A Simana Santa.

La Settimana Santa

a Monasterace

30 Marzo 2021

A Monasterace le tradizioni pasquali hanno inizio con il canto “do vennari de marzu” (Venerdì di Marzo) che viene cantato ogni venerdì del mese di marzo durante la quaresima appunto, da un gruppo di persone all’imbrunire nei vari crocicchi cantando in dilaetto “lu vennari de marzu dolorusu nostru signuri alla cruci fu misu ecc.”

Di seguito si propone il testo:


Lu vennari de marzu dolorusu

Nostru Signuri alla cruci fu misu

Nu chiovu avia alli mani e nattu jusu

Lu cori apertu e lu costatu affisu

E cui vi ciangia bbui patra murusu

Ncurunatu de spinie ncruci è mmisu

Vorria mu sacciu cu portau la cruci

Si furu si spalluzzi delicati

O puramenti furu chidi vuci

Chi Cristu ja cadendu pelli strati

Acqua cercava e non da potta avira

Nci dettaru na sponza mbelenata

O cruci santa cu ti vinna a bbidira

China de sangu ti trovau allagata

So mamma chi facia lu piantu aduci

Si movanu li petri cumpietati

Chiangia santa Maria povara donna

Ca lu so figghiu e misu a la cundanna

È cundannatu e misu alla colonna

E alli mani na barvara canna

Non lu spettara cchiù ncasa mu torna

Ch’è cundannatu de Pilatu e d’Anna (bis)

Nu Patarnostu e n’ave Maria pe ll’animi scordati

Nu Patarnostu e n’ave Maria po costatu e Gesucristu

Nu Patarnostu e n’ave Maria per il nostro protettore Sant’Andria

Ohja in figura domana in sepurtura beatu chidu corpu chi pell’anima sua procura.



Sono preparati dai fedeli nelle proprie abitazioni durante il periodo quaresimale i “sepolcri”, con cui vengono ancora oggi adornati gli altari. Riempiendo i vasi con uno strato di terriccio, vengono imbevuti d’acqua nei quali sono poi seminati chicchi di grano o di vari legumi. Lasciati in un luogo buio per consentire di germogliare più rapidamente, una volta germogliate le piantine vengono legate con nastri colorati e poste ad ornamento degli altari della Chiesa Matrice dove verranno celebrati i riti della Settimana Santa. Il seme lasciato a macerare al buio, germoglia e rinasce proprio come Gesù che dopo il suo lungo calvario è uscito dalle tenebre della morte per ridare vita, luce e conforto al mondo intero.




Le funzioni vere e proprie iniziavano il SABATO DELLE PALME con il giro della croce di ulivo che era portata dal sagrestano con al seguito ragazzi che gridavano “tutti a da lliva, tutti a da lliva”, ed ai bracci della croce venivano appesi i “guccedati” (ciambelle di pane), “i schiocca” (fichi con all’interno mandorle e finocchio selvatico infilzati a degli spiedini di canna e poi infornati) e i curudedi e fica (collane fatte con i fichi secchi).

LA DOMENICA DELLE PALME vengono portati dalle famiglie mazzetti di ulivo e palme, che dopo la rituale benedizione al Calvario, vengono appesi nelle case per preservarle da ogni male, mentre la Croce di ulivo portata il sabato in processione, viene conficcata ad una colonna per essere poi bruciata la notte del Sabato Santo dell’anno successivo insieme alla benedizione dell’acqua e del fuoco.

La domenica delle palme i riti iniziavano con la “bussata” in cui tutto il popolo dopo una breve processione osannando il Figlio di David, aspettava dietro la porta chiusa della Chiesa Matrice, mentre all'interno vi era il sagrestano che rispondeva cantando a sua volta, quindi con il piede della Croce di ulivo il sacerdote bussava alla porta e questa veniva aperta.

IL GIOVEDÌ SANTO vi era in serata “La cena” ossia la rappresentazione dell’ultima cena voluta da Gesù Cristo prima di essere crocifisso, questo rito si svolgeva prima che le attuali disposizioni vescovili lo vietassero. Il sacerdote rappresentava Gesù mentre gli apostoli venivano rappresentati dai componenti delle tre Arciconfraternite. Il sacerdote lavava i piedi agli apostoli e successivamente distribuiva loro le vivande che si trovavano sulla tavola imbandita: una guccedata cioè una ciambella di pane, una lattuga, un’arancia, un rametto di rosmarino ed un bicchiere di vino, a Giuda invece ogni offerta veniva raddoppiata.

Al termine della santa messa in Coena Domini, nell’altare della reposizione, addobbato in modo solenne con composizioni floreali, i sepolcri, candele e la statua del Cristo nell’orto degli ulivi con l’angelo che ha in mano il calice della passione, viene riposta e conservata nel tabernacolo l' eucarestia.

