I borghi: la gestione integrata del patrimonio culturale in Calabria

Seminari di Beni ecclesiastici e beni culturali (2021-05-25 at 01:37 GMT-7)


I BORGHI: LA GESTIONE INTEGRATA DEL PATRIMONIO CULTURALE IN CALABRIA

Lo scorso 25 maggio si è svolto il Seminario sui borghi come strumento di rilancio delle aree interne organizzato dal Prof. Luigi Mariano Guzzo.

Introducendo i lavori il Prof. Antonino MantineoProfessore ordinario di Diritto Ecclesiastico dell’UMG ha fatto riferimento alla pandemia, all'utilizzo di modalità nuove per lo studio tramite le piattaforme digitali, ma anche sul piano comunicativo esterno, cioè come un corso possa guardare agli obiettivi didattici ma anche a far concorrere i giovani studenti come cittadini a far crescere le comunità locali. I borghi costituiscono un patrimonio da valorizzare , non solo possiedono un patrimonio fisico, architettonico, artistico, ambientale, ma anche un capitale umano che è quello che anima i borghi, essi esistono se vi è una comunità che vive in queste realtà.

In foto: Veduta aerea del borgo di Monasterace (RC).

Perché guardare ai borghi nel contesto pandemico che stiamo attraversando?

La riflessione che si è fatta nel lungo periodo è che ci si salva insieme e la dinamica costruita intorno alle grandi città dense di mobilità non sempre sostenibile e di popolazione, fa vedere come contraltare la necessità di valorizzare realtà con contesti abitativi fondati su rapporti di vicinato e di prossimità e dunque i borghi possono rappresentare la memoria, l’armonia, la bellezza di luoghi e relazioni, la resilienza deve portarci all’esigenza di ripensare le relazioni. Nel periodo post-pandemico nulla sarà più come prima ed i borghi soprattutto per le regioni meridionali rappresentano una grande risorsa da rivitalizzare con le risorse europee del Recovery Fund e si pone l’interrogativo se questa sarà l’ennesima occasione sprecata, poiché spesso i piani di finanziamento europei non vengono utilizzati correttamente.

Vi sono 2 fattori di rischio che possono far propendere per questa ipotesi: il primo fattore è il poco coinvolgimento dei territori, nella speranza che coloro i quali hanno responsabilità di governo possano migliorare l’azione politica, ma la pandemia consegna l’esigenza che ciascun cittadino dal basso costruisca processi virtuosi per lo sviluppo dei territori. Il secondo fattore di rischio è costituito dalle infiltrazioni criminali, soprattutto laddove volendo semplificare le procedure burocratiche si allentano i controlli, che non devono spettare solo alla magistratura ma agli stessi cittadini, agli stakeholders, giorno per giorno sul piano della legalità, producendo uno sviluppo sostenibile dei territori. Accanto ai fattori di rischio, ci sono alcuni obiettivi convergenti contenuti nel Next Generation EU, fra cui innanzitutto la diffusione sui territori delle reti infrastrutturali e di comunicazione, il futuro delle aree interne è legato a questi due aspetti ed all’ammodernamento e velocizzazione della rete internet. Le comunità locali interne attraverso un piano di infrastrutturazione digitale possono operare sui mercati interni e internazionali. Un altro obiettivo convergente è la digitalizzazione della PA, dai comuni più piccoli sino alla regione. Una strategia necessaria è la formazione permanente dei giovani da un lato e della burocrazia locale e regionale dall’altro; il primo era uno degli obiettivi di ogni agenda di sviluppo dell’ue , poi la formazione permanente è un processo che riguarda coloro che vogliono rispondere meglio ai bisogni del territorio con l’alta formazione, aggiornando la stessa, attrezzandosi alle sfide che stiamo attraversando. Il Prof. Alcaro intervenendo sostiene che l’ Alta formazione è un elemento chiave per tradurre in pratica le opportunità che nascono dal tema dei borghi, costruendo una rete formativa, facendo sì che l’Alta formazione sia spendibile ed equilibrata per il laureato.

Qual è l’obiettivo possibile e realistico per creare un’integrazione che sviluppi e valorizzi i borghi?

