Futurismo

Il Futurismo è comunemente considerato come la più precoce delle avanguardie artistiche europee del primo Novecento.

 A differenza di altri movimenti, il Futurismo ha un iniziatore, il poeta Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), e una data di nascita, il 1909. In quell’anno viene pubblicato il primo Manifesto futurista, dello stesso Marinetti, inizialmente su alcuni quotidiani italiani e più tardi, nella sua versione definitiva, su Le Figaro del 20 febbraio. 

Tra le avanguardie del ‘900 il Futurismo è senza dubbio quella che più di ogni altra ha coltivato sentimenti di rinnovamento, di ribellione nei confronti della tradizione, di fiducia incondizionata verso le possibilità offerte dal futuro e dalle sue innovazioni tecniche.  

Il primo nucleo del Futurismo, composto da Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Giacomo Balla e Gino Severini, si forma a Milano nell’abitazione del poeta Filippo Tommaso Marinetti. Si tratta di artisti che provengono da diverse città italiane ma che, grazie ai viaggi e alle letture, sono aggiornati su quanto accade in campo artistico nel resto dell’Europa e rappresentano quindi una notevole eccezione nel panorama italiano, fortemente arretrato dal punto di vista economico e culturale. 

Questi giovani pittori si raccolgono intorno al poeta che scelgono come proprio vate, parlano, dibattono e lucidamente decidono quale dovrà essere l’indirizzo dell’arte italiana nel XX secolo. 

I miti del passato devono essere sostituiti dai miti del presente e del futuro, che costituiscono il nucleo tematico del Futurismo: l’elettricità, il treno, l’automobile, l’aeroplano, il dinamismo in ogni sua forma. La necessità assoluta di tale sostituzione viene annunciata, declamata, affermata con forza attraverso i manifesti, documenti che utilizzano un linguaggio deliberatamente provocatorio e pieno di suggestioni visive.  

Il primo manifesto del Futurismo è pronto all’inizio del 1909. In undici punti descrive l’identità del gruppo futurista e i suoi propositi. Nell’ultimo e riassuntivo leggiamo:

«Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori o polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta». 

Nel 1910 vengono pubblicati il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico della pittura futurista.     

Dopo la guerra i superstiti del Futurismo si ritrovano a Roma. Al gruppo si uniscono Enrico Prampolini e Fortunato Depero. La fase di rottura e contestazione è ormai tramontata ma si tratta comunque di anni fertili, in cui la sperimentazione futurista si estende al teatro, alla scenografia, all’arredamento, alla moda e persino alla cucina e ai giocattoli. In pittura si affrontano nuovi temi e si sperimentano soluzioni prossime all’astrattismo. Di particolare interesse è la cosiddetta “aeropittura” che ritrae panorami osservati dall’alto, secondo le prospettive mutevoli del volo e impressionanti visioni rotanti. 

Nella moneta da 20 centesimi è rappresentata una celebre scultura dell’artista futurista Umberto Boccioni, dal titolo “Forme uniche della continuità nello spazio “.

Rappresenta il movimento e la fluidità. L’opera originale, in gesso,  si trova in Brasile, una sua copia in bronzo non è mai stata riprodotta nel corso della vita dell’autore. Oggi ci sono diverse riproduzioni della statua. Se si osserva lateralmente la scultura, si può riconoscere facilmente una figura umana in cammino priva però di alcune parti (ad esempio le braccia).