MONSIGNOR CLEMENTE GADDI

Nel romanzo “Conversazione in Sicilia” Elio Vittorini ha dato una insigne definizione della città di Nicosia e dei suoi abitanti.

Il protagonista del romanzo con il quale si identifica l’autore incontra sul treno  un uomo di Nicosia, territorio che designa terra lombarda, e chiama “Gran Lombardi” i suoi abitanti descrivendone i tratti somatici, le aspirazioni e gli ideali di solidarietà.

A Nicosia, terra lombarda siciliana secondo la sua definizione,  giunse il 24 giugno 1953 mons. Clemente Gaddi, nato in terra lombarda. Si può dire un Gran Lombardo vescovo di Gran Lombardi.

Desidero esprimere un ringraziamento in suo onore e a sua memoria per l’azione pastorale svolta nella diocesi di Nicosia.

E’ stato anche il primo vescovo che ho conosciuto personalmente e dal quale ho ricevuto la cresima nella cattedrale di Nicosia il 19 giugno 1955, avendo come padrino il signor Angelo Gurgone.

Monsignor Gaddi nacque nella frazione del Comune di Mandello del Lario denominata Somana, il 23 dicembre 1901.

Dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta il 18 settembre 1926 nella cattedrale di Como, si dedicò all’insegnamento della teologia presso il seminario di Como e in seguito all’attività pastorale presso una parrocchia di Cernobbio.

Molti nicosiani hanno un bel ricordo del vescovo Clemente per la sua grande bontà d’animo e le mie modeste parole danno solo un’idea della sua grande personalità.

Da ragazzino ero chierichetto presso la parrocchia San Salvatore a Nicosia. Egli vedendomi con mia madre volle informarsi direttamente da lei sul mio comportamento in famiglia e le chiese: “Enzo com’é, come si comporta?” Mia mamma, buonanima, s’affrettò a rispondere laconica: “Come vuole Dio Eccellenza!”.

L’espressione “come vuole Dio” dalle nostre parti non vuol dire conforme alla volontà di Dio, anzi al contrario ha un significato di mediocrità, come per dire così così, né bene né male e per l’affermazione poco lusinghiera di mia madre rimasi sconcertato.

Sua Eccellenza invece mostrò soddisfazione e apprezzamento visibile per quella risposta e senza replicare alcunché sembrò accettare completamente alla lettera quella espressione.

Ho ripensato a quella scena tante volte.

Il vescovo più che voler conoscere il mio comportamento forse desiderava sottolineare con il suo silenzio quella frase ed indicare a me la meta che dovevo raggiungere nella mia crescita.

Chi l’ha conosciuto ricorda le sue passeggiate pomeridiane per tutto il paese.

Io ne rimasi molto colpito e glielo scrissi in una mia lettera quando ormai si era ritirato da ogni impegno pastorale.

Con una scrittura ormai tremolante, monsignor Gaddi mi rispose che si ricordava di me, della gente di Nicosia, dei sacerdoti della diocesi e che lo scopo delle sue passeggiate lungo le strade del paese era quello di incontrare la gente.

In quegli anni era diffuso più di oggi un atteggiamento riverenziale verso i vescovi da parte di tutti, credenti e no.

Sul volto solenne ed autorevole di monsignor Gaddi si leggeva un mezzo sorriso ed uno sguardo penetrante, come ricorda una mia concittadina.

A tale proposito voglio citare questo episodio che mio padre, Sasà Bellina, ci raccontava.

Dopo aver smesso di lavorare con una compagnia di autobus, svolgeva l’attività privata di autista da noleggio e faceva viaggi riempendo la sua auto di passeggeri.

La compagnia di autobus perdeva clienti e non sopportava la concorrenza.

Mio padre veniva fermato dalla polizia e sottoposto ad accertamenti accurati che si concludevano senza alcuna contestazione, mentre gli autobus circolavano liberamente indisturbati.

Durante uno dei suoi viaggi gli si presentò l’occasione di parlarne al vescovo.

Monsignor Gaddi, vista l’esasperazione di mio padre, lo rassicurò dicendogli di non preoccuparsi perché ci avrebbe pensato lui.

Quando ritornò su quella strada e incrociò nuovamente gli angioletti aspettava di essere fermato, invece gli fu fatto cenno di proseguire con un saluto militare accompagnato dall’espressione clericale “Sia lodato Gesù Cristo!”

Il vescovo Gaddi è passato alla storia della nostra città per aver messo fine alle antipatiche rivalità fra i fedeli della Cattedrale e quelli della Basilica di Santa Maria Maggiore.

Per la festa del venerdì santo le due parrocchie erano solite portare in processione nella stessa giornata i loro due crocifissi. L’antagonismo scoppiava ogni volta che le processioni si toccavano e inevitabilmente finiva in una vera e propria rissa fra i portatori che mettevano giù i crocifissi e si davano botte da orbi.

Con un suo intervento magistrale monsignor Gaddi ordinò di effettuare le processioni in due date diverse e stabilì che i crocifissi non fossero più portati a spalla, ma su un apposito mezzo di trasporto.

Durante il suo episcopato venne ultimata la costruzione del nuovo seminario vescovile presso la contrada sant’Agostino dove vennero trasferiti i seminaristi che in precedenza erano alloggiati presso i locali annessi alla chiesa di san Biagio.

Il 21 luglio 1962 dovette lasciare Nicosia perché venne nominato arcivescovo coadiutore di Siracusa da San Giovanni XXIII, e l’anno successivo venne nominato arcivescovo di Bergamo.

La sua permanenza in Sicilia durò una decina d’anni.

Il resto della sua vita e del suo lavoro lo svolse a Bergamo lasciando un’impronta indelebile.

Tuttavia, come ricorda il suo segretario monsignor Ferrari,  “il vescovo Gaddi conservò sempre un ricordo vivissimo dei luoghi in cui si trovò a esercitare il suo ministero”.

Anche a Bergamo, il seminario vescovile venne ristrutturato per suo volere e tuttora è una testimonianza concreta della sua intensa attività pastorale.

Si distinse nel predicare, nella formazione del clero e nell’evangelizzazione dove mise con vigore tutto il suo impegno e lo spirito missionario.

Si dimise per raggiunti limiti di età nel 1977 e morì a Bergamo il 7 novembre 1993.

La sua salma riposa nella cattedrale bergamasca, ma senza dubbio dall’alto dei cieli egli continua a pregare e benedire il suo popolo invocando misericordia.

Come si dice quando il cuore è colmo di ammirazione per un uomo che ci ha lasciato, il modo migliore per ricordarlo è quello di mettere in pratica i suoi insegnamenti.

Enzo Vincenzo Bellina 

 #enzovincenzobellina 


01/05/2014