Il Borgo di San. Teodoro

01/06/2021


San Teodoro è un vecchio borgo che si snoda tra vicoli e stradine che si intrecciano tra loro. La comunità partecipa attivamente alle funzioni religiose e anche alle tante iniziative di carattere sacro. Per molti anni, nel recente passato, il rione è stato lo scenario perfetto per il presepe vivente e per la rappresentazione della Via Crucis. Tra viuzze e vecchie case, migliaia di persone hanno potuto assistere a queste manifestazioni di grande impatto emotivo sul piano religioso e di importante valenza storico-culturale.


L’antico quartiere

Un gruppo di case attaccate una all’altra che hanno costituito e continuano a rappresentare uno degli scorci più suggestivi di tutta la città. Il Castello e le vicine case di San Teodoro costituiscono un unicum, tra i simboli più noti di Lamezia. Al centro del vecchio rione delle case che si arrampicano sulla collina vi è la chiesa di San Teodoro che risale al XIV secolo. Nella parte più alta del quartiere svetta la chiesa della Veterana, così chiamata proprio perché è la chiesa più antica di tutta la città.

La fondazione della chiesa Veterana è legata ad una leggenda. Si narra infatti che la Madonna delle Grazie apparve in sogno ad una figlia di Federico II, chiedendole la costruzione di una chiesetta sul colle di fronte al castello. Federico II, che era anche terziario


Il Castello Normanno Svevo

Il Castello Normanno-Svevo si erge maestoso sulla parte più alta della città, nel quartiere della vecchia Nicastro. Il maniero domina l’antico borgo sottostante di San Teodoro. Su in cima, dalle sue torri si può ammirare un panorama mozzafiato tanto che lo sguardo può arrivare fino al mare, cioè al Golfo di Sant’Eufemia.


Federico II di Svevia

Il castello, di cui oggi rimangono solo dei ruderi, secondo alcune fonti storiche è stato costruito intorno al IX secolo per volere dei Bizantini. Secondo altri il grande complesso murario risale all’XI secolo e fu opera dei Normanni. In epoche successive venne fatto ampliare da Federico II di Svevia che ordinò la costruzione di caserme, poi adibite a carceri. Il sovrano volle anche la realizzazione di un mastio pentagonale e di una cinta muraria. Il terremoto del 1638 danneggiò fortemente l’imponente castello di cui oggi rimangono solo i resti di quattro torri cilindriche, i bastioni, le mura e un contrafforte con una loggetta cieca. Insieme al castello nacque anche un agglomerato urbano intorno alle massicce mura di cinta, il rione di San Teodoro.


ILARIA VESCIO