Successivamente vengono spogliati gli altari, coperte le croci ed i santi e tutte le successive funzioni da celebrare vengono annunciate dal suono della “ttroccata” (in italiano raganella, che è uno strumento di legno che viene suonato facendo battere tra di loro alcune parti mobili dello stesso).

IL VENERDI’ SANTO viene nel primo pomeriggio celebrata “a missa a da storta” la messa alla rovescia, cosiddetta perché si tratta di un'azione liturgica senza consacrazione, come prevde l'ordinamento liturgico della Chiesa cattolica.

La sera si svolge la più toccante funzione della Settimana Santa, la cosiddetta “chiamata da Madonna”. Il suono della ttroccata annunzia la funzione, il predicatore dal pulpito rievoca le varie fasi della passione e morte di Gesù. La prima chiamata è quella “da cruci de’misteri” che viene portata da un componente della confraternita del SS. Rosario con altri due che sorreggono le lanterne accese.

La seconda è quella “do cciomu” (l’Ecce Homo), quindi la terza dopo le parole “vieni Maria prendi tuo figlio”, frase storica per Monasterace pronunciata da Don Mario Siciliano, la grande porta del Duomo si apre e la statua della Madonna Addolorata portata in spalla dai confratelli rosariani, fa il suo ingresso e compie al suono dei tamburi tre giri.


Ogni volta che arriva davanti al pulpito si ferma ed il predicatore le rivolge parole di conforto che suscitano commozione, poi al terzo giro il predicatore, depone tra le mani una piccola statua del Cristo morto.

Conclusasi la predica, la statua esce dalla chiesa ed ha luogo la processione con la “varetta”, un’antica lettiga riccamente adornata con i colori del lutto sulla quale giace il corpo di Gesù morto portata dai confratelli nicolani e con la statua di S. Giovanni portata dai confratelli caterisani.

Tutti i confratelli portano al capo grosse e pungenti corone di spine, mentre la processione si snoda tra i vicoli del centro storico, al suono a morte dei tamburi ed al lume delle fiaccole.

Al termine le statue vengono portate nella Chiesa Matrice dove saranno vegliate dai fedeli che vi hanno fatto voto.

SABATO SANTO al mattino si svolge la Via Matris Dolorosae, in cui la statua della Madonna Addolorata con nel petto conficcata una spada, percorre al suono a morte dei tamburi le vie del paese, mentre i ragazzi leggono le stazioni con i sette dolori della vergine Maria. Al ritorno in chiesa la statua viene esposta alla pubblica venerazione assieme a quella di S. Giovanni e alla “varetta.

Alle ore 22,00 circa, a ttroccata annuncia i riti della veglia pasquale. Vengono benedette l’acqua ed il fuoco e a mezzanotte quando il sacerdote intona l’alleluia, vi è la "svelata", la tenda che copre il sepolcro si apre, le luci vengono accese ed appare la statua del Cristo Risorto al suono festoso delle campane.

DOMENICA DI PASQUA, già di buon mattino le strade si riempiono. I confratelli vanno ognuno alla propria sede, indossano l’abito, il rocchetto e la mozzetta e si preparano alla “CUMPRUNTA”, vale a dire l’incontro fra Maria, Cristo Risorto e San Giovanni. Mentre tre confratelli portano ognuno lo stendardo della propria congrega e compiono il primo “viaggio” dal Cristo alla Madonna, poi si fermano vicino al sacerdote al centro di Piazza Celestino Placanica.

In foto: Gli stendardi delle tre Arciconfraternite durante i viaggi, percorrendo Piazza Celestino Placanica

Dopo è S. Giovanni a compiere tre “viaggi” dal Cristo alla Madonna tra due ali di folla.

In foto: un momento della "Cumprunta", in particolare la corsa con le lanterne

Al terzo viaggio S. Giovanni ed il Cristo da una parte e la Madonna dalla parte opposta di corsa si avvicinano al centro della Piazza, dove al suono festoso dei tamburi, alla Madonna viene slacciato il velo nero e rimane con un magnifico abito di luce, bianco o con il mantello azzurro a seconda delle annate.

Dopo qualche canto e preghiera, le statue vengono portate in processione e poi in chiesa per la solenne celebrazione della Santa Messa Pasquale.

I riti da Simana Santa”, vengono rappresentati ancora oggi con gli stessi gesti, stesse preghiere, stessi canti in una lingua mista fra italiano, latino e dialetto, sopravvissuti e tramandati nel corso dei secoli grazie all'impegno dell’ umile gente poiché altrimenti se ne sarebbe persa la memoria.

Questi riti compiuti dai fedeli di tutte le età durante la Settimana Santa, testimoniano il vivo attaccamento dei cittadini alla fede e alle tradizioni popolari.

Sta alle generazioni presenti e future ed alle confraternite della nostra cittadina, recuperare, tutelare e valorizzare questo immenso patrimonio immateriale che ci è stato lasciato in eredità.


Nicola Arcidiacono