccità e per aver salvato un muratore da una caduta.

Per questa ragione la sua intercessione è ancora oggi invocata dai contadini per i benefici del raccolto, ed è venerato come Patrono dagli operai dell’edilizia.

Si ricorre ancora alla sua preghiera contro i fulmini e i terremoti, per allontanare le malattie, soprattutto le più gravi.

Dopo la canonizzazione il culto di san Vincenzo Ferreri diventa diffusissimo in Spagna, Francia e Italia (soprattutto in Piemonte, Lombardia e nell’Italia meridionale), anche in luoghi mai visitati dal Santo, come Napoli, dove gli viene attribuita la liberazione della città dall’epidemia di colera del 1836, contro la quale non sembrano sufficienti le suppliche rivolte a san Gennaro.

L’iconografia di Vincenzo è molto ricca: l’arte lo rappresenta spesso come l’angelo dell’Apocalisse e il predicatore dell’ultimo giudizio, con in mano una tromba e una fiamma sulla fronte.

Celebre la rappresentazione fatta dal Beato Angelico (Firenze, Museo San Marco), in atto di predicare con il dito levato al cielo.

In questo periodo di grave epidemia che regna in tutto il mondo a causa del Covid 19 possiamo chiedere il suo intervento prezioso per sconfiggerla con la certezza di essere esauditi.

LE OPERE

Di san Vincenzo rimangono alcune opere:

il Trattato sulla vita spirituale la più conosciuta e diffusa alla fine del Medioevo.

i Sermoni (alcuni, scritti in catalano, sono particolarmente vivaci e coloriti), hanno costituito per il clero il modello classico di predicazione sino al Seicento.

FONTI CONSULTATE

https://www.vaticannews.va/it/santo-del-giorno/04/05/san-vincenzo-ferrer–sacerdote-domenicano.html;

https://www.famigliacristiana.it/articolo/san-vincenzo-ferrer.aspx;

http://vincenzoferreri.altervista.org/parrocchia_storiasanto.html;

http://www.santiebeati.it/dettaglio/26650

 

Enzo Vincenzo Bellina

05/04/2022

 #enzovincenzobellina