Un nuovo volto per il Convento dei Padri Cappuccini di Chiaravalle Centrale

Qualche settimana fa, scrivevo dell’importanza di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale del nostro territorio, sottolineando la bellezza e le potenzialità del complesso conventuale della mia Città. Un processo di valorizzazione a cui i Padri Cappuccini auspicavano da anni e che sembra, con grande tempismo, essere finalmente iniziato.

L’Amministrazione comunale di Chiaravalle Centrale ha aderito e partecipato ad un bando del Dipartimento “Urbanistica e beni culturali”, con un progetto denominato “Recupero e valorizzazione del Convento dei Cappuccini di Chiaravalle Centrale per la realizzazione di un Polo culturale e museale. Tale progetto è stato finanziato per un importo di Quattrocentomila euro.

L’obiettivo di questo disegno di valorizzazione del Convento è quello di creare un polo di riferimento, a livello regionale, nell’ambito della ricerca, dello studio e della divulgazione di manoscritti e testi di produzione monastica e sui reperti di arte sacra a partire da quanto presente già in loco. E’ proprio dai testi ancora presenti nella Biblioteca del convento e della produzione artistica facente parte del “Museo della civiltà contadina ed artigiana” che si vuole ripartire per questo processo di rivalutazione del complesso conventuale di Chiaravalle.


L’intento del bando “Valorizzazione dei borghi della Regione Calabria” è quello di Valorizzare e promuovere, in un’ottica di nuove strategie turistiche, i borghi del luogo custodi di storia, identità e tradizioni, stimolando proposte e progetti che provengono direttamente dai territori.

I lavori, iniziati da poco, per ora sono attenzionati alla ristrutturazione della facciata esterna del complesso. Una manutenzione straordinaria di intonaci e tinteggiatura e di rivalutazione del campanile. Il resto delle mansioni, riguarderà la sistemazione della “Sala ex teatro”, della strada di accesso e della scalinata centrale.

A norma dell’articolo 6 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, la valorizzazione “Consiste nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso, anche da parte delle persone diversamente abili, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura.” Lo Stato, le regioni, le provincie, i comuni concorrono al rispetto di tali funzioni di valorizzazioni e promozione del patrimonio culturale, come sancito anche dall’articolo 7 dello stesso codice.



Sala "Ex teatro"

Ristrutturazione del Campanile.

Questo importante dialogo, quindi, avvenuto tra l’Amministrazione comunale e la casa religiosa del convento, questa intesa e collaborazione, sancita tra l’altro, da diverse disposizioni normative tra cui l’Articolo 12 dell’Accordo tra l’Italia e la Santa Sede del 1984, ha portato alla valorizzazione di un complesso che viene definito, dalla Regione Calabria: “Un progetto di straordinaria rilevanza strategica, nell’ambito più generale delle politiche di intervento sui beni culturali.”
Tant’è che sono solo nove i Comuni della provincia di Catanzaro destinatari del finanziamento.

il 1594 è da considerarsi, l’anno in cui si pose la prima pietra per la realizzazione del convento, la proprietà dello stesso, appartiene alla curia dei Frati, costruito con l’importante partecipazione del popolo, in base alle proprie possibilità, i “ricchi” con cospicue donazioni, i “poveri” con la manodopera gratuita.
Il Sindaco di Chiaravalle, Mimmo Donato, ha firmato e stipulato il verbale d’intesa presso gli uffici competenti di Germaneto. Queste le sue parole: “Finalmente c’è una catalogazione a monte che consente una programmazione, una strategia. Al di là dei soldi, il punto centrale è che finalmente c’è un meccanismo permanente che rimarrà per il futuro per la valorizzazione di beni fruibili, accessibili, con operazioni dirette di marketing territoriale.”

Non è stata stipulata una vera e propria convenzione tra la giunta comunale e la comunità religiosa dei Frati, ma questi ultimi, come mi è stato raccontato da Padre Giovanni, si sono affidati all’operato del comune ed al dialogo dell’ente pubblico con le relative istituzioni regionali, essendo appunto, il finanziamento proposto dalla Regione Calabria.

Nelle intenzioni il centro documentale, a seguito del censimento e raccolta dei principali manoscritti e testi, oltre che dei reperti di arte sacra, dovrà promuovere e diffondere i risultati della ricerca attraverso una sala consultazione, la pubblicazione di cataloghi e la creazione di una piattaforma multimediale ed infine lo svolgimento di attività scientifiche, didattiche e formative.

Corridoio interno del Convento.

Il "Chiostro", parte più antica del Convento. Luogo mistico e di raccoglimento dei Frati.

Come letto nell’interessante saggio di Ugo Mattei sui beni comuni, questi ultimi, non sono una merce rinvedibile in chiave di avere, di possesso, di proprietà, bensì sono una pratica culturale che appartiene all’orizzonte del vivere insieme. Sono una riconquista degli spazi pubblici, basata sulla qualità dei rapporti, una visione del futuro “In comune” che, come direbbe Mattei, altrimenti non sarebbe futuro, o meglio, non potrebbe esistere. Pensare ai beni comuni e quindi pensare ai beni culturali significa guardare il Mondo in chiave universale, porre al centro il problema dell’accesso e dell’uguaglianza e distruggere quelle barriere che ci separano dalla fruizione del nostro patrimonio culturale.

Le richieste di aiuto e di intervento, l’idea di un polo museale sono desideri, sogni e progetti portati avanti con forza, determinazione e speranza dalla comunità religiosa da molti anni. Ed è importante, per l’intera collettività, che quel faro, a cui accennavo nel precedente post, sia stato finalmente accesso. Per ora, il Convento ha un nuovo ed ancora più prezioso volto, ma sussistono tutti i presupposti, affinche quei poli culturali possano essere restituiti, apprezzati e visitati dalla collettività.
Con la speranza e la consapevolezza del legame forte ed esistente tra i manoscritti, i testi di provenienza monastica e di arte sacra con la cultura, la storia e il sapere locale a vantaggio della comunità.


Cinzia Perruccio