La Biblioteca e il Museo della civiltà contadina del Convento dei Padri Cappuccini di Chiaravalle Centrale

25 Marzo 2021

Tutelare, valorizzare, promuovere un bene culturale di interesse religioso significa evidenziare l’aspetto spirituale dell’animo umano, trarre dallo stesso tutti i vantaggi ed i bisogni che lo rendono bene comune accessibile dall’intera collettività, vista, quest’ultima, come soggetto da privilegiare nella gestione del patrimonio culturale, proprio perchè fruitrice dello stesso bene.
Il convento dei Padri Cappuccini sito in Chiaravalle Centrale rappresenta uno dei conventi più importanti della provincia cappuccina della Calabria.
Posizionato su una collinetta, appena staccata dal centro abitato, apre una suggestiva finestra panoramica sull’ampia verdeggiante vallata che si distende fino al vicino mare Jonio.
L’anno di fondazione del convento di Chiaravalle, da ritenersi storicamente la più attendibile è quello indicata nel 1594, anno in cui si ottenne anche il riconoscimento giuridico.

I cittadini chiaravallesi riconoscono un valore spirituale, sentimentale e di appartenenza verso questo bene culturale, riconoscendone la bellezza e l’importanza ed un marcato orgoglio nel poter annoverare tra il vasto patrimonio storico-artistico e paesaggistico della Città questo maestoso complesso.
Si apprezzano il suggestivo chiostro esterno, la chiesetta che custodisce le reliquie dei santi martiri Biagio e Sebastiano.
Eppure, in molti, non conoscono l’esistenza di due importanti poli culturali presenti all’interno del convento: la biblioteca ed il museo della civiltà.

La Biblioteca dei Cappuccini, originariamente, era ben ordinata ed assai efficiente, un bene culturale posto a disposizione della comunità.
Mi sono sempre chiesta, avendola visitata qualche anno fa, grazie alla gentilezza e disponibilità di un giovane Frate pieno di buoni propositi, per quale motivo tale patrimonio prezioso fosse stato abbandonato e trascurato e quindi, in qualche modo, espropriato ai cittadini stessi.
Con l’assenza della figura del bibliotecario e con il trasferimento altrove del Noviziato e dello Studentato la biblioteca venne abbandonata all’usura del tempo e, come mi è stato sinceramente spiegato dalla comunità religiosa, alla visita sporadica di qualche occasionale visitatore.
I continui lavori di ristrutturazione e ricostruzione conventuale aumentarono il danno, dovendo spostare i libri in altri ambienti e favorendo quindi la loro dispersione. Problematiche alle quali l’ordine religioso dei frati fatica a trovare soluzione.
Padre Giuseppe mi raccontò, che nel 1954, padre Agostino, frate bibliotecario, onde evitare ulteriori deperimenti organici e il danneggiamento del patrimonio libraio rimasto, chiese ausilio alla Soprintendenza Bibliografica per la Calabria e la Campania, la quale promise ai religiosi di farsi interprete presso il Ministero della Pubblica Istruzione per ottenere, «un congruo sussidio per acquisto di libri e nel contempo anche la scaffalatura in ferro e qualche altro utile arredamento». La promessa però, senza grande meraviglia, non fu mantenuta e nessuno riuscì ad intervenire; nè l’apparato pubblico nè i frati, vista la loro condizione di povertà estrema.

Quello dei beni comuni è un tema che ha acquisito valore soprattutto negli ultimi anni della storia giuridica, beni che indipendentemente dalla natura pubblica o privata del soggetto a cui appartengono, presentano l'attitudine a soddisfare delle funzioni pubbliche e quindi a soddisfare gli interessi di tutti i cittadini, interessi che riguardano l'intera comunità.
Posso affermare quindi, senza alcun dubbio, che la biblioteca avrebbe potuto e potrebbe essere un patrimonio di fondamentale importanza per la crescita culturale della collettività.
Medesima importanza che ha acquisito all’interno del Convento “Il museo della civiltà contadina e artigiana”, composto da segni testimoniali antichi, oggetti del passato, reperti pregiati dell’universo culturale, religioso ed umano del comprensorio, anche questo, privo di abituali visitatori e di iniziative volte a renderlo conoscibile dall’intera cittadina.

Come è già stato fatto in passato dalla comunità religiosa, nello specifico da Padre Agostino, è importante richiedere l’intervento delle pubbliche autorità ed in questo caso dell’Amministrazione comunale, la quale dovrebbe ed avrebbe i mezzi per rendere tale patrimonio fruibile, migliorare le condizioni di utilizzo al fine di tutelare le funzioni educative e di conoscenza ed effettuare una corretta valorizzazione del territorio. Vista anche la cura, l’impegno, l’attenzione e la buona volontà con la quale, questi beni, vengono continuamente protetti dalla comunità Cappuccina.
Il Convento, la biblioteca ed il Museo della civiltà artigiana e contadina sono e possono essere, con ancora più rilievo, un ottimo biglietto da visita per la Città ed un punto comune di appartenenza e crescita di ogni singolo individuo.
Ci tengo, quindi, ad illuminare un faro su questa storia. Un patrimonio che brilla già di luce propria, ma che, con l’ausilio degli organi competenti, l’informazione e la partecipazione di ognuno di noi, potrebbe diventare un centro istruttivo e formativo di interesse maggiore e far brillare ancora di più il valore e la realtà culturale della nostra comunità.

Cinzia Perruccio

Biblioteca dei Cappuccini.

Museo della civiltà contadina e artigiana.