La digitalizzazione del patrimonio culturale di interesse religioso

Seminari di Beni ecclesiastici e beni culturali (2021-05-31 at 01:38 GMT-7)

Gli elementi trattati nel corso del convegno sulla digitalizzazione sono:

- digitalizzazione: divenuto ormai un trend globale che ha investito su quelle che sono le aree della nostra vita sociale soprattutto nell'ultimo periodo, colpendone tutti i campi, dall'istruzione alla sanità.

- sviluppo culturale sostenibile: la cosa può sembrare un po' insolita se accostata alla digitalizzazione ma sono i due temi essenziali che vanno di pari passo, perché la digitalizzazione può essere quasi considerata una costola dello sviluppo sostenibile e soprattutto di questo nuovo fenomeno dello sviluppo culturale sostenibile, perché è un concetto di recente formazione.

- be web portal e Europeana;

- gli impatti sociali della digitalizzazione.

Digitalizzazione:

Dal punto di vista economico questo argomento è un po' sottostimato. I concetti come digitalizzazione e sviluppo sostenibile sono utilizzati in diversi contesti e devono essere riempiti di volta in volta di significati diversi in base ai contesti in cui utilizziamo.

Cosa pensiamo alla digitalizzazione come processo?

Nella terminologia italiana la digitalizzazione viene utilizzata in maniera interscambiabile sia come azione e sia anche come processo. Esistono due due autori Brennen e Kreiss che nel 2016 hanno fatto proprio una distinzione e tra due termini di digitalization:

- Alla trasposizione in digitale che è il processo materiale;

- Indicare l'azione materiale e di conseguenza la trasposizione di quello che è il flusso informativo analogico.

La trasposizione nel digitale indica, per esempio, la possibilità di condividere delle informazioni tra diverse regioni come: il fascicolo elettronico, la tracciabilità delle persone o del Fascicolo Sanitario Elettronico, oppure anche delle applicazioni mobili che sono utilizzate anche in ambito sanitario e l'abbiamo visto nell'ambito della tracciabilità delle persone la digitalizzazione ha avuto un impatto sulla nostra vita di tutti i giorni.

Quindi è riduttivo pensare alla digitalizzazione solo come al processo di conversione delle informazioni, anche perché ormai non si parla più solamente di scansione. Infatti ci sono adesso nuove tecnologie che vengono utilizzate anche in riferimento proprio alla riproduzione dei flussi informativi e si possono utilizzare in generale. La digitalizzazione quindi deve essere considerato come una sorta di driver catalizzatore e che venga considerato uno step fondamentale per lo sviluppo economico sociale nella nostra società. Quindi vi è bisogno di un framework teorico, ovvero di una cornice teorica che porta a indirizzare e sostenere la digitalizzazione.

La Digital Agenda fa si che le ICT (information comunication technology) possano giocare un ruolo fondamentale per la promozione e per lo sviluppo economico. Le cornici istituzionali si devono dotare necessariamente anche di infrastrutture e strutture solide.

Si parla tanto di digitalizzazione ma poi siamo così sicuri che siamo in grado di portarla avanti che siamo in grado di utilizzarla? A tal proposito ogni anno viene proposto questo quesito al Digital Index, che sostanzialmente misura quelle che sono le performance delle nazioni europee proprio relativamente alla digitalizzazione. Nell’ultima Digital Economy and Society Index, l’Italia è effettivamente al quintultimo posto tra le nazioni più digitalizzate. Vengono misurate componenti come la diffusione della banda larga, la qualità della rete internet e le competenze umane.

Digitalizzazione del patrimonio culturale:

Negli ultimi anni sono state diverse le istituzioni culturali che si sono rese conto dell'importanza della digitalizzazione, adattandosi ai tempi che corrono, innovandosi dal punto di vista delle riproduzioni delle copie di quadri o semplicemente documenti e materiali audiovisivi. Quando parliamo di digitalizzazione del patrimonio culturale dobbiamo considerare 3 punti salienti: 1) valorizzazione; 2) tutela; 3) conservazione attraverso la digitalizzazione.