Secondo Mantineo tramite la creazione dell’infrastrutturazione sociale, termine usato dai sociologi, vale a dire facendo rete, costruendo relazioni positive, facendo alleanze fra soggetti sociali e fra persone ed istituzioni, con associazioni legali, infatti questo obiettivo è nelle nostre mani, ciascuno di noi nella realtà in cui vive può costruire relazioni dal basso, muovendo la propria comunità verso lo sviluppo locale eco-sostenibile, rifacendosi a 3 linee guida: 1) facendo rete poiché nessuno da solo ce la può fare, 2) facendo alleanze fra soggetti sociali con parrocchie, oratori, associazioni e 3) facendo alleanze rivolgendosi alle istituzioni legali a livello più alto.

Si sottolineava prima la necessità di fare alleanze anche con altri soggetti e proprio Saverio Nisticò è un imprenditore che ha aperto un ramo della sua azienda Desta Artium S.R.L. alla conservazione e restauro dei beni culturali. La sua è un’azienda familiare che nell’ultimo periodo si sta occupando della conservazione dei beni culturali ecclesiastici con un laboratorio il quale si dedica alla formazione con un corso per i tecnici di restauro, colui che collabora con il restauratore vero e proprio, infatti spesso la cura dei beni culturali calabresi è affidata a tecnici che provengono da fuori regione perciò si è creato questo corso di formazione per i giovani, per avere dei tecnici locali. Per quanto riguarda i borghi secondo l’imprenditore, dovremmo passare dalla visione romantica del borgo come luogo isolato nel quale rinchiudersi e fare vita quasi eremitica a guardare al borgo del futuro, difatti la pandemia ci ha insegnato che noi possiamo essere in un posto conducendo una vita migliore ma essere collegati con il mondo grazie alla rete internet. Il borgo non può essere rivitalizzato con la strategia della vendita delle case ad un euro rendendola questa una strategia di marketing perché non risolve il problema, il borgo non è solo edifici, il borgo è memoria, ricordi, esperienze, profumi, mestieri. Non si può immaginare il borgo del futuro senza delle infrastrutture digitali che consentano la messa in relazione del borgo con il resto del mondo, il borgo dev’essere luogo di sviluppo e dell’innovazione e nel momento in cui un borgo è connesso e vissuto con il concetto dell’innovazione, questo porterà altre persone ad andarci a vivere senza stratagemmi di marketing. Lo sforzo dev’essere integrato, non basta un sindaco, perché il livello delle problematiche è più in alto, allora bisogna partire dall’innovazione come bene comune, i borghi devono essere collegati, i fondi europei ci sono, quindi non è possibile avere delle zone sovraurbanizzate e zone disabitate, per questo le istituzioni devono invertire la rotta e devono sviluppare questa visione ai livelli inferiori degli enti locali. Da parte della classe dirigente non si è ancora deciso di intraprendere questa visione e quindi c’è il rischio che questo potenziale non venga valorizzato.

Il Prof. Nicolò Leotta docente di Sociologia urbana dell’Università Bicocca di Milano, si sta occupando del turismo di comunità in rete del wellness anche per i borghi del sud italia soprattutto nell’estate scorsa come turismo del benessere alla prova del covid. Il territorio comincia ad avere un’identità importante nello sviluppo dei borghi che collegati in rete territoriale in loco poi trovano i collegamenti extraterritoriali su piattaforme digitali.

Non si può più prescindere dal muoversi insieme ad altri borghi e presentare l’identità del proprio territorio. Il wellness non è solo riscoperta della qualità della vita nei borghi, ma benessere inteso come spiritualità, non solo benessere fisico ed i borghi hanno un macrocosmo religioso grandissimo e questo può consentire un rilancio del territorio. Il covid ha messo in luce come i borghi messi in rete sia dal punto di vista infrastrutturale che digitale hanno capacità elevate, bisogna muoversi su 3 livelli, a livello locale in cui gli stakeholders devono prendere coscienza della forza della propria identità e trasmessa a livello regionale e poi a livello nazionale. Ci si è accorti infatti che le regioni del sud possono diventare un volano di sviluppo per l’intera Italia però bisogna sfruttare l’occasione dei fondi europei poiché perdendo quest’occasione i piccoli centri non ce la faranno più. I borghi possono inoltre diventare luogo di sperimentazione tecnologica e digitale, lo smartworking può dare una grande mano in questo, con una rete adeguata si può vivere nei borghi, condurre un’ottima qualità della vita. Altro aspetto importante è l’hospitality, le famiglie iniziano ad avere un rapporto diretto con il viaggiatore. Infine nella formazione è fondamentale investirci per permettere agli studenti del meridione di rimanere nella loro terra e lo sviluppo dei borghi dev’essere territoriale, occupazionale, di grande comunicazione all’esterno delle potenzialità possedute, sia del prodotto immateriale della cultura, sia dei prodotti materiali gastronomici.

Domenticantonio Schiava è Direttore generale del Dipartimento urbanistica della regione Calabria ed ha dato il via al bando sui borghi andando in oltre 100 piazze della Calabria per illustrarlo. Nel suo discorso è voluto andare oltre i borghi, sottolineando come per lungo tempo le politiche pubbliche sui borghi partivano dal recupero dei centri storici dal punto di vista fisico, materiale, ma questi investimenti non hanno mai tenuto conto di come far vivere le persone nei borghi, di come farle ritornare, invece stavolta si è deciso di partire dalle persone, dalle attività, coniugare aspetti della modernità e della tradizione e come quest’ultima poteva essere fulcro per attività nuove, dando sbocchi occupazionali. Si sta lanciando un nuovo progetto oltre i borghi e ci sono a tal proposito dei fenomeni che fanno da spartiacque: il primo è il covid e di come la società nel post riuscirà ad uscirne se meglio o peggio, in cui l’utilizzo delle somme del Recovery Plan circa 238 miliardi di euro se saremo in grado di gestirli, ed a questo si collega il documento di programmazione economica dell’ue per i fondi 2021-2027. Egli fa notare che c’è ritardo non tanto nel proporre progetti, piuttosto si è in ritardo sulle idee e non si è capito che oggi viene chiesto di intervenire in maniera decisa per risolvere i problemi strutturali che ci sono con politiche di rottura rispetto al passato utilizzando i fondi 21-27 che ci sono a disposizione. Aspetti importanti sono il green, la sostenibilità degli interventi, la digitalizzazione. A ottobre 2020 è stata ratificata la Convenzione di Faro, a cui si collega il progetto dei borghi, qui c’è il passaggio da un discorso dei beni culturali e l’ integrazione con i beni areali, all’eredità culturale, definendola come “insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano indipendentemente da chi ne detiene la proprietà”. Cosa significa questo? Oltre al Recovery Plan c’è la convenzione di Faro che ci porta non a riconoscere i luoghi per quelli che sono cioè importanti per il patrimonio culturale, ma importanti per le persone che ci vivono, dunque le persone ed i valori che possiedono diventano centrali rispetto ai progetti di sviluppo. Il patrimonio culturale non è solo un’entità fisica, un manufatto, sono importanti perché restituiscono valore ad una comunità in quanto composta da persone con un bagaglio di identità culturale che proviene dal passato ed è da trasportare nel futuro.

La rigenerazione urbana e territoriale, non a caso poco tempo fa è uscito un decreto, quindi bisogna superare il discorso dei borghi, noi calabresi sappiamo quant è difficile fare rete, fare rete noi con umiltà e lanciarsi nei progetti, rifacendosi del consumo zero del suolo, fare rigenerazione del paesaggio rurale ed urbano, dei centri storici, su questi anni di consumismo hanno creato dei non luoghi, dei posti abbandonati. Bisogna lavorare negli interstizi, sulle connessioni umane, creando quella condizione in cui quel borgo diventi una risorsa in più del contesto in cui si trova.

La Convenzione di Faro, l’abbiamo affrontata nel corso relativamente alla battaglia di concetti se sia comunità di eredità o comunità di patrimonio nella traduzione dall’inglese all’italiano. Questa dovrà portare ad una nuova visione del patrimonio culturale italiano e ad una modifica del codice dei beni culturali e del paesaggio e del diritto interno. Chiudendo il seminario Mantineo sottolinea come la connessione umana sia fondamentale per creare una rigenerazione urbana e dei borghi, non solo dal punto di vista materiale ma soprattutto una rigenerazione delle persone e della loro eredità. Infine l’auspicio del Professore è quello di far sì che si faccia rete fra studenti, docenti e comunità, creando un nuovo umanesimo delle comunità locali.

“Ciò che avete ereditato dai vostri antenati, guadagnatevelo, in modo da poterlo possedere”.

Johann Wolfgang Goethe

Nicola Arcidiacono