Siamo in grado di conservare ma non dobbiamo limitare quello che potrebbe essere l'utilizzo della digitalizzazione al solo scopo conservativo. È vero che il patrimonio culturale necessita di interventi di conservazione per andare incontro al deterioramento, come tutte le cose materiali. Quindi andandoci contro si pone un'attenzione particolare sia per la conservazione e sia per la tutela. La digitalizzazione può fare effettivamente la differenza perché dal punto di vista della valorizzazione apporta quasi una democratizzazione della cultura rendendo l'accesso il patrimonio culturale a tutti, in qualunque posto del mondo, anche stando tranquillamente a casa (esempio: visite musei online). È vero che le visite virtuali non sono la stessa cosa di quelle reali, ma possono essere definite complementari. A tal proposito Infatti è stato scritto da uno studio di Parigi su qual era la connessione tra visita virtuale e digitale e quella in presenza. La risposta è quella sopracitata, ovvero sono assolutamente complementari e non si escludono a vicenda.

Secondo Baraldi e Pignatti quando parliamo di patrimonio culturale con una connotazione religiosa, esso può essere suddiviso in due grandi categorie: 1) i cosiddetti beni immobili. Quindi quindi tutto ci che fa riferimento ai luoghi di culto che possono essere chiese, i beni con una connotazione religiosa: 2) i beni mobili, che potrebbero essere archivi di libri, ma anche beni che vengono utilizzati per le funzioni religiose.

Sviluppo culturale sostenibile:

Lo sviluppo culturale sostenibile è il braccio destro dello sviluppo sostenibile. Si comincia a parlare di sviluppo sostenibile nel lontano 1987, quando viene pubblicato il Rapporto Brundtand, nel quale si trova la definizione : “lo sviluppo sostenibile non è altro che lo sviluppo che incontra bisogni del presente, senza per compromettere quelli che saranno i bisogni delle generazioni future “ . Lo sviluppo sostenibile del patrimonio culturale viene preservato cosicché anche le generazioni future possano beneficiarne.

L'Agenda 21 è un ampio e articolato programma di azione scaturito dalla Conferenza sull'ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite, tenutosi a Rio de Janeiro nel '92. Essa costituisce una sorta di manuale per lo sviluppo sostenibile del pianeta per la cultura dice che lo sviluppo culturale sostenibile è fondamentale ed è importantissimo anche per lo sviluppo economico quindi per la crescita economica.

Quindi nasce a livello mondiale l'esigenza di affiancare concetto di sviluppo sostenibile alla preservare il patrimonio culturale e identitario di una comunità, per le generazioni future contro il deterioramento del tempo.

Prima forma di censimento del patrimonio:

Il vero nucleo di un’identità di conservazione del patrimonio è stato avvertito negli anni ’50 del ‘900 ove non esisteva ancora il ministero per il bene e l’attività culturale, poiché esistevano solo due direzioni: una delle arti e dell’antichità, presso la pubblica istruzione; l'altra per i beni artistici di interesse valore storico, presso il ministero dell’interno che oggi ha conservato particolari competenze proprio sui beni culturali. Negli anni ’50 nasce un primo tentativo, però all’ epoca si parla non di censimento, ma di catalogazione dei beni. Costituisce una delle prime attività di censimento e di catalogazione. Il censimento indica dov'è situato il bene, la sua localizzazione, lo stato di conservazione, la sua biografia, ma è una scheda molto sintetica. Per migliorarne il contenuto sono state disposte delle attività di catalogazione che entravano nel dettaglio e nel merito del bene specifico. Nacque così il ICD "istituto per il catalogo e la documentazione" che svolge ancora oggi le funzioni demandate dal 1950. E utilizza per catalogare i beni la tecnologia dell’epoca, cioè la fotografia, che sta alla base dei processi di digitalizzazione.

Be Web:

Il Be web è un portale che mostra quello che è stato il lavoro sistematico di censimento portato avanti dalle varie diocesi e istituti culturali ecclesiastici. Troviamo il censimento di beni storici e artistici archiviati dal 1996 e ad oggi non è terminato. Il lavoro si articola in due dimensioni: territoriale: i singoli soggetti pubblici e privati e le varie diocesi; centrale: il portale mette a disposizione questo grandissimo patrimonio fornendo anche delle narrazioni. Il Be Web è sotto la guida della CEI e nello specifico è l'ufficio nazionale per i Beni Culturali ecclesiastici e l'edilizia. Non troviamo beni solo digitalizzativi, ma troviamo anche la narrazione dei beni e in alcuni casi sia quelli che vengono utilizzati e sia quelli dismessi non utilizzati. Uno degli scopi principali di Be Web è sicuramente quello della conoscenza del patrimonio culturale ecclesiastico ma è importante perché al di là del fatto che conserva e tutela il patrimonio, ha anche impatti sociali ed economici che molte volte non si possono cogliere.

Europeana:

Lo strumento gemello è Europeana, poiché mentre Be Web raccoglie quelli che sono i contenuti e i metadati che vengono conservati, Europeana funziona in maniera diversa, perché i contenuti vengono rimandati sui network, in proprietà delle varie istituzioni culturali. Ci permette di tracciare risorse disponibili, grazie un meccanismo di licenza parte di un copyleft, poiché tutto il patrimonio che confluisce in questa macchina di digitalizzazione può essere usato per quello che ne è l’uso. Ogni “operatore culturale” rimanda il bene sul portale di Europeana e tutti i progetti per non perdere il punto di origine vengono legati da un filo conduttore. L'operatore italiano per Europeana è Cultura Italia, dove non solo confluisce il patrimonio, per eccellenza rappresentato da musei, ma consente anche di esplorare determinati portali tematici.

In Europeana non solo confluisce il patrimonio storico e artistico, ma anche l'istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi, che era un famoso archivio di stato che aveva il compito non solo di mantenere il copyright sulle opere musicali (compito svolto oggigiorno dalla SIAE), ma anche di conservare le matrici sonore. Questo istituto già negli anni ’90 aveva iniziato a digitalizzare tutto il patrimonio ed è stato il primo ad offrire un’attività di digitalizzazione a tappeto, ma fu un progetto di larghe vedute. Fu programmata con raziocinio perché se possiamo guardare piccoli minuti di un film o ascoltare una traccia, lo possiamo fare perché un archivio ha permesso ciò. Quindi i nostri beni sonori non sono stati censiti dal portale Cultura Italia ma sono stati fatti trasmigrare nel portale. Ma il problema che si pone per la digitalizzazione è il problema dei diritti d’autore che possono permanere soprattutto per i beni audiovisivi. Conosciamo il copyright che tutela opera di ingegno.

Gli impatti sociali della digitalizzazione:

Con la particolare situazione pandemica sono stati tanti i progetti di digitalizzazione.

L'associazione "La cultura non si ferma" ha creato un' ulteriore aggregatore che ha permesso di visitare mostre, musei e virtualizzazioni in 3D. In alcuni casi i musei erano proprietari del bene e potevano dare una fruizione, mentre in altri sono confluite opere di autori ancora viventi. Quindi di rimpetto al copyright troviamo il copyleft, che è un termine informatico usato per le licenze open source. Il copyleft si estende anche al patrimonio culturale. Quindi per aderire ad Europeana bisogna cedere la licenza d’uso, usata in maniera lecita, senza plagiare il bene o il prodotto.

Dove andremo a finire in un mondo globalizzato? È un bene trovare tutto ci che vogliamo all’interno della rete? Una risposta la si può trovare in quello che ha fatto Google Books. Questa sezione del famoso motore di ricerca permette di visitare una determinata biblioteca nella quale può cercare il libro senza spostarsi dalla propria abitazione. Quindi, la digitalizzazione ha aiutato alla diffusione ed ad una maggiore sensibilizzazione del patrimonio culturale, grazie a progetti come Be Web ed Europeana.


Paolo Ciambrone